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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: ILLUSIONS
Genere: Sentimentale, Drammatico, Introspettivo, Song-fic
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: rekishi galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/12/2007 23:52:11

[Continua a sognare, Sasuke.] [Song-fic su Angles dei Within temptation. Lieve Uchihacest]
 
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ILLUSIONS
- Capitolo 1° -

Gli uomini si nutrono di illusioni.
Un pasto magro, a dire il vero, che concede solo la parziale impressione di essere sazi.
Appaga, ma temporaneamente.
Poi, l’attimo passa e, aprendo gli occhi, ci si accorge del degrado che ci circonda.
Ci si rende conto di come, la nostra vita, non sia nient’altro che una pena incessante e continua e che, le nostre gioie, non appartengano ad altra dimensione che quella del sogno.
Flebili, soffusi, fragili sogni di cristallo.

Sparkling angel
I believed
You were my saviour
In my time of need.
Blinded by faith
I couldn’t hear
All the whispers
The warnings so clear


Quando si svegliava nel pieno della notte per colpa dei mostri che, ne era sicuro, si nascondevano sotto il letto, aveva una sola, piccola certezza che lo aiutava a superare la paura di posare i piedini sul pavimento e muoversi per la casa infestata.
Lui era là.
Per questo cercava di non urlare terrorizzato, perlomeno lungo il tragitto che lo portava in camera del fratello maggiore; per questo la voce non gli tremava, o perlomeno tremava poco, quando gli chiedeva se poteva dormire con lui.
Allo stesso tempo, cercava di non sembrare troppo soddisfatto quando il suo aniki acconsentiva, facendogli spazio tra le coperte.
E poco gli importava se quel giorno aveva risposto male al tou-san, o se era cambiato [perché era cambiato tanto. Ma tanto, tanto.].
Era il ninja più bravo dell’intero clan; era un genio; era…semplicemente era suo fratello e lui andava fiero di questo, pur invidiandolo per non poter essere alla sua altezza.
Ma un giorno sarebbe stato bravo come lui e, allora, gli occhi dell’aniki si sarebbero posati su di lui con orgoglio e non con la sottile derisione verso un bambino spaventato dai mostri sotto il letto.
Però, per il momento, i fantasmi c’erano e l’unica cosa che poteva scacciarli era l’abbraccio di suo fratello.
Perché era talmente bravo, e grande, e speciale che anche i mostri lo rispettavano e lo temevano.

[Eppure anche il serpente si allenava a tentare gli umani nel giardino dell’Eden.
Avrebbe dovuto saperlo. Avrebbe dovuto.
Konoha, il clan, tutti.
Stavano allevando una serpe in seno. Un serpente pronto ad avvelenare il mondo che avevano faticosamente costruito, appestando l’aria con la sua esistenza.
Quando il serpente cominciò a mostrare la sua vera natura, era troppo tardi.
E c’era chi lo comprese solo quando gettò via la maschera.]


«Aniki…»
Il bambino bussava alla porta della camera.
[Non che avesse paura. Questo mai. Ma bisogna essere sempre prudenti.]
«Che c’è, Sasuke?»
Il fratello rispondeva; la voce ancora impastata dal sonno interrotto.
[In fondo, era un bambino coraggioso. Non aveva paura così facilmente. Era un Uchiha.]
«Posso dormire con te?»
Domandava, con voce titubante, quasi timoroso che, un giorno o l’altro, il fratello rispondesse negativamente a quella preghiera.
[Ma Itachi non lo avrebbe mai fatto. Lui gli voleva bene e lo avrebbe sempre protetto. Era il suo aniki.]
«Sei grande, per farlo.»
Commentava, impassibile come sempre.
[Sì, era grande. Però il mostro sotto il letto continuava ad esserci. Ed era contento che fosse buio, perchè così Itachi non vedeva che era arrossito.]
«Lo so, ma…»
Strusciava il piedino sul pavimento, senza trovare un’argomentazione valida.
[È che era così bello, dormire con l’aniki. Era caldo, e lui aveva sempre freddo. Invece Itachi lo scaldava. Sempre, sempre.]
«Vieni.»
Scostava le coperte e lo faceva entrare nel proprio letto.
[E poi era piacevole accucciarsi contro di lui. Si dormiva molto meglio tra le braccia dell’aniki. Davvero molto, molto, molto meglio, perché lui non gli avrebbe mai fatto male, come i mostri sotto il letto.]

