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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Divina Commedia
Titolo Fanfic: L'ORA CHE VOLGE IL DISIO
Genere: Sentimentale, Romantico, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, What if? (E se...), Shounen Ai
Autore: kamiya galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/01/2008 18:25:42

VirgilioxDante. Dante si siede in riva all'Arno a scrivere la Divina Commedia, ma inciampa e cade nel fiume col suo libro. Che succederà? XD XD
 
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L'ORA CHE VOLGE IL DISIO
- Capitolo 1° -

Note: Mi sono concessa delle licenze XD: Dante scrive la commedia quando è già esiliato da Firenze, ma siccome amo Firenze e le sue atmosfere, mi è sembrato più poetico che la scrivesse sulla riva dell'Arno.




Il giorno moriva teatralmente, e il sole stanco spariva dietro le cime delle torri color terra in una macchia rossastra.
Il cielo fatto di azzurro e nuvole rosate si stagliava contro le sagome aspre degli alberi scuri sulle colline, e un'atmosfera di dolce malinconia abbracciava l'intero panorama della firenze di quella sera.
Seduto dove le acque dell'Arno accarezzavano le rive verdi, Dante lasciava che la poesia del giorno morente si riversasse interamente in lui, e che gli ispirasse i versi giusti per la sua Commedia.
Invaso dalla dolcezza di quel panorama, sentendosi una figurina nell'immensa bellezza di un dipinto dai colori nitidi, il poeta intinse la penna nell'inchiostro e scrisse sullo spesso volume che teneva sulle ginocchia.
" Era già l'ora che volge il disio ai navicanti e 'ntenerisce il core lo dì c'han detto ai dolci amici addio; e che lo novo peregrin d'amore punge, se ode squilla di lontano che paia il giorno pianger che si more;"
Rilesse quei versi con occhio stanco, ma lasciando uscire un sospiro di sollievo.
Dopo numerosi fogli strappati e altrettanto copiose correzioni, era giunto finalmente al verso che desiderava. Per quel giorno poteva dirsi soddisfatto.
Dante chiuse il libro con un tonfo, poi si alzò in piedi a fatica, scrollando via dalla tunica erba e fiori spiegazzati.
Aveva preso l'abitudine di andare a scrivere in riva all'Arno le sue poesie, ché il rumore costante di quelle acque gli cullava la fantasia e addolciva il cuore, rendendolo più incline alla poesia.
Desiderando fermarsi in qualche locanda per rifocillarsi di tanta fatica, si incamminò lungo la riva brulla.
Stava per raggiungere la scalinata che conduceva in città, quando inciampò in un sasso e nel cercare di non rovinare a terra, le sue dita si lasciarono scappare il libro che stringevano.
Dante vide la parabola che faceva il massiccio volume oltre la sponda del fiume, e prima ancora che sfiorasse il pelo dell'acqua vi si lanciò dietro d'istinto, gridando.
In un fragoroso scroscio poeta e Commedia finirono in acqua.
Dante si rese subito conto di aver sottovalutato la forza del fiume, una forza tale da impedirgli di nuotare nella direzione in cui voleva, e che gli consentiva a malapena di mantenersi a galla.
Trascinato dalla corrente come un fuscello d'erba, Dante si accorse che il fiume lo allontanava sempre più dalla riva in improvvise spinte violente.
Avvertì un tonfo e una fitta alle sue spalle.
Si voltò e vide La Commedia, che trasportata dai flutti gli era arrivata contro con una forza notevole, causandogli anche non poco dolore nel punto in cui l'aveva colpito.
Dante annaspò, in difficoltà.
In un attimo di incertezza sul da farsi si domandò cosa fare.
Se avesse lasciato la Commedia in pasto al fiume, anni di lavoro si sarebbero volatilizzati, ma se avesse cercato di afferrarla si sarebbe trovato in serie difficoltà.
Sentì il libro scivolargli lungo il dorso, quasi spinto da una forza dispettosa e capì che se non avesse colto l'occasione per afferrarlo, non l'avrebbe rivisto mai più.
Così il poeta, con gesto pesante e impedito dall'acqua e dalla tunica bagnata, si voltò in uno scatto difficile ed esasperato.
Le dita si protesero verso il libro e lo artigliarono. Nonappena lo ebbe afferrato, Dante si spinse il libro con forza al petto.
Nel momento in cui, con gesto quasi materno, cingeva il libro con le braccia si sentì vinto dal fiume. Attaccato dalla corrente quando era più vulnerabile, quasi che i diavoli della Commedia fossero usciti dal libro e materializzati in quel momento, si sentì trascinare verso il fondo per le caviglie.
Il fiume lo strattonava a fondo con insistenza diabolica. Dante cercò di resistere, ma la Commedia e la veste zuppa gli impedivano i movimenti, e in un unltimo forte strattone, il fiume lo avvolse, risucchiandolo in quelle stesse acque limpide che tanti versi gli avevano ispirato.
Dante si strinse il libro contro e vi si aggrappò abbassando il viso, mentre le acque si richiudevano sopra di lui.


