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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Eragon
Titolo Fanfic: IL SEGRETO DI MURTAGH
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: artemisia81 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/12/2007 13:07:00


 
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ATTO UNICO
- Capitolo 1° -

Nell'ampia sala del trono di Galbatorix, su quello che un tempo era il suo trono, sedeva Murtagh; composto alle sue spalle, sedeva il suo drago, Castigo. Ora era lui il nuovo re di Alagaesia.
Murtagh sentì appena il rumore delle guardie che uscivano, dopo aver lasciato,riverso a terra, il corpo privo di sensi di Eragon. La sua attenzione era rivolta tutta a lui.
Eragon. Ripeté il suo nome tra le labbra; un tempo erano stati amici, rammentò, ma ora non poteva essere più così, no dopo tutto quello che era successo. All'improvviso la sua mente fu invasa dai ricordi, che affiorarono in un turbine di sensi, e lo travolsero, quasi a soffocarlo. Murtagh non poté fare altro che lasciarsi trasportare da loro: vide sua madre, Selene, sentì il suo abbraccio, la sua voce; poi i ricordi ritornarono al periodo passato con i Varden, a Nasuada; la gioia che aveva provato durante le lunghe chiacchierate con la principessa, il suo viso, bello e altero i suoi occhi, il suo profumo...poi la forza del flusso si affievolì, e Murtagh riuscì a riprendere il controllo su di sé. Tutto questo non aveva più importanza per lui, si disse; e li cacciò, con moto di rabbia.
Non più.
Quello era il vecchio Murtagh.
Dopo che l'ultimo uovo di drago si schiuse di fronte al suo cavaliere, Galbatorix lo aveva fatto chiamare. Il suo stupore e la sua gratitudine nel sentire il gran privilegio cui gli faceva dono il re: una serie di parole che aveva riscoperto nell'antica lingua, e che gli avrebbe permesso di fondere le loro menti, diventando una persona sola.
Il Re stava morendo, nonostante i suoi sforzi per prolungarsi la vita; ma la sua essenza non sarebbe sparita con il suo corpo, gli disse.

Un movimento di Eragon lo fece riemergere dai propri pensieri. Suo fratello, lo sapeva, si sarebbe risvegliato a momenti. Un ghigno si dipinse sul suo volto, questa volta non si sarebbe dimostrato tanto clemente. Eragon doveva scegliere, o servirlo come suo braccio destro o...non finì la frase, ma un sorriso gli increspò i lati della bocca; sapeva che non avrebbe mai accettato, ma lui aveva in serbo parecchie argomentazioni, perché alla fine cedesse. Non poteva essere altrimenti, e come a sostegno dei suoi pensieri Castigo fece un basso verso gutturale:
"Lo farà"
Gli disse il drago attraverso la mente.

Eragon stava lentamente riprendendo conoscenza; la sensazione del freddo marmo al contatto con la pelle lo fece sussultare, e un dolore lancinante lo trafisse alla testa nel punto cui aveva battuto; ma le sue ferite, si accorse, erano state guarite. Chi era stato? Immagini del duello con il nuovo cavaliere,e il suo drago verde, gli balenarono in testa; sentì di nuovo il rumore delle spade che cozzavano l'una con l'altra, la sensazione che il nuovo cavaliere attingesse a una forza inestinguibile, come Murtagh, quando si erano scontrati nelle pianure ardenti; avevano combattuto per ore, ma il cavaliere sembrava giocasse con lui; ora capiva che si era trattato di una trappola. Si costrinse ad aprire gli occhi.
<<Do..dove mi trovo? >> disse, mentre cercava di rialzarsi, a fatica, i muscoli doloranti.
<<Sei stato condotto nel mio palazzo, Cavaliere>>.
Quella voce lo fece raggelare, era la voce di Murtagh, ma allo stesso tempo non era sua; non riusciva a capire il perché, ma c'era qualcosa di tremendamente sbagliato in lui.
Mentre si rialzava, Eragon cercò il contatto mentale con Saphira, ma non la trovò, allarmato chiese subito:
<<Dove è Saphira ...che gli avete fatto?!>> L' ansia per la sorte della dragonessa trapelava dalla sua voce.
<<Non temere sta bene, come ti ho già detto una volta, ci servite vivi...I miei stregoni la stanno curando. E quando starete bene, farete la vostra scelta.>> disse con calma Murtagh.
I miei stregoni ... a quelle parole Eragon trasalì, guardò Murtagh come se lo vedesse per la prima volta. Poi il suo sguardo si posò sul trono dietro di lui, vuoto.
All'improvviso ebbe paura. Paura di ciò che Murgtagh era diventato, e capì che non c'erano vie fuga questa volta; per lui lo scontro poteva finire solo con la morte di uno di loro, ......e a soccombere, in quel momento, non poteva essere certamente Murtagh.
Non avrebbe mai accettato di servirlo, e neanche Saphira, si disse, cercando la forza in quelle parole.


