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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: TRE GIORNI
Genere: Sentimentale, Autobiografico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: kei-saiyu galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/03/2008 15:33:14

Non aveva compreso in tempo le parole da dire. Non aveva dato ascolto al suo cuore. E si maledisse. SasuNaru {Naruto centric}
 
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RABBI, INVIDIA, UMILIAZIONE E DOLORE
- Capitolo 1° -


Salve a tutti! Riporto solo un piccolo avviso e vi lascio alla lettura:
In questa fanfiction, farò finta che dalla partenza di Sasuke siano passati 3 giorni, il perché, lo scoprirete leggendo.
Grazie per l’attenzione, spero che la lettura sia di vostro gradimento.
Kei.


In fondo tutte le cose e tutti gli uomini sono sempre,
gli uni rispetto agli altri, chiunque essi siano, degli sconosciuti, inesorabilmente,
e tutte le nostre strade si incrociano sempre per pochi passi e istanti…
[ H. Hesse ]



Naruto sapeva di aver sbagliato nei confronti di Sasuke.

Stupidamente – si disse, mentre osservava la loro fotografia - credeva di essere la persona più vicina a quel musone di un Uchiha, senza che il diretto interessato, ovviamente, lo sapesse.

Credeva di essere il suo miglior amico.

Di essere più importante degli altri.

Si chiese allora se i “ Migliori Amici “ tentassero di ucciderti…
Ridacchiò.

La risposta veniva da sola: No. Un No secco, privo di qualunque inflessione e lo capì troppo tardi e seppe di aver sbagliato.

Lui che non aveva molti migliori amici sapeva che era così e sapeva anche – nelle profondità più recondite del suo animo – di non essersi mai considerato solo il miglior amico di Sasuke.

Lui era di più. Loro erano di più.

Molto, molto di più, ma non trovò mai le parole o, almeno, non fece in tempo a trovarle, se non a distanza di giorni apparentemente interminabili.

Scoprì che era così semplice ottenere dal suo cuore la risposta, ma lui era uno stupido, no? Sasuke glielo ripeteva sempre, in continuazione e con parole sempre differenti, anche se le sue preferite – ricordò con un vago senso di malinconia - erano due…

« Dobe! » « …Usuratonkachi. »


Siamo abituati al fatto che gli uomini disprezzino ciò che non comprendono
[ A. C. Doyle ]



Naruto sapeva di non essere propriamente stupido, ma solo molto, molto ingenuo.

Nonostante avesse imparato ad avvertire i cambiamenti nelle persone – in special modo riguardo a Sasuke -, faticava ad aiutarle se non tramite l’irritazione suscitata dalle sue parole apparentemente prive di senso.

A dimostrazione di ciò, la consapevolezza che l’Uchiha non sarebbe mai rimasto a Konoha.

Il suo orgoglio – od il suo dolore – lo avrebbero portato lontano da lui, ma – dannazione! – avrebbe anche potuto aspettare ancora un po’! Il giusto affinché almeno trovasse le parole.

Così come aveva fatto Sakura – ricordò con un moto di invidia -.

Lei che era riuscita a vederlo prima della partenza.

Lei che era riuscita a trovare quelle due parole che esprimessero il concetto che i battiti del suo cuore cercavano, invano, di dirgli.

Lei che aveva ricevuto parole di ringraziamento per quei sentimenti non richiesti.

Lei… che era riuscita dove lui, per la prima volta, aveva fallito.

Non avendo capito che quella sarebbe stata l’ultima notte.

Non avendo compreso in tempo le parole da dire.

Non avendo dato ascolto al suo cuore.

E si maledisse. Tante volte da non saperle elencare. Così tante che credette di morire.

Ridendo di una lacrima che scese animata da vita propria, si disse che Sasuke – ed anche Sakura – avevano perfettamente ragione.

Era uno stupido.

Aggiunse mentalmente anche che era un mostro ed un “diverso”.

Così pieno di sè da non avvertire il cambio imminente.

Così occupato a NON comprendere le parole per definire i suoi sentimenti verso Sasuke.

Così maledettamente Dobe!

Rise, ingoiando un singhiozzo.

Già, era tutto vero; ripeté ad alta voce osservando le stelle mentre tra le mani, strette a pugno, stringeva il coprifronte di Sasuke.

Il taglio, fatto da lui stesso, che brillava di una luce strana: triste, eppure maligna.

Tornò indietro con la mente a quel combattimento che lo vide aprire per la prima volta gli occhi.

Inutile dire quanto stette male.

Se chiudeva gli occhi poteva rivedere il volto del suo – almeno nella sua mente poteva dirlo – Sasuke.

Certo, ricordarlo mentre tentava con ogni mezzo di farlo fuori faceva male, ma almeno era un ricordo nitido.

