torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: YuYu Hakusho (Yu degli Spettri)
Titolo Fanfic: OGNI ROSA HA LE SUE SPINE
Genere: Sentimentale, Azione, Fantasy, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: hariyuki galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/01/2008 12:02:53 (ultimo inserimento: 09/03/08)

Le lotte tra il mondo demoniaco e quello umano sono solo un ricordo. Almeno così sembra. Ma... [Dedicata alla mia senpai, la migliore che ci sia!]
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
01
- Capitolo 1° -



Capitolo1_ NON BISOGNEREBBE MAI CORRERE IN MACCHINA, ALTRIMENTI POTREBBE SUCCEDERE CHE…




Passeggiava tranquilla per il quartiere di Shinjuku.
Una T-Shirt rossa a maniche corte, un paio di pantaloncini di jeans corti e scoloriti, un paio di All Stars rosse ai piedi, un ghiacciolo al limone in bocca.
L’estate era arrivata e come al solito calda e torrida.
Fortunatamente riusciva ad avere un po’ di sollievo grazie ad un leggero venticello che ogni tanto accarezzava il suo viso, le sue braccia e le sue gambe.
Sotto il sole splendente, le sue mesches rosse spiccavano ancora di più sui suoi corti capelli neri.
I suoi occhi castani vagavano sulla strada che stava percorrendo senza realmente guardarla.
La sua mente era assorta in diversi pensieri quando suonò il suo cellulare. Si fermò in mezzo alla strada ed estrasse il telefonino dalla sua tasca anteriore destra.
Sul piccolo display superiore illuminato, apparve la scritta: 1 nuovo messaggio.
Aprì il suo samsung celeste, sollevando la parte superiore del cellulare, e premendo il tasto ’leggi’ aprì il contenuto del messaggio.
Lo lesse mentalmente e non potè fare a meno di lasciarsi andare ad un sospiro un po’ abbattuto.

Non è ancora arrivato il momento. Mi dispiace dovrai attendere ancora un po’ prima di tornare. Ti informeremo appena le cose si saranno un po’ risistemate. Stai su di morale. Siamo tutti in questa situazione quindi non sentirti sola. Lo sai, no? I nostri destini sono legati e non si spezzeranno tanto facilmente. Ci rivedremo presto, nel frattempo cerca di non uccidere nessuno…


Avrebbe voluto tornare, ma a quanto pare non era ancora il momento.
Tuttavia nonostante la brutta notizia, non potè fare a meno di inarcare le labbra in un sorrisino immaginando l’autrice del messaggio mentre lo scriveva.
Considerando che era stata lei a scriverlo le suonò sdolcinato, anche se di sdolcinato non aveva proprio niente, anzi sembrava di carattere professionale, ma nonostante tutto la ringraziò mentalmente per quel ‘non sentirti sola’ e quel ‘ci rivedremo presto’.
S’immaginò che quelle poche parole di comprensione e solidarietà dovevano essere costate care al suo orgoglio glaciale.
Chiuse il cellulare, facendo collidere la parte superiore e quella inferiore, provocando così un rumore secco e se lo rimise nella piccola tasca anteriore destra dei pantaloncini.
Mangiò l’ultimo pezzo del ghiacciolo al limone. Quel piccolo sollievo dalla calura estiva era durato relativamente poco.
Prese in mano il bastoncino di legno e lo gettò in un bidone laterale alla strada.
Si mise le mani nelle tasche di dietro e riprese il suo vagabondare per quelle stradine di cui i muri laterali erano stati imbiancati di recente e che appunto per questo, sotto il sole sembravano irradiare luce anch essi.
Il caldo di quella giornata era davvero insopportabile. Senza contare che erano già due ore che era in giro.
Stava dirigendosi al luogo dell’incontro. Incontro che a quanto pare non avrebbe avuto luogo. Ancora una volta le avevano dato buca. Ormai l’ipotesi che sarebbe potuta tornare a casa era una cosa troppo remota anche solo per essere ipotizzata.
Odiava quella situazione di stallo.
Soprapensiero attraversò un incrocio senza nemmeno guardare se arrivavano delle macchine.
Proprio mentre stava attraversando arrivò una macchina.
Fece appena in tempo a girarsi in quella direzione avvertendo il pericolo imminente…