Nel buio nauseante e confuso in cui si trovava, Dante si sentiva disorientato e stordito.
Cercò di gridare, ma le parole non uscirono, allora cercò la luce, ma la tenebra gli impediva di trovarla.
Si protese nel buio in cerca di qualcosa, ma in quella tenebra non riusciva a veder nulla, neppure sé stesso e si sentiva debole e febbricitante.
Un sentimento di nera rassegnazione lo colse, e stava per impossessarsi di lui, quando quell'incubo scuro fu scosso e poi interrotto da uno strano contatto.
Dante avvertì qualcosa di caldo che si posava delicato sulla sua fronte, sfiorandogliela con dolcezza.
Aprì gli occhi e si trovò davanti il manto nero del cielo cosparso di stelle luminose.
Si alzò quindi a sedere, guardandosi attorno: era seduto sulla riva dell'arno ed era notte.
Ma subito la sua attenzione virò verso la presenza alla sua sinistra, che scorse con la coda dell'occhio.
Sobbalzò nel vedersi accanto un uomo dal portamento nobile, dai capelli scuri che gli ricadevano in ciuffi ricurvi sulla fronte e dagli occhi dalle lunghe ciglia.
Indossava una veste bianca e sembrava brillare di una fioca luce propria.
Dante rimase ad osservarlo, spaesato.
L'uomo, capendo forse il suo stupore, si rivolse a lui in tono pacato.
" Non aver paura. "
Disse.
Dante rimase colpito dalla premura celata in quella voce dal timbro così maschile e profondo.
" Chi sei? Sei anche tu un poeta? "
Domandò Dante accorgendosi della corona d'alloro che cingeva la testa dello sconosciuto.
Questi annuì e disse:
" Sono colui che tu chiami 'duca e unica guida' nel tuo libro. "
Rispose l'uomo accennando al volume fradicio appoggiato sull'erba accanto a loro.
Il cuore di Dante sussultò.
" Virgilio.... il mio maestro..."
Mormorò con voce rotta dall'emozione e dallo stupore.
Per una manciata di secondi calò tra loro uno strano silenzio. Dante sentiva il corpo tremare dalla tensione, il cuore esplodergli nel petto e il cervello formulare mille pensieri simultaneamente.
Virgilio, forse accorgendosi del suo stato d'animo, iniziò a parlare in tono sommesso.
" Sei caduto nel fiume con la tua Commedia, e sei annegato. Ora ti trovi nel mondo spirituale, che sta di mezzo ta la vita e la morte. Ma non hai di che temere, ché non è giunta per te l'ora fatale. "
Dichiarò, cercando di tranquillizzarlo.
Ma Dante in tutta risposta scoppiò a piangere.
" Cosa ti succede? Ti ho appena detto che non sei morto. "
Ripeté Virgilio, e Dante scosse la testa.
" Non è un pianto di dolore, ma di gioia. "
Disse, osservandolo con occhi pieni d'ammirazione, incredulità e qualcosa di molto dolce.
Virgilio sostenne il suo sguardo e rimase in rispettoso silenzio, sentendo che Dante aveva qualcosa da dire e attendendo.
Quando finalmente ebbe dominato le mille emozioni che lo percotevano, Dante prese a parlare.
" Maestro...Per tutta una vita ti ho cercato... e ora sei qui! "
Lo sguardo di Dante lasciava trapelare ogni suo pensiero, e Virgilio sentì intenerirsi l'animo da quegli occhi color nocciola che lo osservavano con amore.
Si avvicinò dunque al suo allievo e gli portò una mano sulla guancia.
" Per tutto questo tempo io ho vegliato su di te e ti ho protetto, e ti ho osservato sempre mentre elaboravi il tuo scritto. "
Ammise, al ché Dante aggrottò le sopracciglia lasciando uscir ancor più lacrime.
In breve Virgilio si ritrovò nell'abbraccio stretto e disperato del suo allievo, che singhiozzava contro il suo petto stringendo lembi di tunica tra le dita.
" Dante... io ti proteggerò e sarò con te sempre. Ma è tempo che tu torni alla vita che ti attende. "
Dante strinse di più i lembi della tunica, quasi a voler impedire a Virgilio di muoversi.
" Ti ho appena trovato dopo una vita... non ti lascerò andare, anche a costo della vita. "
Disse Dante, al ché Virgilio ricambiò gentilmente l'abbraccio, carezzando con delicatezza la schiena del suo allievo.
" Torna e finisci la tua Opera, e nel tuo volume ci incontreremo sempre e per sempre. "
Dicendo questo Virgilio depositò un bacio affettuoso sulla fronte di Dante, che sussultò appena, sentendo uno strano calore riempirgli il petto mentre le mani che afferravano cupide la veste si ritrovarono a stringere il nulla.
Virgilio scomparve in un fascio di luce, e Dante si ritrovò a urlare il suo nome mentre abbracciava l'aria più volte nel punto in cui era scomparso.


Si svegliò urlando e subito una fitta ai polmoni lo fece tossicchiare per l'acqua che aveva ingoiato mentre annegava.
Il freddo pungente di quella notte era moltiplicato dal fatto di essere bagnato fino all'osso, ma servì a ridestarlo in fretta.
Quando si riebbe Dante si guardò attorno confuso. Scorse la commedia, adagiata sull'erba accanto a lui nella fioca luce notturna.
La afferrò immediatamente, aprendola per verificare i danni provocati dal fiume.
A dispetto della copertina inzuppata, le pagine erano miracolosamente intatte.
Dante se la strinse al petto e lasciò uscire un gran sospiro.
" Grazie..."
Disse, alzandosi in piedi e rimirando la volta stellata sopra di lui.
Poi si incamminò verso le scale che portavano in città.
Ma si fermò al primo gradino, voltandosi indietro a rimirare il punto del fiume in cui si era svegliato, poiché si sentì investire di un sentimento dolce di cui mille volte aveva scritto nei suoi versi.
" Grazie Virgilio.... "
Mormorò in un flebile sussurro, sorridendo amaramente al paesaggio buio e silenzioso, per poi voltarsi e ricominciare il suo cammino verso le luci delle fiaccole lungo i ponti, verso il vociare allegro delle osterie in quella vita che lo gli era stata data per scriver di lui e del suo maestro la sua Commedia.




 
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