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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: KUDAN
Genere: Sentimentale, Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: sohi galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/04/2008 19:21:05 (ultimo inserimento: 16/11/08)

Ninja che proteggono...difendono...amano. il loro destino non ha bivi, ma per chi ha obbiettivi ben più grandi...solo il tempo porra fine al tormento.
 
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DUE FACCE DI UN MEDAGLIONE.
- Capitolo 1° -

CAPITOLO I

Due facce di un medaglione








Il sole limpido del primo mattino fendeva i suoi tiepidi raggi sul crinale dei monti che solcavano l’orizzonte, illuminando di nuova luce la giovane faggeta che vi si ramificava.
Sohi, sedeva sul ramo scuro e rovinato di un vecchio faggio, dinnanzi alla distesa brillante di un piccolo laghetto sulla cui sponda era insediato un piccolo edificio a più piani, costruito in legno poco pregiato.
Indossava una giacca a mezze maniche nera che le scendeva all’altezza degli stivali, anch’essi neri, e sotto un vestito lungo a collo alto, blu. Dalla spalla destra scendeva, ad abbracciarle il fianco sinistro, una cintura di cuoio che, successivamente, si protraeva per cingerle il fianco destro e che teneva il fodero di uno spadone poggiato sulla schiena. I nastri blu, legati all’elsa le frustavano il viso coperto da una maschera azzurra con dei baffi disegnati sopra, e con il simbolo del villaggio della nebbia impresso sulla fronte.
Seduta su un ramo più in alto c’era la sua compagna Shiva Fuyu che si teneva stretta nel suo copri spalle bianco, scossa dai brividi per il vento freddo che gli sferzava contro. Indossava un delicato abito celeste con degli spacchi lungo le cosce per facilitare il movimento e delle nuvole bianche disegnate sopra, simbolo della corporazione a cui appartenevano. Malgrado avessero la stessa età le altezze delle ragazze non si equiparavano, come la loro maturità.
“Riesci a vederli?” chiese, tirando un sospiro seccato e spostando la lunga ciocca di capelli albini via dalla bautta con uno sbuffo.
Sohi la guardò attraverso la maschera azzurra, gli occhi verde scuro che scintillavano sotto i raggi del sole che filtravano attraverso la chioma degli alberi. I capelli corti e argentati oscillavano cullati dalla corrente passandogli davanti al viso. Si voltò completamente facendo ondeggiare la lunga ed elegante giacca nera a maniche corte e il vestito blu che portava.
“Non hanno ancora agito. Quando usciranno interverremo!”
In realtà cercava solo di nascondere le proprie ansie e angosce.
Si tolse uno degli scaldamuscoli neri che portava alle braccia e ne estrasse un piccolo pezzo di stoffa nera con delle nuvole rosse ricamate sopra. Era sgualcito e rovinato e non possedeva più quell’odore di sangue con cui era macchiato quando l’aveva trovato, ma lei sapeva benissimo che tale ricordo sarebbe stato impresso nella stoffa per sempre.
L’osservò rapita, cercando di mettere insieme i frammenti di ricordi che le annebbiavano la mente. Con le dita levigò la stoffa e sentì dentro di se quell’odore nauseabondo che tanto cercava.
Non vedeva l’ora di agire.
Shiva si alzò in piedi scrollando il vestivo celeste con le nuvole bianche, dai frammenti di corteccia che vi erano rimasti impigliati e scese accanto a lei.
“Senti” iniziò giochicchiando con i nastri legati attorno all’elsa dello spadone appeso dietro la schiena dell’amica.
“Come mai oggi sei così…sei più marmostosa del solito?”
Sohi la guardò storto, severa, le sopracciglia corrugate. Nascose il pezzo di stoffa di nuovo sotto lo scalda muscolo e rispose seccata.
“Tu pensa meno a me e più alla missione!”.
Shiva si risedette accanto a lei, irritata, e lasciò andare i due nastri blu.
Ma chi si credeva di essere!
Certo, voleva bene a Sohi, ma quando si comportava così la detestava. Lei, Shiva, era bella che pronta ad agire! Aveva i muscoli tesi e il cuore in fibrillazione. Aspettava solo il momento buono per mettersi in moto e la tranquillità e la disinvoltura della compagna di squadra la faceva sentire inadeguata.
Sohi sembrò accorgersene. Benché il viso di Shiva fosse nascosto da una maschera grigia con nove code blu disegnate sopra, l’unico occhio rosso che vi traspariva parlava per lei.
Si sfiorò con il dito indice i baffi disegnati sulla sua maschera e in tono disinvolto disse:
“ti sei occupata di disilludere la donna che sta con l’eremita?”
“Non ce ne stato bisogno, quel ninja a capito tutto dopo poco. In fondo chi mai gli farebbe la corte! Comunque lui sta giusto venendo in questo momento.
Vedi?
