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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Saiyuki
CrossOver: Ranma 1/2
Titolo Fanfic: RYOGA E IL REGALO DI NATALE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: crilu galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/04/2003 10:24:59

su jm questa mia fiction è stata pubblicata per metà! chissà perchè! eccola per intero!
 
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- Capitolo 1° -

Fan’s Fiction
Di Nicoletto Cristina
Ryoga e il regalo di Natale

Il fiato che esce come nuvolette di vapore dalle piccole e infreddolite bocche dei passanti che additando qualche vetrina, camminano per le strade in cerca dei regali di Natale per i loro cari. Coppie di amiche che spettegolano su questo e quello girando per i negozi, guardando con l’aria apparentemente interessata ogni oggetto, rovistando nei cassoni delle cose economiche.
Tutti si danno un gran da fare per i regali di Natale.
Anche Ryoga quest’anno vuole trovare un bellissimo regalo per la sua Akane!
Che belli i pacchettini colorati con tutti quei nastri scintillanti che le commesse confezionano, e tutte quelle lucette variopinte che s’accendono ad intermittenza creando piccoli arcobaleni sui vetri dei negozi… è tutta una festa di colori, musica e sentimenti!!
E Ryoga cammina, cammina, si ferma ad ogni vetrina per vedere se gli viene un’idea su cosa regalare alla sua cara Akane: vuole trovare un regalo che la sorprenda, un regalo prezioso che superi ogni immaginazione, un dono più bello di quello che le farà Ranma!! Ma non sa proprio cosa potrebbe essere adatto!!!
Ryoga: - Ormai non sento più i piedi… sto camminando da tantissimo tempo… e comincio anche ad aver freddo! Entrerò in un Bar a prendere qualcosa di caldo!
In fondo alla strada vede un immenso albero decorato di luci multicolori e musicali, Ryoga s’incanta a guardarlo… sta col naso per aria qualche minuto e poi dice: - Ho trovato! Le regalerò un albero grande come quello! Adesso entro in questo Bar e chiedo quanto costa!
Spinge la porta del bar per entrare, e il campanellino che avverte dell’entrata di un cliente, fa il suo tipico tintinnio. Ryoga si guarda attorno, tutti hanno addosso dei vestiti così eleganti, molto diversi dai suoi e si sente osservato. Il barista lo guarda e con un fare canzonatorio gli rivolge la parola: - Ragazzo cosa vuoi? Guarda che è Natale, non Carnevale… come sei vestito?
Ryoga: - Che cos’ha il mio abbigliamento di strano, sono sempre così!!
E alle parole di Ryoga si sentì una risata di tutti i presenti, tranne che di una dolce ragazza che seduta ad un tavolino da sola, stava sorseggiando una cioccolata calda.
Barista: - Insomma ragazzo, che vuoi? Perché te ne stai lì sulla porta e ti guardi attorno? Vuoi qualcosa o no?
Ryoga: - Sì, vorrei sapere quanto costa quell’albero gigante in fondo alla strada! Lo vorrei regalare alla mia Akane!
Al che, tutti si misero a ridere di gusto! Ryoga divenne tutto rosso e deglutì imbarazzato. Ma la ragazza al tavolino lo guardava sorridendo appena appena.
Il barista quando ebbe finito di ridere disse: - Ho capito sei appena uscito di manicomio!! Senti, è meglio che te ne vai!
Ryoga: - Ma che ho detto di male? Ho solo chiesto un’informazione! Lei è un maleducato!
Barista: - Senti ragazzo, è meglio che te ne vai con le tue gambe prima che ti butti fuori io!
Ryoga digrignando i denti si girò e uscì di fretta dal Bar.

