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Categoria: Persone famose e TV
Dalla Serie: My chemical romance
Titolo Fanfic: NEL MONDO DEI SOGNI
Genere: Sentimentale, Romantico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Autore: miladyofsorrows galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/01/2008 19:46:21 (ultimo inserimento: 09/01/08)

Tutto quello che sta scritto qua sotto è di pura fantasia. Apparte, forse, che amo davvero i MyChemicalRomance... Il tutto, coperto da Copyright
 
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I CAPITOLO
- Capitolo 1° -

Guardo fuori dal finestrino e sospiro. Cielo, ancora cielo, azzurro cielo. La terra è lontana, è troppo lungo questo viaggio. Mi sorprendo a tamburellare le dita sul vetro, nervosamente. Sento degli occhi su di me, così mi giro e osservo lui, seduto accanto a me. Ha uno sguardo preoccupato, non vorrebbe essere dov'è ed il mio nervosismo non è di aiuto. Gli sorrido per rassicurarlo, e tutta l'ansia sparisce dai suoi splendidi occhi nocciola. Chi l'avrebbe mai detto che sarei tornata a casa dopo tutto questo tempo. Mi viene da sospirare pensando che il biglietto di ritorno che avevo comprato non l'ho mai usato, dev'essere ancora in qualche angolo della mia borsa, tutto rovinato. Ero così felice il giorno che andai ad acquistarli, quei biglietti azzurri. Gran parte dei miei risparmi scivolarono nelle mani della cassiera, che mi rifornì di depliant pubblicitari: crociere, viaggi lontani in terre esotiche. Non mi interessavano, volevo solo andare a Milano. Milano, nella mia mente ogni lettera di quel nome era un'insegna brillante di una città felice, una città enorme. C'ero già stata, ma ora mi pareva quasi che mi stesse aspettando, e che dappertutto ci fossero poster col mio viso, o perlomeno con il loro. Quel concerto, quanto l'avevo sognato, quanto avevo desiderato esserci. Ero sola, ma non mi importava: in fondo ci sarebbero state le loro canzoni a tenermi compagnia, quelle canzoni che mi conoscevano, le avevo ascoltate così tanto che probabilmente le sentivo più mie che loro. Nessun abbigliamento particolare per quella che ritenevo la serata della mia vita. Un paio di jeans stretti, le all stars nere e una shirt scura. I capelli sciolti sulle spalle. Tranquilla, non troppo preoccupata, fino a che non si accesero le luci del palco. E la folla fu in delirio. Credevo che avrei saputo contenere la mia felicità, eppure mi unii al coro di urla che accoglievano il loro ingresso. Ed eccoli lì, i miei idoli. Eccoli avanzare su quelle assi. Erano loro, erano davvero così... così. Eppure non riuscivo a staccare il mio sguardo da lui. Era davanti a me, poco più in alto. Riuscivo a sentire le sue parole, anche se confuse. Dovevo essere a bocca aperta, perchè mi guardò perplesso. Oh, cavolo. Frank. Non ascoltavo nulla, neppure una canzone. Era come se fossi in uno stato di ipnosi, e la familiare melodia di sottofondo mi faceva da colonna sonora. Colonna sonora di ogni suo movimento. Quanto l'avevo sognato, quanto avevo osservato le sue foto. Eppure una bellezza simile non era possibile. Guardavo la sua chitarra, identica a quella che mi ero fatta comprare dai miei. Durante il concerto ogni tanto mi coglieva uno sprizzo di razionalità, e mi rendevo conto che quello che stavo pensando era assurdo, che lui sarebbe ripartito di li a poche ore, che una persona normale si sarebbe goduta il concerto tanto desiderato e basta. Eppure non potevo. Volevo lui. Ma cosa mi frullava per la testa? Lui era una star, era americano, era fidanzato con chissà quale bellezza. E il concerto finì. E lui si allontanò, e sparì dietro quelle pareti nere. Il backstage, era la mia salvezza. Dovevo riuscire ad avvicinarmi a lui. Ero disposta a tutto. Mi misi a camminare veloce, molto veloce. Man mano che la folla si diradava, aumentavo il passo. Così mi ritrovai a correre speditamente, verso la mia salvezza. Ma ero ancora distante quando due mani possenti mi afferrarono alle spalle, e mi costrinsero a girarmi. Quel volto non mi era familiare, non lo conoscevo, e sapevo con certezza che il mio sogno si stava allontanando con una velocità incredibile.
