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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Yu-Gi-Oh!
Titolo Fanfic: YOU ARE MY PEACE, YOU ARE MY LOVE
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Autore: gnoma85 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/12/2007 09:33:58

A volte basta poco per trovare la felicità, ma quando si deve scegliere tra bene o male, luce o oscurità tutto può rivelarsi più difficile.
 
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YOU ARE MY PEACE, YOU ARE MY LOVE
- Capitolo 1° -

Chiuse gli occhi lasciando che uno sferzante getto d’acqua proveniente dalla doccia, la colpisse in pieno viso. Probabilmente quello era l’unico momento della giornata in cui poteva rimanere da sola, in pace con se stessa e soprattutto con la sua anima.

Erano trascorse quattro settimane da quando il Faraone aveva battuto Marik, entrando così in possesso delle tre carte delle Divinità Egizie. Ora che il mondo era salvo tutti erano felici, le vite di coloro che avevano preso parte a quella lotta millenaria erano riprese a scorrere come al solito.

Tefenut con l’aiuto della sua amica Angel erano riuscite a trovarle un lavoro come fotomodella per una nota rivista di moda. Non c’era un solo angolo di Domino che non fosse tappezzato di suoi poster che la ritraevano con addosso capi di biancheria intima o peggio ancora con costumi da bagno aderentissimi.



- “ In passato sono stata una ladra ora invece sono il sogno proibito di molti ragazzi e uomini. Complimenti Isith, un bel salto di qualità! – disse rivolgendosi a se stessa con tono sarcastico, quasi con disprezzo-“



Alla fine aveva deciso di sfruttare quel successo, acquistando un appartamento in pieno centro di Domino. Li dentro il lusso regnava sovrano, era diventato il suo rifugio dove potersi rintanare per sfuggire al mondo esterno o più semplicemente da se stessa.

Chiuse il miscelatore dell’acqua e uscì dalla doccia indossando un morbido accappatoio nero e un paio di pantofole bianche. Avvolse i lunghi capelli neri in un asciugamano e mentre faceva questo, si ritrovò a fissare la propria immagine riflessa nello specchio appannato dal vapore.

Tutte le persone che poteva definire “amici” in un modo o nell’altro erano felici, persino Tefenut che aveva ritrovato il suo amato Faraone. Ma lei poteva dire la stessa cosa?

In un passato ormai lontano anche lei aveva amato qualcuno, una persona davvero speciale che purtroppo le tenebre avevano avviluppato rendendolo un loro schiavo per l’eternità. C’era stato un tempo in cui Bakura non era la persona malvagia e senza scrupoli che aveva avuto modo di conoscere tempo addietro.

Prima che l’odio per il Faraone e la sua corte iniziasse a serpeggiare in lui, Bakura era una persona buona. Soprattutto era in grado di amare e in molte occasione glielo aveva dimostrato; come quando poco più che ragazzi le aveva rubato un bacio mentre facevano il bagno in un’oasi poco distante dal villaggio.



- “ Non c’è giorno in cui non pensi a come sarebbero andate le cose se mio padre non gli avesse ordinato di profanare la tomba del Faraone. Avremmo potuto sposarci anche subito e forse…basta, devo smettere di pensare a queste cose!. “



Uscì dal bagno raggiungendo il salotto e con addosso ancora l’accappatoio si sedette su un divano foderato in velluto nero. Il suo appartamento si trovava in una delle zone più prestigiose di Domino, quindi anche la vista di cui si poteva godere restando tranquillamente seduti era delle migliori.

Le divinità le avevano concesso di tornare in vita per aiutare Tefenut nella sua ricerca, ma ora che quest’ultima era terminata che senso aveva rimanere? Aveva perduto l’unica cosa bella che la vita le aveva concesso; tutto ciò che le restavano erano i ricordi.

Nonostante questo lei continuava ad amare Bakura, anche se era diventato una persona malvagia e senza scrupoli. Illudersi che in lui c’era ancora del bene l’aiutava a non soffrire, ad andare avanti anche se la realtà era ben diversa dalla fantasia.



- Isith!



Scattò in piedi nel momento stesso in cui riconobbe la voce che aveva pronunciato il suo nome, non poteva essere lui…no era impossibile. Lentamente si voltò in direzione della porta, e dall’oscurità in cui era avvolta l’intera stanza vide uscire Bakura.

Che cosa ci faceva in casa sua? Non riuscì a dare voce alcuna a tutti quei dubbi che attanagliavano la sua mente. Avrebbe potuto mandarlo via ricorrendo alla magia di cui le divinità le avevano generosamente fatto dono ma…tastandosi il collo con una mano, si rese conto che la collana su cui era appeso il ciondolo non c’era più.



