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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: SCARLETT SECRET
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: OOC, AU, Lemon
Autore: piperina galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/10/2007 10:13:34 (ultimo inserimento: 21/12/07)

Draco/Herm,post Hogwarts. Quando la Guerra ti priva della cosa più cara,puoi solo chiuderti. Ma l'amore torna, Sempre.
 
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RANDEZ-VOUS
- Capitolo 1° -

Salve a tutti!
Questa è l’ennesima fic che scrivo sulla serie di Harry Potter. Rassegnatevi, non vi libererete mai di me!
È, ovviamente, una Draco/Herm, Nc17, Lemon, OOC, AU. Credo che basti.
È una fic-breve composta da soli 5 capitoli, non uno di più né uno di meno. Se scriverò altre short-fic, penso che le farò sullo stesso stile, quindi 5 capitoli e via.

Vi prego di recensire: per chi scrive, il parere dei lettori è fondamentale. Non pretendo dei papiri, semplicemente mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della storia, se vi piace o se non vi piace.
Non chiedo molto, no? ^_^

Questa storia è interamente dedicata ad Ilaria, la mia gemellina, colei senza la quale non potrei assolutamente più vivere.
Perché quello che pensi è importante, attendo il tuo parere e il tuo giudizio per ogni cosa che scrivo.
Ti voglio un mondo di bene ^____^

Sperando che questa fic piaccia a chiunque abbia intenzione di leggerla,
vi auguro Buona Lettura.
Ivana






*Act I*
- Randez-vous -








Erano le dieci e mezza di una sera qualunque, nella Londra babbana.
Il cielo era illuminato di stelle e un timido spicchio di una pallida Luna brillava diffondendo un tenue riflesso sulle nuvole vicine.
Dalla finestra aperta della sua stanza poteva intravederla, mentre si vestiva per uscire.
Gli bastava chiudersi alle spalle quella pesante porta di legno, insieme al suo passato e ai suoi ricordi.
Terribili e dolorosi, ma che non volevano abbandonarlo.
Indossò un paio di jeans chiari e una camicia di seta nera. Una giacca scura, il portafoglio pieno nella tasca posteriore e le chiavi in mano.
Si fermò a contemplare la Luna che si rifletteva nei suoi occhi azzurri creando un particolare effetto di luce, prima di voltare le spalle al cielo ed uscire di casa.

Camminava senza una meta precisa, ma con un’idea in testa: trascorrere un’altra notte in compagnia di una sconosciuta trovata in un anonimo locale notturno.
Questa era la sua occupazione principale da un po’ di tempo: distrarsi cambiando donna ogni sera, abbracciando sempre un corpo diverso, ma che non teneva stretto a sé più del necessario.
Solo così, per qualche ora, la sua mente si rilassava permettendogli così di non pensare a quanto piatta e incolore fosse diventata la sua vita dopo la Guerra.
Aveva perso ogni cosa: la casa, la famiglia, gli amici.
Tutto.
Gli restava un lavoro che non gli piaceva per il quale era pagato anche troppo, e un patrimonio sicuro ereditato dai suoi genitori.
Ma i soldi non lo rendevano felice, né quel lavoro sì redditizio, ma grigio come i giorni che, monotoni, si susseguivano componendo il puzzle rotto della sua vita.

