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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: IL CALDO SOLE DI ALABASTA
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, What if? (E se...)
Autore: shainareth galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/04/2003 18:04:49

e` smielosa ed è su quello che speravo accadesse nel n°22... l`ho scritta dopo aver letto il n°20 del manga...
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -


Premessa:
Hello! Allora, stavolta vi rompo le scatole subito e non alla fine come al mio solito, perchè devo precisare una cosina... Avrete notato che ho spedito due ff contemporaneamente, cioè questa e "Il gioco dell'amore", anch'essa ambientata ad Alabasta ed incentrata sulla medesima scena.
Quella che segue, "Il cado sole di Alabasta", appunto, è stata scritta (da me "ovviamentissimamente") circa due mesi fa, poco dopo aver letto il numero 20 del manga. Da lì, da accanita ZoNam quale sono, i mie voli pindarici sono stati innumerevoli... Così, sapendo di una certa cosina, ovvero di Zoro che porta in spalla Nami, potevo rimanere impassibile? E vi assicuro che se anche nel manga la scena si nota appena, i siti dei fan giapponesi sono stracolmi di disegni su di loro ad Alabasta e soprattutto riguardanti proprio questa "premura" che il bel samurai ha per la provocante cartografa... beh... Cosa poteva partorire la mia mente malata? Effettivamente mi pareva strano che accadesse davvero "qualcosa", e quindi aspettavo un po' di vedere come si sarebbero evolute le cose nel manga per poter risistemare questa ff e spedirla... Ma alla fine, visto che cmq non ha NULLA in comune con quanto accaduto realmente (colpa di una frase scrittami per e-mail da una ragazza di un sito, cioè: "Hehehe, well, in Alabasta, there's a panel where Zoro has to piggy-back Nami because she can't walk. ^^*",che tradotto in italiano significa: "Hehehe, beh, ad Alabasta c'è una striscia in cui Zoro porta Nami in spalla perchè lei NON PUO' camminare."), ho deciso di lasciarla così... In pratica io e Saja (che ha fatto la medesima cosa nella sua "Amore tra le macerie") abbiamo avuto più o meno la medesima idea... stessa cosa ha fatto poi Sely-chan con la sua "Alabasta"... Beh, è bello poter leggere della fantasia e dei sogni degli altri, no? Noi due -io e Saja, intendo- ce lo siamo immaginati così, prima di leggere come realmente sarebbero andate le cose, anche se ovviamente ci abbiamo messo di nostro (se siamo ZoNam nel sangue non vogliatecene... non è certo colpa nostra... T_______T).
L'altra ff che vi dicevo sopra, "Il gioco dell'amore", riprende appunto più o meno la medesima scena, solo dopo aver letto il n°22, e quindi lì ho cercato di trovare una sorta di "giustificazione" alla farsa improvvisata da Nami per farsi portare in spalla da Zoro... e anche se molto meno smielosa, devo ammettere che a me è piaciuta molto di più rispetto a quella che segue... poi, giudicate voi! ^^'
Detto questo vi saluto, ma prima mando un bacio enormemente sbavoso alla mia gemellina Saja, consigliandovi (se siete ZoNam nel sangue come noi due) di leggere tutte le sue ff... ^-^



--- IL CALDO SOLE DI ALABASTA ---

Era tutto finito, almeno il loro ruolo lì ad Alabasta. Dovevano solo attendere che Bibi e Kosa si incontrassero, e che quindi gli scontri serrati tra le truppe del re e quelle dei rivoltosi potessero avere fine. E Rufy? Dov’era Rufy? Era riuscito a sconfiggere Crocodile? Dovevano solo attendere…
Seduti l’uno vicino all’altra, riprendevano finalmente fiato. Il sole opprimente di Alabasta picchiava bollente sui loro corpi già sudati ed esausti al termine della battaglia contro Mr One e Miss Double Finger, dei quali riuscirono infine ad avere ragione. Erano pieni di contusioni e ferite, ma tutto sommato era andato bene così. Erano vivi, e questo era già tanto visto che erano preparati anche a morire lì contro la Baroque Works e quel diabolico Mr Zero.
Nami chinò lo sguardo sul suo bel vestito, quello che la faceva sembrare una danzatrice del ventre. Le stava così bene, adorava quel colore tenue del rosa pastello del velo e della gonna, e ora rimpiangeva di non averne acquistato un altro uguale, perché quello che indossava era ridotto veramente malissimo, pieno di strappi, e ricoperto di polvere e sangue. Sospirò demoralizzata.
- Dovresti ringraziare di esser viva, piuttosto… - le rimproverò stancamente Zoro, appoggiato alla parete semidistrutta di un edificio alle loro spalle, il capo chino fra gli avambracci che posavano sulle ginocchia.
La ragazza gli lanciò un’occhiataccia, stizzita per l’esser da lui catalogata come un’oca. – Tranquillo… non mi preoccupo di avere accanto uno scimmione che non fa altro che lagnarsi di questo o di quello…
- Ma di che diavolo stai parlando?! – sbraitò il giovane alzando la testa e fissandola in malo modo. – Chi è che si lagnerebbe di continuo?!
- Tu, mio caro! – ribatté lei. – Da quando abbiamo messo piede ad Alabasta sei diventato ancora più musone di quanto già non fossi! E ancora mi chiedo come diavolo riesca a sopportarti…
- Non mi pare tu sia obbligata a farlo, ragazzina! – scattò quello, innervosito.
- “Ragazzina”? – ripeté l’altra con una punta di disprezzo. – Senza questa… “ragazzina”… non saresti arrivato da nessuna parte, sai?!
- Ma piantala! Cosa dovrei fare? Costruirti un mausoleo? Ti ripeto che non sono come quello stupido cuoco, io!
La rossa sospirò di nuovo. – E’ vero… - mormorò con una certa rassegnazione, abbassando lo sguardo. – Tra noi finisce sempre così…
Lo spadaccino la guardò per un attimo con fare perplesso, infine chiese: - A che ti riferisci?
- Al fatto che finiamo sempre per litigare… soprattutto quando siamo da soli…
- Non è vero!
- Sì che lo è! E lo sai anche tu!
- Ma sta’ zitta!
- Lo vedi?! Ci risiamo! – rimbeccò nervosa lei mettendolo a tacere di colpo. Si fissò la punta dei sandali, ricoperti di polvere e sangue, colato giù dalla ferita alla caviglia sinistra.
- Ti fa male? – le chiese il compagno preoccupato, e dispiaciuto per l’ennesimo battibecco.
- Un po’… - rispose alzando le spalle. Accennò un sorriso e si lasciò andare, rilassando la testa sulla sua spalla robusta. – Ce la faremo, vero?
- Dobbiamo farcela. – precisò lui. – Ora il destino di questo regno è solo nelle mani di Bibi e nella cocciutaggine di Rufy, oltre che nella sua fortuna…
- Senti chi parla di “fortuna”… - commentò sarcastica Nami.
- Guarda che la fortuna aiuta gli audaci! – sbuffò l’altro con una smorfia. – E sono sicuro che anche Sanji, Usop e Chopper se la saranno cavata alla grande!
- Oh, beh… su Sanji non ho il minimo dubbio… - rispose la cartografa. Intendeva dire che Sanji era, insieme a lui e a Rufy, il membro dell’equipaggio più affidabile quando si trattava di menare le mani, ma evidentemente espresse male il suo pensiero perché si accorse presto di aver attirato il risentimento dell’amico accanto a lei. Di nuovo sorrise, compiaciuta, stavolta. – Allora avevo visto giusto…
- Di che parli, ora…?! – bofonchiò quello come se la cosa non lo riguardasse, ma troppo impacciato per dargliela a bere. La ragazza non rispose e si limitò a sghignazzare fra sé e sé, fomentando le sue ire. – Allora?!
- Beh… - cominciò quindi con fare vago, prendendo a muovere il piede buono in avanti e indietro. - …c’è un detto che dice che due galli nello stesso pollaio… - ma non concluse la frase, volgendosi a guardarlo e mandandolo ancora più in bestia.
Il giovane restrinse lo sguardo. – Di un po’… - iniziò tra i denti. – Si può sapere che diavolo ti sei messa in testa…?!
- Niente, niente… - sospirò quella storcendo la bocca con aria assorta. – Solo… pensavo ad una cosa…
- E sarebbe?!
La rossa alzò di nuovo gli occhi, divertita, incrociando così i suoi. – Perché ce l’hai così tanto con Sanji? – e notando il suo mutamento repentino d’espressione, continuò: - Ho notato che neanche Ciglione ti sta molto simpatico… o sbaglio?
- Sono due idioti totali, tutto qui. – ribatté lui, sbuffando e distogliendo lo sguardo.
Nami sorrise per l’ennesima volta, e alzò il braccio per afferrare quello del compagno. Chiuse le palpebre e rimase in silenzio per un po’.
- Non ti da fastidio…?
Non si aspettava quella domanda, tant’è che riaprendo gli occhi, chiese: - Cosa?
La risposta arrivò con qualche attimo di esitazione. – Essere trattata come una bambola da esposizione…
- Non più di tanto… - replicò lei, piano. - …anche perché così posso ottenere parecchi vantaggi! – rise infine con fare furbetto.
Zoro si lasciò andare ad un’esclamazione di dissenso: era sempre la solita, pensò.
- Grazie…
- Uh? Per cosa? – chiese cascando dalle nuvole.
- Per esserti preoccupato per me… - fece lei con quella che doveva essere il suo tono di voce naturale, dolce, mentre si aggrappava al suo braccio anche con l’altra mano.
Lo spadaccino tornò a fissarla dall’alto: ora sembrava piccola ed indifesa, completamente in antitesi con il suo fascino prorompente. Era bella al punto che su di lei qualsiasi straccetto pareva un abito principesco, e da quando l’aveva vista vestita così, lì a Nanohana, non era più riuscito quasi a staccarle gli occhi di dosso. Rimproverava a Sanji proprio questo, la sua disdicevole debolezza verso le grazie femminili, e adesso, invece, si sentiva tale e quale a lui. Era per questo che, ora più di prima, gli davano i nervi tutte le mille attenzioni che il cuoco prestava alla loro compagna, e, al contempo, trovava deplorevole per se stesso, uomo ligio ai sani principi e che non avrebbe mai dovuto concedersi distrazioni di sorta per il raggiungimento completo dei propri fini, cedere così davanti ad una “ragazzina”.
Però, lo riconosceva seppur rabbiosamente, quella “ragazzina” rappresentava per lui la più folle delle tentazioni, e ad avercela così vicina, come ora, era una provocazione alla quale doveva imporsi di resistere ad ogni costo: pena, la sua volontà ferrea, e, prima ancora, l’armonia all’interno dell’equipaggio, o almeno voleva eclissare questa sua debolezza dietro queste motivazioni delle quali doveva necessariamente convincersi.
Nami, silenziosa, sapeva perfettamente quali erano i pensieri che occupavano la sua mente, perché anche lei era giunta alle sue stesse conclusioni. Era vero, Zoro era un tipo chiuso, per nulla incline a lasciarsi andare per via del suo incrollabile orgoglio. Non voleva metterlo in difficoltà, ma nonostante tutto, era stanca di quella recita. Loro due erano in quella situazione di stasi da troppo tempo, ed era ora che le acque si smuovessero in un modo o nell’altro. Quel tira e molla continuo non aveva davvero alcun senso. Dovevano chiarire le cose, e quello era il momento migliore per farlo, anche se sarebbe stato difficile fargli ammettere quelle che lui chiamava “debolezze”.
E allora? Che doveva fare? Aspettare forse all’infinito? No, si disse. Ma uno come lui non avrebbe mai preso l’iniziativa, quindi seguire le regole sarebbe stato del tutto inutile. In fondo, lei, le regole non le aveva mai rispettate, quindi perché farlo proprio ora?
Alzò il capo decisa ad aprir bocca, quando inaspettatamente si ritrovò ad incrociare il suo sguardo. Entrambi accennarono un sorriso, e Zoro liberò il braccio che lei gli aveva cinto, per passarglielo attorno alle spalle, lasciandola rifugiare nel suo petto. Ma sì, si disse ancora la ragazza. In fin dei conti andava bene anche così… almeno per un altro po’… Si chiedeva infatti cosa sarebbe capitato se avessero messo le cose in chiaro. Da un lato era giusto che accadesse, anche se c’era il rischio di rovinare tutto… e dall’altro lato, era meglio che le cose restassero congelate ancora per qualche tempo, per la paura di compromettere le loro promesse, i loro sogni, e quel che peggio anche quelli dei loro amici, magari in seguito alle conseguenze che avrebbe potuto avere un rapporto burrascoso… E poi, cercava di convincersi, era divertente quel loro comportarsi come cane e gatto, scaturito dall’orgoglio dell’uno e dalla lingua lunga dell’altra…
E fu a quel punto che il cuore le sobbalzò in petto quando il suo compagno le cinse anche la vita con l’altro braccio: era una cosa del tutto imprevista. Poteva davvero sperare che accadesse allora?
- Nami… - la chiamò con voce calda, inducendola nuovamente a voltarsi verso di lui. Aveva gli occhi fissi nel vuoto avanti a sé, i bei lineamenti regolari marcati dal gioco d’ombra del sole che picchiava ardente sulle loro teste. - …sono contento…
- …di cosa…? – domandò lei in un sussurro, quasi con timore.
- Eravamo venuti qui ben sapendo che forse non avremmo lasciato Alabasta tutti insieme… e la cosa è ancora incerta, lo so bene… Ma sono contento… che almeno tu sia salva…
Nami avvertì un tuffo al cuore: sapeva perfettamente quali sentimenti portava con sé il giovane, ma sentirlo parlare così, mettendo a nudo la propria anima, questo proprio non se lo sarebbe mai aspettato. L’amava così tanto?
Rolonoa chinò lo sguardo su quello dell’amica. – E sono contento che tu sia con me… perché almeno così ho la certezza di potert…
Non concluse la frase, non ce n’era bisogno, ma soprattutto non poté pronunciare il resto delle parole, perché la rossa aveva per davvero preso in mano le redini, finalmente, e si era avvicinata a lui fin troppo, prendendogli il viso fra le mani, e accostando appena le labbra alle sue, per poi tornare a baciarle ancora, nel momento stesso in cui la bocca del ragazzo cercò di nuovo la sua. Tornò infine a rifugiarsi fra le sue braccia.
- Ma io non ho paura… - rispose quindi con voce serena. – So bene che non ho nulla da temere se sono con te… - e di nuovo si sentì sfiorare il viso e i capelli dalle sue labbra.
- Vedrai che lasceremo questo posto tutti insieme… - la rassicurò ancora lo spadaccino, volgendo gli occhi verso quello che doveva essere il luogo della battaglia, dalla quale si udivano le urla dei combattenti e l’assordante frastuono delle armi che si scontravano fra loro. – Si tratta solo di avere pazienza… E dovrai averne ancora tanta… con me…
L’altra si lasciò sfuggire un sorriso. – Vedrò quel che posso fare… - celiò nascondendo il volto sotto al suo mento e contagiandogli il buonumore.
Rimasero così per un po’, infine, lui la lasciò libera e inginocchiandosi davanti a lei e volgendole le spalle, la invitò: - Dai, vieni… Andiamo a vedere che ne è degli altri…
La ladra accettò il suo invito, non potendo camminare con la caviglia in quelle condizioni, e si aggrappò al dorso del compagno, stringendosi a lui. – Wow! Sei molto meglio di un animale da soma! – scherzò ancora.
- Ci mancherebbe altro! – ribatté quello stizzito. – Solo quell’idiota di Sanji è allo stesso livello di uno stupido cammello…
Nami rise, circondandogli il collo con le braccia, e dopo avergli scoccato un sonoro bacio sul viso, bisbigliò: - Zoro…
- Cosa?
- Il palazzo reale è dalla parte opposta…
Il giovane si fermò di scatto, perplesso. – Sei sicura?
- Vuoi che non lo sappia? – ribatté la ragazza pizzicandogli la stessa guancia che poco prima aveva baciato.
- E sta’ ferma! – protestò lui visibilmente seccato.
- Solo quando metterai un po’ di sale in zucca!
- Cosa?! – sbraitò ancora. – Ma sta’ zitta!
- E piantala di dirmi “stai zitta”!!
- Allora chiudi il becco! – continuò imperterrito, girando i tacchi e prendendo finalmente la direzione giusta.
In fondo non sarebbe cambiato nulla, pensarono entrambi, ed era meglio così, anche perché sarebbe stato difficile, altrimenti, fingere con i loro amici. Non avrebbero taciuto per ipocrisia o per paura di rovinare tutto, affatto, e nemmeno per orgoglio. Era solo un qualcosa che volevano condividere tra loro, nell’intimità, quando si ritrovavano semplicemente da soli, loro due, Zoro e Nami…


DEDICATA ALLA MIA GEMELLINA... ^-^

 
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