La sveglia suonò come ogni mattina alle 7:00 puntuale e precisa.
Come al solito la spense con malagrazia.
Shizuru Kuwabara, odiava alzarsi presto la mattina.
Dormire era una delle cose che le piacevano di più a parte rimettere in riga il fratello Kazuma.
Ad ogni modo, riuscì ad alzarsi dal letto.
Si fece una doccia veloce, si vestì, mangiò qualcosa e si diresse fuori casa per andare al lavoro.
Non svegliò il fratello perché sapeva che era già uscito e che era andato ad allenarsi insieme a Urameshi and company. Ormai era più di un mese che si allenavano dalla mattina alla sera.
Mah, proprio non li capiva.
Erano sempre ad allenarsi, fortuna che avevano finito la scuola, altrimenti come avrebbe potuto trovare il tempo di studiare?
Alla fine l’estate era arrivata e almeno ora poteva svagarsi un po’. L’università era impegnativa e gli occupava la maggior parte del tempo, ma da quando i mesi estivi erano arrivati e Urameshi era tornato, Kazuma sembrava sereno. Ed era giusto che almeno in questi tre mesi si svagasse un po’.
Erano le 08:25 ed era già in ritardo. Dannazione!
Le strade erano libere. Nessuno si azzardava ad uscire dalle proprie case climatizzate con una simile calura.
Per tanto decise di poter accelerare tranquillamente visto che non c’era nessuno in giro.
Mise la terza marcia ed accelerò fino ai 60 km/h che già era molto per girare nelle stradine di una città popolosa come Tokyo.
Vide cento metri più avanti un semaforo. Ed era da poco scattato il giallo.
Accelerò ancora arrivando agli 80 km/h, doveva assolutamente passare. Non poteva arrivare in ritardo un’altra volta.
Anche perché non poteva perdere quel lavoro, era uno dei migliori che avesse avuto e con i soldi in più che riusciva a mettere via sarebbe riuscita a pagare gli studi del fratello che sarebbero durati ancora due anni. E l’università non era per niente economica.
L’auto ora era vicinissima al semaforo, mancavano meno di cinquanta metri.
A poco più di venti metri dal semaforo però, all’improvviso una ragazza sbucò da un vialetto.
La macchina di Shizuru andava troppo veloce e anche volendo non avrebbe avuto il tempo di frenare, la ragazza era sbucata fuori all’improvviso e lei l’aveva vista solo all’ultimo secondo.
Non ci fu modo di evitarlo.
La macchina di Shizuru colpì in pieno la ragazza sbucata dal nulla.
L’impatto fu molto violento.
La macchina di Shizuru si schiantò in pieno con quella ragazza.
L’auto s’impennò per un secondo sulle ruote due anteriori, facendo andare a sbattere la fronte di Shizuru contro il volante, e poi ritornò sulle quattro ruote con uno schianto secco.
La conducente dell’auto, fece fatica ad alzare la testa dal volante. La botta che aveva preso l’aveva momentaneamente stordita. E la testa le faceva un male cane.
Aprì la portiera a fatica.
Il cofano dell’auto presentava nel mezzo una rientranza che occupava la metà della lunghezza del muso dell’auto.
Si sentì in colpa, e mentre i sensi di colpevolezza la stavano velocemente corrodendo, sperò vivamente che la ragazza non si fosse fatta niente, anche se a giudicare da quella rientranza sul cofano, già era molto se era ancora viva.
Spostò quindi la sua attenzione dalla parte interiore della macchina semidistrutta alla ragazza.
Gli occhi di Shizuru strabuzzarono e la sua bocca si aprì senza produrre alcun suono.
Non poteva essere. Come poteva…?
La ragazza era in piedi in mezzo all’incrocio.
Illesa e con un braccio teso in un pugno, là dove la macchina aveva subito il danno al cofano.
Ritrasse il braccio come niente fosse e si girò in direzione di Shizuru.
Morbidi capelli neri dai colpi di luce rossi le incorniciavano il viso, carnagione leggermente abbronzata, un paio di occhi nocciola contornati da lunghe ciglia nere. Una T-shirt rossa, un paio di pantaloncini di jeans chiari, ed un paio di all-stars ai piedi dello stesso colore della maglia. Svariati braccialetti le coprivano il polso destro e portava un paio di orecchini a forma di cerchio.
<<Chi, chi diavolo sei tu? E come, come hai fatto, a…?>> chiese Shizuru con voce tremante.
<<Mi dispiace per la tua macchina. Non ho saputo regolare la mia forza.>> disse tranquilla mentre ritraeva il braccio e rilassava il pugno.
Shizuru la fissava ammutolita. Ancora non riusciva a capacitarsi di quanto era appena successo.
<<L’importante è che tu stia bene. Non mi sembra che tu sia ferita. Senti male da qualche parte?>> le chiese la ragazza.
Shizuru riuscì a muovere lentamente la testa facendole segno di No.
<<Beh, meglio così allora. Ti faccio nuovamente le mie scuse. Ora ti saluto, devo andare.>>
La ragazza si girò dando le spalle a Shizuru e riprese a camminare allontanandosi.
