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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: IL GIOCO DELL`AMORE
Genere: Sentimentale, Commedia
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: shainareth galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/04/2003 18:05:51

scritta dopo aver letto il n°22...
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -


Premessa:
Salve! Sono sempre io! Se non avete letto prima "Il caldo sole di Alabasta", mi tocca ripetere il discorso, e cioè che questa ff che segue l'ho scritta subito dopo aver letto il n°22 del manga... Beh, altre precisazioni mi sembrano superflue, ma se volete sapere qualcosina di più, leggete anche "Il caldo sole di Alabasta" che riprende pressapoco la medesima scena narrata qui di seguito, solo partorita due mesi prima... Beh, a me sinceramente piace molto di più questa, la trovo più verosimile, anche per quanto riguarda la caratterizzazione dei due protagonisti... fatemi sapere che ne pensate! Buona lettura! ^o^



--- IL GIOCO DELL’AMORE ---

Recuperate le Clima Takt, dopo la battaglia nella zona nord di Alubarna, Nami si sarebbe dunque diretta verso il palazzo reale. Ovunque riecheggiavano le urla della folla, impegnata nella più insensata delle battaglie, quella tra i soldati del re e i rivoltosi capeggiati da Kosa. Crocodile… Quel bastardo era riuscito per davvero a distruggere il pacifico regno di Alabasta, arrivando addirittura ad infiltrare i suoi uomini sia nelle file dei reali, sia in quelle del popolo. Pareva realmente una situazione senza scampo.
Sperava solo, Nami, che Bibi fosse riuscita a parlare con Kosa, ma dagli spari, dal cozzare delle armi, dalle grida di guerra che si levavano tutt’intorno a dove si trovava lei, di sicuro l’incontro non era avvenuto, o peggio, non era riuscito. E se Kosa si era rifiutato di ascoltare la sua vecchia amica d’infanzia, ora la cartografa si domandava cose ne era stato della principessa: le avevano consentito di fuggire? E se invece era stata presa in ostaggio? E se Rufy non era riuscito a sconfiggere Crocodile, e quest’ultimo era arrivato a lei e l’aveva già tolta di mezzo?
“No!” si disse la rossa, più determinata che mai. Adesso il suo unico obiettivo era quello di raggiungere il palazzo reale, era quello il luogo d’incontro prefissato in precedenza da lei e dai suoi compagni. Loro, cercò di farsi forza, di sicuro erano usciti vittoriosi dalle battaglie intraprese contro i più forti membri della Baroque Works. “Zoro!” ecco, doveva anzitutto ritrovare lui, l’unico di loro nelle vicinanze, quello che era entrato con lei nella parte nord della capitale, sede del parlamento di Alubarna. Prese quindi a percorrere velocemente la strada a ritroso, sforzandosi di ricordare il percorso fatto prima, durante quella folle fuga con la quale aveva lasciato Zoro da solo contro quel colosso di Mr One… un colosso che l’aveva terrorizzata a morte… Meno male, si disse, che il suo amico era sopraggiunto tempestivamente a salvarla dai suoi poteri sovrannaturali, altrimenti quel bestione l’avrebbe affettata con la stessa facilità con cui un machete affonda in un pezzo di burro semisciolto…
Ce l’aveva fatta, Zoro? Ma sì! Lui era una roccia! Era il più forte in assoluto! Di sicuro anche Rufy avrebbe avuto le sue belle grane a sconfiggerlo… sempre che ci fosse riuscito! Eh, sì! Zoro non era mica così semplice da eliminare, affatto! E con questa convinzione, si addentrò tra i cumuli di rovine.
Rallentò il passo fin quasi a fermarsi: tutt’intorno c’era un silenzio tombale, rotto solo dalle grida lontane. Ruotò gli occhi da destra a sinistra e viceversa, ma dello spadaccino nemmeno l’ombra. Solo costruzioni disastrate, un luogo squallido e disperato, un paesaggio decisamente apocalittico. “Tipico di Zoro…” pensò cercando di sdrammatizzare la paura che andava nascendo nel suo cuore. “Lui… è nato per far scena…” rise per non cedere al panico.
