- Ti fingi ancora un ragazzo, Akira - kun? – - Mh? S - si… sarebbe strano se, di punto in bianco, andassi a scuola con la divisa femminile, ti pare? –
Conclusa: Sì
Fanfiction pubblicata il 11/11/2007 21:56:43
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<i>" Quando una HiME perde, la persona che le è più cara scompare.
Quindi.. se io fossi sconfitta... tu potresti scomparire. Non so.
Dannazione, perchè... Tu sei così debole e delicato e semplicemente gentile.
Semplicemente gentile... "
" Mi va bene essere legato a te.
Perchè sei l'unica che ha riacceso in me il desiderio di vivere. "
" Stupido... stupido!! "
[Mai HiME ep 20.]</i>
Non erano passati che pochi giorni dalla fine della battaglia tra le HiME e a poco a poco la vita stava tornando normale.
C’era ancora abbastanza frenesia nella vita della giovane Mai Tokiha, poiché finalmente suo fratello minore sarebbe partito per l’America a fare l’operazione.
Takumi aveva ribadito di volerci andare da solo e Mai non aveva obbiettato, tuttavia il ragazzo provava molta angoscia, non per l’operazione, non per il viaggio e nemmeno per la sorella ma…
- Takumi, da oggi sei esonerato dalle lezioni, vero? Allora io vado, ci vediamo oggi! – disse senza nemmeno troppo entusiasmo quello che apparentemente era un ragazzo dai capelli verdi.
Ma Takumi sapeva che il suo compagno di stanza in realtà era una ragazza, una di quelle che, fino a qualche tempo prima, erano HiME.
E non era solo questo, per lui.
Takumi osservò tristemente la ragazza che si stava mettendo in spalla la borsa.
- Che c’è? – chiese lei, accorgendosi dello sguardo
- Nulla. Ti fingi ancora un ragazzo, Akira - kun? –
- Mh? S - si… sarebbe strano se, di punto in bianco, andassi a scuola con la divisa femminile, ti pare? –
- Già… -
- Magari alla fine delle medie. Non potrò fingere in eterno. Soprattutto ora che la guerra tra le HiME è finita. Bhè io vado. Buona giornata! –
- Buona giornata a te. – rispose lui.
Appena la porta si chiuse il ragazzo si rabbuiò.
Avrebbe dovuto preparare le sue cose, presto sarebbe dovuto partire.
Ma qualcosa lo preoccupava e riguardava la sua compagna di stanza.
Da quando lui era tornato in vita non ne avevano più parlato ma prima che Gennai venisse sconfitto lui e Akira si erano praticamente dichiarati amore reciproco.
Appena tornato Akira era scoppiata a piangere ma in quel momento non c’era tempo e anche dopo lei lo aveva lasciato alle attenzioni della sorella. Attenzioni che poi si spostarono verso Tate, ovviamente.
Takumi sarebbe partito presto ma Akira non aveva ancora detto nulla in proposito e in generale si comportava in modo molto distaccato. “ Come i primi tempi “ pensava il ragazzo.
Ma lui non voleva andarsene senza prima aver chiarito, senza contare che, senza di lei, probabilmente si sarebbe sentito solo.
Gli era molto grato, gli aveva ridato la speranza di vivere e, se aveva accettato il suo destino da MIP, era solo perché c’era Akira con lui.
Era felice e onorato di essere la persona più importante per lei.
In pochi giorni non poteva essere cambiato qualcosa per cui si chiedeva perché la ragazza si comportasse tanto freddamente. Forse per abituarsi al distacco?
Strinse la coperta con i pugni. A dire il vero lui non voleva affatto allontanarsi da Akira.
Non riusciva a immaginare di stare in America così tanto senza di lei.
Sarebbe dovuto stare molto tempo via, sarebbe tornato tra mesi e Akira avrebbe già cominciato il secondo anno, magari con un altro compagno di stanza.
Questo pensiero lo infastidì. Era come se, dentro di lui, non volesse che Akira condividesse la stanza con qualcun altro, era… geloso. Si, era gelosia!
D’altra parte sarebbe peggio se Akira smettesse di fingersi un ragazzo, quando lui sarebbe tornato chissà quanti ragazzi le farebbero il filo.
Non poteva sopportarlo. Ma non sapeva cosa fare…
Takumi aveva deciso di cominciare a fare le valigie e stava sistemando le sue cose, quando la sua attenzione si spostò verso l’orologio.
Akira era molto in ritardo si chiese cosa l’avesse trattenuta, quando la porta si aprì.
Akira alzò lo sguardo e fissò un attimo Takumi, prima di dirigersi verso il suo letto.
- Bentornata. – le disse lui
- Grazie. – rispose con un tono strano che preoccupò Takumi.
- Hai fatto tardi. È successo qualcosa? –
- N - no.. nulla. – rispose spostando la tenda che separava il suo spazio da quello di Takumi.
Takumi fissò la tenda, che ancora di muoveva leggermente.
Cos’era cambiato? Perché era così fredda?
- Hai cominciato a preparare le valigie? – sentì poi chiedere dall’altra parte della tenda.
- Eh? Si. – rispose senza ricevere ulteriore risposta.
Prese coraggio e spostò la tenda.
Akira si coprì con la maglia.
- Takumi! Ti ho detto mille volte di non entrare! – urlò imbarazzatissima.
Solitamente, quando capitava ( e capitava spesso, anche dopo che il ragazzo scoprì il segreto di Akira) si imbarazzava e, chiedendo scusa, si allontanava.
