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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LUNA CERULEA
Genere: Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: sawadee galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/03/2008 00:53:39

Negli anni 70 i primi casi di anoressia nervosa tra ballerine e studentesse universitarie. Un caso.
 
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LUNA CERULEA
- Capitolo 1° -


Luna cerulea.



I capelli lisci le circondano il viso.
E’ bella con i suoi occhi a mandorla, verdi e grandissimi.
Indossa un maglione sformato grigio, ha sempre freddo, eppure fa delle buffe facce alla piccolina che tiene in braccio.
La bambina le ride, ammesso che quella dei bambini così piccoli si possa chiamare risata.
Avrà sei mesi.
Giorgia è una mia amica.
Non è sposata.
Al massimo è spostata.
Pensa solo alla danza.
Solo a quello.
Al suo ruolo come “Luna” in un balletto, dove le altre sono le stelle del suo corteo.
E alla sua tesi di dottorato sui crimini nazisti contro gli handicappati.
Basta.
Non fa più nemmeno la spesa, la madia è vuota come in tempo di guerra.
Pesa meno, molto meno di quaranta chili per poco più di un metro e sessanta.
E’ bella, nonostante questo.
Dicono che la sua è la malattia del futuro, delle donne che non vogliono essere donne, ma solo perfette, non madri, non più.
Lei non è così.
Lei è una vera donna, anche se a volte lo nega.
Sono andato a prenderla all’aereoporto quando è tornata dalla Germania, dove aveva scartabellato gli archivi.
Camminava a stento.
Sembrava uscita da uno di quei campi che studia.
Eppure mi ha sorriso luminosa, non appena mi ha visto, quando è uscita con un cappotto da bambina in cui sguazza.
Mi sono chiesto come si reggesse in piedi.
Non avevo capito che la situazione potesse essere tanto grave.
Ho litigato con la mia ragazza per stare un po’ con lei.
Ora siamo a cena da una sua amica e non ha toccato cibo.
Dimentica di mangiare per scrivere.
Le manca poco.
Due capitoli al massimo.
Ma è già svenuta varie volte.
Non vuole mollare.
Sa tutto su Mendele & co.
Va al lavoro, e non capisco di come non si senta male.
Forse si accascerà morta e non sarà un morto di fame come quando i nostri ci raccontano della guerra, bensì la mia migliore amica.
In America, ho letto, è già morta qualche adolescente stupida per dieta.
Ma Giorgia non era stupida, lei è brillante, intelligente, coltissima.
E non aveva bisogno di nessuna dieta, era magra di suo!
Mi sorprendo a pensare a lei spesso già al passato.
Ma ora sembra serena, con la sua amica e con la bimba sulla pancia.
La bimba della sua amica.
E’ materna Giorgia.
Lo è anche con me.
Maledico la tesi di dottorato che le hanno assegnato.
La sta risucchiando.
Sta morendo di inedia, e non capisco.
Non capisco.
-Finchè non finisco la tesi, non posso morire.-
Me lo dice quasi a provocazione, in piena notte, una sera che mi fermo a dormire da lei.
E mi viene voglia di picchiarla.
Ma è uno scricciolo.
E mi limito ad andare in bagno a piangere.
Un aborto spontaneo può ridurre così una persona?
Sì, se il padre le ha detto che non solo non era suo, ma che non credeva lei fosse incinta.
E, pur medico, ha aggiunto:- E se, poi, è malato, come penso visto le tue scarse abitudini al pudore, devi abortire, i malati cronici devono essere lasciati morire.-
E Giorgia si è chiusa nel suo mutismo con lui.
Ha chiuso.
Definitivamente.
Ora gioca con una bimba e so che pensa a chi non tiene tra le braccia.
Si è lasciata distruggere.
O forse ne voleva solo la scusa, come mi ha detto quasi scusandosi.
Non la riconosco quasi.
Era vivace, allegra, esuberante.
E poi, lui.
Stava bene i primi tempi.
La vedevo serena.
Quasi due anni di storia.
Quasi.
Finita.
Dopo infinite umiliazioni.
Incinta.
Sola.
Con in mano solo un dottorato e opzioni lavorative.
E non poterlo dire a casa, perché saremo negli anni 70, ma i suoi sono cattolici.
Ha perso il bambino.
Anzi, la bambina, al terzo mese, ed era un feto malato, con malformazioni.
La ha persa.
Ha perso sua figlia.
E l’allegria, tranne quando gioca con altri bambini.
Ma pensa al suo, lo so benissimo.
Mi fa star male vederla così.
Sono otto anni quasi che la conosco.
E sto con lei di notte, quando scrive, quando anche io scrivo.
E la guardo sorridermi.
Sempre gentile.
Come un angelo.
E continua a giocare con la bambina.

E’ notte.
Vanitoso ceruleo astro ti specchi nella mia finestra..
E io non riesco a dormire pensando a lei che ti ha interpretato in teatro.
Veli d’argento su un corpo impalpabile, più dei veli.
E squilla il telefono:- Ciccio, ho finito! Ho corretto tutto.-
Perfezionista.
Non era così perfezionista.
Ma la tesi è grandiosa.
Vado da lei, l’ultima frase era una spia:- Non mi sento tanto bene.-

La trovo in vestaglia, con un felpone.
Siede vicino alla finestra, i fogli elegantemente impilati accanto a lei, la olivetti lì, sulla scrivania.
E’ pallida, con delle occhiaie spaventose.
- Eccola.-
La indica orgogliosa.
- Ce la fai ad andare sul letto?-
- Sì.-


Eppure vacilla.
Mi ritrovo ad abbracciarla.
E mi chiede di dormire con lei.
La sento piangere mentre mi abbraccia.
Rimango con lei.
Sdraiato sul letto, mettendo un pigiama che ho di emergenza a casa sua.
E sento la sua schiena contro l’addome.
Le ossa che escono fuori.
Eppure il fuoco non glielo ha tolto nessuno.
Nessuno.
Mai.
La dignità.
La testa alta.
La vedo ballare.
E’ bellissima.
E’ bellissimo anche il mucchietto d’ossa che tengo tra le braccia.
Sarà perché siamo amici e la conosco bene e la sua determinazione mi rende fiero di esserle amico.
Parla prima di dormire.
- Posso sentirmi male ora. Ma ho deciso di uscirne.-
- Scusa?-
- Guarda nella dispenza.-
Vado a guardare, portandola in braccio.
Pane.
Pane.
E sale.
E del latte.
I cibi semplici.
Ma la madia era sempre vuota prima.
Pane e sale.
Latte.
Capisco che ora non morirà di inedia.
E che, come ha deciso prima di arrivare a pochi passi da una linea sottile, ora non la valicherà mai e tornerà a sorridere.
Lo sussurro mentre si addormenta.
- Ci sarò per aiutarti. Quando farà freddo.-





 
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