CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -
Benchè non fosse una donna molto attenta, anzi, quel bambino anziano che sarebbe dovuto essere il suo Taichou non mancava mai di sottolinearle il contrario, non potè fare a meno di notare lo scricchiolio che proveniva dalla porta della sua stanza che si apriva.
Forse, un giorno, avrebbe dovuto ripararla. Se solo ne avesse avuto voglia.
Oppure, sarebbe stato più facile e di sicuro più producente imbrogliare qualcun'altro affinchè la riparasse per lei.
Di solito, dopo aver passato un'altra serata a bere, l'unica sua preoccupazione era di smaltire la sbornia, la porta che scricchiolava era l'ultimo dei suoi pensieri. Con tutte le guardie che c'erano al di fuori delle case dei Taichou e dei Fokutaichou, chi mai sarebbe potuto entrare in casa sua senza una barella o, comunque, con tutti gli organi vitali al posto giusto?
Soprattutto dopo l'invasione dei Ryoka, anche se in buona fede, la sorveglianza era aumentata in modo spropositato.
In molti l'avevano presa come un segno di debolezza del Seireitei, dopotutto, in millenni di storia, nessuno era mai riuscito a scavalcare la sorveglianza, vivo.
Probabilmente quel terribile episodio di debolezza delle Gotei, era anche dovuto al fatto che tre Taichou avevano tradito la Corte Delle Anime Pure.
Adesso che ci pensava, Rangiku si rendeva conto che, come dicono gli umani, aveva iniziato ad " affogare i suoi dispiaceri nell'alcol " esattamente da quel periodo. Non che prima disprezzasse un bicchierino di tanto in tanto ma, come le faceva notare il suo Taichou, forse la cosa stava prendendo una piega sbagliata.
Si disse, per l'ennesima volta, che questa sarebbe stata l'ultima volta e che, mai più, sarebbe andata così oltre.
Era passato quasi un mese, e tutte le Gotei si preparavano al grande scontro che sarebbe avvenuto l'inverno prossimo contro l'armata di Aizen.
Lei, che era sempre stata una persona ottimista, adesso non era sicura di potercela fare.
Non era sicura di riuscire a combattere contro l'altra parte di se stessa.
Si sarebbe fatta del male, lo sapeva bene, con le sue stesse mani.
Improvvisamente si mise a sedere, nascondendo il volto con le mani. Davanti agli altri cercava di essere forte e spensierata, ma adesso, da sola, non c'era nessun motivo per trattenere le lacrime.
Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri, fu il tocco, freddo, che sentì sulla guancia sinistra.
Riconoscendo quel profumo, che un tempo aveva amato, si asciugò le lacrime.
Aprì gli occhi, esitante, per ritrovarsi a guardare quel volto familiare, quel volto che un tempo era stata la sua ancora di salvezza.
« Cosa devo fare con te, Rangiku-chan?»
E quel sorriso, quello che un tempo era stato anche il suo sorriso, ma che adesso era falso, crudele.
« Ichimaru Taichou. »
Istintivamente, lei puntò Haineko al collo di lui, pronta ad affondare la lama, per vendicarsi di tutto il male che le aveva fatto.
Si era dimenticata di tutto il resto: del suo amore per lui, di quando le aveva salvato la vita, del suono della sua voce, che la rendeva felice. Si era dimenticata della sua mano fredda, che un tempo era stata la sua ragione di vita.
L'amore.. Era stato l'amore, a spingerlo ad abbandonarla, sola, senza neanche dirle dove stava andando?
Non le importava più. Adesso, dentro di lei, ribollivano solo odio, delusione, e.. Vendetta.
« Vuoi uccidermi, Rangiku-chan?»
« Lo farò. Ma prima, voglio sapere perchè sei venuto qui, Gin.»
« Non sono gradito? E io che pensavo di ricordare un pò i vecchi tempi.. »
« Parla, Gin, o ti ucciderò subito. »
Ma ne era davvero capace?
« No, Rangiku-chan, non mi ucciderai.»
« Ne sei sicuro? Cosa te lo fa credere?»
Infondo, anche lei conosceva la risposta. L'aveva sempre saputa, ma, forse, l'aveva dimenticata.
« Non mi ucciderai, Rangiku-chan, perchè tu mi ami. »
Una verità che fa male, una dolore profondo, che si insinuava dentro di lei, più forte dell'amore.
« Unere, Haineko! »
Fumo e cenere. Haineko li avvolgeva, anch'essa tradita dalla sua compagna, anch'essa delusa per quell'attacco che non riusciva a sferrare.
« Uccidimi, Rangiku-chan. Uccidimi adesso.»
« Cosa vuoi, Gin? Perchè mi fai questo? Ti rende felice, vedermi soffrire? Vattene, Gin! Vattene! »
« Come pensavo. Non mi conosci affatto, ma sei consapevole che le tue debolezze fanno la mia felicità. Comunque, sono venuto solo per salutarti. Non mi vedrai mai più. Dopotutto, hai contato qualcosa per me. Mi sarebbe dispiaciuto lasciarti qui senza neanche dirti addio. »
Un ferita, mai cicatrizzata, si riapre.
« Non è la prima volta che mi abbandoni. »
Abbassa la guardia, senza esitare, ma lasciando Haineko a ruggire intorno a loro.
« No, ma questa è l'ultima.»
Di nuovo la mano fredda, questa volta tra i suoi capelli. E quel sorriso, sinceramente divertito per la varietà di emozioni che provocava in lei.
Lo stava facendo di nuovo. La stava illudendo, ferendo, abbandonando. Davanti a Gin, lei era completamente impotende. Forse era questo, che donava a lui tanta sicurezza.
Adesso era di nuovo sola, di una solitudine che non aveva ancora imparato ad accettare, ma che non l'avrebbe mai usata, come aveva fatto lui. Matsumoto Rangiku, da sempre e per sempre, il giocattolo di Ichimaru Gin. Questo, dopo tanto tempo, forse aveva imparato ad accettarlo. La sua più grande debolezza, lui.
Un salto, veloce, come lo era sempre stato, e Gin era accovacciato sulla finestra, aperta.
« Sayonara, Rangiku-chan. » Disse, prima di lanciarsi verso la luna.
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