Questa volta invece Takumi rimase lì, guardandola serio, senza dire nulla.
Quello sguardo fece arrossire la giovane kunoichi.
- T - takumi? –
- Perché? Perché sei così fredda? È successo forse qualcosa? – chiese tristemente lui.
Akira scostò lo sguardo
- Ma che dici? –
Il ragazzo si avvicinò, appoggiando la mani sulle sue spalle, dimenticando ogni imbarazzo.
- Non mentirmi! Sei strana con me e voglio sapere il motivo! –
Lo sguardo così deciso di Takumi convinse la ragazza a parlare.
Sospirò, fu tentata di abbassare la braccia quando si ricordò di essere senza maglia, solo con la fasce.
- Ok ma lasciami cambiare! – esclamò rossa in volto.
Poco dopo Akira si sedette sul tavolo mentre Takumi attendeva spiegazioni.
Come poteva spiegare? Come poteva dirgli come si sentiva? Eppure non era da lei esitare, non era così che era stata educata.
Ma quando c’entrava Takumi lei si sentiva diversa. Si sentiva… una ragazza…
Dopo un po’ di esitazione Akira prese un respiro profondo, senza riuscire a guardare il ragazzo in faccia.
- Me ne vado anche io. – disse tutto d’un fiato.
- Cosa? –
- Prima… è venuto mio padre. Ora che la guerra è finita vuole che io ritorni a casa. – spiegò
Takumi rimase a bocca aperta. Questo peggiorava ulteriormente la situazione.
Abbassò la testa, d’altronde non aveva diritto di mettere bocca tra lei e suo padre, però si sentiva davvero molto triste.
- Quindi… vai via anche tu? –
In realtà il padre le aveva chiesto di scegliere se rimanere lì come ragazzo o se voleva tornare a casa.
A Takumi l’aveva detto a qual modo perché si vergognava. Si vergognava di se stessa.
Perché aveva lasciato morire Takumi, una volta. Credeva di non essere più degna di stare con lui. Che quella di tornare a casa fosse la scelta più giusta. Che quella di comportarsi freddamente fosse la scelta migliore.
Tuttavia non aveva ancora dato una risposta a suo padre.
“ Perché? In fondo anche Takumi sta andando via, anche se rimanessi qui… lui non ci sarebbe… “ pensò. Improvvisamente le venne voglia di piangere, ma si trattenne.
- Quindi… quando tornerò tu non ci sarai? – chiese il ragazzo.
Akira alzò la testa di scatto vedendo lo sguardo triste dell’amico, quasi in lacrime.
Si vergognò di se stessa. Non era giusto comportarsi in quel modo, anche se si sentiva in colpa per ciò che era successo, Takumi stava male per colpa sua, ora, in quel momento.
Riabbassò lo sguardo.
- Non lo so. Io… non lo so. –
Takumi si sentì perso, improvvisamente. Non poteva immaginare di sentirsi così triste per lei. O forse lo sapeva già, d’altronde sapeva di esserne innamorato.
Poi sentì una fitta al cuore, che lo costrinse a inginocchiarsi.
L’ennesimo attacco.
- Takumi! –
Quasi istintivamente Akira si alzò in soccorso dell’amico, porgendogli le medicine che aveva lasciato appoggiati su un mobile vicino.
Tirarono entrambi un sospiro di sollievo quando l’attacco passò e lui si strinse ad Akira.
- T - takumi… -
- Io… non voglio allontanarmi da te, Akira - kun… - bisbigliò cercando di riprendersi.
No, Takumi non meritava di soffrire più di quanto stesse soffrendo già, non era stato affatto giusto cercare di allontanarlo trattandolo con indifferenza, era lei ad aver sbagliato tutto, questa volta.
Lo abbracciò.
- Starò qui. Starò qui ad aspettarti, Takumi! Mi dispiace di essermi comportata così, dopo tutto quello che è successo, dopo che tu sei scomparso… credevo di non meritare la tua vicinanza, la tua gentilezza. Sei stato coinvolto per colpa della mia debolezza e non ho saputo nemmeno proteggerti! Sono stata un fallimento! –
Takumi sorrise, perché finalmente Akira si era confidata di nuovo con lui.
Ricambiò l’abbraccio.
- Non è una colpa. Amare… e voler bene a una persona non è affatto una colpa. Ormai è tutto finito, non dobbiamo più pensarci. –
- Però… -
- Sei fin troppo orgogliosa, Akira. –
- Mi dispiace, Takumi! Mi dispiace… -
- Akira… vieni con me. –
- Cos.. – Akira si allontanò appena dal ragazzo che le sorrideva dolcemente. Come sempre.
- Vieni in America con me. Voglio che tu mi sostenga anche lì e sono sicuro che andrà tutto bene. Voglio averti vicina perché ti amo. –
Non seppe più trattenere le lacrime, ma anche se era sorpresa ne fu felice, forse era questo che significava essere una ragazza.
Sorrise. E Takumi si avvicinò a lei, dandole un bacio.
<i>
Io mi chiedo perchè, perchè ci siamo incontrati?
La mia famiglia sembra essere collegata alle battaglie delle HiME da secoli,
per questo mio padre mi ha detto di nascondere il fatto che sono una ragazza.
A volte mi chiedo se fossi stata un ragazzo avremmo avuto un rapporto più sincero?
Se non fossi stata una HiME, ma solo una normale ragazza, ti avrei incontrato?
Mi chiedo perchè, perchè sono una ragazza?
Perchè sono una HiME?
Perchè mi sono innamorata di te?