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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: DARK SOUL
Genere: Drammatico, Dark
Rating: Per Tutte le età
Avviso: OOC, AU, What if? (E se...)
Autore: darkness-89 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 31/01/2008 21:57:46

A volte la vita ci costringe a fare delle scelte. Non sempre sono quelle giuste. Ma dopo non si torna indietro.
 
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PROLOGO: - DEATH IN MY SOUL –
- Capitolo 1° -

Dark Soul
Prologo:
- Death in my soul -

Avanzo lento nelle tenebre, il mantello color inchiostro mi avvolge tetro il corpo, i guanti di pelle nera non lasciano scorgere nemmeno un l'ambo della pelle diafana.
Le mie iridi di piombo scrutano atoni l'ambiente circostante, fredde. Gelide.
Appaiono come privi di sentimenti, di emozioni.
Emozioni.
Mi sono sempre chiesto cosa sono queste emozioni, sentimenti che ti scuotono dal profondo, gesti irrazionali provocati da questi sentimenti, da queste emozioni.
Sentimenti che ti rendono schiavo. Marionetta del destino avverso, del fato beffardo.
La razionalità buttata al vento come polvere, le difese mentali abbassate, inesistenti.
Io non sono mai stato schiavo, non ho mai provato sentimenti, emozioni.
Il firmamento ha assunto una tonalità di un nero abisso, le fulgide stelle - come affogate in quel cupo colore - sono invisibili e Selene è coperta da nere nubi il cui profumo sa già di tempesta.
Lo sento nell'aria.
Sento la lieve pressione delle prime gocce di pioggia sul mantello, aghi d'argento pronti a penetrarmi cinici, cadere lente - in un lento di cui conoscono a menadito i passi - sul terreno, trasformandolo in fanghiglia.
Ghigno. Nessuno mi può vedere, una maschera d'argento mi copre il viso, solo gli occhi sono visibili, di quel colore d'amianto. Cammino, un'ombra nella notte. Lugubre e sinistro. Invisibile all'occhio.
Un tuono scuote il cielo, rombando rabbioso e scendendo rapido a terra, illuminando per un istante solo il paesaggio cupo del suo intenso colore dorato, che spacca con intensità il nero uniforme del cielo notturno. Lo ignoro, indifferente al fenomeno.
Perché a volte l'indifferenza è peggiore dell'odio.
Perché l'odio ferisce, certo. Ma l'indifferenza uccide.
Nessuno lo sa meglio del sottoscritto, me l'hai insegnato tu, d'altra parte.
Sei stata un'ottima insegnante, e anche un'ottima attrice, bisogna riconoscertelo.
Avanzo nel viottolo in ciottoli, i miei stivali sporchi di fango.
Li dovrò buttare....poco male...
Raggiungo la porta in legno pregiato. Speri di poterti proteggere? Stupida.
All'Oscuro Signore non si sfugge. E' come un'ombra che si cela nell'ombra, un serpente velenoso pronto a mordere in qualsiasi istante. Infilo sicuro la mano all'interno del mantello, rovistando calmo all'interno, per poi estrarre
una bacchetta scura.
Alhomora.
E' un pensiero; una luce dorata; la serratura aperta.
Entro nell'abitazione a due piani, solo oscurità all'occhio.
Lumos.
Un raggio di luce esce dal legno, un serpente dorato nel nero pece della tenebra. Scruto atono l'ambiente circostante, completamente fermo, gli occhi guizzanti l'unico movimento nel corpo, escludendo l'alzarsi e l'abbassarsi del torace a ogni respiro.
Non c'è nessuno...
Inizio a camminare lento verso quello che parrebbe un salotto: vi entro.
Nessuno, nessun rumore, nessuna luce. Solo ombra e silenzio.
Il camino in marmo rosa è spento, i mobili in ebano sono coperti da fine polvere color acciaio, come le pareti e il pavimento in pietra. Il lampadario laccato d'oro è privo di luce, i tappeti sono rovinati da animali e dal tempo impietoso. Impreco mentalmente.
Improvvisamente, delle lievi note di pianoforte giungono alle mie orecchie.
Ghigno malefico.
Cammino fino alle scale scricchiolanti, per poi cominciare a salirle, con passo lento e
deciso, mentre il debole eco dei tacchi degli stivali risuona cupo.
[Tum. La morte ha il passo pesante]
Arrivo al piano superiore, da sotto una porta sbarrata si fa largo una falce di luce argentata, come quella di Selene. Nox.
La luce della mia bacchetta scompare, cancellata da un pensiero.
Appoggio la mano sul pomello in ottone, girandolo lentamente, come a voler assaporare appieno questo momento. Scotta, ma non ci faccio caso.
Apro lentamente la porta - lasciando entrare una brezza gelida nella stanza, fiocamente illuminata - e permettendo al mio mantello nero di scivolare per primo oltre la soglia, oltre il mio sguardo adamantino.
Un pianoforte - color ebano - spicca nitido sulle pareti bianche, i tasti bianchi neve risaltano brillanti, fulgidi. La luce argentata - proveniente da una vecchia lampada consumata - illumina la tua pelle perlacea, china su uno spartito ingiallito dal tempo, le pagine stropicciate, sgualcite in più punti.
- Draco -
E' un sussurro, ma lo sento bene. Mi conosci. Mi chiami. Mi saluti.
Mi scruti calma con le tue iridi d'oro liquido, i lunghi capelli color nocciola ti ricadono
morbidi come seta sulle spalle scoperte, un abito bianco neve stringe gentilmente i fianchi
e mette in risalto le tue forme generose, scarpe argentate cingono i tuoi piedi minuti. Sei bella, lo sai mezzosangue? Qualcuno te l'ha mai detto?
Non importa, io non lo farei comunque.
- E' un piacere vederti. -
Sorridi, un sorriso in cui la gioia è scomparsa, un sorriso privo di emozioni.
Così simile al mio...
- Mi devi far vedere lo smeraldo? -
Chiedi asciutta. Ghigno.
- Sei la persona più importante nell'Ordine, dopo lo sfregiato, sanguesporco. -
Dico, un perfido sorrido sulle labbra violacee.
Non sono qui per quello invece. Non solo, almeno.
Mi hai ingannato sanguesporco.
Mi hai manovrato come un burattino nelle tue mani esperte, nascosta nell'ombra tiravi i tuoi fili argentati. Hai fatto il doppio gioco con noi, mezzosangue, noi, mangiatori di morte.
Questo non te lo possiamo perdonare, io per primo.
Tu pagherai per il tuo inganno, mezzosangue.
Non arriverà nessuno in tuo aiuto questa volta, o No. Nessuno.
Non ci sarà nessuna lenticchia che morirà per te questa volta.
Non ci sarà nessuno sfregiato che ti permetterà di scappare.
Pagherai sanguesporco, con la vita, s'intende.
Morirai Granger, oh sì, morirai.
Ringrazia che sia io a macchiarmi del tuo sangue: forse sarò rapido.
- Me lo aspettavo... -
Ridi innocente, una risata cristallina come può esserlo solo l'acqua alla sorgente di un fiume. - Si dice sia uno spettacolo bellissimo, peccato lo si possa vedere una sola volta nella vita... - Sussurri, gli occhi rivolto verso le travi del tetto, sognanti.
Mi avvicino lentamente alla finestra aperta, il rimbombo dei miei passi tra le pareti è nitido e cupo, l'oscurità e il diluvio imperversano all'esterno.
I miei occhi - due brillanti stelle d'acciaio, così simili a quelle che compongono la costellazione di cui porto il nome - osservano scocciate... [tristi?]
...il manto notturno.
- Mosmorde. -
Dico freddo, come privo di sentimenti.
La bacchetta puntata minacciosa contro il cielo burrascoso.
Un lampo verde intenso, poi un teschio si delinea sinistro sul manto notturno, un serpente smeraldo esce dalle fauci del cranio, saettando tra le nubi scure sinuoso e tetro.