È a pena apparso nella stanza!”
Sohi guardò nuovamente l’edificio, sebbene fosse cieca dalla nascita la sua capacità di localizzare le molecole d’acqua le permetteva di vedere quasi come una persona normale, tranne per il fatto che tutti gli elementi che osservava erano formati da miliardi di pallini azzurri.
Shiva inarcò le sopracciglia soddisfatta.
Finalmente gliel’aveva fatta vedere.
Iniziò a battere i suoi stivaletti celesti gli uni contro gli altri, nervosamente. Era eccitatissima all’idea d’incrociare dei ninja di tali abilità.
“È veramente cattivo il ragazzo dai capelli scuri! Sta usando lo sharingan ipnotico con suo fratello!” osservò poi con muto interesse.
“Ricordati che gli effetti di quell’arte non funzionano con me ma su di te sarebbero devastanti.” Puntualizzò Sohi.
“Un vero problema” continuò seria.
“Perché io dovrei occuparmi di Kisame Hoshigaki, il fantasma della nebbia!”
“Ti sei informata sui nostri nemici?” chiese Shiva stranamente autorevole.
“Si”
“Aggiornami!” disse voltandosi verso la compagna.
“Kisame è uno del gruppo dei sette ninja spadaccini del villaggio della nebbia”.
“Quindi usa tecniche acquatiche come te?”
Sohi annuì pensando al simbolo del villaggio della nebbia impresso sulla parte più alta della sua maschera.
“Si, ma egli usa anche le arti del combattimento corpo a corpo. Il suo spadone, pelle di squalo, raschia il chacra e lo divora, e non voglio descriverti cosa potrebbe fare al corpo di una persona!”
S’interruppe per qualche istante.
“Ma egli non è solo il burattino del suo compagno di squadra. Progettò lui il piano per sbarazzarsi del Mizukage mentre era ancora nel gruppo degli spadaccini. Di certo è molto scaltro!”
“I membri di Alba sembrano essere veramente forti. L’Uchiha, è micidiale!” disse con amarezza Shiva.
“Senza dubbio sono più forti di noi ma ricorda, non accaso siamo state addestrate così duramente. Proteggere le reliquie è il nostro obbiettivo.”
Sohi, però era preoccupata per l’amica. Se ci sarebbe stato uno scontro Shiva poteva battersi solo con Kisame, lei non era protetta dagli occhi di Itachi.
Shiva sembrò leggerle nella mente e con un’alzata di spalle disse serena:
“Sta tranquilla, anch’io ho la mia arma segreta, ricordi? E poi se continua così a sforzare i suoi occhi quella tecnica non la potrà ripetere con me!”
Sohi non era molto convinta quindi annuì meccanicamente. Sebbene avessero caratteri completamente diversi sapeva benissimo che lei e Shiva non erano poi così dissimili; entrambe stavano cercando di scovare i membri dell’organizzazione di Alba anche se per ragioni completamente diverse.
Però l’indole chiusa e riservata di Sohi la portava a non stare troppo con le persone, anzi, a non starci affatto. Era quasi sempre scontrosa, soprattutto con gli estranei, e non le piacevano le folle o i luoghi frequentati dalle moltitudini.
Chi poteva biasimarla, dopo una vita di isolamento e di inesistenza nei confronti del mondo civile. Infondo loro non erano ninja qualsiasi, loro erano i Kudan, gli spiriti che proteggevano le reliquie del passato. Coloro che votano la propria vita al servizio di cause ben lontane da quelle dei comuni guerrieri.
Loro non esistevano. Nessuno sapeva della loro nascita e nessuno avrebbe saputo della loro morte. Non avevano radici, poiché le avevano seppellite quando avevano fatto giuramento di servizio. Il loro dovere era agire rimanendo nell’ombra e nell’ombra continuare a trascinarsi.
Una scelta dura da affrontare, ma per gente come loro, che avevano perso la voglia di vivere, non esisteva bivio da superare.
Shiva era un po’ diversa.
Nascondeva i propri sentimenti dietro una maschera, non quella che indossava, ma quella che faceva vedere agli altri, la maschera della cieca e spontanea felicità che non l’apparteneva e che toglieva ogni qual volta la situazione fosse divenuta grave.
In fondo, Sohi sapeva bene che l’amica si sentiva sola, come lei, e forse era per questo che si trovava così bene con lei. È strano come le persone sole si ritrovino unite per gli stessi ideali, loro ne erano la prova. Erano entrate nell’organizzazione dei Kudan più o meno nello stesso periodo ed era stato facile accoppiarle perché si completavano a vicenda. Perfino i loro modo di presentarsi agli altri trasmetteva questo archetipo.
Loro, erano le due facce di un medaglione, lo spirito combattivo e distruttore di Shiva e la forza della quiete di Sohi. E, anche se loro non se ne rendevano conto, questo gli dava una solidità come squadra, importantissima.
Tuttavia erano ben lontane a raggiungere i livelli delle loro compagne, per questo gli era stato affidato un solo spirito da proteggere, anziché due.