Il nostro simpatico personaggio camminò per raggiungere il gigantesco albero e si mise lì a chiedere a tutti i passanti se sapevano quanto costava! E tutti si mettevano a ridere oppure gli passavano alla larga e lo guardavano male!
Poi, una vocina dolce sentì alle sue spalle dire: - Questo albero non lo puoi comprare, non è in vendita.
Era la ragazza che prima stava nel bar a bere la cioccolata.
Ryoga si girò, e rimase incantato a guardare quel tenero e delicato viso della ragazza, e lei, dopo una breve pausa, riprese: - Questo è l’albero della piazza, qui domani i bambini del coro canteranno le canzoni di Natale e Babbo Natale distribuirà i doni agli orfanelli. Non puoi portarlo via.
Il ragazzo continuava a guardarla con ammirazione: la sua pelle così candida e il suo esile corpicino avvolto in un caldo cappotto rosso contornato di soffice pelo bianco. Stava composta davanti a lui con le labbra leggermente in sorriso e si teneva le mani l’una con l’altra, coperte da dei guantini bianchi. Era proprio bella!
La dolce ragazza rimase a guardarlo un po’ e poi gli chiese: - Come ti chiami?
Lui si ridestò e riuscì a risponderle con la voce un po’ tremante dall’imbarazzo: - Ryoga… e tu?
Lei: - Io sono Sara Morris… Ryoga, non ti ho mai visto da queste parti, di dove sei?
Ryoga: - Veramente, credo di essermi perso un’altra volta, io non ho molto senso dell’orientamento… vedo tanta gente strana… tutti vestiti diversamente da me… Dimmi tu dove siamo!
Sara: - Qui siamo a Londra.
Ryoga: - AAAAAAAAA Londraaaa!!! Ma io sono giapponese!!!
Sara: - Non vorrai mica dirmi che hai camminato fin qui dal Giappone?!!
Ryoga: - Veramente ho anche nuotato…
E all’improvviso lo stomaco di Ryoga lanciò la sua protesta: AVEVA FAME!!
Sara sorrise, : - Lo credo bene che tu abbia fame, con tutta la strada che hai fatto! E avrai anche freddo, quei vestitini che indossi non possono tenerti caldo, e ormai si sta facendo sera… vuoi venire a casa mia? Così potrai mangiare qualcosa di caldo e vedrò di darti una giacca. D’accodo?
Ryoga con le lacrime agl’occhi dalla felicità, rispose: - Tu sì che sei gentile… mi hai commosso! Vengo con te… ma come faccio per prendere il regalo ad Akane?
Sara: - Akane è la tua fidanzata?
Lui divenne tutto rosso e scosse la testa… : - No… no… Akane non è la mia fidanzata… ma lo vorrei…!
Sara: - Ho capito, le volevi fare un bel regalo per conquistarla! E tu volevi comprarle un albero di Natale enorme! Sarei stata felice anch’io di un regalone così!! Ma ora andiamo a casa mia… con lo stomaco pieno e al calduccio, si ragiona meglio: ci verrà in mente qualcosa più tardi!

I due ragazzi così camminarono, l’uno accanto all’altro, verso la casa di Sara. Il nostro Ryoga si guardava attorno e tutti i passanti non potevano non notare quello strano tipo, vestito in quello strano modo… e Sara sorrideva nascondendosi la bocca con il palmo della mano destra.
Finalmente arrivarono a casa di Sara che si trovava vicino al suo ex collegio, dove aveva passato tanti momenti spiacevoli, ora la vecchia direttrice non c’era più, ma delle allieve se ne occupava una nuova direttrice molto buona. Sara abitava nel palazzo accanto, assieme all’ormai anziano amico del caro papà defunto. Si trovava bene con lui, e a volte le scappava di chiamarlo “PAPà” e lui sorrideva contento.
Sulla porta, ad accogliere Sara, c’era come sempre il suo caro cagnolino “Poker”, trovato per strada senza un padrone tre anni prima. Era un cagnolino buffo, cresciuto poco, ma molto affettuoso.
Poker cominciò a scodinzolare forte e ad alzarsi su due zampe per appoggiarsi sulle gambe della ragazza per rubarle una carezza…
Sara come sempre gli grattò la testolina e gli rivolse un saluto. Poi gi girò verso Ryoga e lo invitò ad entrare.
La casa profumava di pulito e niente era fuori posto. Un arredamento in stile ‘800 e tutto infondeva un certo ordine. Sara, muovendosi con educata eleganza, portò Ryoga in un salone enorme, dove il pavimento era coperto da splendidi tappeti e l’ambiente era così confortevole al tepore del caminetto acceso che chiunque si sarebbe rilassato. Invitò il ragazzo a sedersi in una delle due poltrone di velluto rosso al centro della stanza e gli disse: - Rimani lì comodo un momento che ti faccio portare un tè caldo. E il piccolo cagnolino Poker che li aveva seguiti fin lì, sparì con la ragazza dalla porta.
Ryoga si guardava attorno incuriosito, cominciò a fissare ad uno ad uno i quadri appesi alle pareti, raffiguranti paesaggi di ogni tipo, gli sembrava un ambiente così strano messo a confronto con il suo Giappone; però si sentiva a suo agio.
Dopo una decina di minuti una cameriera apparve alla porta con in mano un vassoio con due tazze di tè fumante, lo guardò, gli sorrise e poi disse, poggiando il vassoio sul tavolino davanti al ragazzo: - La signorina Sara scende subito.
Detto questo la cameriera se ne andò.
Infatti Sara riapparve da quella porta, si era tolta il cappotto e i guanti e ora si potevano vedere le sue delicate e pallide manine sbucare dalle maniche di un semplice, ma elegante, abitino di lana blu.
Sara: - Mi siedo anch’io a bere una tazza di tè caldo, ci vuole proprio dopo una camminata al freddo. Questa sera rimani a cena, vero? Non puoi certo tornare in Giappone con questo freddo!
Ryoga: - Accetto volentieri, sei così gentile… Però per Natale devo tornare a casa e portare il regalo ad Akane!
Sara: - Oggi è il 23 Dicembre… come farai ad arrivare in tempo? Se vuoi ti prenoto un posto in aereo?!
Ryoga: - No, ce la farò correndo! Sono allenato!
Sara: - Ragiona Ryoga… è pericoloso, specialmente se sai di non avere molto senso dell’orientamento!
Ryoga: ce la farò, per Akane cela farò!
La ragazza sorrise e finì di bere il suo tè.

