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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Heroes
Titolo Fanfic: BE DIFFERENT
Genere: Sentimentale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: reby90 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/01/2008 11:23:44


 
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ONE SHORT
- Capitolo 1° -

C.B.


A volte, nella tua vita, ti capita di scoprire cose che prima reputavi impossibili.
Le avverti nell’aria quelle sensazioni nuove, quelle che pensi ti cambieranno per sempre, che in un modo o nell’altro influiranno sul tuo avvenire.
E poi, all’improvviso capisci.
Capisci di essere diverso.
Quando quella consapevolezza ti colpisce in pieno, inizi a sentirti sola, incompresa. Tagliata fuori dal mondo, dalla società, da tutto quello di cui prima credevi di far parte.
Perché poi?
Credi che gli altri non possano capire, che comincino ad additarti classificandoti come pazza. Ed inizi ad odiare quello stupido aggettivo, ma più inizi ad odiarlo più esso si avvicina, si impossessa della tua mente e di ogni fibra del tuo corpo.
Ed è proprio in quel momento, quando ormai credi che forse gli altri hanno ragione che cominci ad odiare anche te stessa.
Non parli più con nessuno, ti chiudi in te stessa. Lo specchio diventa il tuo più grande nemico, il tuo rivale più acerrimo, quello che purtroppo non puoi battere.
Alla fine però, decidi.
Decidi di rischiare tutto, perché sai che la tua diversità non puoi mandarla via. Che senso ha tacere?, allora ti chiedi.

-Ancora non mi hai detto perché siamo venuti qui.-
Mi volto piano, facendo ondeggiare i piccoli boccoli che adornano i miei capelli miele. –E’ una sorpresa Zach.-
Già, una sorpresa.
Ma sai che infondo la sorpresa vera è per te stessa. Sorpresa di scoprire ciò che l’altro pensa di te.
Quello che hai scoperto di essere.
Essere diversa.

Continuiamo a camminare l’uno di fianco all’altra, di nuovo in silenzio. Sbircio con la coda dell’occhio l’espressione del mio unico amico. E’ un po’ teso, ma dal luccichio dei suoi occhi capisco che è anche curioso.
Riporto lo sguardo davanti a me, stringendo con più forza, quasi facendo diventare bianche le nocche delle mie mani, la cinghia della borsa a tracolla che porto sulla mia divisa da cheerleader.
Sospiro, pensando a quello che tra poco mostrerò per la prima volta non solo a me stessa.
-Manca ancora molto?- ,mi chiede Zach sorridendo, girando di poco il viso nella mia direzione.
-No siamo quasi arrivati.- rispondo ricambiando il sorriso, –forse con una punta in più di nervosismo- vedendo la solida e alta costruzione di ferro far capolino dietro la collina.
Improvvisamente, i battiti del mio cuore aumentano. Ogni passo sembra scandire la condanna che dimostrerà il mio male, il mio problema.
-Siamo arrivati.- annuncio con l’angoscia che traspare palesemente sia dal mio viso sia dalla voce tremula che mi è appena uscita.
-Qui?- domanda sorpreso il mio compagno di scuola, guardando interrogativo la costruzione di ferro.
Sospiro.- Si qui.-
Lentamente apro la tracolla e afferro la videocamera che all’ultimo secondo ho deciso di portare con me. –Tieni, quando ti dico vai comincia a registrare.-
Zach l’afferra poco convinto e alza lo sguardo legno perplesso su di me.- Questo cosa significa?-
-Non preoccuparti Zach.- lo rassicuro con un timido sorriso.
I muscoli facciali proprio non vogliono più collaborare…
-Solo una cosa..- mormoro io, tenendo gli occhi fissi sulla punta delle mie scarpe da tennis.- Non scappare…dopo..-
-Dopo cosa?- mi chiede, ma io ormai ho iniziato a correre dalla direzione opposta alla sua. Mentre corro ho gli occhi chiusi, e sento il terriccio alzarsi e picchiettarmi le gambe scoperte. Dopo un paio di metri mi fermo. –Vai!- gli urlo, e riprendo a correre.
Come una forsennata inizio a salire la lunghissima scalinata perpendicolare al terreno della costruzione.
-Claire!- sento Zach che urla, ma lo ignoro continuando a salire.
Gli occhi mi si fanno lucidi, appannandomi un po’ la vista. No maledizione!L’unica cosa che proprio non ci vuole è che inizi a frignare come una bambina!
Con un moto di rabbia mi fermo un attimo e passo un braccio sugli occhi. Volto il capo nella direzione di Zach e vedo che si è di molto avvicinato.
-Torna indietro!- gli urlo arrabbiata.
-Claire cosa stai facendo?!- sbraita di rimando lui, continuando a reggere la telecamera. –Scendi subito!-
-Zach ti prego fidati di me!- urlo di rimando con la voce rotta dalla disperazione.
Lo vedo confuso, perplesso e preoccupato. Giro la testa e continuo a salire più velocemente di prima, anche se lui continua a chiamarmi a gran voce.
Quando salgo l’ultimo scalino e mi tiro su facendo forza sulle braccia, il vento mi colpisce violentemente facendomi ondeggiare pericolosamente. Sento un urlo lontano e abbassando il capo vedo un piccolo puntino –Zach- che fa avanti e dietro.
Gli faccio l’ok e il segno di continuare a registrare e lo vedo bloccarsi. So che soffre di vertigini e anche volendo non può salire sopra a prendermi.
Sono proprio una vigliacca, vero?
Sollevo lo sguardo verso l’orizzonte e il sole che sta scomparendo dietro esso. Sospiro ancora e inizio a camminare lentamente sul piccolo bordo di ferro arrugginito.
Il vento continua a farmi ondeggiare i capelli, sbattendoli qua e la sul mio volto e solleticandomi il collo scoperto. Decido di fermarmi –come al solito- al centro dell’impalcatura.
Ecco, ci siamo.
Ci sono io, la mia diversità e lui.
Lui, il normale.
Lui, il mio unico amico.
Improvvisamente però, sento una sensazione nuova, sento come qualcuno accanto a me, nella mia stessa situazione.
Mi volto spaventata.
Non c’è nessuno.