Doveva convincersi che quel matto fosse ancora vivo, doveva farlo ad ogni costo. E quando avanzando di qualche passo ancora trovò Mr One al suolo, sul suo bel volto si dipinse un enorme sorriso, gli occhi rilucenti di gioia: Zoro era il migliore! Non poteva dubitare di lui!
…ma quella non fu che momentanea felicità, perché poco più in là giaceva proprio il suo compagno, riverso in terra anche lui. Il cuore le si fermò in petto per un istante, il respiro le si mozzò in gola. Il bel rossore che poco prima le aveva tinto le guance per la corsa, ora era sparito, lasciando posto al pallore cadaverico di chi si sente morire. Boccheggiò per qualche attimo, il respiro che le era venuto meno si fece accelerato, gli occhi lucidi. E infine, si precipitò su di lui, inginocchiandosi al suo fianco.
“Ti prego, Zoro!! Dimmi che sei vivo!! Dimmi che è una delle tue solite scene da eroe alla fine del duello…!!” supplicava senza però trovare la voce per esternare una sola parola. L’osservò da capo a piedi: aveva il corpo ricoperto di ferite, doveva aver perso parecchio sangue, e non solo dal taglio che aveva sul capo. Nel pugno della mano destra stringeva ancora la bandana, segno che quando era crollato al suolo, aveva ancora la forza di muoversi per sfilarsela dalla testa. Accanto a lui c’era solo la spada bianca, quella che Zoro chiamava Wado Ichimonji o qualcosa di simile. E le altre due?
Nami, tremante, allungò la mano fino a sfiorare quella del compagno: era caldo. Già in parte rincuorata, fece scivolare le dita al polso, e avvertì in lui la vita. Chiuse le palpebre e si lasciò andare in un sospiro di sollievo, mentre di nuovo le labbra si stendevano in un sorriso di speranza. Quel matto stava solo dormendo, come al solito al termine di un’estenuante battaglia, al fine di recuperare le energie perdute nello scontro. Riaprì gli occhi, e li affissò nuovamente su di lui, la mano che ancora serrava delicatamente il braccio dello spadaccino.
“Incrollabile…” Non c’erano altre parole per definirlo, perché niente e nessuno riusciva a fermarlo… anzi… per la verità qualcuno c’era, rise la ragazza fra sé e sé, mentre accoccolandosi in una posizione più comoda, con l’altra mano gli carezzava il capo, le dita bianche e sottili fra i capelli corti e ribelli. Lo sentì muoversi appena, e lei inclinò la testa sul lato, per cercare di sbirciare quei bei lineamenti che tanto amava. Era inutile nasconderlo a se stessa, Zoro le aveva rubato l’anima sin dal primo istante, e più passava il tempo, più la bella Nami avvertiva nitidamente quel sentimento crescere a dismisura nel suo cuore. “Innamorata di uno stupido e scorbutico spadaccino dall’aria perennemente imbronciata e dall’incredibile suscettibilità… Sono caduta davvero in basso!” rise ancora ripensando a tutte le volte in cui si erano ritrovati in contrasto, quasi sempre, poi, per colpa sua. Ma era fatta così, non aveva altro modo per attirare la sua attenzione, visto il mostrarsi così impassibile da parte del suo compagno, se non quello di litigarci di continuo. E poi, quello di stuzzicarlo, era uno dei suoi passatempi preferiti! Lo adorava quando gli saltava la mosca al naso, quando si lanciava con fare infantile in ogni sorta di competizione con Sanji, del quale, lei lo aveva ben capito, il grande Rolonoa era terribilmente geloso… E sì che lo era! Non erano certo passate inosservate tutte le sue continue provocazioni contro quel biondino che continuava a proclamarsi difensore delle fanciulle sotto le mentite spoglie di Mister Prince… E con Bibi, poi, Zoro non era affatto così… “protettivo”, se così lo si poteva definire, aggressivo e scontroso come lo era con lei. A lei, invece, ripeteva in continuazione che era una strega, un’arpia, un’opportunista senza scrupoli, nata solo per infastidirlo e trattarlo come pezza da piedi. Ma le voleva un gran bene, anche se non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, e la situazione che per altre sarebbe stata insostenibile, a Nami al contrario divertiva parecchio: ci prendeva gusto a fargli saltare i nervi, ormai era una routine per loro, un modo per ricordarsi di essere sempre presente l’un per l’altra. Non a caso le ire dello spadaccino non duravano che una manciata di minuti, poi tutto tornava come se nulla fosse.