Non m’importa se pensano che siamo nullità, riuscirò a battere quei due e andrò avanti con il mio vero obbiettivo. Non lascerò che Alba la spunti di nuovo. Questa volta scoprirò la verità.

La voce di Shiva, piena di calore, riportò Sohi alla realtà.
“Eccoli!”
Per un attimo sembrò che quella parola avesse scatenato la violenta esplosione che ne seguì, ma dalle ceneri e il fumo che uscì dall’edificio riuscirono a vedere due figure fuggire verso il lago.
“Non hanno il ragazzo, l’eremita ha fatto un buon lavoro!” disse Sohi tranquilla.
“Si, ma ci riproveranno. Fermiamoli ora!”
Sohi prese in considerazione l’offerta.
Lei lo desiderava, voleva a tutti i costi arrivare ai vertici di quella maledetta organizzazione e sapere tutta la verità su parte del suo passato ma ora non sarebbero andate molto lontane.
“Shiva non è il nostro obbiettivo, loro sono di livello superiore, non riusciremo mai a…”
Non fece neppure in tempo a terminare la frase che la compagna si era già calata giù dall’albero ed era diretta verso il lago.
Sohi la raggiunse con un balzò e la bloccò vicino alla sponda.
“Ma che diavolo ti è preso!” disse stringendole le braccia tanto forte da farle arrossire.
“Senti, non so perché tu desideri tanto catturarli ma anch’io ho le mie ragioni, perciò lasciami!” si difese Shiva.
“Questo non ti giustifica, piantala ho ci vedranno!”
Shiva si liberò dalla presa e, prima di continuare l’inseguimento, disse: “devo farlo, tu decidi per conto tuo come agire!”
Sohi la guardò raggiungere la sponda più nascosta del lago.
Sospirò.
Lei era quella più saggia e meno impulsiva e, al contrario, Shiva era capace di fare pazzie se si trovava sola.
Sguainò lo spadone e con tutta la forza che possedeva lo lanciò in aria facendolo ruotare come fosse una trottola. Poi anche lei saltò atterrando sulla lama dello spadone e recuperando il terreno perso. Quando Shiva percepì la sua presenza avvicinarsi congelò la superficie del lago solamente sotto ai piedi dei loro avversari per immobilizzarli.
Itachi e Kisame erano due individui dall’aura gelida.
Il primo, dalla statura più bassa del compagno, aveva il viso semi nascosto dal collo della giacca nera dalle nuvole rosse. Portava i capelli neri legati in una piccola coda dietro la nuca tranne per due ciocche che gli pendevano sulle orecchie. Il volto fino e incavo, con due occhiaie attorno agli occhi a mandorla, e dalla pelle chiarissima, era di un’innaturale bellezza e innocenza.
Al contrario, Kisame, era alto e robusto, quasi fosse la guardia del corpo del suo compagno. Aveva il viso duro e brutto, con le mandibole robuste e larghe, il naso grosso e sproporzionato rispetto al taglio triangolare del viso e gli occhi piccoli sottolineati da tre graffi scuri. Il copri fronte del villaggio della nebbia teneva sollevati i capelli albini in una specie di cresta. La sua divisa era uguale a quella di Itachi tranne per il fatto che portava, come Sohi, una cinta di cuoio che scendeva dalla spalla destra e teneva sulla schiena uno spadone avvolto in fasce grigie.
I due si voltarono ad osservarli, presi in contropiede.
“Kisame, sbrighiamocela in fretta!” disse Itachi infastidito.
Il ninja si precipitò a dosso a Sohi con furia roteando il proprio spadone per assorbire il chacra presente. Sohi bloccò i suoi punti di fuga del chacra e iniziò a difendersi con lo spadone.
Kisame non era velocissimo ma la sua forza era impareggiabile. Ad ogni attacco la indeboliva e non le permetteva di colpirlo. Sohi saltò più volte sopra la sua testa sfruttando le tecniche ninja da lei apprese ma era sempre inutile.
Come aveva già detto, i loro avversari erano troppo forti per le loro capacità.
Curvò all’indietro la schiena per evitare un fendente laterale e salto quando lo spadone tornò indietro come sotto un effetto bumerang.
Poi, per un po’, fu le a condurre i gioco.
Raddoppiò la velocità dei colpi e iniziò a cambiare la mano che reggeva la sua arma facendola sembrare quasi un oggetto inesistente.
Per fortuna per le illusioni non serviva solamente il chacra ma anche un po’ d’intuito.
“Vedo che anche tu ti destreggi con le arti della spada. Chi sei pulce?”
La voce arrochita di quel ninja la metteva in agitazione.
“Il mio nome è la lama blu che possiede la nebbia!” disse citando il suo soprannome.
Kisame sorrise, divertito.
“Davvero? Avevo sentito parlare di un’ombra che si faceva possedere dalla nebbia durante i suoi combattimenti finché non uccideva i propri avversari!”
Un altro sorriso vezzeggiativo.
“Ma non avevo mai avuto occasione di vederti di persona!”
A quelle parole la rabbia di Sohi aumentò a dismisura.
“Ti sbagli, noi ci conosciamo da più tempo di quanto credi…grande gigante!”
Gli occhi del nemico la osservarono per qualche istante tornando al ricordo di quelle parole.
“Ma guarda, vengo per una volpe e mi ritrovo il topolino di Zabuza! Mi hanno detto che quel cane sia morto per mano del ninja copia!”

