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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LUCI NELLA NOTTE....
Genere: Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: otaku23 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/11/2007 15:16:28

Un uomo e i suoi dubbi:" E' davvero questo che mi renderà felice?:"....
 
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- Capitolo 1° -

Luci nella notte….

La sera aveva da poco lasciato il posto alla notte.
Le grandi insegne al neon della 5th Avenue che, sino a poco prima apparivano come grossi gusci di animali dopo la muta, fredde, disanimate e prive di vita, spente nella loro bruttezza, ora brillavano come non mai, tingendo di rosso, blu e verde i volti dei passanti.
La 5th di notte sembrava ancora più immensa; le insegne si succedevano e ognuna sembrava invitare i passanti a non curarsi della precedente ma a fermarsi ed entrare in quel pub o casinò. Perchè non entrare? Perchè procedere, che senso ha? Sembravano sussurrare maliziose alla folla.
Talora quelle mute esortazioni sortivano l’effetto voluto sugli ingenui passanti, che, entrando in uno dei tanti locali, si lasciavano andare agli stravizi della notte brava, per riprendersi solo il giorno seguente, doloranti ma apparentemente soddisfatti.
Tom non era così, lui camminava a passo fermo, sicuro e determinato, impassibile senza lasciarsi abbindolare dalle luci e dai colori invitanti dei neon accesi.
In realtà erano la forza dell’abitudine ed i suoi pensieri ad influenzare il suo comportamento.
Lui forse era uno dei pochi a poter vantare le sue pure origini newyorkesi; ed un newyorkese, che nasce tra grattacieli e caos metropolitano non può cadere nel più classico dei tranelli della città, come la persuasione delle immagini pubblicitarie; o almeno non più.
Sin da ragazzino, Tom, aveva calcato le strade della 5th Avenue con i suoi amici.
Aveva provato il brivido di entrare nei locali che i suoi genitori gli avevano proibito di frequentare, aveva infranto le regole e a quell’epoca ne andava fiero.
Poter dire di aver bevuto nel celebre “The Apple”, era come aver messo piede sulla Luna a quell’epoca per un ragazzino.
Ora, ormai uomo, Tom ricordava con un misto di nostalgia ed affetto quei tempi di spensieratezza e di frivole soddisfazioni.
Ora, da alcuni mesi, tutto ciò che un tempo gli procurava gioia e di cui andava fiero, era diventato per lui più che scontato, ed i ritmi spossanti del lavoro non gli concedevano più lo spazio per le rilassanti uscite tra amici.
Ora Tom era un uomo in carriera, proprio come aveva sempre desiderato, ma di questo non era entusiasta né felice. La promozione ottenuta non gli arrecava gioia, ma soltanto soldi e una mole crescente di lavoro ed una domanda ricorrente gli affiorava nella mente: “E’ questa la vita che desidero e che mi renderà felice davvero?”.
Questi erano i pensieri di Tom quella sera, mentre schivava i passanti frettolosi della Avenue, tutti con i loro pensieri e preoccupazioni.
Era specialmente di notte, mentre camminava come un semplice individuo tra la folla, che Tom avvertiva di più la solitudine, era tra tante persone, eppure si sentiva così solo, allora quella domanda ricorrente gli si proponeva ancora ed ancora, sempre più presente e pressante.
Tom non riusciva pensare; era come se l’interrogativo divenisse così ingombrante da occupare tutta la sua mente, il caos della folla ed il traffico che di solito lo stimolavano a pensare e che gli erano così familiari, quella sera gli apparivano come veramente erano: fastidiosi ed insopportabili.
Aveva bisogno di pensare, di riflettere con tranquillità, di trovare una risposta al suo assillante quesito.
Tom camminò rapidamente fino alla fine della 5th, uscendo di lì percorse a piedi vari isolati.
Man mano che si allontanava dalla city il paesaggio mutava lentamente, tuttavia le luci accecanti ed il traffico la facevano ancora da padroni e non gli consentivano ancora di fare chiarezza nei suoi pensieri.
Tom camminò ancora ed ancora, percorrendo vicoli e strade isolate, finché non giunse appena fuori New York. La città era lì, distante appena qualche metro eppure sembrava così lontana.
Le luci filtravano dalla metropoli come raggi luminosi da una lampadina accesa, ma la luce accecante della city si spegneva dopo qualche metro e non lo raggiungeva.
Tom si sentì rinascere dentro, improvvisamente era stranamente calmo e sollevato. Vagò senza meta tra i campi ricoperti d’erba fresca e colse tutti gli odori che la notte aveva portato, poi, ormai spossato dalla lunga camminata, si arrampicò su una collinetta erbosa e, giunto in cima, si gettò scomposto a terra e chiuse gli occhi.
Quando il suo respiro si fece di nuovo regolare e placido, aprì lentamente gli occhi e scrutò il cielo.
Con sua grande sorpresa la volta celeste era tempestata di miliardi di astri spendenti ed estremamente nitidi.
Tom non aveva mai visto nulla del genere in città perché lì dove non è mai notte, nella city, le luci dei neon e delle case che non vengono mai spente, coprono la brillantezza degli astri notturni.
Ed allora capì…
La città e quello che essa offriva, le luci al neon, i locali, gli intrattenimenti di ogni sorta, non erano quello che stava cercando; sentì di non essere tagliato per quella vita frenetica e folle.
La città e ciò che sino ad allora aveva considerato importante gli apparvero come le insegne al neon, fittizie, inutili ed ingombranti, che con la loro luce altrettanto falsa ed innaturale nascondevano la luce autentica delle stelle e tutto ciò che di autentico c’era nella sua vita. Si era lasciato ingannare.
Ora Tom aveva capito: non erano quelle che fino ad allora aveva considerate priorità, le reali priorità per lui, ma erano altre e lui doveva e voleva trovarle e conseguirle ad ogni costo…
 
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