Il dio scomparso
data: 29/12/08
scritto da: kotaromatsudaira profilo
Dopo aver girato mezza Palermo alla ricerca di una fumetteria che fosse aperta per poterlo comprare (e già che c'ero mi volevo comprare anche Otoko Juku n° 13, ma non l'ho trovato), ecco che mi sono fatto una piacevolissima (nonchè lunghissima, non finiva più!) full immersion nel terzo volume di Short Program.

Ancora una volta, la lettura di questo volume mi ha ricordato perchè adoro questo fumettista. L'amore, l'amicizia, la crescita, la vita, la morte, tutti i suoi temi caratteristici sono tornati in pompa magna per farmi commuovere.
I fili conduttori tipici delle storie brevi di questo autore sono ancora visibilissimi in questo nuovo volume della raccolta: l'amore adolescenziale, il sogno di diventare un eroe che lancia su un campo da baseball, le amicizie e i rapporti dell'infanzia e dell'adolescenza che si ripercuotono sulla vita adulta. E' così che nascono piccole perle come "Il martello dell'angelo" e "Un'estate bianca" (su testi di Buronson, lo sceneggiatore di Ken il guerriero), che non avrebbero affatto sfigurato nella raccolta "L'avventuroso", oppure storie di amori sopiti e riscoperti come Gli zoccoli di legno e il diamante", "Come parlare al vento", "Memory off" e lo spumeggiante "Idol A". Delicatamente poetico anche se stranamente un pò fantascientifico anche "Un mare quadrato", mentre un pò insipida ma graficamente splendida la solita storiella muta a colori "Short Mail".

Il vero capolavoro di questo volume, quello che mi ha lasciato addosso una bellissima inquietudine, diventando l'oggetto dei miei pensieri della giornata di oggi e facendomi versare qualche lacrima senza alcun motivo apparente, però, è "Il dio scomparso".

E' una storia parecchio atipica, questa.
Brevissima (solo quattro pagine), quasi tutta composta da didascalie e assolutamente priva d'azione, è in un certo priva anche di personaggi, dato che stavolta il protagonista si chiama semplicemente Mitsuru Adachi.
Lo abbiamo sempre visto rappresentarsi in maniera assolutamente ironica, Mitsuru Adachi. Era l'autore un pò svogliato e autocelebrativo, che scherzava sulle critiche che gli muovono sul suo modo di disegnare le sue storie o di rendere i suoi fumetti tutti piuttosto simili, si prendeva gioco dell'incombente redattore che lo subissa di lavoro, veniva canzonato dai suoi stessi personaggi che tentava di imbonire. Ma poco o nulla ci ha detto di lui. Non è un'autrice shojo che ha il suo bel trafiletto free talk dove parla dei fatti suoi di tanto in tanto, non è Eiichiro Oda con l'angolo delle domande e non è Akira Toriyama, che ha trasformato in un manga, Dr. Slump & Arale, tutta la sua stessa vita. No, Mitsuru Adachi rimane un autore silenzioso, dalla sensibilità straordinaria che non ama sbandierare ai quattro venti ma lascia delicatamente trasparire dalle pagine dei suoi fumetti.
"Il dio scomparso" è l'eccezione che cercavamo, il momento in cui, finalmente, Mitsuru Adachi si rivela ai suoi lettori, parlandoci un pò di sè.
Negli anni '60, un Mitsuru Adachi allora adolescente e suo fratello Tsutomu di poco più grande, fecero un lungo viaggio da Gunma a Tokyo per conoscere il celebre fumettista Shinji Nagashima, autore di "Mangaka zankoku monogatari" e "Fusen", per il quale i due fratelli Adachi nutrivano un'enorme ammirazione.
Non riuscirono ad incontrarlo di persona, ma riuscirono a parlare con altri fumettisti e con responsabili della casa editrice, che li misero successivamente in contatto con il maestro Nagashima.
Era una personalità abbastanza stravagante, Shinji Nagashima. Pare che promise al giovanissimo Mitsuru Adachi un posto da assistente, salvo poi ritrattare tutto perchè fuggì per un improvviso soggiorno all'estero.
Tuttavia, pur con questo carattere bizzarro, Shinji Nagashima fu una presenza sempre costante nella vita dei due fratelli Adachi e una notevole fonte d'ispirazione per le loro future carriere di fumettisti.
Nel Giugno del 2004, una tragedia colpì nell'intimo la famiglia Adachi: l'improvvisa morte a 56 anni, per un cancro allo stomaco, di Tsutomu, l'amato fratello maggiore.
Che Mitsuru abbia in qualche modo profetizzato la cosa già nel corso degli anni '80, dato che nella sua opera più famosa, Touch, il giovane protagonista Tatsuya Uesugi si trova a fronteggiare la prematura scomparsa dell'amato e stimato fratello Kazuya?
Pochi mesi più tardi, davanti all'altare buddista con la foto del defunto, Mitsuru incontra nuovamente il maestro Shinji Nagashima, il quale gli concede una lunga e intima chiacchierata, raccontandogli molti aneddoti della sua vita lunga e travagliata.
Il fedele allievo e l'ideale maestro, davanti ad un amato fratello e fedelissimo allievo e lettore che ha terminato troppo prematuramente il corso della sua vita, a raccontarsi vecchie storie che senza dubbio avrebbero fatto molto piacere al defunto, se fosse stato vivo, e a scambiarsi la promessa di rivedersi, presto o tardi, di mantenere vivo il loro speciale legame.
Promessa che, purtroppo, non potrà essere mantenuta.
Quell'incontro davanti all'altare del fratello Tsutomu fu l'ultima volta che Mitsuru Adachi vide Shinji Nagashima, il quale morì pochi mesi dopo, nel Giugno del 2005.

"Il dio scomparso" è un'opera colma dell'amore, dell'affetto, della riconoscenza e della stima che si prova per un grande amico, per un grande modello, per un grande maestro che ci lascia da soli sulla strada della vita dopo averci guidato e insegnato come affrontarla.
Tempo fa, Takao Yaguchi (l'autore di "Sanpei, ragazzo pescatore"), fece una cosa analoga realizzando un fumetto che narrava del suo rapporto con un grande del fumetto giapponese, Osamu Tezuka, come personalissimo tributo al momento della sua morte.
Quello che "Tezuka secondo me" di Takao Yaguchi fa in più di 400 pagine, "Il dio scomparso" di Mitsuru Adachi lo fa analogamente e con la stessa, profonda, forza che viene dal cuore, dai sentimenti che si provano per un grande amico che se ne va, in sole quattro pagine.
Quattro paginette che possono sembrare insignificanti a prima vista, ma che sono cariche di una grandissima intensità, essendo un monumento molto personale e sentito ad un grande del fumetto giapponese che fu (anche se non è affatto noto a noi italiani), oltre che una grande esperienza di vita che un altro grande del fumetto giapponese, stavolta ben noto anche da noi, ci offre, una possibilità di sondare il suo animo e di appassionarci alle vicende più intime e personali di colui che ci ha fatto piangere diverse lacrime nel corso degli anni con i suoi fumetti.

E' una perla che da sola vale le 300 pagine del terzo volume di Short Program e i sette euro che bisogna spendere per poterla leggere. E allora scopriremo quanto labile sia il confine tra le opere di Mitsuru Adachi e la vita reale. Perchè questo grande cantore dei sentimenti umani che è Mitsuru Adachi riesce a provare gli stessi sentimenti dei suoi personaggi. E sono più che certo che come Tatsuya Uesugi si impegnò fino allo stremo delle forze a lanciare su un campo da baseball per realizzare il sogno del defunto fratello Kazuya, anche Mitsuru Adachi si impegnerà per realizzare manga sempre più poetici, interessanti, emozionanti e che sappiano colpire al cuore dei loro lettori più di tanti altri manga commerciali di successo ma di scarso valore, anche per raccogliere l'eredità del fratello Tsutomu, giovane mangaka e amato consanguineo scomparso troppo presto, e di Shinji Nagashima, grande del fumetto giapponese che fu e importantissimo amico e maestro nel lavoro e nella vita.
E ben vengano queste bellissime opere future, che di certo il qui presente sarà ben lieto di comprarle, emozionarcisi, riderci e piangerci su.

(Dai che supero me stesso, se ho scritto così tanto su un fumetto di quattro pagine! XD Sono fiero di me!)

(Un autoritratto di Shinji Nagashima)

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