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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: BLEEDING CHERRY BLOOM
Genere: Romantico, Dark
Rating: Per Tutte le età
Avviso: AU
Autore: fanky galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/01/2008 13:07:11 (ultimo inserimento: 21/04/08)

«...è il sangue, li rende così belli e forti gli alberi di ciliegio... noi e loro siamo legati a doppio filo...»
 
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FIRST DAY
- Capitolo 1° -

Bleeding cherry bloom



Prologo

Era una notte di luna piena resa rossa dalle polveri.
Era una notte di quelle in cui l'ululare dei cani si confonde con quello dei lupi.
Era una notte in cui non esce di casa per spirito di autoconservazione.
Era una notte di bufera, si sarebbe abbattuto un ciclone a breve (eppure la luna era rossa per le sabbie).
Era una notte in cui stare all'aperto era un suicidio.

Eppure loro erano lì, a loro agio, sfidando arrogantemente la sorte.
Era una notte di luna piena ma rossa per il sangue.
























1° Capitolo: First Day



Era anni ormai che anche il Giappone si era uniformato al nuovo standard mondiale d'insegnamento e il White College Of Tokyo ne era un ottimo esempio: 5 anni di scuola elementare, 4 di scuola media inferiore e infine 3 di scuola media superiore o meglio di liceo rendendo i rampolli delle famiglie più prestigiose del Giappone un elitè di privilegiati.
Anche Sakura Haruno, da 3 anni a quella parte, poteva vantarsi di far parte di quell'elitè e la cosa la gratificava non poco. Era una ragazza di soli 16 anni ma già sapeva bene quello che voleva dalla vita e come arrivarci: con sorrisi e sassate, come gli aveva insegnato Ino-chan, sua migliore amica e mentoreTi odi.
Sakura era alta e snella, aveva lunghi capelli rosa confetto, occhi verdi come le prime foglie della primavera e i tratti delicati. Fino a qualche anno prima si sarebbe descritta molto brutta ma adesso era riuscita a valorizzare i suoi punti di forza ed essere una ragazza davvero carina.
Guardò i cancelli in ferro battuto della scuola, chiusi, e rimirò con particolare interesse il simbolo della sua scuola: una rosa irta di acuninate spine, la conoscenza che rendeva belli e pericolosi secondo la sua visione. L'edificio scolastico in stile gotico era possente e cupo, costruito su due piani a pianta rettangolare e con una piccola cupola in vetro che di poco si alzava al di sopra del secondo piano e costituiva l'orto botanico.
Erano le sei e mezza del mattino, non c'era un anima viva in giro e gli unici movimenti era quelli di Sakura e delle lussuose auto che uscivano dai garage riportando a casa giovani donne dopo una notte di bagordi.
Si, era leggermente ansiosa ma non per il suo primo giorno di scuola, quanto per una sensazione indistinta di freddo e brivido che aveva provato per tutta la notte e non l'aveva fatta dormire. Il brivido era scomparso con lo spuntare del sole, ma anche per il clima leggermente autunnale era troppo quel freddo persistente e sgradevole, ma in special modo inspiegabile: nè sotto le coperte nè accanto al termosifone (bollente su sua richiesta) era riuscita a scaldarsi, eppure non aveva avuto la febbre.
Girovagò a lungo e senza meta, turbata, osservando gli alberi gialli con cui ormai iniziavano le scuole aderendo allo Standard Scolastico Mondiale, tristi e per nulla invitanti. Trovando una panchina pulita e volendo riposare le membra Sakura ci si sedette senza farsi scrupoli, chissà come mai era così spossata? Chiuse gli occhi e trovò Morfeo che gli era sfuggito per tutta la notte appena passata.