Fuori era ormai già tutto buio e Sara andò alla finestra, scostò le tende e guardò dal vetro…
Sara: - Vieni qui Ryoga, vuoi vedere che belle che sono le lucette colorate del mio albero che ho fatto in giardino?
Il ragazzo si la raggiunse e guardò fuori con lei…
Ryoga: - E’ vero, è bellissimo! Credo che Akane sarebbe contenta di averne uno così!
Sara: - Nel salone al secondo piano ne ho fatto un altro… è per la mia bambola, un caro ricordo del mio papà… ti faccio vedere anche quello.
Ryoga: E quello lo posso portare a casa per regalarlo ad Akane?
Sara: - Che buffo che sei… – sorrise – vuoi proprio regalarle un albero a tutti i costi… Seguimi, te lo faccio vedere!

Anche i gradini erano coperti da una lunga corsia e il rumore dei passi ne venivano attutiti per provocare un rumore sordo, come se non si volesse svegliare qualcuno.
Ecco un altro grande salone, ancora più bello, riscaldato dal caminetto acceso che diffondeva, oltre che al calore, anche un alone luce dorata che si confondeva con le luci dell’albero che si trovava proprio in centro alla stanza.

Ryoga: - Questo è ancora più bello!
Sara: - Sono contenta che ti piaccia. E questa è la mia bambola, preziosa più di una sorella… - e prese in braccio una bellissima bambola di porcellana che se stava adagiata su una poltroncina accanto all’albero – me l’ha regalata mio padre… prima di andarsene per sempre…
Gli occhi della ragazza si fecero lucidi e trattenne a stento le lacrime. Ryoga la guardò intenerito…
Ryoga: - Mi dispiace…
Sara: - E’ meglio non pensare a cose tristi ora… pensiamo ad un regalo per Akane. Non puoi portare in Giappone un albero, lo rovineresti per strada… - Sara guardò la sua bambola intensamente, come se aspettasse che le dicesse qualcosa… - che ne dici di regalarle una bella bambola come la mia! Quando papà me la regalò ne ero così felice, lei mi parlò dalla vetrina, ma Priscilla non era in vendita, e quello del negozio non voleva darmela… ma poi…
Ryoga: Priscilla è riuscita a venire con te!
Sara guardò il ragazzo teneramente… : Sì, Priscilla voleva me come mamma… Troveremo anche per Akane una bambola così, e vedrai che Akane la terrà sempre con se, e ogni volta che la guarderà, penserà alla persona che gliel’ha regalata, cioè tu…
Ryoga: - penso tu abbia avuto un’idea splendida, non potrei farle un regalo migliore! Akane penserà sempre a me!!! Ranma non potrà farle un regalo più prezioso del mio!!!
Il ragazzo pronunciò quelle parole con un’enfasi sempre più crescente e Sara non poté fare a meno di sorridere con simpatia, contenta di vedere che Ryoga ora era felice di aver trovato un regalo adatto per la sua amica.

Nella stanza intanto era entrata la cameriera che con calma e gentilezza aveva annunciato che la cena era pronta in tavola.

Sara: - Vieni Ryoga, andiamo a cenare, così conoscerai anche una persona alla quale voglio molto bene, è un amico di papà… è lui che si prende cura di me da quando sono sola… è una persona speciale... E domani mattina, dopo una bella dormita e un bagno caldo, andremo in un bel negozio a prendere la bambola di Akane! Ok?
Ryoga annuì e andarono a cenare.

Il sole illuminava, con una luce fresca, il cielo di un azzurro pallido… l’aria pungeva dal freddo ma Ryoga era felice al tepore della giacca a vento che Sara le aveva regalato. E i due amici, tenendosi a braccetto, uscirono di casa alla ricerca di una bella bambola per Akane.
Sara: - Andremo in un vecchio negozietto nella parte antica di Londra, lì a volte ci vado per comprare dei vestitini alla mia Priscilla. La negoziante è una signora anziana molto gentile… pensa che a tutti i clienti regala un biscotto buonissimo che fa con le sue mani… è una signora molto buona…