<<A, aspetta!>> disse Shizuru con il braccio proteso verso la misteriosa ragazza.
La ragazza dai corti capelli neri e rossi si fermò rimanendo di spalle rispetto a Shizuru.
<<Chi sei, tu?>> riuscì a chiederle debolmente ancora scossa dall’accaduto.
<<…Se te lo dicessi, temo che dovrei ucciderti.>>
Il suo cuore perse un battito.
<<Ma scommetto che tu non vuoi morire. Giusto?>>
Faceva sul serio? L’avrebbe uccisa?
Passarono dei secondi interminabili durante i quali la paura s’impossessò completamente di Shizuru.
Lei, Shizuru Kuwabara, non aveva mai avuto paura di nulla e di nessuno. Ma quella ragazza la stava spaventando a morte. Una ragazza normale non sarebbe riuscita a fermare una macchina lanciata agli 80 km/h con un semplice pugno. Ed inoltre il tono calmo e pacato non faceva presagire nulla di buono. Era calma e controllata e Shizuru poteva scommettere anche tutto quello che aveva che avrebbe potuto ucciderla così tranquillamente come le stava parlando.
<<Prenderò il tuo silenzio per un No.>>
La ragazza continuò ad allontanarsi tranquillamente come se niente fosse successo.
Il corpo di Shizuru nel frattempo aveva cominciato a tremare incontrollato e solo quando la figura e l’ombra della misteriosa ragazza sparirono nel nulla davanti a lei, lasciò che le sue gambe cedessero e si ritrovò in ginocchio in mezzo alla strada con la macchina semi-distrutta.
Aveva creduto davvero di poter morire.
A spezzare la tensione fu il suono del suo cellulare che con la nuova suoneria che si era fatta inviare giorni prima da suo fratello iniziò a suonare.
Si alzò in piedi con enorme fatica, si diresse alla portiera anteriore della macchina, entrò dentro e si sedette al posto di guida. Il cellulare continuava a suonare imperterrito.
Spostò la sua attenzione sul sedile affianco a lei. C’era la sua borsetta sopra. Infilò la mano dentro e rovistò alla cieca finchè non trovò il cellulare. Lo estrasse e prese la chiamata.
<<P-Pronto?>> chiese con un filo di voce.
<<Shizuru, sono io Kazuma.>>
<<Ah, Kazuma…>> s’interruppe un secondo, staccò l’apparecchio telefonico dall’orecchio ed osservò con che numero l’aveva chiamata <<…Kazuma, che ci fai già a casa?>>
<<Sono tornato prima dagli allenamenti. Ad ogni modo, si può sapere che hai combinato?!>>
<<Perché?>>
<<Perché mi hanno telefonato dal tuo lavoro e hanno detto che non ti sei presentata. Io gli ho detto che stavi male e loro se la sono bevuta ma hanno anche detto che la prossima volta dovrai avvisarli. Insomma si può sapere dove sei?!>>
<<Sono… dove sono?>>
<<Ehi, ma stai bene?>>
<<Più o meno.>>
<<Che significa?! Ti è successo qualcosa?>>
<<Senti Kazuma, potresti raggiungermi?>>
<<Dove sei?>>
<<A Shinjuku. Sulla via principale, a 500 metri dalla ferrovia.>>
<<Ho capito. Arrivo immediatamente.>>
Kuwabara aveva intuito subito che c’era qualcosa che non andava nel tono di sua sorella, sembrava così spaesata. E la sua voce tremava.
Non aveva mai sentito sua sorella così assente e sotto shock. Doveva esserle successo qualcosa.
Andò nel garage e prese lo scooter.
Un quarto d’ora dopo, era sulla via principale di Shinjuku si diresse verso la stazione mantenendo quella strada. Ed alla fine la vide.
La macchina di Shizuru era in mezzo alla strada e la portiera del guidatore era aperta.
Fermò il motorino dietro la macchina, scese e andò verso la portiera aperta.
<<Shizuru, tutto bene?>>
<<Si.>>
Ma non le sembrò molto convinta.
<<Che è successo? Qualche problema alla macchina? Si è fermata di nuovo?>>
<<Non si è fermata, è stata fermata.>>
<<Ma che dici? Ti è dato di volta il cervello sorellona?>>
<<Kazuma, puoi per favore dare un occhiata al cofano?>>
<<Certo. Come vuoi.>>
Kuwabara s’avvicinò al muso della macchina.
Nel mezzo c’era una rientranza che arrivava a metà della lunghezza del cofano.
<<Ma che è successo?! Hai fatto un incidente?!>>
<<No. No, niente del genere.>>
<<E, allora, come…?>>
<<E’ stata una ragazza.>>
Kuwabara guardò perplesso la sorella.
<<Una ragazza ha fermato la macchina con un pugno.>>
<<Come sarebbe a dire con un pugno?!>>
Shizuru annuì e poi non disse più niente.
Forse la macchina non andava tanto forte, ma allora com’era possibile che la rientranza fosse così profonda? Ad ogni modo, una ragazza normale non avrebbe mai potuto fermare una macchina in corsa.
Kuwabara estrasse della tasca dei suoi jeans lunghi il suo cellulare.
<<Kazuma che fai?>> gli chiese sua sorella.
<<Sto avvertendo chi di dovere.>> rispose semplicemente.
Dieci minuti dopo la polizia stradale era sul posto che rimuoveva l’auto ed interrogava i due Kuwabara sulla natura dell’incidente.
Naturalmente tutti e due mentirono, non potevano certo dire che l’auto aveva colliso con il pugno di una ragazza.