Nero, nero, nero, nero.
Rosso a piccole gocce calava dall'alto come pioggia.
Viscido, appiccicoso e bellissimo.
Però era tutto buio, fece due passi ma il paesaggio non cambiava e la pioggia non cessava.
Un frenito di puro terrore la prese, il livello del liquido rosso si alzava rapidamente.
Si sentiva come affogare, cercò di muoversi ma si accorse di poter solo nuotare ormai.
Annaspò un attimo ingerendo il liquido rossastro.
Era ferroso e corrosivo il sapore eppure così buono.
Osservò meglio il liquido e si rese conto di ciò che in realtà era: sangue.
Avrebbe voluto gridare, cercava un qualsiasi appiglio.
Poi sprofondò giù.
I polmoni premevano, cercavano aria.
Scendeva sempre più giù.
Una voragine infinita.
Il petto le scoppiava.
Era inutile opporsi.
Era come scritto.
Bastava lasciarsi andare.



Quando Sakura riaprì gli occhi del sogno non era rimasto nulla, se non un vago sentore d'inquietudine; erano si e no le 7 e 40, aveva dormito una mezz'ora ma si sentiva davvero ristorata.
Quando arrivò davanti a scuola i cancelli erano aperti e dentro vi erano già riversati studenti con la loro divisa bianca e nera a partire dai 6 anni di età ai 18.
Una divisa d'elitè, composta da camicia bianca bordata di nero e pantaloni neri o gonna a pieghe nera con un unica differenza nei cicli obbligatori di studio: il filo nero che legava tutti i loro colletti. Un grosso fiocco fatto con un largo nastro nero per i bambini delle elementari, un nastrino nero per quelli delle scuola medie e la cravatta nera con lo stemma bianco e araldico della scuola ricamato sopra per i liceali.
Sakura scrutò il cortile in cerca di qualche faccia amica, ricerca vana. Sicura che Ino sarebbe arrivata più tardi, al momento giusto per fare un entrata trionfale, si appoggiò a un albero spogliò all'interno del cortile.
Rilassando i nervi la ragazza si sciolse le spalle con un massaggio ormai collaudato e poi senti di nuovo freddo e quel usuale brivido: li scacciò entrambi con un vigoroso movimento del capo e allora lo vide.
Alto, bello, affascinante.
Fino a quel momento gli angeli per Sakura vestivano di bianco e avevano gli occhi azzurri e i capelli biondi, ora poteva benissimo ritrattare: indossavano la divisa della sua scuola (divinamente!) e avevano occhi e capelli neri come la pece.
Il cuore le perse un battito, annaspò un attimo e le guance le presero fuoco.
Quel ragazzo non era umano, era divino, e più lo fissava più se ne convinceva.
Quando lo sguardo di Sakura incontrò quello del ragazzo fu costretta a distoglierò lo sguardo imbarazzata, mentre nella sua mente una vocina le suggeriva una seduta no-stop di sesso selvaggio.
"Brava Sakura, senza Ino fai solo figuracce, una dietro l'altra, eh?" si disse sconsolata guardando il cielo e osservando sottecchi il ragazzo entrare a scuola: era proprio nei guai senza Ino.
Ino, Ino Yamakada, la ragazza più popolare del liceo, quella più ricercata e osannata, la sua migliore amica, il suo mentore, la salvatrice. Si erano conosciute all'inizio del liceo: Ino era già popolare anche fra gli studenti più grandi, i ragazzi non le staccavano gli occhi di dosso e le ragazze non osavano inimicarsela; Sakura era una secchiona, bruttina e dalla lacrima facile, i ragazzi nemmeno la vedevano e le ragazze la rendevano oggetto di tutti i loro sgarbi.
Ma Ino diceva di aver visto qualcosa, un potenziale, in Sakura e le aveva teso la mano, l'aveva protetta, consolata, aiutata, trasformata nella persona che era.
Di nuovo la giovane Sakura Haruno si stupì dei suoi pensieri cupi e li scacciò con violenza assieme a tutte le altre brutte sensazioni. Ora c'era solo il presente e il futuro a cui pensare, bisognava 'mirare alla meta e basta' come diceva sempre Ino.


