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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: VIZI E HOBBIES
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shoujo Ai
Autore: ayumi-suruwatari galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/03/2008 20:16:20

Crystal aveva un vizio a cui le coinquiline ormai avevano fatto il callo. Le prime volte però...
 
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VIZI E HOBBIES
- Capitolo 1° -

Titolo: Vizi e Hobbies
Autrice: Ayumi Suruwatari
Serie: Original
Disclaimers: Tutti i personaggi appartengono a me e sono maggiorenni (tranne tom...) Comunque è tutto inventato!
Rating: PG – verde
Genere: romantico, triste
Avvertimenti: Shoujo-ai e accenni shonen-ai
Dedicato a: la Bona che non leggerà mai XD
Note iniziali: allora, non chiedetemi perché l’ho scritta perché... non lo so. Non chiedetemi chi è la Bona perché non ve lo dirò comunque, non rompete le palle per l’argomento trattato, io l’ho detto che è shoujo-ai! Commentate tutto il resto. Ve ne sarei grata... Oh! Un ringraziamento speciale alla mia Beta Melani93 e ai Tokio Hotel che hanno fatto ‘Ich Bin Da’ canzone che ascoltavo mentre scrivevo sto schifo. Speriamo non si offendano! XD

Crystal aveva un vizio a cui le coinquiline ormai avevano fatto il callo. Le prime volte però, soprattutto per Nadja, era stato un trauma. Alle cinque di mattina, Crystal cominciava a girare per la casa. Nel pigiama più grande di lei, andava a bere un bicchiere di latte, andava al bagno e scendeva in palestra. Certo, non sarebbe stato un problema se Nadja non avesse avuto il sonno leggero e molta voglia di fare i capricci. Sì, perché quello del disturbo era un capriccio. Crys era silenziosa e non accendeva nemmeno le luci, ma a quanto pareva, il problema risiedeva proprio nel non schiacciare quel maledetto interruttore.
“Sembra di avere un fantasma che gira per casa!” Aveva urlato la rossa mesi prima, all’inizio di quella convivenza forzata. Kanako aveva ceduto subito alle lamentele di Nadja e Hilary se n’era lavata le mani. Conclusione, se Crys aveva intenzione di gironzolare per casa che almeno accendesse le luci.
E così aveva fatto. Non saltava un solo interruttore e, forse per dispetto, si dimenticava la porta del bagno aperta e la luce accesa. Peccato che il bagno desse sulla camera di Nadja che dormiva rigorosamente con la porta aperta.
Anche Hilary aveva il sonno leggero, o meglio, soffriva direttamente di insonnia e se dormiva lo faceva per poche ore. Curiosamente, Crys dimenticava sempre di accendere la luce del corridoio che dava alla camera della castana.
In ogni caso, Nadja si arrese all’evidenza: meglio un fantasma per casa che non dormire affatto per la luce!
E così, era la routine. Crys si alzava, andava in cucina e beveva un bicchiere di latte intero. Andava al bagno e scendeva in palestra. Il tutto dalle cinque di mattina. In palestra si cambiava e cominciava a tirare pugni al punch-ball. Finiva sudata e esausta. Ma sembrava risollevata.
Crys amava la lotta. O almeno, così pensavano tutti. In realtà lei la trovava un ottima valvola di sfogo.
Era assurdo, però la rilassava. Le dava la carica giusta per cominciare la giornata. Nessuno osava disturbarla. O alzarsi per farlo.