Quelle braccia lo lasciarono cadere.

«Tou-san, perché Itachi mi ignora? In fondo sono il suo fratellino.»


I see the angels
I'll lead them to your door
There is no escape now
Now mercy no more
No remorse cause I still remember
The smile when you tore me apart

Il vento e le foglie si accorpavano in una leggiadra sinfonia che si diffondeva nella foresta.
Il loro magico e antico canto impregnava rocce, tronchi, animali, acque…
L’intero bosco sembrava unirsi a quell’armonico suono, cui tutto accorpava.
Nota stonata, i tonfi secchi e regolari di lame che ferivano i signori della foresta, stillando linfa dal tronco.
Una resina ambrata e calda, che scivolava lentamente lungo la corteccia, creando fiabeschi disegni al proprio passaggio.
I passi incerti di un bambino si unirono nell’armonia del vento e della terra, quasi completandola con la loro insicurezza.
Le dita si tesero appena per recuperare l’arma conficcata nel tronco.
Tentennarono due o tre volte, sfiorandone il bordo e graffiandosi con esso, prima di riuscire a staccarlo dalla poderosa stretta dell’albero ferito.
La mano si chiuse a pugno, per quanto possibile, sulla stella metallica con quattro punte che aveva recuperato.
Un sorriso soddisfatto arricciò le labbra del bambino; i grandi occhi scuri brillavano compiaciuti.
Mancava poco e il lancio sarebbe stato perfetto. Mancava poco, e avrebbe lanciato come lui.

[Eppure ne avrebbe avuto di tempo, per diventare come lui.
Più di quanto credesse.
Perché il serpente, una volta che ti ha morso, ti ha in pugno.
E il resto della tua vita è solo un lento cammino verso la morte, mentre il veleno si sostituisce al sangue.
E allora odi. Odi. Odi.
Perché non puoi capire. Perché le risposte sono troppo lontane e celate dal rancore.
Perché quando ti accorgi che l’amore è solamente il più subdolo dei trucchi, non ti resta altro che odiare.
L’intensità del sentimento, in fondo, è pressoché identica.]


«Aniki…»
Il bambino si avvicinava timido, chiamando il fratello con timore reverenziale.
[Solo lui poteva chiamarlo “Aniki” e questo lo rendeva orgoglioso. Itachi era un nome che potevano usare tutti, ma “aniki” no. Era solo il suo aniki.]
«Sì?»
Il fratello si girava e, con tono atono, rispondeva al richiamo.
[Rispondeva solo a lui, quando lo chiamava aniki. Solo ed esclusivamente a lui. Se fosse stata un’altra voce a chiamarlo così, non si sarebbe girato.]
«Mi insegni a lanciare gli shuriken?»
Il fatto che non lo mandava via, lo riempiva sempre di coraggio.
[E di speranza. Avrebbe voluto tanto che Itachi gli insegnasse a diventare un ninja bravo come lui. Davvero tanto. Per questo glielo chiedeva sempre, anche a costo di diventare un po’ rompiscatole.]

«Vieni qua, Sasuke.»
Correva verso di lui, e veniva colpito da due dita sulla fronte.
[Sempre così. Sempre quelle dannate dita che colpivano su quel dannato punto della fronte. Speranza infranta, ancora una volta.]

«Domani, Sasuke.»
Gli diceva, e lui si massaggiava il punto colpito, mettendo il broncio.
[Domani. Domani. Sempre domani. Ma quel domani quando arrivava? Erano anni che passavano quei domani e Itachi non lo aveva mai aiutato con gli shuriken. Quanti domani ci sarebbero stati, ancora?]

«Me lo dici sempre, ma poi non mi insegni mai.»
Lo rimproverava, ma tanto il rimprovero non era sentito.
[Non si può rimproverare il proprio eroe.]
«Te lo prometto.»
Lui sorrideva e il fratello se ne andava.
[Rassicurato. Non gli avrebbe mai mentito, non a lui. Non al suo fratellino. Se diceva che domani gli avrebbe insegnato a lanciare gli shuriken, lo avrebbe fatto. Ne era certo!]


Quel “domani” non arrivò mai.

