- Capitolo 1° -
Fuori navicava da mazz'ora ormai. Tony guardava fuori dalla finestra, con aria stanca osservava la gente passare felice sui marciapiedi. I bambini che ridevano e correvano, lanciandosi palle di neve. Improvvisamente, suonò il campanello. "Sarà sicuramente qualcuno che ha intenzione di morire..." pensò seccato il ragazzo. Si alzò lentamente, andò verso la porta e guardò dallo spioncino. Si stupì nel vedere che non era qualche pazzo venuto a essere ucciso: era la squadra al completo, sorridente. Notò che Ziva indossava un cappellò rosso da Babbo Natale, che era piuttosto ridicolo. Tony quasi scoppiò a ridere. Aprì e li salutò con uno dei suoi soliti sorrisi:- Ehilà, gente! Che carini, siete venuti farmi gli auguri di Natale! - DiNozzo, facci entrare e finiscila di fare lo stupido. - lo interruppe Gibbs - Qua fuori si gela! - Tony si spostò e li fece entrare; mentre entravano, tutti diedero una scatola di cioccolatini all'agente ammalato. - Grazie... Ma non dovevate, davvero... - disse quasi commosso Tony. - Va bene... - rispose Gibbs, riprendendosi la scatola che aveva dato poco prima al suo sottoposto e dirigendosi ancora verso la porta. Tony lo guardò a bocca aperta:- No, aspetta! Stavo scherzando... Allora il capo tornò indietro:- La prossima volta che non avvisi per la malattia, al posto di venti cioccolatini, ti prendi trenta scappellotti. Capito? Tony lo guardò e annuì veloce. Gibbs sorrise soddisfatto. Il padrone di casa invitò tutti a sedersi in cucina e offrì loro qualcosa da bere. - Qui ho... - disse aprendo il frigo - ... ehm... vediamo. Latte, latte, latte, latte... Scusatemi, ma non ho altro. E' da tre giorni che non faccio un salto al supermercato per via della febbre... - Io credo che sceglierò del latte! - rise Ziva. - Pure io... - esclamò Ducky. - Anche noi! - dissero all'unisono Abby e McGee. - Credo che, a questo punto, debba accettare anch'io. - aggiunse Gibbs. Così Tony prese sei bicchieri e vi versò dentro del latte; li porse al resto della squadra. Restarono a scherzare e a parlare per un'ora, finchè Gibbs non disse che era molto tardi e che sarebbe stato meglio tornare a casa. Tony acconsentì: doveva riposare anche lui per guarire il prima possibile. - Scusa, Tony... Sai dov'è il bagno? - domandò Ziva. - Certo che lo so. E' casa mia, non quella reggia gigantesca dove vive Ducky! - rispose il ragazzo. - Ti ringrazio per il complimento, Anthony. - infierì il dottor Mallard. Tony prese per mano Ziva, senza neanche rendersene conto; lei a quel contatto arrossì leggermente. Tony la portò in un corridoi lungo, dove si affacciavano tre porte: la camera da letto, lo sgabuzzino e il bagno; la fece entrare nell'ultima, ma Ziva fermò la porta che lui stava chiudendo col piede. - Che c'è? - chiese lui, arrossendo lievemente quando lei gli mise una mano dietro al collo. - Stavo pensando - disse lei lentamente - che se davvero carino quando avverdi... Tony la guardò un po' stranito:- Avverdo? - si, insomma... Quando ti colori di rosso le guance... - spiegò imbarazzata lei. - Allora sei daltonica! Si dice "arrossire", non "avverdare"... - rise lui. Però Ziva lo tirò dentro al bagno e lo spinse leggermente verso il muro; lì lo bloccò, tenendolo per le spalle e avvicinò le sue labbra a quelle di lui. - Hai capito cosa farò adesso? - chiese dolcemente lei. - Non lo so... Forse... - rispose debolmente Tony. E in quel momento accadde. Le loro labbra si unirono in un dolce bacio, mentre Tony appoggiava le sue mani sul fianco di Ziva e lei teneva le braccia intorno al collo di lui. - Ti amo, Ziva... - le sussurrò Tony, staccandosi di appena due millimetri. - Io amo te, Tony... Non lasciarmi, ti prego. - ricambiò la ragazza. - Mai... - concluse lui, prima di riprendere il contatto con le labbra della sua amata.
Intanto, Gibbs era andato a vedere che stavano facendo, vedendo dallo spiraglio della porta il loro bacio. Tornando indietro pensò:" Certo che sono una bella coppia... Ma per questo Tony dovrà portarmi per l'eternità caffè... Un po' mi dispiace, ma la regola è la regola!"
FINE |
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