-Sei qui per il gruppo di supporto?
-Ah?
-Il gruppo di supporto, le selezioni per una nuova chitarrista... insomma, sei qui per quel posto o no?
-Oh, sì, certo.
Seguimi dentro, allora. E datti una svegliata, non ci piacciono le imbambolate.
Ma che stavo facendo? Mi stavo spacciando per un'altra, erano sicuramente selezioni private. Eppure ero nel backstage, e nulla mi importava più di quello.
-Allora, vediamo cosa sai fare, su, datti una mossa. Dov'è la tua chitarra?
-Ma, io, insomma, io...
-Non ho tempo da perdere! Prendi quella che sta lì al lato, e comincia.
Cominciare? Sentivo la testa vuota. Dovevo suonare, questo era chiaro. Ma cosa dovevo suonare? Non sapevo nulla di quelle stupide selezioni. Così mi feci coraggio e iniziai a suonare una canzone imparata per il piccolo concertino a scuola. Non ricordavo cosa fosse, ma mi pareva che funzionasse. Sì, il tipo sorrideva. Stava funzionando. Sembrava gli piacesse quella canzone, perlomeno lui la conosceva. Riappoggiai lentamente la chitarra dove l'avevo trovata. E non sapendo cosa fare, presi a tamburellare con le dita sul muro. Che selezione era, se c'ero solo io a partecipare, e solo quell'uomo a valutare? Sembrò ricordarsi della mia presenza, lasciando perdere le carte che stava guardando.
-Su, muoviti, che aspetti? O hai cambiato idea? Nella stanza in fondo a destra c'è una ragazza, lei ti aiuterà con quello che ti serve. E non fare la preziosa, partiremo tra poche ore, giusto il tempo perchè i ragazzi siano pronti.
-In fondo a destra...- sussurrai- di solito c'è il bagno.
-Non mi interessa, cara, fila da Marie e non ripresentarti più davanti a me in questo stato pessimo!
Con la testa china cercai la stanza che mi era stata indicata. Mi aspettavo che su ogni stanza ci fosse una stellina con un nome, a mò di cartellino, come nei film. Invece nulla, non era un film, era vero. Ma cosa mi succedeva? Dovevo andarmene finchè ero in tempo, My Chemical Romance o meno! Invece non potevo. Loro, quella chitarra... mi sentivo così a mio agio che qualunque altro posto sarebbe stato sbagliato. Bussai a quella porta. Bussai più volte, finchè non sentii una voce giungere come da chilometri di distanza,
-Entra, su, cosa aspetti? La porta è sempre aperta!
Doveva essere la voce di quella Marie che mi avevano nominato. Aprii la porta. Una donna bionda, alta, dal fisico perfetto e gli abiti eccentrici correva nervosamente da una parte all'altra, muovendo con sè una lunga collana di perle azzurre. Non mi degnò di uno sguardo, mentre mi ordinava di sedermi su una poltroncina che stava davanti a una specchiera, e lei sparì dietro un telone rosso. Sentivo delle voci provenire da lì dietro, ma il loro modo di parlare era tanto veloce che non capivo nulla. La donna eccentrica che si chiamava Marie spuntò alle mie spalle.
-Oh, Peter ha esagerato. Non sei poi così messa male- prese a parlare, veloce come tutti in quel posto, mentre toccava i miei capelli- ovviamente ti abbiamo assunta, suppongo ti abbia lasciata perplessa. E spero che tu abbia salutato la tua famiglia. Non te ne lascierà il tempo. La tournée è appena all'inzio, quindi non rivedrai i tuoi parenti per un pò. Oh, che ne dici di un taglio meno anonimo?
-Si, bene, ok.- dissi tutto d'un fiato, ma mai veloce come lei. - Tournée? Cosa sta dicendo?
-Suvvia, diamoci del tu. La tournée del gruppo, non è per quello che sei stata ingaggiata? Che poi insomma, saresti la sostituta della chitarrista del gruppo di supporto, non è poi una cosa tanto importante. Non capisco il senso di portarci così tanta gente appresso... Che sbadata! Non mi sono presentata! Io sono Marie, e qui dentro sono quella che mette a posto tutto.
-Molto piacere, Marie... Io sono... Eleonora- potevo dire il mio vero nome?- e a quanto pare sono quella che conta di meno, qui dentro.
-Ecco fatto!!- cinguettò lei, e in quel momento mi accorsi di una velatura di accento francese nella sua voce.