- Zoro…? – chiamò infine con voce dolce, mentre gli passava sul capo una nuova carezza, infischiandosene della più che probabile reazione negativa dell’altro.
Di nuovo lui si mosse, e quando si sentì chiamare una seconda volta, riaprì gli occhi. La vista appannata, infastidita dalla luce del giorno, tardò a mettere a fuoco quel che aveva intorno, ma poi anche la sua mente ritornò lucida, e ricordò. Sentì qualcuno accanto a sé, un profumo intenso di mandarini che conosceva alla perfezione e che aveva imparato ad amare sopra tutto il resto.
“Nami…”. Era viva. Era riuscita a sconfiggere un membro di quella dannata associazione di carogne, o per lo meno era riuscita a sfuggirgli. Alzò appena il capo verso di lei, incrociandone i begli occhi scuri e allegri. Le vide un’espressione ridente sul viso risplendente di nuova speranza: erano vivi tutti e due.
Abbozzò un sorriso dei suoi, e piano fece per rimettersi a sedere, ma quasi piombò di nuovo steso in terra. La ragazza lo sorresse. – Come va? – gli domandò poco prima che la voce le venisse meno alla vista della maglia del compagno, che da bianca era diventata quasi completamente vermiglia.
- Sto bene… - la rassicurò quello con voce roca. – Ho giusto qualche graffietto…
“Il solito…!” sospirò la cartografa rassegnata, ma lieta di saperlo, a quanto pareva, in ottima forma. Anche lei era in buone condizioni, certo aveva piccole escoriazioni, alcune contusioni qua e là, ma nel complesso non poteva affatto lamentarsi. Sobbalzò quando si accorse che Zoro la stava fissando, probabilmente per appurarsi che anche lei stesse bene.
- Come sei riuscita ad arrivare fin qui con quella? – le chiese, riferendosi alla ferita che Miss Double Finger le aveva procurato alla caviglia sinistra.
Nami sorrise: era una di quelle occasioni che non si sarebbe mai lasciata sfuggire…
- Per la verità… ho fatto una fatica del diavolo per arrivare sin qui… - mentì con l’abilità tipica di chi è abituato a farlo. - …sono debole, non mi reggo in piedi… ma dovevo accertarmi che anche tu ce l’avessi fatta…
- Certo che ce l’ho fatta! – ribatté lui con l’aria di chi non si era bevuto nemmeno una delle frottole dell’amica. – Ma non mi pare affatto che tu sia così “debole”… - le rinfacciò inarcando un sopracciglio e storcendo il naso.
- Cosa?! – si finse scandalizzata l’altra, alzando il tono della voce per far scena. – Io mi precipito rischiando l’osso del collo e strisciando il mio bel corpo sin qui perché ero tremendamente preoccupata per te, e tu mi tratti così?!
- Non mi pare di averti fatto chissà che… - bofonchiò Zoro rimettendosi finalmente in piedi e guardandosi attorno in cerca delle altre due spade. – Ho solo detto che non sembri più ferita di me…
- Sì, certo, come no! – s’indignò la rossa seguendolo con lo sguardo. – Tu però ti reggi in piedi come se nulla fosse!
