VOGLIE MATTE - Capitolo 1° -
Capitolo 1: Voglie matte.
- Vorrei sapere chi le ha messo in testa queste fesserie delle “voglie”. Scommetto tutti gli spiccioli che mi sono rimasti in tasca che è stata Minako… lei e tutti i telefilm che divora! E mi chiedo perché io continuo ad assecondarla! - Mamoru si poneva la stessa domanda da più di venti minuti, ovvero il tempo necessario per arrivare da casa al chiosco notturno di frutta fresca e tornare indietro. Gennaio non era un buon mese per andare in giro di notte. Era freddo, dannatamente freddo, e sicuramente le fragole che teneva nella mano erano state coltivate in serra. - Ci sarà un motivo se questi frutti sono estivi, no? - ormai era solito porsi domande e rispondersi da solo, tanto per tenersi sveglio e non rischiare di addormentarsi lì in mezzo alla neve che da pochi giorni aveva cominciato a riempire le strade. - Questa ragazza non è normale! Bè… non era normale neanche prima - sorrise a questo pensiero, un sorriso felice e appagato - di certo non poteva non essere strana in questa condizione… figuriamoci se si tratta di cibo - stava rischiando di beccarsi una secchiata d’acqua in testa, ma rise di gusto solo al pensiero di come l’aveva lasciata a casa… e così la ritrovò, non si era mossa di un centimetro. Occhi chiusi, come se avesse paura che potessero schizzare fuori da un momento all’altro, e soprattutto… le mani ben lontane da qualsiasi altra parte del corpo. Erano spalancate in alto, le braccia tese… sembrava quasi che stesse cercando di raggiungere il soffitto. - Usako, guarda che non ti si allungheranno le braccia, anche se le tendi in questo modo. - ridacchiò Mamoru. - Oh Mamo-chan finalmente sei tornato! Cominciavano a farmi male, ma ho resistito! - il sorriso sincero e felice che gli regalò fu per lui la risposta, se pure assurda, a qualsiasi domanda che aveva potuto porsi. - Sono mie quelle?- chiese golosa. - E di chi altro dovrebbero essere? - rispose in tono canzonatorio - Bè, mi chiedevo se ne volessi una? Ma una sola però… - Usagi aprì la scatola di plastica rigida in cui erano state confezionate le “sue” fragole e ne assaggiò una, riportando frettolosamente le braccia in alto - Deliziose - mormorò ancora con la bocca piena. - Bè… allora regalami un bacio al sapore di fragola - Mamoru non si fece scappare l’occasione. Era davvero divertente giocare in questo modo, non l’avrebbe mai detto, ma quella ragazzina dai buffi codini gli aveva davvero cambiato la vita. E ora sarebbe cambiata ulteriormente per entrambi. - Usako… puoi abbassare le braccia adesso sai? - Mamoru cercò di restare più serio che poteva - credo che le fragole abbiano fatto già effetto - niente! Esplose in una gran risata. - Uffa, perché devi prendermi in giro - Usagi incrociò le braccia al petto… ma solo dopo si accorse che ormai le sue mani erano venute inevitabilmente a contatto con il suo corpo - No! Cosa ho fatto! Mamo-chan… e adesso? - Usagi era seriamente preoccupata. - Usako… piccola, credimi, alla nostra bambina non verrà nessuna orribile macchia se le tue mani toccano il tuo corpo - Mamoru sembrava conoscere quella situazione a memoria. Da quando era cominciata questa storia?
