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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Holly e Benji (Captain Tsubasa)
Titolo Fanfic: YOTARO
Genere: Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler, One Shot
Autore: sanae78 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/12/2007 21:11:29

Il racconto dell' amicizia tra un piccolo Taro Misaki ed un gattino...
 
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YOTARO
- Capitolo 1° -

"Yotaro"
di Sanae78

Due grandi occhi azzurri e profondi sempre pronti a scrutare ogni mio movimento e la capacità di intuire quando ho bisogno di sentire il tuo affetto e di manifestarlo, così posso descrivere Yotaro.

Ricordo ancora il giorno in cui l' ho trovato.

A quei tempi io e e papà abitavamo a Parigi e mi ero iscritto da poco alla scuola giapponese.
Iniziava a piovere e per accorciare la strada mi ero incamminato attraverso uno dei parchi della città, quando ho sentito una vocina lamentevole provenire da dietro un cespuglio.
Mi sono incuriosito e sono andato a guardare.
Lì dietro giaceva una gatta tigrata morta con una brutta lacerazione sotto il collo, forse causata dalla lotta con un altro animale.
Ma non era sola, intorno a lei c' erano dei piccoli micini che a vederli non avranno avuto più di un mesetto anch' essi pieni di sangue e senza vita.
La gatta era stata probabilmente attaccata coi suoi piccoli da qualche cane randagio e purtroppo aveva avuto la peggio.

Che scena straziante, non ho potuto fare a meno di commuovermi per quella mamma che si era battuta per difendere i suoi piccoli e di chiedermi se anche la mia avrebbe fatto di tutto per proteggermi.
La mia mamma era da tanto che non la vedevo, perché lei se n' era andata di casa e io avevo deciso di tenermi con lui..
Ero molto piccolo, però mi sono accorto che in quel momento mio padre era la persona che aveva più bisogno di me, nono stante mi spiacesse molto separarmi dalla mamma.
Poi mio padre ha deciso di lasciarmi andare a vivere con la mamma per permettermi di continuare gli studi in Giappone, ma non ero ancora pronto per incontrarla e l' ho implorato di portarmi con sè.

Ma con mia sorpresa ho capito che la vocina che avevo sentito apparteneva ad un micino che miracolosamente era scampato alla strage.
Era sbucato fuori da una piccola cavità da un albero e probabilmente si era salvato perché era riuscito a mettersi al sicuro.
Doveva aver assistito impotente a quello che era capitato a sua madre e ai suoi fratelli e tremava ancora tutto inzuppato.
Era un batuffolo di pelo bianco con le zampine, le orecchie e il nasino neri.
Aveva dei bellissimi occhietti azzurri ancora pieni di terrore.

Ho pensato di portarlo a casa.
Non è stato facile avvicinarlo dopo il grande spavento che aveva avuto.
Poi pian pian ha iniziato a farsi accarezzare e si è lasciato prendere in braccio.

Tremava anche tra le mie braccia e ho cercato di rassicurarlo dicendogli: “Coraggio piccolo! Adesso ci sono io a proteggerti e nessuno potrà farti più del male!”
Per tenerlo caldo ho ho creato come una specie di tasca girando all' indietro la mi maglietta.
Non avevo mai avuto un animale domestico e speravo che papà mi desse il permesso di tenerlo.

Dopo un quarto d' ora sono giunto a casa, giusto in tempo per evitare l' acquazzone che si sarebbe scatenato da lì a pochi minuti.

Gli ho preparato subito un piccolo giaciglio e gli ho messo vicino un recipiente con dell' acqua e uno contenente un po' di latte che avevo fatto prima riscaldare e poi intiepidire.

Dopo mi sono cambiato i vestiti umidi che indossavo.
E' arrivata anche una telefonata di papà che mi avvisava che quella sera avrebbe fatto tardi, perché dovevano ancora stabilire alcuni dettagli della sua ultima mostra.
Mi aveva detto inoltre di mangiare e di non aspettarlo alzato.

Non gli ho fatto parola del micino.

Il gattino intanto sembrava essersi già affezionato un pochino a me, mi seguiva ovunque andassi e mi chiamava.
Aveva gradito molto il latte che gli avevo preparato e ne aveva ancora un po' sui baffetti che cercava di pulire usando la sua linguetta in modo alquanto buffo e maldestro.

Mi sono preparato la cena, visto che mangiavo da solo ho pensato di prepararmi qualcuno dei miei piatti preferiti.

Sono sempre stato il cuoco di casa e me la cavo piuttosto bene, decisamente meglio di papà.
Papà non è mai stato molto pratico coi fornelli, così quando sono diventato abbastanza grande per poterli usare senza farmi male, mi sono occupato di questa cosa e di altre faccende domestiche.
Papà è un artista e non ha mai degli orari regolari, a volte quand' è preso dalla creatività dipinge per ore ed ore dimenticandosi di tutto e di tutti.
Ma io gli voglio molto bene e so che per lui la pittura è un po' come il pallone per me.

Il gattino mi ha tenuto compagnia stando seduto su un sedia.
Guardava incuriosito quello che facevo e non ho resistito e gli ho dato qualche assaggio del mio pasto.

Terminata la cena, ho sparecchiato, lavato i piatti e sistemato la cucina e mi sono seduto sul divano, dove mi ha raggiunto con un balzo.
Avevo allungato le gambe e lui era venuto a sdraiarsi sulla mia pancia.
Era talmente leggero che quasi non mi sembrava che stesse appoggiato su di me.

Mi ha guardato ed ha iniziato a fare le fusa mentre l' accarezzavo.
L' ho guardato e gli ho detto: “Ti piacerebbe chiamarti Yotaro?”
Per tutta risposta mi si è strusciato addosso con dimostrandomi ancora più affetto e il suo motorino ha iniziato a fare un rumore ancora più forte.

In quel momento era diventato Yotaro Misaki.

Papà quand'è rientrato ha capito quanto già tenessi a lui e dopo avermi svegliato per dirmi di andare nel mio letto, mi ha detto che avevo il permesso di tenerlo.
Ne sono stato felicissimo!

Da quel momento Yotaro è venuto a vivere con noi e ci ha seguiti anche quando abbiamo fatto il nostro ritorno in Giappone.

E' sempre stato un gattino pieno di vita che si divertiva a giocare con le tende, le scarpe e a farci sentire la sua voce per attirare la nostra attenzione.

Anche adesso quando gli impegni calcistici della nazionale olimpica e della Jubilo Iwata me lo permettono, rientro a casa e papà e Yotaro sono sempre lì che mi aspettano.
Yotaro è davvero un amico speciale per me.


FINE

 
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