Anche quella mattina era così. Ma c’era una differenza, quel giorno: aveva messo della musica. Non le importava svegliare le, ormai, amiche. Anzi, aveva bisogno di una in particolare.
Quel giorno, tre anni prima, era morto suo fratello. Alle cinque di mattina.
Non aveva mai detto che quelli larghissimi erano i pigiami del fratello. Non aveva mai detto quanto avesse pianto per suo fratello. Non aveva mai detto che quello del fratello era stato un suicidio. Non aveva mai detto che lo sapeva. Non aveva mai detto che sapeva anche il perché del suicidio. E nemmeno lui l’aveva fatto. Si era ‘per sbaglio’ tagliato le corde vocali.
Amava il fratello. Ma non era andata al funerale.
Amava il fratello. Ma continuava a infangarne la memoria.
Amava il fratello. Ma lo insultava anche quel giorno.
Amava il fratello. Ma, se aveva bisogno di un volto nella box, il primo che compariva sul punch-ball era il suo.
Perché?
Perché se n’era andato, aveva buttato tutto all’aria e si era ucciso.
Perché aveva abbandonato lei, la mamma e lui.
Tom.
Quel piccolo angelo si era donato a suo fratello in totale spontaneità, innocenza e amore. Ma suo fratello era un vigliacco. Aveva paura di ciò che la gente avrebbe detto. Aveva paura del piccolo Tom.
Che poi tanto piccolo non era. Aveva quindici anni, solo tre anni in meno di Crystal. E dieci dal fratello della bionda. Era così sporco il loro amore?
Crys non sapeva dirlo. Non voleva dirlo. Perché lo sapeva bene cos’era quell’amore. La parola incesto era ancora stampata a fuoco nella sua memoria, nel suo cuore, nella suo anima, nel suo più totale ‘essere’.
Non la riguardava. Erano fratellastri lei e Tom. E da poco lo aveva conosciuto. Non sapevano nemmeno fossero parenti all’inizio della storia fra Tom e suo fratello. Tom era uno sconosciuto figlio di una madre puttana. Ma al fratello ciò non importava: il sangue era lo stesso al cinquanta percento.
Crollò a terra. Tirò pugni al pavimento, mentre le lacrime scorrevano liberamente.
Non sentì la musica cessare nel mezzo di ‘Wake me up (when septemper ends)’ dei Green Day, però sentì la sua voce.
“Sei così poco donna, in questo momento...!” un sussurro proveniente dalla penombra. Hilary era .
Con tutto quello che poteva significare.
Alzò di poco il volto e lo sguardo che teneva fisso al pavimento. Di lei vide solo i pantaloni rosa del pigiama. E poi, percepì le sue labbra a contatto con le sue guance. Leccava le lacrime e... chiudeva le ferite dello spirito. Le si aggrappò con tutto il suo esistere. Ora come ora lei era l’unica che la poteva salvare. La sola da cui voleva essere salvata. E scomparse suo fratello, cessò di esistere Tom, morì il tempo, si dissipò il luogo e non ci fu perché. Solo un bacio, leggero, a fior di labbra. Una piccola promessa, un granello di polvere della coda di una cometa.
Poi, il buio. Per entrambe.

La sua ragazza aveva un insolito hobby: portarle la colazione a letto. Non che le dispiacesse ma trovava che le sei di mattina fosse un orario assurdo per alzarsi. Almeno per chi cominciava a lavorare alle dieci. Si accoccolò di nuovo nelle coperte e ignorò bellamente il profumo di caffè che veniva dal comodino e si riaddormentò.
Si svegliò alle otto, con un gran mal di pancia dovuto alla fame. Stava morendo!
Si girò verso l’esterno del letto e trovò ancora lì caffè e cornetto alla nutella. Divorò l’uno e sorseggiò schifata l’altro: odiava il caffè freddo, ma in fondo era colpa sua, era stata lei a riaddormentarsi.
Da quando Crys si era trasferita nel suo letto aveva smesso di soffrire d’insonnia, anzi, sembrava stesse cercando di recuperare i tanti anni passati insonni.
Sorrise, erano state una la medicina dell’altra.
La amava, forse troppo. Sarebbe stata disposta a morire per lei... la vide trafficare in cucina, si appoggiò allo stipite della porta e sorrise prima di pronunciare un sussurrato:
“Sembri così poco donna con quei pantaloni!”
“I miei jeans stracciati non si toccano, soprattutto se devo andare a lavoro!” rispose ridendo l’altra, senza nemmeno girarsi. Hilary abbracciò Crys, ancora impegnata con i piatti, e le girò il volto nell’abbraccio, baciandola piano sulle labbra...


Note finali: che schifo! Capirò se lancerete pomodori, anzi, me li lancio da sola! Comunque, si tratta della mia prima shojo-ai, e, sinceramente non è il mio genere. Credo però che non sarà l’ultima (purtroppo per voi e me!). Vi prego lasciate comunque un commento ç_ç Aiutate ‘sta povera malata di mente a demoralizzarsi!!!
Saluti, Ayu!

 
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