Ino Yamakada aveva il pallino solo per poche cose: i ragazzi (che le venivano dietro come il miele), la moda (che lei non seguiva bensì dettava) e i fiori (che coltivava amorevolmente nella sua serra privata). Alta, formosa, magra, bella con fluenti capelli biondo platino naturali e occhi azzurro cielo incantevoli, consapevole dell'effetto che aveva sulle persone e di come poteva farne buon uso: era una donna di potere.
Quando entrò nel cortile della scuola tutti gli sguardi erano rivolti a lei, ma Ino se li lasciava scivolare a dosso sorridendo a chiunque bonariamente senza però lasciar intendere qualche legame particolare che la legasse a quella persona.
Solo trovata Sakura si lasciò sfuggire un sorrisino divertito e la salutò ridacchiando, solo davanti alla ragazza dai capelli confetto si scioglieva, era come se per lei provasse un affetto particolare quasi materno.
«Allora Sakura-chan! Sei mattiniera come al solito!» sbuffò la biondina mettendo un leggero broncio.
«Invece tu Ino-chan... e si che adesso non hai più Nara-kun da svegliare....» rispose Sakura maliziosa.
«Si, certo, adesso lui ha orari più flessibili all'università il genietto» borbottò infantilmente Ino sistemandosi la lunga coda alta.
La giovane Haruno sorrise lasciando cadere il discorso Shikamaru Nara che negli ultimi periodi procurava nella sua migliore amica le reazioni più disparate e disastrose entro i limiti di quel suo magnifico self-control.
«Senti Sakura-chan, come siamo combinate a matricole?» chiese guardandosi intorno Ino:«Qualcuna di queste ragazzette potrebbe rubarmi il posto?»
Sakura avrebbe voluto ridere di quella sciocca domanda:«No, tranquilla Ino-chan tu sei sempre la più bella».
Per tutta risposta Ino le tirò una gomitata nelle costole, come imbarazzata da quella spontanea dichiarazione d'adorazione:«Mia dolce Sakura, sembri lo specchio delle Brame della matrigna di Biancaneve! Dai non dire così... anzi no... dillo di nuovo».
«Ino...» mormorò stupita l'amica.
«Scusa, davvero, Sakura-chan scusa, mi sono lasciata prendere...»
«Vedo...»
Ma per Ino Yamakada il presente non era mai presente appieno, amori e mode si susseguivano come acqua di torrente e il presente era un attimo davvero effimero prima di diventare passato e non essere di alcun interesse per Ino. Sakura ormai si era totalmente abituata a quei cambiamenti e si stupiva quando un ragazzo arrivava a durare con lei più di 20 giorni, quindi non si meravigliò quando le chiese di parlarle dei ragazzi entrati quell'anno al liceo.
«Niente di speciale tranne uno» l'Haruno arrossì al pensiero:«Un tipo che sembrava un angelo, tutto il cortile si è fermato a guardarlo, davvero Ino... ti dico mai visto uno così: capelli e occhi neri più che magnetici, cioè era indescrivibile... peccato solo che quasi certamente ha un anno meno di noi»
Ino sorrise, un sorriso malizioso da cacciatrice:«Oh bè sono sicura che lo rincontreremo e riusciremo a conoscerlo».
La Yamakada parlava al plurale ma Sakura sapeva che per lei non c'era speranza quando entrava in campo Ino.
«Ehi, ma tu, Sakura-chan, non dovevi andare in presidenza?» le domandò d'un tratto Ino mostrando l'orario dal suo cellulare viola.
La ragazza sbiancò immediatamente, con tutti i pensieri che aveva avuto proprio quell'impegno gli era sfuggito di mente:«Cavoli hai ragione, ma se corro un pochino dovrei farcela!»
«Certo che ce la farai! Stai tranquilla andrà tutto bene» la rassicurò la biondina, mentre lei già si allontanava:«Ti tengo il posto con me in seconda fila!»
Entrare a scuola per la rosa fu una strana sensazione, familiare e dolce nonostante la sfida insita che vibrava nell'aria, certo non poteva dire di essere una regina fra i corridoi, ma in classe davanti a un equazione, a una traduzione, a un quesito qualsiasi di studio era davvero una vera regina. La mano a ogni lezione le scattava quasi da sola e i compagni la deridevano chiamandola 'la mano alzata più veloce del West', unico nomignolo che fosse orgogliosa di portare, perchè il suo amore per il sapere, la sua ricerca di quel grado di eccellenza non si poteva fermare: con la scuola era un rapporto di amore-odio, in cui l'amore per lo studio sovrastava l'odio e la paura dei maltrattamenti dei compagni.
«È permesso?» chiese affaciandosi alla porta socchiusa dell'ufficio del preside.
«Haruno-san aspettavamo solo lei per iniziare, venga avanti» la voce del preside Sarutobi, le arrivò chiara sopra i bisbigli nonostante fosse roca e raschiata a causa dell'età avanzata.
«Mi scusi davvero» disse Sakura guardandosi attorno circospetta, aveva la sgradevole sensazione di aver interrotto qualcosa.
«Non si preoccupi signorina, c'è chi è arrivato davvero un attimo prima di lei» le rivelò il preside scoccando un occhiata a un giovane biondo dall'aria imbronciata che Sakura non aveva mai visto prima.
Il preside Sarutobi si alzò, era ormai molto vecchio ma possedeva una forza e una fermezza invidiabili nonchè un grosso bagaglio culturale che Sakura non poteva far a meno di apprezzare:«Ora che ci siamo tutti, professori e studenti» fece una pausa studiata in cui nessuno osò fiatare:«Direi che sia il momento di iniziare con la cerimonia della consegna delle chiavi».
Il White College Of Tokyo era frequentato da un elitè di priviligiati, ma era sua consuetudine istituire un cerchia di studenti che per merito si erano distinti e innalzarli al di sopra degli altri, dandogli, a partire dal secondo anno in poi, responsabilità e piccoli incentivi: la consegna delle chiavi era uno di quelli.
Le chiavi si passavano di mano in mano fra gli studenti che si erano fatti notare per studio o per meriti agonistici, questi studenti avevano la possibilità di entrare in qualsiasi classe dell'istituto ma allo stesso tempo erano tenuti ad esercitare un controllo sui coetanei, erano rispettati e temuti.
Sarutobi iniziò dai capitani dei Club Scolastici: 8 agonistici fra maschili e femminili(Judo, haikido, atletica leggera e nuoto) e 2 misti di studio (letterario e sientifico); consegnava le chiavi ai capitani affidandogli la responsabilità delle attività che vi si svolgevano all'interno degli spazi sportivi e ricreativi loro affidati e della cura desli stessi.
Sakura osservava con particolare interesse il passaggio dalle chiavi dalle mani rugose e affilate del preside a quelle giovani e fresche degli studenti, un privilegio che aveva fino a non molto tempo fa aveva solo sognato.
«Haruno Sakura per la 2° sezione A».
Tutti le aprirono la strada, la lasciarono passare, era la prima del suo anno a ricevere le chiavi, e ne fu in cuor suo infantilmente contenta.
A guastare il momento magico fu un brivido lungo la schiena, come se qualcuno le avesse messo nella camicetta un cubetto di ghiaccio, intenso e prolungato. Sakura cercò di farsi calore con le braccia sfregandole un po' ma fu un breve e inutile palliativo, di nuovo il freddo tornò pungente e fu come un sacchiata d'acqua che la gelò sul posto. Lasciò cadere le chiavi, qualcuno si voltò a guardarla ma lei si chinò subito a riprendere il mazzo e si mise in un angolo della stanza affolata.