Un passo dopo l’altro e, nel flusso dei suoi pensieri, si ritrovò davanti ad una colorata insegna luminosa che recitava “Pussycat Doll”.
La luce rosa shocking della scritta si rifletté sui suoi capelli biondi producendo divertenti giochi di colore.
Piegò l’angolo della labbra in un ghigno sottile ed entrò.
Non perse tempo a guardarsi intorno: ci avrebbe pensato dopo.
La cosa che più gli premeva era ordinare da bere, quindi individuò subito il bancone alla sua destra e vi si diresse chiedendo un alcolico.
Si sedette sullo sgabello di pelle nera e solo dopo aver mandato giù un paio di sorsi della bevanda ghiacciata spostò lo sguardo per tutta la sala.
Il locale era molto grande e riccamente arredato: era pieno di tavolini rotondi intorno ai quali succinte cameriere si strusciavano addosso ai clienti svaccati sulle comode sedie di pelle nera.
Vari divani, sempre ricoperti allo stesso modo, erano stati posti lungo le pareti dipinte dello stesso rosa shocking dell’insegna luminosa.
E sempre di quel colore erano le luci che brillavano dentro la sala.
Notò qualche ragazza particolarmente piacente, quando una voce al microfono catturò la sua attenzione.
“Bene, signori miei… è giusto il momento che tanto aspettavate!”
A quelle parole ci fu un fragoroso applauso seguito da fischi di approvazione.
Le luci furono puntate sul tendone di pesante velluto nero che copriva una parte del palco rotondo che si insinuava tra i tavoli in una passerella ondulata.
Un palo stava nel mezzo del semi cerchio.
“Ecco a voi…”- la voce fece una pausa significativa –“La nostra… SCARLETT!!”
I clienti alzarono le mani in alto urlando e fischiando, gridando il nome della ragazza che sarebbe a breve sarebbe comparsa sul palco.
Una mano diafana scostò lievemente il tendone, e le unghie laccate di rosso scuro afferrarono saldamente la stoffa.
Una gamba scivolò fuori dalla copertura per mostrarsi in un movimento sensuale.
Il pubblico era in estasi.
Con uno strattone la tenda venne spostata e la ragazza tanto desiderata si mostrò in tutta la sua provocante bellezza.
Sarà stata alta poco meno di un metro e settanta, constatò il biondo osservandola muoversi sul palco.
Aveva la pelle di un angelico candore e i capelli erano lunghi boccoli biondissimi.
Il corpo era snello, ma ben proporzionato: il seno era abbondante, probabilmente portava una quarta piena.
Il ventre era piatto, le gambe sicuramente morbide e carnose come le labbra colorate di un rosso scuro, che però le dava un’aria quasi volgare.
Si muoveva dimenandosi sensualmente su quelle scarpe altissime come se fosse stata scalza.
Indossava una semplice maglietta e una gonna a campana.
Si chiese che tipo di numero avrebbe proposto a quel pubblico che la acclamava come una Dea.

La ragazza si muoveva leggera e sinuosa, avvolgendo le gambe intorno al palo e mandando baci ai clienti che continuavano ad applaudire a tempo di musica.
Tuttavia si atteggiava a timida verginella.
Sorrise malizioso. Interessante lo spettacolo…
Da dietro le quinte arrivò un ballerino, un bel ragazzo alto e slanciato dalla pelle bronzea e i capelli neri, i muscoli ben in vista.
Afferrò Scarlett per i fianchi premendosela addosso, ballando con lei una vaga simulazione di un amplesso.
Ad un tratto la allontanò da sé privandola della maglietta, sotto la quale la ragazza indossava uno stretto corpetto di pailettes rosse che mettevano ancor più in evidenza il generoso decolletè.
Il biondo deglutì guardandola, portandosi poi il bicchiere alle labbra.
C’era qualcosa di familiare in lei… ma, cercando nella sua memoria, non trovò nessuna ragazza corrispondente a quella che veniva privata della gonna a campana sotto i suoi occhi di ghiaccio.
Il pezzo di stoffa che indossava poteva benissimo essere definito una “cintura larga”, piuttosto che una vera gonna.
Ma metteva in risalto le gambe morbide fasciate da calze di rete a maglia larga tenute su da un reggicalze sempre di pailettes rosso.
Con un gesto della mano scacciò il ballerino e prese a fare sul serio.
Gli uomini erano impazziti, gridavano il suo nome fischiando e sventolando banconote davanti a lei, che passeggiava ancheggiando pericolosamente su quella pedana ondulata.
Si chinava mostrando le sue grazie, muoveva il bacino e le spalle con un fare terribilmente eccitante.
Non aveva mai visto una spogliarellista sensuale e non volgare.
Ecco perché i clienti del locale impazzivano per lei, pensò.
“Bella, eh?”
Una voce roca alle sue spalle palesò la presenza del barista.
“Molto.”- rispose girandosi verso di lui.
“E’ la nostra stella. È la migliore in assoluto. Tutti la adorano!”- disse con orgoglio l’uomo grasso sulla cinquantina, che prese ad asciugare i bicchieri appena lavati.
“Li posso capire.”- annuì vuotando il bicchiere e ordinando altro alcol con cui riempirsi le vene e l’anima.
Riportò lo sguardo adamantino sulla giovane spogliarellista intenta in numeri da capogiro con quel palo che stava in mezzo al palco.
Era ipnotica, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Eppure gli sembrava sempre più familiare.

