- Capitolo 1° -
E’ una storia che fa riflettere, la sua. E’ l’esistenza di un qualcosa che non esiste più, che si è perso ormai in quello stesso ricordo che gli fa chiudere gli occhi alla vista delle foto strappate, eppure ancora visibili nei suoi occhi smeraldi.
E’ il dolore della sua mancanza che lo fa cadere in un baratro dove ragione, odio e sentimenti mai confessati prediligono il presente, ancora più astio e incrementato.
Il passato lo assedia coi suoi ricordi, rivelando verità scomode e lacrime infossate in fondo agli occhi.
Lacrime antiche.
Lacrime di rancore, quel risentimento e odio verso la sua anima.
Verso se stesso.
Verso le sue bugie.
Verso le sue colpe.
Perché anche se il passato è un manto nero a passi leggeri che avanza nelle sue notti più insonni, il presente è l’icona della consapevolezza, del rifiuto, dell’inganno.
La consapevolezza che l’indaco dei suoi occhi lucidi d’amore, non sono più suoi, ormai risiedono lontano dal suo tempo, e mai li avrebbe riavuti, mai li avrebbe scrutati, mai avrebbe risolto il mistero che dietro vi si cela.
Mai suoi, quegli occhi teneri.
Mai più sua quella luce di mare.
Mai più…
Si stringe le mani al petto il ragazzo dal cuore infranto, e ricorda con dolenza le ormai lontane giornate dei suoi ricordi accanto a lei.
Sua la consapevolezza che niente di lei è più suo.
Ma più suo quel sorriso ambrato.
Mai più sue le gote arrossate dai suoi sguardi.
Mai più sue le piccole e leggere mani che accarezzavano la sua pelle.
E’ più facile nascondersi dietro l’oblio di una apparente felicità, di una nefasta voglia che seguire l’ovvio di quei gesti che nel loro essere sono semplici e belli.
Ed è sempre un ricordo a far ricapitolare nel dolore di quei momenti passati, sempre ascoltando una melodia che porta le stesse note di quel male dentro all’anima che brucia, duole, si sente, e non tace mai.
Non esistono ragione e volontà in amore. L’amore è passione, libera, sconfinata, imprevedibile, senza controllo.
Quella stessa assenza che arde dentro la pelle e raggiunge il sangue e lo fa sconfinare al calore del desiderio.
Non aveva potuto amarla, non aveva potuto regalarle quel calore che le avrebbe scaldato il petto e illuminato il volto.
Non poteva guardarla negli occhi e prometterle l’esistenza di lei soltanto. Non perché non lo volesse, il suo essere uomo non mancava d’amore, sapeva cos’era la passione, il desiderio, l’affetto. Forse non si era accorto che per lei un giorno al sole accanto alla sua figura era la poesia dell’istante, non aveva colto l’immenso osare dei suoi sentimenti, così forti, e sconfinati, da poterle donare amore.
Conosceva la parola amore, ma non l’espressione in se.
Conosceva il gusto del bacio e delle carezze, ma non l’esistenza dell’emotività del gesto.
Non sapeva come amare.
Ora lei è il suo fumo, la sua foglia d’autunno, la spuma trasportata dal mare.
Lei, così chiara, così dolce e bella nei suoi gesti d’amore infinito e sconfinato, ora esisteva nelle sue memorie, in qui ricordi in bianco e nero, che sfuggivano alla sua presa.
Ricordi che si inseguono e non trovano la presa, scorrevoli all’interno degli smeraldi umidi. I suoi occhi cercano loro, la presa che non esiste più, la sua bellezza, il suo cuore innamorato e respinto.
Si chiudono e piangono. Piangono lei, che non può più tornare.
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