“Maestro c’è un grande gigante in nero alla porta!”
“Sohi, allontanati subito!” disse preoccupato Zabuza Momochi.
“Che cosa vuoi da me Kisame?”
“Suvvia, è questo il modo di salutare un compagno d’armi come me.”
Sorrise.
“Così quel topolino è il tuo allievo. Cos’è, hai un debole per le femmine che non hanno speranze nel mondo dei ninja!”
“Cosa vuoi? Perché torni da me dopo tutti questi anni?”
“Per portare a termine il nostro patto!”
Zabuza si voltò verso di me, quel giorno, e mi guardò come non aveva mai fatto prima.
“Sohi esco con Suigetsu, resta qui e allenati. Non seguirci mi hai capito bene?”
Ricordo che annuii ma dopo ore di attesa mi misi sulla loro pista e li raggiunsi.

“Cosa è successo quel giorno fra voi? Dov’è ora Suigetsu?” chiese Sohi arrabbiata.
“Non più con alba, se è questo che vuoi sapere.
Lo ricordi il mio compagno?
Sta con lui!”

Si, lo ricordo. Era più un serpente che un uomo. Mi guardava con il sangue negli occhi. Mentre il dolore per le mie ferite aumentavano, mi sorrise e portò via il mio caro compagno e amico. E dopo allora non li rividi più.