Guardai il mio viso nello spacchio. Quattro colpi di forbice lo avevano completamente trasformato in qualcosa di completamente diverso. I miei capelli... pareva avessi una parrucca. La seguii dietro quel telone rosso, dallo sguardo che mi lanciò pareva avessi ottenuto il pass per attraversarlo. I miei genitori da salutare... li avevo salutati tanto tempo prima, per iniziare una nuova vita lontano da loro. Ma in quel momento sentivo che si allontanavano ancora di più. Giunta dietro il telo, rimasi nuovamente a bocca aperta. C'era una stanzetta identica a quella dove ero stata io prima, lì dietro. Con la sola differenza che gli specchi erano cosparsi di luci, come nei film. E davanti a uno di questi specchi c'era Gerard Way. Oh, diamine. Canticchiava sottovoce e si passava qualcosa sul volto. Si girò e guardò dalla nostra parte. Salutò Marie, e mi concesse un'occhiata indifferente. Fu allora che, girandomi, mi accorsi che c'era qualcun'altro in quella stanza. Seduto su una pila di custodie di bassi e chitarre, c'era Ray Toro, coi ricci perfetti, e accanto a lui una ragazza. Una ragazza coi capelli identici ai miei, o meglio a com'erano prima che Marie ci mettesse le mani. Ci avvicinammo a loro, e quella ragazza, incredibilmente esile, balzò in piedi e abbracciò quella che mi aveva rovinato la testa. Poi guardò me, ma non con l'aria indifferente che avevano tutti lì intorno. Mi strinse la mano con vigore, e mi sorrise.
-Io sono Monique, la chitarrista del gruppo di supporto, la figlia di Marie.- solo allora mi resi conto della somiglianza tra le due- Tu sei?
-Lei è Eleonora- suggerì Marie- la tua sostituta.
-Già- sospirai io- scusa, solo che sono un pò... nervosa, Monique.
-Oh certo, certo- disse lei saltellandomi intorno- sei così carina, ma sei sicura di saper suonare, eh? Non guardarmi così, lo so che stare con queste persone all'inizio può stupire, ma ci fai l'abitudine! Vieni, vieni con me che ti presento agli altri...
Mi condusse fuori da quell'intrico di stanze, verso un gruppo di ragazzi che stavano davanti a un bus coi vetri scuri. Monique me li presentò con la sua esuberanza, erano i ragazzi del gruppo di supporto. Erano stanchissimi, ma non mi negarono un sorriso. Dai loro discorsi frammentari riuscii a cogliere che dei privilegi godevano solo le star, che da quel giorno probabilmente non avrei più rivisto nè Marie nè Peter. Guardai disperatamente verso Monique, fino allora avevo sperato di poter vedere nuovamente Frank.
-Shhh,- mi sussurrò lei- tu stai vicina a me, e vedrai tutto e tutti. I ragazzi esagerano. Non sei d'accordo?
Mi sentii rassicurata, forse le mie speranze non erano tutte vane, forse avrei potuto averlo davanti di lì a poco. E fu proprio così. Eccoli arrivare tutti e cinque insieme, rilassati. Avvicinarsi a noi. Non fu difficile indovinare chi era la ragazza che stringeva Mikey, c'erano in giro più foto di Alicia che di tante star. Bob stava solo. Era davvero grosso, e il suo ciuffo era ben fermo sulla fronte. Nascondeva quasi completamente Frank, ma non quella che Frank teneva per mano. Potei quasi sentire il mio cuore infrangersi come il vetro. Lo avevo sempre saputo che lui era fidanzato, e forse, così si diceva in giro, anche sposato. Lei era incredibilmente bella, proprio come avevo immaginato. Mi vergognai dei miei sogni. Monique mi strise il braccio, e mi disse all'orecchio:
-Non guardarlo troppo, la sua ragazza è una vera vipera!
-Co...come posso non guardarlo?
-Volere e potere. Comportati bene, sù.
E Bob ci si avvicinò. Salutò calorosamente Monique e gli altri della band. Discussero lievemente del concerto appena finito, e lui si rivolse a me:
-Ehi, piccoletta, tu chi sei?
Quella volta avevo la risposta pronta:
-La sostituta di Monique. Quella che conta meno qui dentro.
-Eleonora- suggerì lei accanto a me.
-Piacere, io sono Bob. Ma penso tu lo sappia già- disse ridendo.- Frank, vieni qui, c'è uno scricciolo che aspira a fare la chitarrista!!