La cerimonia ebbe termine non molto dopo e sia gli studenti sia i professori lentamente si diressero alle loro classi. Ricevere le chiavi aveva un altro vantaggio, si poteva conoscere prima gli orario scolastici, i professori dei vari corsi e ricevere una piantina dettagliata di tutto il White College (aree ricreative incluse). Sakura fu una delle ultime ad uscire dall'ufficio del preside, dietro di lei solo un gruppetto di ragazzi che non aveva mai visto e che stranamente non avevano partecipato alla cerimonia. Non seppe dire perchè, erano tutti molto diversi tra loro, ma le parve che fossero accumunati da qualcosa di più che un innegabile bellezza e fascino, come se fossero parenti.
Erano un gruppetto modesto: in mezzo a loro solo una ragazza, che sembrava una bambola di porcellana, poi il ragazzo biondo che si era preso l'occhiataccia di Sarutobi e accanto a lui l'angelo che aveva visto quella mattina. Si fermò un attimo a contemplare il viso scolpito e annoiato, pieno di mistero e si scordò degli altri esempi di bellezza concentrandosi solo su di lui: erano in 6 ma per Sakura c'era solo lui.
«Sas'ke, cavolo, che vuole quel nonnetto di Sarutobi?» chiese il ragazzo biondo con voce squillante allontanando Sakura dai suoi pensieri e permettendole di sfuggire a quel incantesimo, una dolcissima e diabolica melodia che con fatica scacciò dal cuore mentre a passo veloce camminava verso la sua aula.
«Sakura-chan!» la chiamò Ino appena varcò la soglia della classe. La biondina era seduta su un banco in seconda fila vicino alla finesta accanto a lei ragazzi e ragazze che pendevano dalle sue labbra.
Se era possibile sembrava ancora più bella, come un'ape regina nell'alveare.
«Yamakada-san organizzi tu la festa? Dai, che si fa questo sabato?» chiesero in coro le ragazze, ancora non avevano superato la diffidenza e il disprezzo per lei notò Sakura con una punta di rammarico.
"E sicuramente sono anche invidiose del rapporto che ho con Ino" pensò con, stavolta, orgoglio la ragazza dai capelli color confetto.
«Si certo, facciamo noi, vero Sakura-chan?» asserì Ino cercando nell'amica un cenno favorevole che non tardò ad arrivare.
«Nessun problema davvero»affermò la rosa «facciamo noi».
In realtà Sakura non faceva mai niente, era Ino che aveva contatti ovunque e sapeva organizzare, lei seguiva, guardava e appuntava nella sua mente ciò che la biondina faceva, come una figlia che osserva la madre ai fornelli per imparare a cucinare.
«Ordine! Ordine! Su forza!» la voce della professoressa Yuhi fece dileguare tutti ai propri posti con una velocità quasi allarmante. Sakura notò Ino scivolare graziosamente direttamente sulla sedia e invidiò tale innata grazia e fluidità nei movimenti.
«Buonagiornata a tutti!» la voce della professoressa era dolce e melodiosa, seducente quasi quanto il suo aspetto:«vedo che si siete tutti, ne sono felice; quest'anno lo studio della mia materia, state attenti, vi impegnerà ancora di più».
Kurenai Yuhi, professoressa di filosofia, bellissima donna, trasudava feromoni da ogni poro e non sapeva dire perchè ma Sakura l'avrebbe vista molto bene anche nei panni di una star di Hollywood: labbra morbide e rosse, lunghi capelli castani mossi, trucco leggero che esaltava il suo sguardo carmio naturalmente penetrante e attraente, corpo provocante fasciato in tailleur bordeaux.
La classe era in silenzio: la professoresso Yuhi era tanto bella quanto pericolosa, forse proprio a causa del suo aspetto era stata costretta ad essere molto severa ed esigente con i suoi alunni per non parlare delle punizione che dava se qualcuno di questi le disubbidiva, si distraeva, non era preparato o le rispondeva in malo modo.