Lei ballava e si muoveva provocando i clienti, lasciando che le infilassero le banconote nella scollatura o dentro il bordo della pseudo-gonna o, ancora, nell’elastico delle calze di rete.
Lui, in silenzio, continuava a guardarla e bere.
“Ti ha stregato, eh?”- chiese gongolante il barista.
“Sì.”- ammise il giovane –“Si intrattiene con i clienti dopo lo spettacolo?”
“Sicuro! Sicuro!”- annuì l’uomo dietro al bancone.
“Quanto costa?”- chiese senza smettere di osservare i suoi fianchi sinuosi.
Il barman lo guardò sorridendo –“Troppo, ragazzo mio.”
“Quanto costa?”- ripeté con fermezza.
“Sicuro di potertela permettere?”- chiese l’uomo continuando a pulire il bancone –“Lei è la più cara tra le ragazze, non tutti riescono a mettere insieme il necessario per averla.”
Il biondo si girò fissando gli occhi di ghiaccio in quelli castani dell’uomo –“Posso pagare qualsiasi cifra. Dimmi solo quanto.”
Quello assottigliò lo sguardo scrutando il giovane. Voleva essere sicuro che non stesse giocando.
“Aspetta qui.”- interruppe immediatamente quello che stava facendo e raggiunse un uomo che, di fianco al palco, osservava compiaciuto la ragazza.
Vestito con un elegante completo nero, aveva le mani ricche di anelli pesantemente ornati di pietre preziose di ogni colore.
Fumava un costoso sigaro, era abbronzato e brizzolato, gli occhi verdi sottili come lame.
Avrà avuto una quarantina d’anni.
Sembrava esattamente quello che era.
Lo vide ascoltare le parole del barman prima interessato, poi sorpreso e compiaciuto. Infine si alzò e raggiunse il giovane.
“Buonasera.”- lo salutò.
“Buonasera.”- rispose.
Si guardarono, studiandosi in silenzio. Fu l’uomo a parlare.
“Ho saputo che ha messo gli occhi sulla mia Scarlett.”
“Esattamente.”- annuì il giovane.
Quello lo guardò quasi male. In realtà voleva solo accertarsi che il ragazzo non avrebbe tentato di fregarlo –“Quanto può pagare?”
“Lei quanto vuole?”- rispose ammiccando.
Quello ghignò divertito.
“Per quante ore?”
“Tutta la notte.”
L’uomo sgranò gli occhietti scuri interrompendo a metà il tiro al sigaro. Si prese un paio di minuti per riflettere sulle parole del giovane.
“Chi mi dice che non è un folle?”
“Purtroppo posso fornire solo la mia parola e la sicurezza che non ho intenzione di far del male alla cara Scarlett.”- rispose serafico il biondo.
“Che garanzie mi da?”- chiese quasi minaccioso l’uomo riprendendo a fumare.
“Lei che garanzie vuole?”
“Il suo nome, prima di tutto. E qualcosa che ne attesti la veridicità.”
Sorrise.
Dal portafogli estrasse una carta che sembrava di credito, e invece era di identità. La porse all’uomo con un gesto elegante della mano.
Questa è la mia garanzia. Posso pagare in anticipo, contanti o carta non fa alcuna differenza.”- disse con una punta di giusta spavalderia nella voce.
L’uomo sgranò gli occhi nel leggere il suo nome. Spostò lo sguardo più volte dalla carta al volto del ragazzo e da lui alla carta.
“Lei è il figlio di Lucius.”- disse sorpreso –“Non avrei mai immaginato di incontrarla, e in queste circostanze…”
“Sì, ha ragione.”- concordò il biondo –“Ma, sa… le cose cambiano nella vita. Io non avevo alcuna accusa pendente sulla mia bella testa, a differenza di mio padre. Il suo esilio ha fatto sì che diventassi io il padrone di tutte le ricchezze della mia famiglia.”- spiegò brevemente.
Quello annuì porgendogli il documento.
“Spero che queste garanzie siano sufficienti.”- aggiunse con sguardo angelico.
“Certo, signor Malfoy.”
Gli porse la mano –“Draco va più che bene, signor…?”
“Thomas.”- rispose quello stringendo la mano del biondo Malfoy –“Mark Thomas.”
Sorrisero.
Le urla esagerate degli uomini in sala annunciò la fine dello spettacolo di Scarlett.
“Sarà qui fra dieci minuti.”- soffiò il signor Thomas.

