Recensione
Un giovane informatico viene ritrovato suicida impiccato nel suo appartamento. Nulla sembra spiegare il suo gesto, e per questo motivo i suoi amici iniziano a indagare fra i files riguardanti i suoi ultimi lavori. In un dischetto in particolare, sembra contenere la risoluzione dell'enigma che si cela dietro la morte dell'informatico. Si tratta di un dischetto contenente un virus in grado di far connettere i computer spontaneamente (e autonomamente) a Internet, portando l'ignaro utente ad un curioso sito web che offre immagini bizzarre sottolineate dalla domanda "Vuoi incontrare un fantasma?". Il nuovo virus informatico si diffonde con una velocità estrema e le conseguenze per chi resta "intrappolato" nella rete sono devastanti. Il virus ha infatti la capacità di alterare la propria visione del mondo. Il tasso di suicidi a Tokyo raggiunge livelli altissimi.
Kiyoshi Kurosawa, regista dotato di un particolarissimo stile ironico e visionario, è uno degli esponenti della nuova generazione dell’horror asiatico. Kairo, il suo lavoro più lungo e travagliato avendo richiesto più di sette anni di lavorazione è una apocalittica storia di fantasmi che utilizza l’elemento soprannaturale per trattare un tema molto più attuale e concreto: la solitudine. Nel film, infatti, si respira di continuo un’atmosfera opprimente che però non deriva tanto dall’alone sinistro degli eventi che funestano i protagonisti, quanto dal costante senso di tristezza e di rassegnazione alla vita che accompagna ogni loro gesto, ogni loro parola, denunciando un senso di avversione generale nei confronti della società. La morte viene dunque trattata con leggerezza, anzi, come una soluzione facile e una valida alternativa al logorìo e alla monotonia della vita moderna. I personaggi di Kairo, oltre a vivere in un incubo reale, si trovano, all'improvviso, faccia a faccia con la loro coscienza, disturbata e dilaniata da laceranti pensieri che, come fantasmi, infestano le loro menti. I quesiti esistenziali e soprattutto quelli post mortem trovano una risposta che preferirebbero non ascoltare mai. Partendo da eventi sinistri ma comuni, Kairo degenera ben presto in un caleidoscopio turbinante di angoscia, di sofferenza, di destini ineluttabili e, soprattutto, di profonda tristezza e solitudine. E’ il trionfo del pessimismo, l’elogio della solitudine, uno sguardo al profondo pozzo nero che è la vera e propria tomba dell’esistenza. Un viaggio nei recessi più nascosti dell’animo umano che non può portare a nulla di buono, a nulla di positivo, anzi… che può portare solamente al nulla, come manifestato dall’inesorabile finale.
Anche Kairo, come tutti gli ultimi j-horror dimostra di avere delle affinità con Ringu di Hideo Nakata. Entrambi parlano di fantasmi, entrambi parlano di solitudine seppur da diverse prospettive, entrambi trattano la manifestazione di entità paranormali attraverso dispositivi tecnologici entrambi suscitano paura non attraverso effetti splatter, ma creando una tensione fatta di angoscianti attese e fugaci e terrificanti apparizioni di fantasmi. Le similitudini però finiscono qui: pur affrontando temi simili, Kairo porta alla luce aspetti più cupi e nascosti dell’animo raccontando una storia originale e drammaticamente attuale, e lo fa in quello che è ormai lo stile di Kurosawa fatto di rumori industriali che diventano musica distorta (molto suggestiva la colonna sonora curata da Takefumi Haketa), di personaggi trascinati ad ogni passo sempre più vicini al baratro della follia, di una splendida fotografia che predilige i campi lunghi e le visioni d’insieme ai primi piani (limitati al minimo indispensabile).
Il film comunque soffre di qualche falla nella sceneggiatura. A volte i comportamenti dei protagonisti sono infatti assolutamente inspiegabili e alcuni interrogativi rimangono fino alla fine senza risposta o lasciati alla (fin troppo) libera interpretazione dello spettatore. Buona si rivela invece l’interpretazione di tutto il giovane cast.
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Voti
Regia: |
9 |
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Sceneggiatura: |
7 |
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Effetti speciali: |
7 |
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Attori: |
7.5 |
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Storia: |
9.5 |
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Musiche: |
8 |
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Adattamento italiano: |
non classificabile |
Doppiaggio: |
non classificabile |
Originalità: |
9 |
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VOTO GLOBALE: |
8.5 |
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Commento finale
Non c’è speranza in Kairo. Non c’è ottimismo in un possibile futuro migliore. Coinvolgente, unico, profondo ma anche odioso, insignificante, eccessivamente complesso. Kairo non si ama o si odia: si ama E si odia. E fa riflettere. |
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