«Bene, direi che possiamo iniziare con il consegnarvi le chiavi dei vostri armadietti» disse aprendo il bauletto che si era portata dietro.
La mano di Sakura inconsciamente andò alla tasca della gonna nella quale era conservate le chiavi, Ino lo notò e le sorrise.
La professa Yuhi non ebbe il tempo nemmeno di prendere la lista dei nomi che bussarono alla porta ed entrarono due ragazzi.
Tutti sobbalzarono, quei due ragazzi erano una visione, l'uno l'antitesi dell'altro. Uno biondo e l'altro bruno, uno era come una giornata soleggiata e estiva e l'altro come una notte invernale priva di qualsisi luce, Sakura li riconobbe entrambi: il biondino si era beccato l'occhiata di richiamo di Sarutobi e l'altro, bè, era l'angelo.
«Piacere a tutti! Io sono Uzumaki Naruto!» disse il ragazzo biondo con un tono di voce alto e allegro. Sakura dovette ammettere che era davvero un bel ragazzo, capelli biondo grano sparati in testa, occhi azzurro cielo, carnagione scura sebbene sotto gli occhi avesse delle piccole occhiaie, tre piccole cicatrici su ogni guancia e un sorriso che metteva il buon umore.
«Uchiha Sasuke» disse di contro il moro con voce leggermente scocciata ma assolutamente seducente.
Kurenai-sensei fece segno ai due di accomodarsi nei banchi infondo, unici rimasti liberi e iniziò la consegna delle chiavi, con calma e risolutezza.
Sakura era davvero molto nervosa, ma come sempre basto che Ino le stringesse la mano e le sorridesse per calmarla, era un potere che solo lei possedeva.
Ricordava con chiarezza la sensazione di tranquillità che Ino poteva darle solo con un tocco, quando Sakura piangeva bastava che la biondina le asciugasse le lacrime e parlando soavemente la consolasse che già tutta la tristezza passava. Era qualcosa che andava al di là del normale carisma e che poteva notare avesse effetti su tutti coloro che le stavano attorno, bastava che la Yamakada sorridesse, facesse un po' di moine e tutti le davano ciò che voleva.
Solo una persona non sottostava a questa legge: Shikamaru Nara, cioè si lasciava convincere solo se Ino diventava insistente e ricorreva a minacce che di solito sulla sua bocca non si vedevano mai. Anche lui aveva qualcosa di particolare oltre a suo Q.I. altissimo e alla sua indole pigra, ma Sakura non sapeva come definirlo, era come se la sua (allo stesso modo di Ino-chan) aura fosse diversa.
Aveva un qualcosa che anche i due nuovi arrivati avevano... qualcosa che Sakura ancora non poteva sapere quanto le avrebbe cambiato la vita...











****** Spazio dell'autrice******

Solo piccole note per delucidarvi su alcuni punti:
• la storia è ambientata in un Giappone un po' alternativo, futuristico per certi versi, scusate le incongruenze;
• il suffisso -san viene usato per persone che non si conoscono bene, siano maschi o femmine;
• il suffisso -kun è usato generalemente dalle ragazze per i ragazzi specie della stessa età o con cui si è in confidenza;
• il suffisso -chan è usato per persone con cui c'è un legame particolare d'affetto (fidanzati, amici di vecchia data oppure anche bambini) oppure per prenderle in giro evidenziando che siano per esempio più piccole o particolamente kawaii (carine);
• chiamare per nome e senza suffisso in Giappone è segno di grande confidenza, infatti si è soliti usare il cognome;
• l'anno scolastico Giapponese inizia ad Aprile, un simbolo sono perciò gli alberi di ciliegio in fiore (ecco perchè il contrasto con gli alberi spogli).



Fanky


 
Continua nel capitolo:


 
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