Yusuke Urameshi si stava finendo di allenare. Kuwabara se ne era andato da un ora ormai ma lui ancora si stava continuando ad allenare.
Finiti gli ultimi esercizi, si andò a fare un bel bagno.
La residenza di Genkai infatti, oltre ad avere un immenso dojo possedeva anche delle vasche termali nei giardini interni. Ne approfittò senza fare tanti complimenti, dopotutto quella ormai era la sua casa.
Genkai gliela aveva lasciata alla sua morte.
Una volta uscito dalla vasca ed una volta asciutto si rivestì.
Alle 11:00 aveva un appuntamento con Keyko. Una romantica passeggiata nel parco e poi un bel pick-nick lo attendevano.
Mentre stava finendo di sistemarsi, la sua attenzione venne catturata dal suo cellulare.
Lo prese in mano.
1 nuovo messaggio.
Selezionò l’opzione ’apri’ e ne lesse mentalmente il contenuto.
<<Merda. Questa proprio non ci voleva.>> disse Yusuke mentre continuava a leggere il messaggio.
Yusuke scrisse velocemente un messaggio di risposta.
Poi fece il numero di Keyko che conosceva a memoria.
<<Pronto, Keyko?>>
<<Si? Yusuke sei tu?>>
<<Sì, sono io. Ascolta riguardo al nostro appuntamento di oggi, beh, ecco è sorto un problema e proprio non posso.>>
<<Qualcosa di grave?>>
<<No, No. Stai tranquilla. Non dovrebbe essere nulla. Però è meglio esserne sicuri.>>
<<Ha… ha a che fare con i demoni?>>
<<…È proprio questo il problema. Non lo sappiamo ancora.>>
<<Capisco. Allora faremo per un’altra volta. Mi raccomando sta attento.>>
<<Sì. Non ti preoccupare. A presto Keyko.>> le disse in tono dolce.
Bip.
Yusuke interruppe la chiamata. Era meglio che Keyko ne stesse fuori. Non l’avrebbe coinvolta un’altra volta in questioni così pericolose. L’ultima volta c’era mancato poco che la perdesse per sempre e per lui perderla era un concetto che non poteva essere nemmeno lontanamente ipotizzato.
Uscì di casa e si diresse velocemente al luogo stipulato nel messaggio. Le parole scritte nell’sms continuavano a rimbombargli in testa.
Non c’era un secondo da perdere.

Da Kuwabara: Urameshi, abbiamo un problema. Non ne sono certo, ma è probabile che siano tornati. È probabile che i demoni siano di nuovo tra noi. Appena puoi dovresti venire a casa mia, ti spiegherò tutto là. E a proposito, sarà meglio avvertire anche Kurama e Hiei. Meglio essere pronti in ogni caso…






- To be Continued -
 
Continua nel capitolo:


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (2 voti, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
Rif.Capitolo: 1
hinayuki-chan - Voto:
05/06/08 22:17
Aggiorna!!! Ti prego!!!!
Besos!!!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 1
killu - Voto:
04/05/08 10:51
Questa fic mi piace moltissimo ma è da tantissimo che non aggiorni aspetto il nuovo chappy =)
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: