Recensione
Junco è una medium in grado di vedere e ascoltare le persone defunte che aiuta uno studente di psicologia nella sua tesi. Le sue capacità le impediscono, però, di vivere una vita normale: le visioni orribili dei morti compaiono all’improvviso e sono incontrollabili e la gente pare non crederle. Koji, suo marito, è un tecnico audio in un'azienda che produce effetti sonori. Un giorno, una bambina sfuggita a un rapimento si nasconde dentro una delle casse per l'apparecchiatura di Koji, mentre questi sta registrando nel bosco. L'uomo, ignaro, porta a casa il contenitore ancora chiuso…
Ispirato al racconto dell’inglese Mark McShane “Seance on a Wet Afternoon”, già trasposto su grande schermo da Bryan Forbes nel 1964, Kourei è un film TV ma di ottima qualità. Esso riprende una delle tematiche care a Kiyoshi Kurosawa: la tranquilla routine quotidiana può venire totalmente sconvolta da un singolo evento che, per quanto insignificante, comincia gradualmente a influenzare ogni singolo elemento della vita fino a raggiungere un inevitabile, tragico epilogo. Il film si presenta, infatti, come una drammatica tragedia degli errori, formata da una serie di eventi concatenati che ne generano altri sempre peggiori. La componente orrorifica, trattandosi di una produzione televisiva, si presenta più limitata rispetto agli altri lavori del regista, ma si respira comunque un’altissima tensione supportata sia dalla tragicità della vicenda, sia dalle inquietanti manifestazioni paranormali ancor più terrorizzanti grazie al loro inserimento in un contesto quotidiano. La bambina scomparsa ricorda in più di un’occasione la piccola Mitsuko Kawai di Dark Water e, nelle sue apparizioni, Sadako di Ringu (anche se c’è da dire che è tipica dell’immaginario giapponese la rappresentazione dei fantasmi femminili con lunghi capelli corvini che celano il volto, così ad esempio è mostrata, almeno inizialmente, anche Kayako Saeki in Ju-On).
Tra i personaggi, quello di maggior spessore è senza dubbio la protagonista Junco (ottimamente interpretata da Jun Fubuki) che nel corso del film subisce una repentina e inaspettata evoluzione: da figura incompresa e triste, per cui si prova subito un senso di compassione a donna animata da un’angosciosa bramosia e disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole, tanto da rendersi complice e infine responsabile di un terribile crimine.
Nota di merito anche alla colonna sonora, cupa, profonda, mai intrusiva, che raggiunge sinistri picchi di estrema inquietudine nel finale.
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Voti
Regia: |
9 |
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Sceneggiatura: |
8.5 |
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Effetti speciali: |
6 |
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Attori: |
8 |
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Storia: |
8.5 |
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Musiche: |
8 |
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Adattamento italiano: |
non classificabile |
Doppiaggio: |
non classificabile |
Originalità: |
7.5 |
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VOTO GLOBALE: |
8 |
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Commento finale
Tragico e malinconico, è uno spaccato di vita vissuta che non punta il suo successo sull’impatto visivo esteriore ma su una tensione interiore che riesce a mantenere sempre viva l’attenzione dello spettatore. Un film da rivedere più volte perché ad ogni nuova visione, si è in grado di cogliere qualcosa in più che in precedenza era sfuggito. |
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