Mi scappò una risatina soffocata. Chissà perchè, ero convinta da sempre che Bob fosse incredibilmente simpatico. Frank mollò la mano della sua fidanzata e ci raggiunse. Allungò il braccio verso di me. Nonsvenirenonsvenirenonsvenire mi ripetevo, già sapendo che la mia mano aveva iniziato a tremare.
-Ciao.- disse Frank, prendendomi la mano, incredibilmente sudata; quando avevo iniziato a sudare?
-C... ciao.- dissi con la voce eccessivamente bassa. Ci riprovai.
-Ciao, sono Eleonora- dissi tutto d'un fiato
-La sostituta di Monique, lo so, lo so. Sei quella che era praticamente sotto il palco. Hai fissato la mia chitarra tutto il tempo. Mi mettevi a disagio, sai?
-Scusa- sibilai- era così... bella.
Tu sei così bello, sei il mio sogno, sei quello che occupa di continuo la mia mente, avrei voluto dirgli. Eppure non dissi nulla, tornai solo a guardarlo mentre tornava dalla sua fidanzata.
Iniziava a giungere il sole, quando salimmo tutti su quel bus. Solo in quel momento mi resi conto di non avere una valigia, di non avere nessun vestito. Chiesi timidamente a Monique, che stava dietro di me, cosa avrei potuto fare. Mi disse di non preoccuparmi. Non mi preoccupai e ripresi a fissare Frank che dormiva nel sedile davanto al mio. Stringeva i pugni e si mordeva le labbra, proprio come me. Solo che io ero sveglia. Sveglia e cosciente che la fortuna quel giorno mi aveva baciata. Mi avrebbero dato dei soldi per farmi girare il mondo, e probabilmente non avrei neppure suonato, Monique non aveva davvero bisogno di una sostituta. Era solo una precauzione. Ma, cosa più importante, c'era lui lì, con me. Il sogno più grande, il più splendido. Anche se la sua fidanzata era poco distante da me, non potevo fare a meno di pensare a come sarebbe potuto essere... Ora che era possibile, che sarebbe potuto essere. Trovarmi così vicina al mio più grande desiderio, e non poterlo prendere. Era già mattina inoltrata, quando uscimmo dall'Italia, diretti verso un altro Stato, verso un altro concerto.
La vita della tournée mi stupiva, era come andare in giro col tendone di un circo. Solo che invece di andare in giro a far vedere gli animali, dovevamo nasconderli, lasciarli al buio. Per quanto potevo, cercai di conoscerli. Ma ogni volta che ci parlavo, mi tornava in mente il poster enorme coi loro volti che avevo sopra il letto e mi prendeva uno strano senso di nostalgia ed iniziavo a balbettare. Ogni volta che incontravo Frank poi, avevo sempre quella sensazione di svenimento.
Bob era quello con cui andavo più d'accordo, ci somigliavamo tanto e la sua generosità era immensa. Poco dopo un concerto, gli raccontavo della nostalgia che provavo, nonostante mi piacesse stare lì. Mi addormentai poggiata la suo braccio mentre piangevo. Mi risvegliai sempre nella stessa stanza, nella stessa posizione. Ma poggiata a un braccio diverso. Sollevai gli occhi ancora sconvolti per il pianto recente e incontrai gli occhi di Frank. Nocciola. Nocciole. Solo allora mi accorsi della fame che avevo, ma non volevo muovermi, ero avvolta dal suo profumo, volevo durasse per sempre.
-Bob si è dovuto allontanare. Credeva che se ti avessimo spostata, ti saresti turbata. Avevi un'espressione così sconvolta...
-E Monique?- poi mi venne in mente la cosa più importante – E la tua ragazza?
-Oh, lei... con lei le cose non vanno tanto bene- mi strinse più forte, il pavimento sotto di noi era gelido.
-Posso chiederti una cosa?- disse, supplichevole.
-C... certo.- ecco di nuovo la balbuzie, la detestavo.
-Hai paura di me?
-No... no.
-Non mi parli mai, stai sempre lontana, giri la faccia quando ti guardo... Non mi sopporti proprio, eh?
-Non è così.
-No? E com'è, allora?