Non come le reminiscenze avute che lentamente ed inesorabilmente svanivano nella nebbia del passato.

Aveva fallito ancora una volta, ma a pagarne le conseguenze non era stato il suo cuore, oh no!, era stato anche il cuore di una ragazza tanto forte quanto fragile.

E si maledisse ancora, nonostante provasse un vago senso di felicità e benessere al sapere di non essere l’unico a soffrire.

Si alzò dirigendosi verso il piccolo comodino posto dall’altra parte del letto.

Osservò indeciso i vari cassetti, come se questi potessero contenere dei mostri.

Rise.

In effetti – si disse – li contenevano. Quei cassetti, all’apparenza tanto innocenti, contenevano il segno indelebile del suo peccato.

Aprì con forza il secondo, afferrando poi la busta bianca al suo interno.

Una lettera.

La sfiorò con dita tremanti, rivivendo – anche senza leggere le parole – gli stessi sentimenti di allora.

Si rispostò sul letto aprendo con cautela la busta ripiegata, mettendosi ad osservarla e tentando di non pensare a quanto la sua calligrafia fosse brutta e poco elegante rispetto a quella di Sakura o di Sasuke.

Passato il primo momento d’indecisione si risolse a leggerla.



Bastarono le prime parole – Sei un maledetto bastardo Uchiha! - a far si che tutto il suo farsi forte venisse meno.

Un fiume di sentimenti lo invase, facendogli rivivere con orrore i primi giorni della consapevolezza – prima che decidesse di riprendersi Sasuke -.

Ricordò con amarezza la scoperta del tradimento ed i successivi tre giorni.

Il primo giorno non disse niente. Era il solito Naruto.

Rise, perché ricordava bene che quel giorno non credette che Sasuke se ne era andato.

Non lo aveva voluto capire e mentre passeggiava incurante per le strade di Konoha, si sentiva chiamare dal ragazzo e come da copione lui si girava, urlando al suo indirizzo tutto ciò che gli veniva in mente, non tralasciando mai il solito: Teme Sasuke!

Lo vedeva mentre scappava alle orde di ragazzine in piena tempesta ormonale.

Ed una lacrima scese mischiandosi al suo sorriso divertito nel ricordare certe scene, ma tentando comunque di non sentire l’urlo straziato del suo giovane cuore innamorato.

Lo vedeva mentre lui se ne stava bellamente nell’Ichiraku Ramen a mangiare e Sasuke, passando di lì, gli dava “dolcemente” della fogna per aver fatto fuori in meno di tre minuti la quinta ciotola di ramen.

Arricciò il naso trovando quell’epiteto molto poco carino anche rispetto al Dobe o all’Usuratonkachi.

Ma ogni volta che si voltava per dirgliene quattro, alle sue spalle c’era solo il vuoto o la gente che passava incurante dei suoi occhioni smarriti.

La notte del primo giorno venne la consapevolezza.

Solo nel suo letto caldo, pensò che sì, Sasuke se ne era andato lasciandolo solo e senza nemmeno avvertirlo.

E quella notte, abbracciato al cuscino, pianse di rabbia.

Il secondo giorno vide Sakura con le borse sotto gli occhi verdi arrossati dal troppo pianto.

Non le disse niente e fu lei a parlargli.

Gli rivelò di essersi finalmente dichiarata e di come Sasuke le avesse sorriso dolcemente per poi ringraziarla.

Pianse anche in quel momento, poggiando stancamente la fronte sulla spalla di Naruto per non farsi vedere in volto da lui.

Dopo aver passato la giornata a tentare di distrarsi, Naruto ebbe la seconda consapevolezza.

Qualcun altro aveva trovato le parole che lui non era riuscito a comprendere ed aveva ricevuto in cambio, anziché un secco rifiuto, un ringraziamento sentito.

Si buttò sul letto a peso morto, pensando alle parole della ragazza.

E quella notte, abbracciato al cuscino, pianse d’invidia.

Il terzo giorno rivide Sakura più calma e con una luce decisa nello sguardo.

Prese anche lui la sua decisione e dopo neanche 30 minuti era pronto per la spedizione per il recupero di Sasuke Uchiha.

...

E quella notte, abbracciato al suo cuscino, pianse dell’umiliazione di aver fallito e di dolore puro.

Aveva perso Sasuke per sempre.


Owari

Ringrazio chiunque abbia letto e chi, spero, sarà così gentile da dirmi la sua impressione in proposito.

Ringrazio in special modo Rekishi, che mi ha aiutata a revisionare questa Fic, invogliandomi a scriverla e sì, anche a pubblicarla, nonostante fossi molto reticente in proposito.

Se ve ne chiedete la ragione, non scomodatevi, sappiate solo che è molto – troppo – autobiografica, affinchè non ci abbia pensato sopra così tanto.

A presto

Kei

 
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