“Scarlett!”
“Sì?”
La ragazza era seduta davanti allo specchio del suo camerino intenta a controllare il trucco.
“C’è un cliente per te.”
“Abituale?”- chiese osservandosi nella superficie riflettente davanti a sé.
“No, è nuovo. È giovane, bello e molto, molto ricco. Dovrai fare ogni cosa che ti chiederà, e dovrai farla al meglio!”
Annuì distrattamente passandosi la matita nera al contorno occhi.
“Quante ore?”
“Tutta la notte.”
Si fermò e guardò l’uomo riflesso nello specchio –“Tutta la notte?”- chiese incredula.
“Sì, piccola. Ti aspetta al bancone tra dieci minuti.”
Con quelle parole l’uomo sparì oltre la porta rosa shocking.
Scarlett sospirò abbassando lo sguardo.
Quella sarebbe stata una lunga notte, pensò, dato che doveva intrattenere quel cliente per tutta la notte.
Sperava che fosse davvero giovane e bello come gli aveva detto Mark.

Respirò profondamente e aprì gli occhi per controllare un’ultima volta il trucco.
Sorrise, compiaciuta dell’ottimo risultato: aveva scelto un vestito lungo di pailettes rosse con le spalline sottili, piuttosto scollato e con uno spacco vertiginoso sulla sinistra. La schiena era lasciata completamente scoperta, la pelle vellutata veniva accarezzata dal movimento dei boccoli biondi ad ogni suo passo.
Spostò le iridi lilla per tutta la sala fino ad individuare il suo uomo: giovane, biondo, bello, dall’aria fin troppo ricca… sì, era seduto al bancone e sì, era lui.
Un cenno del capo di Paul, il barista, la diede la conferma.
Con passo felino lo raggiunse sedendosi accanto a lui e accavallando le gambe per mettere ancora più in evidenza lo spacco.
“Buonasera…”- miagolò.
Il giovane Malfoy si voltò verso di lei e rimase estasiato dalla sua bellezza.
Da vicino era ancora più splendida. Trattenne il respiro pensando all’infarto che avrebbe avuto una volta che fosse stata tra le sue mani.
Rispose al saluto mostrando un sorriso degno del Dio Apollo.
Lei sorrise di rimando e, dopo poche parole, si spostarono su un divanetto abbastanza nascosto in un angolo del salone.
“Ti è piaciuta la mia esibizione?”- chiese serafica la ballerina accavallando le gambe, di nuovo, stando ben attenta a sedersi vicino a lui, ma non troppo.
“Molto.”- rispose il biondo –“Non ho mai visto una ragazza muoversi come te.”
Quello che gli rivolse era un sorriso sincero.
Strano che, dopo venti minuti trascorsi a parlare, lui non avesse ancora cercato di metterle le mani addosso né le avesse rivolto commenti molto poco carini.
Era piacevole parlare con quel ragazzo, pensò.
“Come ti chiami?”- le chiese con finto interesse.
“Scarlett.”- rispose con espressione angelica facendosi leggermente più vicina a lui.
“Intendo il tuo nome vero.”- disse il biondo.
Lei sorrise, e un lampo di tristezza attraversò le sue iridi color lilla –“L’ho dimenticato.”- rispose –“Ormai nessuno mi chiama più con quel nome.”
Malfoy rimase colpito dal tono basso col quale aveva pronunciato quelle parole.
Rifletté sul fatto che, ovviamente, non poteva essere davvero felice di condurre una vita come quella, quindi pensò che, molto probabilmente, i suoi amici l’avessero abbandonata o giudicata, o che comunque avessero interrotto i contatti.
Una morsa ferrea gli attanagliò lo stomaco: neanche lui era più in contatto con i suoi amici.
Aveva tagliato tutti i ponti e le uniche persone con cui trascorreva del tempo erano i suoi colleghi di lavoro e gli elfi domestici che badavano alla casa.
Ogni tanto capitava che qualcuno gli scrivesse. Più che altro erano Blaise Zabini e Theodore Nott che scrivevano raccontando cosa facevano, come proseguiva la loro vita… nulla di particolare.
La Parkinson si era sposata con un uomo più grande di lei di ben 35 anni. Inutile dire che l’aveva fatto per denaro, anche se aveva più volte tentato di riallacciare i rapporti con Malfoy per convolare a nozze, come aveva sempre desiderato fin dai tempi di Hogwarts.
“Quanti anni hai?”- chiese sorseggiando l’ennesimo drink.
Quella sera avrebbe speso un capitale, ma ne era consapevole, e non gli interessava. Il denaro era come acqua fresca tra le sue mani. Di quello non ne mancava mai.
E poi sapeva che parte del lavoro di Scarlett consisteva nell’intrattenerlo facendogli spendere molto denaro in bibite e stuzzichini vari.
“Ventiquattro.”- rispose la ragazza assaggiando una patatina.
“Anch’io.”- disse il biondo.
Parlarono per almeno un’ora, seduti su quel divanetto di pelle nera.
Scarlett si faceva man mano più vicina, lo guardava languida e lo provocava con quelle labbra rosse. Gli posava una mano sulla gamba, abbassava la voce fino a renderla un sensuale sussurro.
Lei capì che Malfoy era al limite semplicemente guardandolo negli occhi.
Adorava far eccitare i suoi clienti prima di portarli nel Privè; era una tattica che, tra l’altro, piaceva anche a loro.
Approfittando di un momento di silenzio, la ballerina gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla e l’altra sul petto, e portò le labbra vicinissime al suo orecchio.
“Che ne dici di ritirarci in privato?”- sussurrò.
Lo sentì fremere, poi lui annuì e si alzò porgendole la mano.
Era anche un gentiluomo, pensò.