Camminarono per le viette, e ogni tanto si fermavano a guardare tutte quelle belle cose che stanno nelle vetrine a Natale… le luci, gli addobbi… i biscotti a forma di Babbo Natale… i nastri colorati… le stelline che s’accendono e le commesse dei negozi con il tipico cappellino rosso delle Feste… Com’è tutto bello a Natale… sembra quasi di respirarlo e di venirci avvolti…
Arrivarono alla “Old Dolls House” e ad accoglierli fu un’anziana signora dai capelli grigi raccolti in una retina sulla nuca. Sorrideva e camminava un po’ curva dal peso dell’età. Aveva uno sguardo amico e le guance rosee. Il suo nome era Donna Rose e sembrava quasi venire dalle favole…
Donna Rose: - Oh, ciao Sara, sei venuta a trovarmi! Come sono contenta!
Sara: - E ti ho portato anche un amico, Ryoga. Vorrebbe trovare una bambola per una sua cara amica. Sai ha fatto un viaggio molto lungo, viene dal Giappone, e non può tornare a mani vuote…
Donna Rose: - Bene, è venuto nel posto giusto… troverà la bambola che la sua amica amerà per sempre. Intanto mangiate un biscotto, li ho fatti questa mattina presto, sono buoni…
Sara prese un biscotto e disse: - Oh, Donna Rose, i tuoi biscotti sono sempre buonissimi. Grazie. Ryoga assaggiali!
E così, gustandosi un biscotto, Ryoga cominciò a guardare le bambole di ceramica ad una ad una… Sara faceva lo stesso, con le mani dietro alla schiena, girava per il negozio invaso da mille faccine di ceramica, una più bella dell’altra!
Sara: - Ryoga, per trovare quella giusta… devi lasciare che ella ti parli… deve essere LEI a scegliere te.
Ryoga: - Come può parlarmi una bambola?
Sara: - Lo capirai…
Infatti, dopo qualche minuto, Ryoga rimase incantato davanti al viso dolce e malinconico di una bambolina dai capelli neri che scendevano sulle spalle di un abitino di velluto rosso. Le sue manine erano bianchissime e sembravano voler chiedere un abbraccio.
Ryoga: Non ti sembra che quella bambola ti assomigli, Sara?
La ragazza rimase stupita… : - Assomiglia a me?
Donna Rose si avvicinò ai due ragazzi, li stava ascoltando, : - Sì, infatti quella bambola si chiama proprio Sara… hai buon gusto ragazzo. Quella è una bambolina che ho da tanti anni qui in negozio, è molto preziosa, fa tanta tenerezza e sta aspettando che la persona giusta la porti a casa.
Ryoga: - Costa molto?
Donna Rose: - Tu quanto puoi darmi?
Ryoga si frugò nelle tasche e tirò fuori tutto quello che aveva: poche banconote di YEN sgualciti e qualche monetina.
Sara: - Ryoga, la nostra moneta non è lo YEN!
Ryoga: E adesso come faccio?
Donna Rose: - Dammi il tuo ombrello, lo terrò qui in negozio in tuo ricordo e mi riparerà nelle lunghe giornate piovose. In cambio puoi portare alla tua amica la bambolina, Sara ha bisogno di una casa e di affetto. Prendila pure!

I due ragazzi ringraziarono l’anziana donna e uscirono dal negozio.
Sara: - Te l’avevo detto che Donna Rose era una signora molto gentile, io la considero come una nonna!
Ryoga: - Hai ragione. Grazie di avermi portato in questo negozio e di avermi trovato un regalo per Akane, sono sicuro che lei ne sarà contentissima! – Ryoga guardò il cielo - … e ora è giunto il momento che io parta, il viaggio è lungo e Akane mi aspetta!
Sara divenne triste: - Te ne vai di già?
Ryoga: - Sì, devo andare…
Il ragazzo la guardò dritta negli occhi un istante e poi, di sorpresa, le diede un bacio sulla guancia per poi correre via…
Sara rimase lì immobile, non riusciva a dire una sola parola e guardava divenire sempre più piccola la sagoma dell’amico che si allontanava dalla sua vista. Sapeva che non lo avrebbe più rivisto e questo la rendeva molto triste.

Piccoli fiocchi bianchi e silenziosi cominciarono a scendere da quel cielo di un colore uniformemente grigio chiaro. Sara alzò lo sguardo e i fiocchi cristallini si appoggiarono sul suo viso sciogliendosi piano. Stava nevicando.
La ragazza cominciò a camminare verso casa, pochi passi e poi si girò verso dove Ryoga se n’era andato… e fra se e sé disse: - Buon Natale Ryoga, mi mancherai… addio… - e riprese il cammino a piccoli passi verso casa, mentre un soffice mantello bianco stava coprendo piano piano ogni cosa… e ogni suono sotto la neve si attutiva, immergendo tutto nel silenzio, come per regalare un Natale di magia alla dolce Sara…

**Buon Natale **

di Nicoletto Cristina “Crilù”
Tribano (Pd)

 
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