- Cercavi questa per caso? – chiese Bakura con un ghigno malefico facendo oscillare davanti ai suoi occhi il pendaglio –



- Ridammela subito! Sai bene cosa mi accadrebbe se per caso il ciondolo andasse in frantumi. Vuoi uccidermi?



- Sai bene che non potrei mai fare una cosa simile.



- Allora cosa vuoi?



- Te.



Rimase a guardare senza battere ciglio Bakura posare delicatamente la collana su un tavolinetto in vetro pregiato a poca distanza da lei. Sentì il proprio cuore cominciare a tamburellare con forza dentro il petto per l’emozione. Doveva credere alle parole di uno spirito malvagio?

Aveva imparato a sue spese, quanto cattive e spietate potevano essere le persone la cui anima era stata corrotta dal male. Bakura non era da meno, ma in quegli occhi scuri e gelidi c’era un qualcosa di rassicurante.

L’asciugamano che fino a quel momento aveva trattenuto i suoi capelli, cadde a terra con un fruscio leggero. I suoi occhi incontrarono quelli di Bakura che nel frattempo si era avvicinato, l’aveva tirata a se dolcemente e ora accarezzava i suoi capelli.

Nei suoi gesti c’era solo ed esclusivamente dolcezza niente odio rabbia o rancore; probabilmente avrebbe dovuto allontanarsi e cacciarlo via ma…qualche cosa glielo impediva. Per un breve istante fu come ritornare nel passato, quando lei e Bakura erano felici ma soprattutto innamorati.

Di fronte a quell’ondata di ricordi lieti ma tristi allo stesso tempo, abbassò lo sguardo conscia che a breve quel magico incanto sarebbe finito.



- Un tempo eravamo felici Isith. –disse Bakura posandole due dita sotto il mento, alzandole il viso costringendola così a guardarlo negli occhi-



- E’ stato tanto, tantissimo tempo fa. Per noi non c’è più speranza, tu hai scelto di vivere nell’ombra io invece no. –rispose scostando il viso da una parte per sfuggire a quel tocco, senza però smettere di guardare il suo interlocutore negli occhi -



- Vorresti dire che per me, non provi più niente? Non prendermi in giro Isith, tu mi ancora esattamente come io amo te.



- So che cosa vuoi chiedermi Bakura, conosci già la mia riposta: no.



Aveva appena pronunciato quelle parole, quando ciò che più aveva temuto si realizzò…e lei non poté fare nulla per impedirlo. Le labbra di Bakura si posarono dolcemente sulle sue, in un bacio dolce quasi infantile esattamente come quello che si erano scambiati in passato in quell’oasi nel deserto.

Dopo un primo momento di smarrimento e stupore, chiuse gli occhi e schiuse maggiormente le labbra per permettere a colui che amava libero accesso. Sarebbero bastate poche e semplici parole per ritornare ad essere felici, però non poteva tradire le persone a cui nonostante tutto voleva bene.

Si sentì sollevare da terra e appoggiare contro la superficie morbida del divano, per la prima volta dopo secoli si ritrovò a dover decidere. Venire meno alla parola data alle divinità per seguire il suo cuore, oppure dare ascolto alla ragione?

Le ci vollero diversi minuti prima di aprire gli occhi e rendersi conto che il bacio era finito, i suoi occhi rimasero subito incatenati in quelli di Bakura che in silenzio la stava osservando. Era tutto così bello ma anche doloroso, quel magico incanto a breve sarebbe finito e lei sarebbe di nuovo rimasta sola con se stessa e la sua sofferenza.



- Io non voglio risposte Isith, voglio solo stare con te.



- Ma…



- Lui non è qui.



- Saresti disposto a rinunciare alla tua vendetta, per la nostra felicità?



Un silenzio pesante calò improvvisamente nel appartamento, rotto solo dal ticchettare violento della pioggia contro la vetrata. Quella che aveva appena fatto a Bakura era una domanda semplice in apparenza, ma difficile per lui forse troppo.

Istintivamente si accoccolò tra le braccia della persona che amava, poggiando la testa sul suo petto come un gattino cerca la sua mamma. Per un attimo lo sentì irrigidirsi forse non aspettandosi un gesto simile, poi però l’abbraccio venne ricambiato e ogni tensione o dubbio scomparve. Una decisione infine era stata presa, quella più giusta.

L’alba di un nuovo giorno sorprese entrambi ancora stretti l’uno tra le braccia dell’altra, cullati dal battito del loro rispettivi cuori. A poca distanza su di un tavolino in vetro, una collana al cui interno era incastonato un ciondolo nero pece e l’Anello del Millennio con le sue punte acuminate si dissolsero senza che niente o nessuno potesse accorgersene.

L’inizio di una nuova vita? O più semplicemente due anime che finalmente, dopo molte sofferenze erano riuscite a trovare la pace?!

Un mistero che forse un giorno le Divinità avrebbero svelato.
 
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