La stanza di cui parlava Scarlett era una grande camera al cui centro troneggiava un letto a baldacchino più ampio di un comune matrimoniale, ai lati del quale vi erano due comodini.
Un camino scoppiettante illuminava da un lato della stanza, creando divertenti giochi di luce riflettendo il colore delle fiamme sulla seta delle lenzuola rosse.
Il letto era coperto da una pesante ed elaborata coperta, le tende del baldacchino erano di velluto, e lo stesso letto era rialzato di tre gradini e poggiava su di un riccamente decorato tappeto.
Piante e vasi ornavano in modo asfissiante l’ambiente scuro e soffuso.
Quel posto trasmetteva esattamente quello che vi succedeva. Era proprio un bordello.

Scarlett chiuse la pesante porta dietro di sé e si avvicinò al biondo accarezzandogli le spalle in un lento massaggio per poi scendere sui fianchi e risalire lungo il petto.
Il seno di lei premeva contro la sua schiena.
Il ragazzo aveva davvero un bel fisico, pensò la ballerina. Trascorrere tutta la notte con lui non sarebbe stato poi così male, anzi.
Certo se avesse avuto strane intenzioni non ci avrebbe messo due secondi a chiamare la sicurezza.
Continuando ad accarezzarlo, gli posò lievi baci alla base del collo.
Malfoy fu scosso da un brivido. Le sue labbra erano calde e morbide, le sue mani delicate e sensuali.
Si voltò verso di lei e senza aspettare la baciò.
Fu un bacio lungo e appassionato, il preludio di una notte infuocata.
Le loro lingue si incontrarono in una pericolosa danza erotica, mentre Draco la stringeva forte a sé abbassandole la cerniera del vestito sul fianco destro.
Le accarezzò lievemente le braccia per poi afferrare le spalline e tirarle giù, spostando la bocca sul collo di lei.
Dal canto suo, Scarlett gli stava slacciando la camicia per poi infilarvi sotto le mani, accarezzando ogni centimetro di pelle di quel petto forte e muscoloso, perfettamente scolpito come una statua di marmo.
Sentì le mani del biondo farle scendere il vestito lungo i fianchi e le gambe morbide, e se ne liberò in fretta con un colpo delle caviglie.
Sotto l’abito indossava un corpetto rosso e nero di raso, slip di pizzo, reggicalze e calze di velo nero.
Quella visione gli mandò il sangue al cervello.
Prima che lei potesse fare qualsiasi cosa la spinse al muro premendosi contro di lei, riprendendo a baciarla con più foga di prima mentre le mani percorrevano febbrilmente quel corpo da favola.
Poco dopo si spostarono sul letto.
Scarlett aveva intenzione di giocare con lui e farlo impazzire prima di andare fino in fondo, ma a quanto pare lui era impaziente. Avrebbero rimandato i giochetti a dopo.
Era strano, perché nessuna gli aveva mai fatto quell’effetto.
Nessuna ragazza, cubista o spogliarellista con cui era stato aveva avuto il potere di mandargli il sangue alla testa in quel modo.
C’era qualcosa di conosciuto in lei.
Gli sembrava di riconoscere quelle mani piccole e delicate che lo stavano facendo impazzire e lo sguardo, seppure celato da lenti color lilla… gli dava una certa impressione di familiarità.
Ma questi pensieri sbiadirono davanti alla passione che mosse entrambi sotto le lenzuola di quella ricca camera da letto.

 
Continua nel capitolo:


 
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