“Quindi è uscito dalla vostra organizzazione, ma scommetto che lo temete e lo tenete sempre d’occhio. Ora dove si trova?”
“Non lo saprai finché non mi batterai. Ti dico solo che io conosco il luogo dove è prigioniero il tuo amico!”
Sohi si preparò a respingere un fendente e poi tentò di colpirlo con un affondo.
Finalmente uno spiraglio di luce si stava aprendo dinnanzi a lei e non doveva farselo scappare.
Tuttavia il loro dialogo l’aveva portata a una distanza enorme con Shiva e non poteva sapere come la compagna se la stesse cavando.
Doveva cercare di riavvicinarsi alla sponda dove combatteva la sua amica. Shiva poteva essere nei guai.
Tutt’un tratto sentì un urlo provenire da dietro l’argine.
“Shiva!” urlò con tutta se stessa.
Tentò di raggiungere l’amica ma Kisame le si parò davanti.
“Vuoi mollare così facilmente? Forza giochiamo un altro po’!”
Era nei guai, se conosceva Shiva, ora stava rivivendo nella mente il giorno in cui il suo villaggio fu attaccato e distrutto da Alba e i suoi genitori uccisi.
Si voltò, estremamente seria.
“Vuoi giocare. Ti farò vedere cosa significa –la lama blu che possiede la nebbia-!”
Chiuse gli occhi e si concentrò.
Quando li riaprì essi erano come appannati.
Con una furia micidiale si scagliò contro il suo avversario raddoppiando ad ogni colpo la propria velocità. Kisame sembrava scioccato da ciò che vedeva.
In realtà era tutta un’illusione, una recita, e Sohi era un’ottima attrice. Senza che il suo avversario se ne accorgesse stava conducendo il gioco verso la sponda dove si trovava Shiva.
Ci volle del tempo prima che la sua compagna potesse rientrare nel suo campo visivo.
Shiva era sdraiata sulla superficie dell’acqua, immobilizzata dalla stretta poderosa di Itachi, il quale, piegato su di lei, esercitava lo sharingan ipnotico.
Il fatto che tenesse l’occhio sinistro dell’amica coperto con la mano stava ad indicare che l’avversaria aveva tentato di usare la sua arma segreta.
Sohi, però, percepiva anche la presenza di due ninja che si avvicinavano. Li riconobbe: erano l’eremita e il suo allievo.
Erano state scoperte.
Con una mossa azzardata sfilò un pugnale da una cinghia sulla gamba sinistra e lo conficcò nello stomaco di Kisame. Poi, con rapidità, estrasse uno shuriken dal contenitore sull’altra gamba e lo lanciò proprio davanti al viso di Itachi.
I raggi del sole, riflessi attraverso la lama dell’arma, accecarono il ninja e interruppero il legame. A quel punto con tutta la sua forza Shiva riprese i sensi e mostrò l’occhio sinistro completamente di cristallo. Da esso uscì come una forza magnetica che fece allontanare il suo avversario.
“Kisame, sta arrivando qualcuno, andiamo via!”
I due ninja sparirono nella faggeta senza lasciare traccia.
Sohi aveva perso l’occasione di sapere dove si trovava il suo amico.
Si stava per dirigere da Shiva che ormai aveva iniziato a sprofondare nell’acqua ma si nascose velocemente quando un ragazzo dai capelli dorati le fiottò accanto senza vederla.
A quel punto usò un sasso, che lanciò, per togliere la maschera a Shiva in modo che la scambiassero per una cittadina comune, poi si nascose.
“Eremita porcello l’ho trovata!”
Naruto Uzumaki aveva preso Shiva tra le braccia e la sosteneva confuso.
“Questa povera ragazza deve essersi imbattuta in quei due ninja. Di sicuro qui c’è il tocco di Itachi!” disse l’eremita al suo arrivo.
Sohi attese la loro partenza e poi si tuffò per recuperare la maschera di Shiva.
Li avrebbe seguiti a distanza.
In fondo l’amica era nelle mani esperte di uno dei tre ninja leggendari.




Continua….

 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (2 voti, 7 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 7 commenti
Rif.Capitolo: 1
sohi
18/11/08 08:08
Tanks.. mi fa piacere che ti piaccia!
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Rif.Capitolo: 1
killuxgonxhunter
17/11/08 21:00
riferito all'inizio della 1a parte, un'italiano perfetto e piacevole, una bella storia, ora continuo.
Il voto di questo passo sarà eccellente! continua così
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Rif.Capitolo: 7
dark-shiva - Voto:
28/05/08 19:21
certo V.V è il mio lavoro! Rompere le palle a te!7E poi cicia ti aiuto tantissimo! I tuoi discorsi filosofici li prendi dai nostri discorsi idioti (nn sò cm tu faccia XD)
BELLO ANCHE QUESTO
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Rif.Capitolo: 6
dark-shiva
12/05/08 16:58
che parola complicata intellettività O---O
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 6
dark-shiva - Voto:
12/05/08 16:42
cacca! chi è che ha un quoziente d'intellittività basso è_é??????!!!!!
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Rif.Capitolo: 5
-marty-chan-
11/05/08 21:26
stupenda^^
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Rif.Capitolo: 5
dark-shiva
03/05/08 19:31
bellissima!!
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