Le mie guancie assunsero una particolare tonalità di rosso, tendente verso il magenta. Non risposi. Non lo guardai. Strinsi forte i pugni, per evitare di dire qualcosa di sbagliato. Ma lui non si arrese. Avvicinò la sua bocca al mio orecchio. Ma come ero finita li, io? Poche settimane prima guardavo il suo viso su fogli di carta e mi bastava. Ora invece lui respirava, ed era vicinissimo a me... Era un sogno, ma come poteva essere un sogno così lungo e carico di dettagli. In un angolo del cuore forse speravo che svegliandomi mi sarei trovata nel mio letto. Una parte del mio cuore che si sbagliava. Lui riprese a parlare:
-Io ti piaccio, non è così? O è solo la mia chitarra che ti attira? Eleonora, rispondimi.
-Io... io non voglio rispondere.
-E se io ti baciassi, tu mi respingeresti? Non lo so. Ma possiamo rimanere ancora un pò così, nel mondo dei sogni.
-Marco Masini... - borbottai, scossa da tutte quelle parole.
-Cosa?
-Una canzone... di Marco Masini... “Nel mondo dei sogni”...
-Non la conosco. Il mondo dei sogni, è ora. Sogni che sto fabbricando in questo momento e sogni che sto realizzando. E non so se questo ti provoca dispiacere o no. So così poco di te. Qual'è la parte migliore di te?
-Quella che sa di te. Quella che suona.
-Prendila- mi disse porgendomi la sua LesPaul, quella identica alla mia- suona per me. Ma ti prego, non allontanarti, non ancora.
-Sono stata ingaggiata per suonare, e non tocco una chitarra da settimane.
E iniziai a far scivolare le dita sui tasti, un pò storta, per via delle sue braccia attorno a me. La chitarra non era collegata a nessun amplificatore, e per sentire quella splendida melodia bisognava star veramente vicini. Finii di suonare, e rimisi la chitarra dov'era prima, mentre mi voltavo a guardarlo. Sapevo chi preferire tra lui e una chitarra, anche quando si trattava di una Gibson. In fondo, l'unico motivo per cui avevo suonato era lui. Istintivamente passai la mia mano sulla sua, così perfetta. Parlai a bassa voce, fu quasi un sussurro.
-Io voglio te.
Sapevo che avrei pagato cara la verità, ma si sa, ognuno ha il diritto di vivere come può.
Sentii le sue braccia stringermi ancora di più, ma attesi invano una risposta. Passarono una decina di minuti, ed entrarono, in quel piccolo stanzino, Marie e Monique. Non mi ero resa conto di come ci fossimo avvicinati, ancora. Io ero voltata verso di lui, il viso poggiato sul suo petto. Le sue braccia erano intorno a me, la sua testa sulla mia spalla. Ogni parte di me aderiva a lui. Ma quando le due entrarono, lui non si allontanò di un millimetro. Voltai il viso. Solo allora Marie si rese conto che quella che abbracciava Frank non era la solita ragazza.
-Eleonora, devo parlare con te.
-Ti seguo, Marie.
Lanciai un'occhiata sofferente a Frank, e vidi Monique che mi guardava e sprizzava felicità da tutti i pori.
Quando fummo abbastanza distanti, Marie iniziò a parlarmi.
-Tu capisci che non sei essenziale qui... nessuno lo è. Ma tu ci sei solo perchè Monique è una ragazza testarda e capricciosa, e io mi prendo la responsabilità di questo. Rimpiazzare lei sarebbe impegnativo, quindi le concediamo piccoli vizi. Rimpiazzare te è una fesseria, non puoi concederti nulla.- capivo dove voleva andare a parare, non dovevo più avvicinarmi a Frank- Quindi se dovesse capitare che Monique si facesse seriamente male, come credi che suoneresti, se non tocchi la chitarra dall'inizio della tournée? D'ora in poi voglio che ti alleni almeno un'ora al giorno, con gli altri. Siamo d'accordo?
-E' tutto qui?
-Sì, non ti basta?
-Io... credevo che volessi sgridarmi... per quello che hai visto prima.
-Quelli sono affari tuoi. Sono stata anche io una ragazza, e so di non essere nessuno per toglierti ciò che vuoi. Anzi, se ti può aiutare, ti presterò uno dei miei portafortuna.
Si frugò nelle tasche enormi e tirò fuori un braccialetto di perle azzurre, identiche a quelle della sua collana. Lo inifilò nel mio polso e mi spinse via con un gesto irritato
-E mi raccomando, sii discreta quando la sua fidanzata è nei paraggi... ma ricordati che abbiamo bisogno più di te che di lei. Ora vattene , che non ho tempo da perdere con te, scricciolo!



 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
--boh-- - Voto: 11/05/08 12:56
bellissima
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