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MANGA.IT RECENSIONI
Titolo: IL LIBRO DEI 5 ANELLI
Casa editrice: EDIZIONI MEDITERRANEE
Autore: MUSASHI MIYAMOTO
Anno: 2001
Categoria: LIBRI GIAPPONE: Cultura Giapponese
Numero di pagine: 143
Formato: 17x20.5
Colore: B/n
Prezzo: 10.33 Euro

Scritta dall'Utente:

luca683 scrivi - profilo

miyamoto musashi il più grande personaggio storico giapponese.
 
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Recensione
Clicca per ingrandire IL LIBRO DEI 5 ANELLI
Il libro dei 5 anelli raccoglie tutte le tattiche e i pensieri di Musashi Miyamoto. Questo libro è un opera che va oltre il campo delle arti marziali, infatti ancora oggi rappresenta una validissima guida alla tattica e alla strategia in tutte le situazioni della vita. Esso si divide in 5 libri:
1. CHI (Terra)
2. MIZU (Acqua)
3. HI (Fuoco)
4. KAZE (Vento)
5. KU (Vuoto)
I libri si intitolano tutti con il nome dei 5 elementi universali, che vengono associati ad anelli i quali nello zen simboleggiano la verità perfetta essendo senza spigoli.
Nel primo libro si parla dell'etica della strategia (Hejò) secondo la scuola di Musashi.
Nel secondo libro si spiega che lo spirito del guerriero deve essere come l'acqua chiaro e che si deve adattare ad ogni situazione, come fa l'acqua con qualsiasi recipiente.
Nel terzo si parla del combattimento che deve essere come il fuoco, veloce, vasto o appena percettibile.
Nel quarto Musashi mette a confronto le altre scuole con la sua.
Nel quinto si dice che la mente del guerriero nei combattimenti deve essere vuota cioè libera da ogni pensiero.
Voti
Storia: 10
Traduzione: 10
Originalità: 10
VOTO GLOBALE: 10


Commento finale
MUSASHI

Miyamoto Musashi è il più grande personaggio storico Giapponese. Fin da piccolo si è dedicato all’arte della spada, il suo primo combattimento all’età di 13 anni, che si è concluso con la sua vittoria. Da li in poi ha avuto più 60 incontri senza mai perderne uno. All’età di 60 anni ha scritto il libro dei “Cinque Anelli”. Con esso Musashi vuole far capire alle persone la mantalità e l’arte di un samurai. Al tempo di Musashi la scelta di vita il guerriero era un vero e stile di vita. Egli si basava sulla concentrazione filosofica classica Cinese, che si esprimeva attraverso una conoscenza teorica e pratica delle discipline marziali e culturali, Musashi privilegiò l’elemento marziale. Nell’antica Cina le guerre si combattevano dalla classe aristocratica. In tempi più recenti gli allievi vennero istruiti nelle arti marziali e i guerri nelle discipline umanistiche. In Giappone tale compito fu affidato ai migliori militari. Da un punto di vista, nel distinguere il Samurai dal cittadino, Musashi non spiega chiaramente se questi due si distinguono dall’atteggiamento nei confronti della morte. All’epoca di Musashi esistevano due tipi di morte quella sociale equella fisica, se non veniva accettata si avevano lavori umili oppure si andava nei monasteri. Lo shogunato per la paura del buddismo, faceva capire al contadino la fragilità della sua vita (tramite la morte per insolenza), cosi non era il buddismo a rammentarglielo. Musashi disse che il Samurai si differenziava dal Contadino dalla voglia di vincere nelle battaglie. Riguardo alle arti marziali spiega che esse servivano in qualsiasi momento della vita e non devono essere usate per esibizionismo. Musashi introduce poi “L’arte del vantaggio”, esso spiega la strategia nella lotta, infatti le arti marziali zen si concentrano sul vantaggio personale e non sul cosa fare in una determinata situazione. Egli insiste anche sull’abilità tecniche come base della professione del guerriero (nel conoscere tutti i lati, cioè nel conoscere le armi). Musashi l’arte della guerra la paragona all’attività del carpentiere, che egli apprese dal maestro zen Takuan, di pochi anni più vecchio di lui e maestro dello shogun e del samurai Yagyu Munenori. Il maestro carpentiere, come il capo di un clan militare, decide con la sua esperienza il materiale da usare, la posizione dove costruire, la divisione dei compiti dei carpentieri per la costruzione e come motivarli. Questa mentalità è ancora presente nel Giappone di oggi.
Il classico taoista Huainanzai dice che le persone sono uguali in termini meritocratici. Secondo il testo politico nulla viene inutilizzato ne la gente ne le cose è questa l’arte di un maestro samurai. Più avanti Musashi spiega che il maestro carpentiere come il samurai deve dedicarsi, quando non è occupato, alla manutenzione dei suoi attrezzi, in quanto essi gli permettono la sopravvivenza. Per quanto riguarda l’istruzione del guerriero, egli deve fare fondere la sua dimensione interiore sulla relazione tra il discepolo e la materia che egli studia. Proprio l’equilibrio tra queste due componenti venne studiato dalle scuole Zen ma anche da Yagyu Munenori: egli spiega che per diventare esperti nell’arte della guerra bisogna abbandonare ogni forma di attaccamento alle proprie abilità. Il famoso detto “Il pensiero normale è la via” Yagyu dice che un uomo non deve fissarsi su una cosa, in quanto questa è un anomalia o una deviazione dell’ideale Zen, e annebbia sia le risposte spontanee che le libere funzioni. Yagyu esalta invece la “normalità” nel significato zen di naturale, spontanea padronanza della propria arte. Yagyu prosegue col dire che una persona, che arriva a fare il suo compito bene, senza più preoccuparsi di farlo male va in uno stato di subconscio e lo fa spontaneamente senza essere concentrato e non sbaglia. Però tutta via il non essere concentrati non si significa totale assenza di pensiero, ben si “Pensiero Normale”. Nella lettera di Takuan a Yagyu, si trova scritto che chi è esperto non deve fermarsi deve ritornare a essere principiante. Perché cosi si ha la padronanza della propria tecnica, non stando attento come fa l’esperto alla posizione e alla difesa e gli riesce difficile attaccare, mentre il principiante attacca subito.
Gli antichi mistici buddisti fanno uso della pratica di “Nascondere la propria luce” al fine di restare nell’ombra, cosi la via all’illuminazione sarebbe stata più accessibile. Nell’addestramento delle arti marziali giapponesi, il discepolo veniva allenato a sviluppare il sentimento artistico intuitivamente, cosi esso poteva inventare nuove tecniche senza l’aiuto del maestro. Takuan fa due grandi divisioni delle pratica: la prima è la pratica del principio (spesso usata col sinonimo di numenon = intuizione intellettiva priva di attributi fenomenici), la seconda è quella dell’azione. Come è illustrato nel discorso di Musashi (alla pagina 49), i guerrieri seguono l’insegnamento zen perché ci sono svariati motivi: l’apprendimento del segreto dell’insegnamento stesso, la libertà incondizionata (priva di paura, dubbi, esitazioni che consente della totale spontaneità dell’azione). Spiegano poi che l’afflizione della mente è una malattia e grazie alla “Mente libera” per opera dello zen essi riescono a curarla (non ricevono mutamenti nella mente dall’esterno). Secondo Yagyu si hanno due livelli che consentono la rimozione delle inpurità.
Il primo: ci si mette a pensare partendo dalla posizione di chi non ha pensieri.
Il secondo: non pensare alla malattia e arrivare a un livello superiore.
Musashi è responsabile della sua incompleta formazione zen, in quanto egli era fissato sulle arti marziali. Ma fece di tutto per rispettare le basi teoriche dello zen. Tale sforzo va ricercato nell’introduzione al famoso trattato sulla strategia e sulle arti marziali:
1. Pensate a ciò che è giusto e vero.
2. Mettete in pratica la scienza.
3. Eruditevi nelle arti.
4. Eruditevi nei mestieri.
5. Comprendete le qualità positive e quelle negative di ogni cosa.
6. Imparate a vedere tutto accuratamente.
7. Prendete conoscenza di ciò che non è ovvio.
8. Prestate attenzione anche alle cose futili.
9. Non fate nulla di inutile.

 
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