«Aggrappati alla vita come un miserabile e, un giorno, ripresentati di fronte a me con i miei stessi occhi.»


You took my heart
Deceived me right from the start
You showed me dreams
I wished they'd turn to real
You broke a promise
And made me realise
It was all just a lie
Could have been forever
Now we have reached the end

Passarono gli anni e quel tronco continuava ad essere segnato dagli shuriken lanciati contro la sua dura corteccia.
La mira adesso era netta e precisa: un tocco da esperto, non del bambino che si esercitava tentando di compiacere il fratello, ma di un ragazzo che metteva anima e corpo in quell’esercizio per un ideale ben più alto del semplice affetto.

«Aniki, mi insegni a lanciare gli shuriken?»
«Domani, Sasuke.»

[B u g i a.]


E lanciava, lanciava senza sosta, cercando di cancellare dalla mente quelle immagini che, funeste, continuavano a riproporsi con ritmo incessante.
Eppure, niente era cambiato. Lui non si sentiva cambiato, anche se lo era.
Di fronte a lui, sarebbe sempre stato il solito, piccolo, debole fratello minore.
Destinato in eterno ad un perpetuo secondo posto.

«Aniki, posso dormire con te?»
«Vieni.»


[I l l u s i o n e.]


Alla fine piangeva.
Lacrime di rabbia e insofferenza, verso quel logorio interno che aveva il suono della propria voce infantile che si ostinava a richiedere il suo “aniki”.
Un bambino fantasma che non voleva credere che il fratello maggiore desiderato, ammirato, amato era soltanto un bel sogno ad occhi aperti.
La realtà, purtroppo, era molto più dura e cattiva.

«Aniki…perché li hai uccisi?»
«Per testare le mie capacità.»


[R e a l t à.]


Tradito.
Era stato tradito e, quasi per ripicca, o blanda imitazione, divenne traditore egli stesso.
Lo doveva inseguire. Lo doveva ritrovare. Lo doveva uccidere.
Senza quell’obiettivo, cosa ne sarebbe stato di lui?
In un certo qual senso malato, doveva essergli grato: gli aveva dato la forza di andare avanti, di non lasciarsi morire.
Peccato che il suo odio fosse solo un debole, infantile, desiderio di essere nuovamente considerato da lui.


«La tua debolezza deriva dall’inadeguatezza del tuo odio.»
[D i s i n t e r e s s e.]



Aveva chiesto poche cose, nella vita.
La Natura gliele aveva concesse tutte, salvo poi porgergli un conto amaro e salato, prima che raggiungesse la giusta maturità per poterlo saldare.

Aveva chiesto una famiglia serena.

[Avuta, ma ricordarla era troppo doloroso.]


Aveva chiesto di poter diventare un buon ninja. Non un genio, ma un buon ninja, per poter essere almeno un po’ in pari col fratello.

[Era considerato un genio, ma mai abbastanza genio per lui.]


Aveva chiesto un suo sguardo orgoglioso. Uno piccolo e breve.

[Lo aveva guardato più volte, ma sempre con sufficienza e disprezzo.]


Aveva chiesto un sorriso. Un sorriso tutto per sé e non quella maschera che Itachi mostrava a tutti. Un sorriso vero.

[Avuto, ma avrebbe preferito che non fosse macchiato del sangue del clan, quel sorriso.]


«Uchiha Itachi…»
[R a b b i a.]
«…io…»
[D e l u s i o n e.]
«…ti…»
[R a n c o r e.]
«…ammazzo!»
[I l l u s i o n e.]



The smile when you tore me apart

«Onokanara otooto.»

[Continua a sognare, Sasuke.]


E gli uomini preferirono le Tenebre alla Luce”





Aw, la mia fic per il concorso di Suzako*-*.
Niente di eccezionale, lo so da me (troppo condizionata da quella maledetta lettura anticipata della fic di Mika ç_ç); una storia che ho consegnato senza pretese di vittoria, ma che, personalmente, adoro.
Insomma, io amo l'Uchihacest, amo Itachi, amo Sasuke, amo il loro rapporto stupendo e malato*-*.
E soprattutto amo i missing moments sul passato di Sasuke*O*!

Sì, sì...sono orgogliosa delle mie cinque paginette XD!
A presto.

Ps: Naturalmente, è dedicata a te, aniki XD!



 
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