- Per forza… - cominciò quello raccogliendo la Yuna Shiri poco distante da lì, semisepolta sotto un cumulo di macerie. - …non sono mica un grissino come te…
Stavolta Nami lo fulminò con gli occhi e non disse più nulla. Aspettò che quell’orco del suo compagno tornasse da lei anche con la terza katana, e gli porse la bandana nera che aveva lasciato in terra. Quando il giovane strinse il nodo attorno al braccio sinistro, le voltò le spalle e con noncuranza l’esortò: - Sbrigati, dobbiamo correre al palazzo!
Lei andò in bestia. – Ti sto dicendo che non posso camminare!!! – urlò. “Brutto stronzo!!! Vienimi incontro anche tu, ogni tanto!!”.
Zoro si arrestò volgendosi a guardarla: era lì, accovacciata a terra, i pugni stretti attorno ai veli della gonna rosa pastello, ormai sdrucita e sporca di polvere e sangue come il resto del suo corpo, i capelli rossicci spettinati che in parte le ricadevano su quegli occhi grandi e rabbiosi, il viso arrossato per l’ira. Allora… ci teneva così tanto? La cosa lo divertiva non poco, e sapeva che se avesse fatto il suo gioco gliel’avrebbe data vinta per l’ennesima volta, quindi…
- Piantala di far scena e rimettiti in piedi! – replicò fingendosi adirato. – Non ho tempo di stare a sentire i tuoi capricci, né sono dell’umore e nelle condizioni per farlo! – precisò. – Fra noi due, quello che è messo peggio, mia cara, sono io! Quindi alza le chiappe e raggiungiamo gli altri! – tese l’orecchio. – Non senti che la battaglia è iniziata per davvero?! – e stavolta lo disse con autentica rabbia. – Se non ci spicciamo, qua finisce male… - sospirò pesantemente volgendo lo sguardo al cielo. – Mi chiedo che ne è stato di Rufy… e degli altri…
Anche Nami si soffermò a pensare alla medesima cosa, rabbuiandosi così per un istante: i loro compagni erano stati altrettanto fortunati? Zoro aveva ragione, quello non era il momento di giocare, tuttavia il suo orgoglio era altrettanto insistente: - E allora sbrigati! – replicò seria, guardandolo dritto negli occhi. – Prendimi in spalla e andiamo!
- COOOOOOSA?!!!!! – sbottò quello, incredulo, nonostante avesse capito le sue intenzioni sin da principio: possibile che il suo egoismo arrivasse a tanto?! Alle volte, quella ragazzina era davvero da prendere a schiaffi!!
- Ti sto dicendo che non posso camminare!!! – urlò una seconda volta l’altra, esasperata: ci voleva tanto a capire che voleva essere “coccolata” da lui, anche se in maniera rozza e grossolana?!! In fondo era il minimo che quell’insensibile le dovesse, visto l’infarto che le aveva fatto prendere poco prima, quando l’aveva trovato a terra privo di sensi. Sapeva che era ferito e che aveva perso parecchio sangue, ma se aveva ancora la forza di scattare e urlare contro di lei, allora ce l’aveva anche per sorreggere il suo dolce peso, come minimo!
- Ma fammi il piacere!! – rimbeccò lo spadaccino, pestando furiosamente un piede in terra e sputando fuoco e fiamme. – So perfettamente che stai meglio di me!!
Ma quella restava irremovibile, più che mai intenzionata a non schiodarsi di lì a meno che non ce l’avesse portata via lui di peso. Aveva un unico obiettivo: fingere, per una volta, che Rolonoa conoscesse il significato della parola “gentilezza”.
Il giovane sbuffò: sapeva che quella maledetta alla fine l’avrebbe avuta vinta comunque, però…!!!
- Il tempo scorre, Bibi ha bisogno di noi! – ebbe il coraggio di riprenderlo la carognetta. – Non vorrai davvero lasciarla nei guai proprio adesso?!
- E tu, invece?!! – esplose di nuovo Zoro. – Ti pare il momento di metterti a fare la mocciosa?!!