Una voce gli risuono nella testa
”Eragon!”
”Sei tu Saphira?”
”Sì piccolo mio”
”Stai bene?” le chiese Eragon, la voce stanca
”Credo di sì “
Un ruggito improvviso riecheggio nella sala dove si trovava Saphira, facendole subito erigere delle barriere di protezione, che spazzarono Eragon fuori dalla sua mente
Saphira si ritrovava a faccia a faccia con il drago verde. Questi la stava scrutando con occhi minacciosi. Poi dal suo fianco destro venne avanti una figura, il volto celato da un’armatura; Saphira vi riconobbe subito il cavaliere con cui lei ed Eragon si erano battuti quella mattina.
"Dovrai seguirci fino al castello del nostro re, Drago. Lì potrai ricongiungerti con il tuo Cavaliere" Saphira si rese conto che non poteva fare altrimenti, anche se le costò molto, dover obbedire a qualcuno.
Così i due draghi spiccarono il volo. Appena raggiunta una quota stabile, Saphira incominciò a mandare una serie di immagini mentali del tragitto che stavano percorrendo ad Eragon. Poi gli disse soltanto: “Sto arrivando!”

Sotto le mura della città, intanto, la battaglia tra i Varden e l'impero stava svolgendosi a favore dei primi. L'aiuto fornito alle file dei ribelli, da parte dell'esercito degli elfi, aveva fatto pendere l'ago della bilancia a loro favore. I maghi elfici non ebbero alcuna difficoltà a trovare e neutralizzare gli stregoni imperiali, che si trovarono ben presto in serie difficoltà; anche, e soprattutto, per la mancanza del loro Cavaliere e del suo drago verde. Questi era volato via più di quattro ore fà, insieme ad Eragon e Saphira; ma nessuno di loro era ancora tornato. La preoccupazione incominciò a insinuarsi in Nasuada Arya e Inzasladi, le quali non poterono fare altro che continuare a combattere, scrutando di tanto in tanto il cielo, nella speranza di intravedere le sagome di Saphira e di Eragon, vittoriosi.

Nella sala del trono Murtagh aspettava, il suo sguardo sempre posato su Eragon, che nel frattempo aveva fatto accomodare su una sedia. Questa gli era stata portata da un servo, che si era poi smaterializzato nel buio, nel fondo della sala. Eragon aveva accettato con titubanza il suo invito, temendo qualche inganno. Ma i minuti passavano e Murtagh rimaneva fermo, a fissarlo, senza parlare. Alla fine, ad Eragon, non rimase che rilassarsi, e utilizzare quel tempo per recuperare un pò di forze.
Murtagh ricevette finalmente il messaggio tanto atteso: il terzo cavaliere che gli annunciava il suo imminente arrivo, insieme a quello di Saphira; la notizia, lo portò a scandagliare tutti possibili sviluppi della situazione. Per un momento, in un moto di sfida, lo accarezzò perfino l'idea di abbandonare il palazzo, e fuggire per sempre da Alagaesia. L'antico rancore verso tutto ciò che era autorità, politica e intrigo di corte, lo sfiorò, facendo riemergere in lui sentimenti da lungo tempo assopiti.

Da dove era seduto, Eragon notò un cambiamento nel volto del fratello: un bagliore negli occhi, che lui riconobbe come quelli del vecchio Murthagh. Una luce si accese nel fondo della sua disperazione, …forse c'era ancora una speranza.