P.P


Non so nemmeno io come ci sono finito quassù.
So solo che sono convinto d’aver ragione, e l’unico modo che ho di dimostrarlo è lanciarmi nel vuoto.
Cos’è questo senso di strano sollievo?
Questa sensazione…diversa?
No, non è paura.
E’…eccitazione, fermento, voglia di sapere.
Mi avvicino al parapetto del grattacielo con piccoli passi. Il cielo sopra New York è sereno, limpido, l’ideale.
Ah, se Nathan sapesse cosa sto per fare…
Salgo sul piccolo muretto. Ecco, ci siamo. Mi guardo le mani, come per ricevere l’ok chissà da chi.
Chiudo gli occhi, scostando per l’ennesima volta il ciuffo che mi copre l’occhio sinistro. Questi possono essere i miei ultimi istanti di vita, me ne rendo conto.
Eppure..
Eppure so che non sarà così. In cuor mio so d’aver ragione.
Allargo le braccia.
Improvvisamente però, come una gomitata nello stomaco, una nuova sensazione mi investe facendomi quasi oscillare.
Spalanco gli occhi stupito.
Avverto qualcuno accanto a me, qualcuno nelle mie stesse condizioni. Mi guardo intorno, ma non c’è nessuno.



C.B

Mi volto nuovamente, tornando ad osservare davanti a me.
Che strana sensazione, non mi era mai successo prima.
Allargo le braccia, fino a farle arrivare all’altezza delle mie spalle. Chiudo gli occhi..




P.P

Guardo di nuovo giù, ignorando quello che avevo appena provato. Era come se qualcuno fosse proprio qui, vicino a me.
Forse Nathan ha ragione. Forse sono davvero diventato pazzo.
Ormai non importa. Sono qui e devo farlo.
Protendo una gamba nel vuoto, sento l’aria che la avvolge.
Chiudo gli occhi..





Sento l’aria che mi sferza il corpo come tante lame affilate, e le orecchie sono accarezzate da un urlo in lontananza.
Sorrido, e sento il suolo di terra sbattermi addosso.
All’inizio è sempre confuso.
Pian piano mi rialzo, sentendo pizzicare più parti del mio corpo. Sono in piedi, ma non oso guardare nella direzione di Zach.
Vedo la mia clavicola spuntare dalla pelle, e con un moto di disgusto la spingo nuovamente nella sua sede.
Ah, il sangue..
Vedo che il mio braccio destro è piegato in una posizione innaturale, allora lo afferro e con forza lo giro.
Anch’esso torna a posto.
Alzo lo sguardo, senza pensarci, e con sorpresa noto che Zach è ancora lì immobile. La telecamera è al suo posto.
Mi avvicino, lentamente.
Posso dirlo, adesso ho paura.
Una paura fottuta che si è impossessata di tutte le mie ossa.
Arrivo davanti a lui e alla telecamera.
-Mi chiamo Claire Bennet e questo era il tentativo numero tre.-




P.P


Non capisco..
Sto volando davvero allora?
Sento l’aria carezzarmi il volto, ma non sono solo.
Chi è allora?
-Nathan..-
Spalanco gli occhi e vedo che quello è proprio mio fratello.
-Tu sei pazzo.- mi dice, ma sta ridendo.
-Stiamo volando Nathan!- urlò io cominciando a divincolarmi senza nemmeno farlo apposta.
-Peter stai fermo!-
Ma sto cadendo, sto precipitando a grande velocità.
No, non posso morire! Io so di saper volare, non mi serve Nathan!
Chiudo gli occhi per un attimo credendo che ormai sia la fine, ma non tocco mai il suolo.
Li riapro.
Mi chiamo Peter Petrelli, e ho appena scoperto di non essere pazzo.






E allora capisci…
Proprio in quel momento, capisci che sei diverso.
E non devi vergognartene perché sei un hero.




Ragazzi!
La mia prima one-short su Heroes!Spero sia di vostro gradimento, e se così fosse sarei lieta di saperlo ;)
Un abbraccio
Buon anno!
 
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