- D’accordo, allora! – concluse la ladra imbronciata, distogliendo lo sguardo stizzita, e portandosi una mano sul braccio sinistro, stringendosi così nelle spalle. – Va’ pure avanti senza di me… Ma se vedi Sanji, digli di venire a prendermi… - lo provocò con fare quasi innocente. - …lui di certo non si tirerà indietro di fronte ad una mia richiesta d’aiuto… - scandì ruotando le pupille verso di lui, ben conscia di averlo colpito e affondato.
E difatti, Rolonoa, serrò le mascelle, digrignò i denti, restrinse lo sguardo socchiudendo gli occhi scuri in due minuscole fessure, una vena aveva preso a pulsare prepotentemente sulla sua fronte, l’ira che ormai non lasciava posto alla ragione… No, non poteva dargliela vinta per questione di principio, però… però…!! “Al diavolo!!!”. Sbuffò, imprecando chissà cosa fra sé e sé, tornò da lei, e, spazientito fino all’inverosimile, l’afferrò per il polso. – Alzati! – le ordinò.
Nami non credette alle sue orecchie: ma era scemo o cosa?! “Dannato orgoglio!!!”. - Non posso farlo, sei sordo?!!
Ma quelle parole ebbero come eco uno scossone. – Ma non lo capisci che non abbiamo tempo da perdere?!! – le rimbrottò lo spadaccino strattonandola una seconda volta per il braccio.
E fu a quel punto che la ragazza perse per davvero la pazienza, e con uno scatto fulmineo falciò il compagno con il piede buono. Quello, che poveretto, pur avendo ottimi riflessi, non si aspettava di certo una mossa così meschina, perse l’equilibrio e, non avendo lasciato la presa, le crollò addosso, schiacciandola sotto al suo peso.
Quando Nami riaprì gli occhi, si ritrovò proprio sotto di lui. Il cuore le sobbalzò in petto, una vampata di calore la fece ribollire da capo a piedi: alle narici le arrivò il suo odore virile, alle orecchie il suo respiro caldo, come quel corpo robusto che gentilmente premeva su di lei, il morbido contatto delle sue labbra sul collo candido… Quasi incollato al proprio, c’era il suo volto, che le fu di fronte nel momento in cui Zoro si rialzò sul gomito, squadrandola con fare adirato.
- Allora? – le domandò quindi, retoricamente.
La rossa si sarebbe volentieri lasciata andare in una risatina divertita, la sua espressione a metà tra la rabbia e l’imbarazzo era davvero il massimo… Decise però, anzi si impose, di contenersi, e con voce languida mormorò solamente: - Adesso mi fa male anche l’altro piede…
Quello scattò di nuovo, senza però staccarsi da lei: - Non sono stato io a chiedermi di buttarmi per terra!! – gridò dando fondo a tutto il fiato che aveva nei polmoni, ma, incurante di questo, l’altra allungò le braccia in alto, avvinghiandosi al suo collo, la schiena inarcata in avanti, il viso nascosto ad arte nell’incavo tra spalla ed orecchio quasi volesse fargli le fusa.
- Ti costa così tanto…? – bisbigliò capricciosamente.
Il samurai sorrise sconfitto: aveva vinto lei per l’ennesima volta… Si liberò dall’abbraccio e si rialzò in ginocchio, dandole le spalle. – Salta su… anche se so già che me ne pentirò… - mugugnò più fra sé e sé che all’amica.
E quest’ultima, sorriso a centoottanta gradi, gli si gettò letteralmente addosso, aggrappandosi a lui con tutta la forza che aveva. Il giovane si levò in piedi, gravato non solo dalle ferite, ma ora anche dal peso di quella matta che adorava alla follia, e si guardò attorno. – Da che parte? – chiese.
Nami sorrise ancora di più, e dopo che gli ebbe indicato la via, il suo compagno partì di corsa verso il palazzo reale.


DEDICATA ALLA MIA GEMELLINA... ^-^

 
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