- Capitolo 1° -
voglio morire
Goccia su goccia scendava l'acqua sulla pietra, fuori dalla sua visuale. Quel rumore scandiva le sue giornate, era la sua unica compagnia, la sua più grande tortura. Ma le mancava quando non le sentiva più, perchè voleva dire che le stavano facendo del male.
non andate oltre. Vi prego, uccidetemi
Sepolta viva nella stanza di pietra c'era lei, una creatura che una volta poteva essere considerata umana. Pregava qualcuno, qualcosa, tutto il giorno. La sua unica supplica era la morte. Sdraiata su una lastra di pietra c'era il suo corpo, ormai ridotto ad uno scheletro ricoperto di ferite, tagli, piaghe. Catene attorno agli arti, al collo la costringevano a rimanere perennamente sdraiata. Un bavaglio era attorno alla sua bocca per non farla urlare, le veniva tolto solo per imboccarla. Gli occhi, sempre spalancati, erano velati da una muta supplica.
Basta
Il suo primo ricordo era un ferro incandescente sulla fronte e delle lame cge le incidevano le braccia. Poi, tutti i giorni diventavano uguali. Dolore, preghiere recitate da qualcuno fuori dalla sua visuale, poi dolore e infine il sonno. Ma ormai non piangeva più, tutte le lacrime erano cadute molti anni prima, tutte le urla si erano spente de troppo tempo. Ormai, l'unica cosa che usciva da lei era sangue. Costretta in quella staza a cupola di pietra, sapeva cosa l'aspettava. Tutto quello serviva a purificarla, a renderla degna di essere la sposa di un dio. La sua volontà non aveva importanza, tantomeno l'avrebbe avuta sperare. Quello era l'unico futuro che aveva davanti a sè.
non voglio la libertà, solo che il mio destino si compia
A nulla serviva implorare, ogni cosa sarebbe giunta al suo tempo. Fu così che passarono gli anni, e lei non seppe mai quanti. Il giorno più felice della ua vita fu quello in cui slegarono il Pendolo. aveva osservato la lama ricurva appesa al soffitto ogni istante in cui aveva gli occhi aperti. Sapeva cosa significava, cosa sarebbe successo. Il Pendolo avrebbe preso ad oscillare e a scendere a poco a poco, sempre più veloce. Ci avrebbe messo un anno a raggiungerla, il primo di cui sarebbe stata consapevole. Le lecrime ripresero a scorrere dopo tanto tempo. Stavolta, però, erano di felicità.
grazie, grazie
Il Pendolo iniziò ad oscillare lentamente, tropppo lentamente, e ci furono sei mesi di preghiere che alle sue orecchie sembravano vuote, sei mesi di purificazione.
tutto ciò che ho sempre desiderato si sta averando
I sei mesi passarono, e i sui capelli vnnero tagliati, il suo corpo spogliato, lavao e curato. E poi cantò, per mesi cantò i canti sacri, fino a quando non cadeva addormentata. Ma le sue orecchie non sentivano le parole, perchè la sua mente era impegnata in altro. Se prima la sua supplica era di morire, ora era che il Pendolo la raggiungesse in fretta. Con ogni singola fibra del suo corpo supplicava il suo carnefice. Era la sua unica speranza, il suo unico desiderio, la sua unica salvezza
più vicino. Ti supplico. Così non è abbastanza
Il Pendolo obbediva e si faceva man mano più vicino, sempre più veloce. Finalmente arrivarono i suoi ultimi giorni. Si mise, non seppe perchè, a pensare alla sua vita. Non un alba, mai un tramonto. Nessun amore o famiglia. Non parole se non preghiere. Quella non era vita. Ma era la sua vita. Intanto guardava il pendolo. Avanti. indietro. Avanti. Indietro. Sempre più vicino al suo ventre. Le lacrime le scesero un'altra volta sul viso, ma nemmeno lei sapeva perchè.
è tutto finito
La lama tagliò la pelle. Mai aveva provato dolore così piacevole. Ancora. E ancora. Il sangue sgorgò dalla ferita sulla pelle. Ancora. La lama doveva scendere più in profondità. Rise. La sua prima risata. Rise con tutta l'anima mentre la lamala tagliava in due. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Il Pendolo si fermò sulla pietra dell'altare, ma la risata si era già spenta. Eppure il sorriso le rimaneva sulle labbra. Negli occhi una frase senza parole
grazie |
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