Ti guardo con le mie iridi, due schegge adamantine, gelide prigioni in cui morire. Non ti batterai, lo so. Mi hai sfidato innumerevoli, sconfinate volte.
Ma non oggi. Non ora.
Ti senti sporca di sangue per tutti quelli che si sono sacrificati per te, vero?
Non vuoi che questa strage continui, non è forse così?
Per questo mi hai detto dove trovarti. Ne sono certo.
Sappi questo mezzosangue: il tuo sacrificio sarà inutile.
- Sei pronta? -
Chiedo; domanda stupida. C'è forse qualcuno pronto a morire? Non credo. I cosiddetti "Buoni" hanno troppa paura della morte, paura di abbandonare i propri cari, i propri amici. I "Malvagi" non vogliono perdere tutto il potere acquistato solo per la morte, ne hanno il terrore allo stato puro. Forse per questo la spargono con tanta facilità...
Ma io cosa sono?
"Buono"?
"Malvagio"?
Forse entrambi.
Forse nessuno dei due.
E poi chi decide cos'è giusto e cos'è sbagliato?
Il bene e il male sono concetti astratti, relativi al punto di vista personale dell'individuo. Pensiamo solo agli auror, avvolti in quei mantelli neri così paradossalmente simili ai
mangiamorte, solo una "A" dorata a distinguere l'inferno dal paradiso.
C'è forse differenza?
- Procedi. -
Mi dici sicura, fiera e orgogliosa come sempre, ma so che non sei pronta per morire,
nessuno lo è. Mai.
Sorrido. Quanto siamo simili....
Orgogliosi, superbi, intelligenti, fieri e sicuri di noi stessi, delle nostre capacità. Solo il sangue ci divide: il mio è oro liquido, il tuo fango sporco.
Ti punto al petto la bacchetta, un movimento calcolato e deciso, compiuto centinaia, forse migliaia di volte. Le tue braccia stringono convulsamente la vestaglia, le gambe accavallate in una posa provocante non certo desiderata. Ma il viso rimane disteso e calmo, quasi sorridente, come se fosse una giornata luminosa
di metà Aprile e in programma, ci fosse una visita a Hogsmeade, come quando eravamo a Hogwarts. Ma ora non siamo a Hogwarts, ora non siamo a scuola.
Ora siamo in guerra. Tutto vale in guerra e in amore, nessuna fottuta regola.
Quelle regole che hai rispettato con scrupolosità per sette lunghi anni, le stesse regole che io ho infranto dal mio primo ingresso al Castello.
E' così brutto non avere regole, mezzosangue?
Non avere limiti, al di fuori di quelli che ci imponiamo noi stessi?
Non avere regole vuol dire essere liberi, volere nell'immenso azzurro del cielo come un rapace. Spiegare le ali e librarsi in volo, il vento sferzante contro il viso, l'aria pura nei polmoni, i battiti del cuore resi frenetici dall'adrenalina presente nel sangue.
Essere liberi. Senza cancelli e serrature, senza pregiudizi o altro.
Ma noi siamo veramente liberi?
Non credo. Siamo in guerra.
Le parole all'ordine del giorno sono morte e distruzione, disperazione e schiavitù. Schiavitù. Forse anch'io sono schiavo, chissà....