“- Ehi Mamo-chan, avrei proprio voglia di cioccolata! - esclamò Usagi passando davanti alla vetrina di una pasticceria. Quel giorno erano uscite tutte insieme con Mamoru per curiosare nei negozi per bambini. - E’ una voglia normale o è una voglia matta? - chiese Minako. - Bè… non saprei, ho solo voglia di cioccolata - rispose la “quasi mammina” in tutta la sua ingenuità. - Pensaci bene Usagi, è di vitale importanza - Minako sembrava seriamente ansiosa, e piano piano quello stato d’animo veniva trasmesso anche alla povera Usagi. Fece per grattarsi il mento in un gesto di chi sta pensando, ma immediatamente Minako le impedì di toccarsi. - No! Non farlo mai più! Prima dimmi se è una voglia matta o no! - Mamoru ed Amy si scambiarono un’occhiata complice. Entrambi avevano capito dove volesse andare a parare Minako… - Ecco io credo di si… Sì, ho davvero una voglia matta di cioccolata! Bè… adesso posso averla?- chiese guardando l’amica, credendo di aver soddisfatto la sua curiosità. - Puoi averla??? Tu devi averla!!! Usagi forse non ti rendi conto della gravità della situazione!!!- Mamoru quasi non riusciva a trattenere le risate… possibile ci fosse gente che ancora credeva a queste sciocchezze? - Quello che la nostra carissima sapientona allarmista sta cercando di dirti, è che c’è una credenza: se hai una voglia matta, come nel tuo caso, e non la soddisfi, rischi di far venire una macchia alla tua bambina esattamente nel punto in cui le tue mani toccano il tuo corpo - Spiegò con più calma Makoto premendo forte una mano sulla bocca di Minako mentre questa asseriva ad ogni parola con grandi cenni della testa. - Una macchia? Quanto grande? - Usagi pareva realmente spaventata da questa cosa. - Bè, la grandezza e il colore dipendono dalla natura della tua voglia, e da quanto è ampia la parte del corpo che tocchi. Ad esempio: in questo momento hai voglia di cioccolata no? Bene, se ti toccassi sul braccio senza aver prima placato questa voglia, la tua bambina rischia di avere una macchia sullo stesso braccio e dello stesso colore della cioccolata… - Makoto dovette fermarsi prima che il colorito della mammina, ormai vicino al celestino, minacciasse di scolorire verso il bianco pallido - …ma è solo una credenza, ecco tutto qui! - si affrettò ad aggiungere. A questo punto il danno era fatto! Mamoru pensò bene di tranquillizzarla: era quasi un medico dopo tutto, poteva facilmente convincere la sua Usako che non c’era nulla da temere… o no? - Usako, amore credimi, non devi assolutamente credere a queste favole, non c’è nessuna prova scientifica che dia ragione a Minako… Usako, amore, mi stai ascoltando? - Mamoru le voltò il visino sconvolto e scoprì un paio di lacrimoni che minacciavano di scendere, seguiti da numerosa compagnia. - Mamo-chan… io non voglio che la nostra bambina abbia una grossa macchia di cioccolata sul braccio, né in nessun altro punto… Mamo-chan… mi andresti a comprare della cioccolata? - mormorò alzando rapidamente le braccia verso il cielo. - Fai sul serio? - Mamoru non poteva davvero accettare che lei credesse più a una sua amica che a lui. - Ti prego! - - Ma… - - Forza Mamoru, vai! Sbrigati! - anche Minako decise di partecipare, per la grande gioia del povero ragazzo. - Ma, andiamo ragazze… - - Ti prego, non resisterò ancora per molto! - Usagi cominciava a diventare insofferente, e agitava in aria le mani, come chi ha un gran prurito ma non può grattarsi. - Corri Mamoru, corri! - e Minako di certo non aiutava affatto. Mamoru si sentì addosso un’ansia terribile, tra le preghiere di Usagi, e le esortazioni poco gentili di Minako, cedette. - D’accordo, d’accordo… vado - ormai si era arreso… grande errore! - Mamo-chan! - - Si… - - Al latte - - Cosa…? - - La cioccolata… la voglio al latte! - Usagi sorrise ingenuamente, ma se a Mamoru si fossero potute staccare come alle bambole, sicuramente gli sarebbero cadute le braccia…”
- Ehi Mamo-chan che hai? Non la vuoi più una fragola? - l’espressione improvvisamente accigliata di Mamoru aveva attirato l’attenzione di Usagi. - Ehm, niente… non ho niente… dormiamo adesso? Io ho davvero un gran sonno - detto questo Mamoru sbadigliò sonoramente a cadde “svenuto” tra le lenzuola. - Almeno spogliati no? Mamo-chan…? Amore…? - era crollato, e ora se ne dormiva beato a pancia in giù e lei poteva vedere chiaramente la sua espressione felice, sembrava un bimbo piccolo. Improvvisamente, nella sua mente, si sovrappose l’immagine del visino di Chibiusa a quello di Mamoru… erano davvero identici. Accarezzò il suo pancino leggermente gonfio e insieme i capelli morbidi e profumati di Mamoru. Era davvero tardi, forse era davvero il caso di dormire. Mangiò l’ultima fragola, e si addormentò con il suo sapore dolce in bocca.
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