Murthag stava assaporando il sapore della libertà, quando si sentì pervadere da un tremito lungo la schiena; qualcosa, o meglio qualcuno, stava lottando dentro di lui per assumere il suo controllo. Guardò Eragon, seduto, poi Castigo, dietro di lui. Il Drago gli sfiorò la mente, appena avvertì l'angoscia, il dolore e il dubbio attanagliare i sui pensieri, e gli infuse nuova energia, a contrastare la forza dell'usurpatore.
A quel punto, come un’illuminazione, Castigo non ebbe dubbi su cosa era giusto fare, per il bene loro, e per quello dell'intera Alagaesia; lo stesso pensò Murtagh.
Il drago gli disse soltanto:
”Sono con te”
Eragon non poteva sentire cosa si stava dicendo Murtagh e Castigo. Vide solo il fratello che si alzava, e prendendo in mano la spada di Eragon dalle fauci del Drago, portarsi con grandi passi verso di lui. Ormai gli era quasi davanti. Allarmato si mise in piedi, rompendo le barriere mentali della sua mente, in modo da poter attingere alla magia in qualsiasi momento. Ma Murtagh non attaccò, porse invece la spada ad Eragon, e disse:
<<Questa ti appartiene Cavaliere. E ora in guardia! Spero ti comporterai con onore. Non posso aspettare l'arrivo di Saphira. Dobbiamo incominciare il nostro duello ora prima che....> non riuscì a finire la frase, un dolore lancinante gli trafisse il cervello; cadde in ginocchio i palmi delle mani stretti sulle tempie. Eragon fece un gesto di moto verso di lui, ma Murthag lo frenò
<<No Eragon non puoi aiutarmi, combatti..se vuoi aiutarmi combatti e liberami da quest’inferno>> Eragon non riusciva a capire, ma presto fu costretto cancellare ogni pensiero, perché il fratello lo stava caricando, Za'roc in pugno. Alzò la sua spada per parare un fendente diretto alla sua testa.
Murtagh duellava con Eragon, e allo stesso tempo conduceva una guerra con se stesso; Castigo lo sorreggeva nell'estenuante tentativo di impedire a Galbatorix, o meglio alla Sua Essenza, di prendere il controllo su di lui.
Lo aveva gia fatto una volta...pensò amaro Murtagh. Ma non gli avrebbe permesso di farlo una seconda. Si rammaricò di essersi accorto troppo tardi, del terribile vincolo cui lo avrebbe legato quelle antiche parole, ammaliato come era dalla voce suadente del re: il suo errore gli era costato caro; ma ancora di più, lo amareggiava aver coinvolto nel suo errore anche il suo Castigo.
Nonostante i sui ripetuti sforzi, una voce lo portava a battersi con tutte le forze contro il fratello; questi animato da una nuova forza, parava tutti i sui colpi, mettendolo in difficoltà in più di una occasione, e costringendolo ora a porsi sulla difensiva. Eragon si stava impegnando al massimo, pensò, e un sorriso amaro gli sfioro le labbra: questo fatto non lo spaventava, anzi, lo incoraggiava ad andare avanti. Un affondo di Eragon lo colse impreparato, e la lama lo colpì al fianco, trapassandogli la cotta e ferendogli la carne. Il dolore gli fece salire in gola un gemito, e in un impeto di ira si lanciò contro il fratello; con foga impressionante, eseguì una serie di affondi che costrinsero Eragon a indietreggiare. Le loro braccia tremarono, sotto i formidabili colpi.
Andarono Avanti così par altre quattro battute, ma lo scontro non sembrava ancora voler far intravedere il vincitore.

Erano ormai passati parecchi minuti dall'inizio del duello, quando arrivarono il drago verde con il suo cavaliere, seguiti subito dopo da Saphira. Il rumore delle spade raggiunse il gruppo, prima che questi giungessero nella grande sala.
Entrarono di corsa, ed entrambi i draghi cercarono immediatamente un contatto mentale, ma i condenti avevano alzato potenti barriere, anche Castigo. Erano impotenti davanti alla scena che si stava svolgendo davanti ai loro occhi.

Eragon ebbe solo un vago sentore, della presenza di Saphira nella sala. Anche se sapeva che il suo aiuto sarebbe stato importantissimo, non poteva permettersi di alzare le sue difese. Lesse la preoccupazione nei suoi occhi, ma si costrinse a non guardarla, immergendosi completamente nella battaglia. Anche Murtagh avvertì i fremiti del terzo cavaliere dietro di lui, ma li ignorò.

I due fratelli cominciavano ormai ad ansimare; i muscoli delle braccia che tremavano per lo sforzo e la potenza dei colpi, dati e ricevuti. Per un momento si guardarono, fermi l'uno di fronte all'altro, in un attimo di tregua. Poi qualcosa cambiò, e sul volto di Murtaghh si disegnò un sorriso beffardo.
<<Siamo arrivati alla resa dei conti, Fratello>> Castigo gli aveva parlato, due sole parole, ma che lo avevano fatto rinascere.
Senza dare il tempo ad Eragon di ribattere, si gettò sul fratello, che parò il colpo con una certa facilità; Murtagh allora si scoprì con un gesto fulmineo, permettendo così ad Eragon di colpirlo in pieno petto. IL colpo lo lasciò senza fiato, gli occhi spalancati. Il suo viso divenne improvvisamente bianco, e si accasciò su Eragon, che lo sorresse, ancora incapace di credere che aveva trafitto il fratello. Poi con le ultime forze riuscì a mormorare:
<<Credimi era l'unico modo pe …per sconfiggerlo, Mi ..mi dispiace di averti deluso..>>
Un colpo di tosse gli impedì di continuare.
<< Murtagh no!>> Eragon sapeva che il sacrificio del fratello era necessario, ma questo, non poté comunque impedire alle lacrime di rigare lo stesso il suo viso. Abbassate le sue difese mentali, Saphira lo raggiunse, portandoli conforto, ma neanche lei avrebbe potuto fare niente.
Dietro di loro anche Castigo era caduto a terra; con il collo, il drago rosso si allungò, in cerca di Murtagh:
”Abbiamo fatto la cosa giusta”
Poi rivolta ad Eragon e Saphira.
“A voi ora il compito di creare un regno di pace e giustizia. Vi affidiamo l'istruzione dell'ultimo drago e il suo cavaliere, il loro destino può essere ancora plasmato!”
Poi all'unisono, in un tremito, esalarono l'ultimo respiro. Sul volto di Murtagh si dipinse un sorriso: Era finalmente libero.

Fine.

 
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