Addio, Mezzosangue.
- Avada... -
Addio Granger.
- Ci rivedremo presto... -
E' un sussurro, ma lo sento distintamente, mille gocce salate mi stuzzicano subdole l'occhio, ma gli impedisco di scivolarmi sulle guance. [Inciamperesti nella tua danza con la morte]
Sento la sua voce rimbombarmi sinistra nella mente, in un eco che, lo so, mi accompagnerà fino alla fine. Di tutto. Qualcuno mi chiederà: perché?
Perché?
Perché mi è stato ordinato.
E ancora, puntando il dito accusatore: perché hai eseguito?
Perché la mia anima è nera, come questa notte che ha già il sapore di morte.
Perché il mio sangue è nero, come l'inchiostro.
Perché il mio sangue ribolle ogni secondo della mia esistenza.
Un'esistenza al limite dell'umano, trattato come una bestia, marchiato come essa.
[Perché sei un vigliacco. E non hai nemmeno il coraggio di ammetterlo] Perché, in fondo, io non sono un Malfoy.
Non lo sono mai stato. Non lo sarò mai.
Dei Malfoy ho solo il nome.
Dei Malfoy ho soltanto l'aspetto.
In fondo, io sono sempre stato, nient'altro che un Black.
- È una promessa. -
- ...Kedavra. -
Qualcuno mi chiederà, scrutandomi torvi: cos' hai provato? Cos'hai sentito?
Cos'ho sentito?
Ho sentito il cuore squarciarsi.
[Hai scoperto solo questa notte di averlo ancora, dopo così tanto tempo che l'avevi relegato nell'abisso della tua stessa mente] L'anima mutilarsi.
[Una sensazione che conosci ormai da tempo, ma solo questa notte hai capito quanto in realtà faccia male] La mia essenza annullarsi nell'abisso della consapevolezza.
[Di essere un assassino. Dopo migliaia di vittime, la tua coscienza è tornata, tu che avevi deciso che non ti poterti concedere il lusso di averla]
Cos'ho provato?
Morte nell'anima.
Addio Hermione.
Il resto è smeraldo.

Continua...

Prima di tutto, grazie infinite per la lettura.
Questa storia - già pubblicata in un altro sito, EFP, sotto il nick di The Dark Prince -
è nata come una one-short, strutturata molto diversamente da come è ora.
Ho apportato tra i più vari cambiamenti dopo che la sua trasformazione in una long-
fic.
La versione che avete letto è - credo e spero - quella finale.
Vi avverto fin d'ora che corre il 27 Novembre del 1999 in questo capitolo.
Se avete dubbi o incertezze, potete contattarmi via e-mail.

Grazie ancora,
Darkness-89
 
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