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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: LA RINASCITA DELLA FOGLIA
Genere: Sentimentale, Commedia, Azione
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler
Autore: zengar galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/10/2007 23:57:48 (ultimo inserimento: 11/03/08)

Con l'approvazione di Naruxhina-Sensei, ecco a voi il seguito non ufficiale di "NaruHina Forever!!!". Dedicato a una persona speciale...
 
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NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE... FORSE
- Capitolo 1° -

Salve a tutti, mi presento: il mio nome è Zengar e sono un umile allievo del Sensei Naruxhina, che sicuramente conoscerete per la sua famosa (6° posto in classifica, scusate se è poco) fanfiction dal titolo “NaruHina Forever!!!”, splendida commedia romantica in cui narra come finalmente si sia formata la più bella coppia di Naruto. Siccome la storia mi è piaciuta molto, e avendo notato che alcuni hanno chiesto al Sensei di scrivere un seguito dedicato agli “eredi”, ho deciso di chiedergli il permesso di poterlo fare al posto suo, dato che aveva altri progetti in mente. Questa mia fanfic si potrebbe quindi definire “un seguito non ufficiale”, e non so se sarà all’altezza dell’opera originale, ma farò del mio meglio per proporvi qualcosa di interessante; spero di non deludervi!





- Capitolo 1° -

Niente di Nuovo Sotto il Sole… Forse



Quella mattina il sole splendeva più del solito da un cielo sgombro di nuvole, e sembrava che si divertisse ad osservare quel che succedeva sotto di lui; in effetti, in un certo villaggio ninja noto a tutti come il Villagio di Konoha nel Paese del Fuoco stava succedendo qualcosa di usuale e allo stesso tempo nuovo, e l’astro dorato non era il solo a godersi lo spettacolo. Quel giorno all’Accademia Ninja venivano formate le nuove squadre di Genin e veniva assegnato loro un maestro Jonin affinchè li addestrasse come si deve e li dirigesse nelle loro missioni che d’ora in poi avrebbero svolto, fino a far di loro come quei grandi shinobi delle precedenti generazioni, anch’essi passati da quel giorno.

Proprio quel giorno sul tetto della Residenza dell’Hokage si era radunata una dozzina di persone fra uomini e donne, e tutti insieme stavano osservando quello che succedeva in diversi punti del villaggio chiacchierando animatamente fra di loro. Ad un certo punto tre membri del gruppo, un uomo con una sigaretta in bocca, un altro molto robusto, quasi gigantesco, e una donna bionda attirarono l’attenzione degli altri verso un ristorante lì vicino: tre ragazzini e un uomo si stavano sedendo ad un tavolo all’aperto per discutere fra loro, e dato che la distanza lo permetteva, il gruppo di uomini si mise ad ascoltare cosa dicevano.

L’uomo era probabilmente un Jonin, come si poteva notare dalla tipica veste e dal coprifronte che indossava, aveva i capelli neri un po’ spettinati e la barba incolta, e a prima vista poteva sembrare un tipo disordinato, ma il suo sguardo era serio e profondo e trasmetteva affidabilità; i tre ragazzini invece erano probabilmente dei Genin, dato che anch’essi indossavano un coprifronte. Seduta alla destra dell’uomo c’era una ragazzina dai capelli biondi corti e dagli occhi azzurri, vestita con un abito di foggia vagamente cinese ma dalla tinta unita color viola scuro, dei corti pantaloncini e sulla gamba sinistra una calza scura tenuta su dal coprifronte legato alla gamba. A sinistra era seduto un ragazzo dall’aria decisamente allegra e spensierata, cosa che era in leggero contrasto con il suo abbigliamento: una maglia leggera con sopra un semplice gilet e un paio di pantaloni… Tutti capi di colore nero! Persino la stoffa del suo coprifronte e i suoi capelli erano di colore nero! Decisamente una scelta che non si intonava molto con il suo umore, ma d’altronde i gusti sono gusti… Infine dall’altro lato della tavola si trovava un ragazzo dai corti capelli rossi e dalla costituzione decisamente robusta, nel senso buono del termine: nonostante fosse ancora un ragazzino era alto almeno quanto l’uomo, che ad occhio doveva essere alto almeno un metro e ottanta! Niente di strano quindi se il ragazzo “robusto” dava l’idea di pesare non poco!

Non appena si furono seduti, l’uomo prese la parola e si presentò ai ragazzi: “Bene, prima di ordinare il pranzo direi che è il caso di conoscerci un po’ meglio, visto che da oggi lavoreremo insieme. Il mio nome è Asuma Sarutobi, e da oggi sarò il vostro maestro Jonin. Molto piacere!”
Non appena terminò la frase il ragazzo in nero si alzò di scatto dalla sedia con un’espressione sbalordita in viso: “Ma… Ma… Ma è impossibile! Lei dunque sarebbe il figlio del famoso Terzo Hokage? Non può essere! Ho sentito dire che Asuma Sarutobi morì molti anni fa in battaglia! Come può essere ancora vivo?” D’un tratto si voltò verso la ragazza bionda e con un’aria a metà strada fra il serio e l’indeciso le domandò: “Secondo te sarà mica il suo fantasma?” Alla domanda seguirono alcuni attimi di silenzio con tanto di gocciolone collettivo… Finchè la biondina si decise a rispondergli: “Ma sei stupido o cosa? E’ ovvio che si tratta di un caso di omonimia! Ma il cervello lo usi prima di parlare o te lo sei solo scordato a casa?” A quel punto il ragazzo si voltò verso il Jonin e lo scrutò come in attesa di una conferma da parte sua.
Asuma: “Eh già, è proprio come dice lei. L’Asuma Sarutobi di cui parli era mio padre e in effetti è morto poco prima della mia nascita, quindi non l’ho mai conosciuto di persona; mia madre mi dette il suo nome dicendomi che così avrei potuto un giorno diventare come lui. Puoi stare tranquillo: non sono un fantasma!” Al che il ragazzo in nero disse con un’espressione sollevata: “Davvero? Meno male! Chiedo scusa, io sono un tipo alquanto distratto e quando mi faccio prendere dall’impulso del momento tendo sempre a fare di queste uscite, eh eh!” I presenti gli rivolsero automaticamente e all’unisono il cosiddetto “Sguardo Riservato alle Bestie Rare e ai Deficienti”, ma lui non se ne rese conto perché mentre si stava scusando si era…distratto!

Asuma: “Piuttosto, che ne direste di cominciare a presentarvi anche voi? Chi vuol cominciare?”
La ragazza bionda assunse d’improvviso un’aria annoiata: “Beh, se proprio dobbiamo… Il mio nome è Ginko Nara, ho 12 anni e i miei hobby sono giocare e salire sui posti alti, come gli alberi. Non ho ambizioni particolari, la cosa che mi piace di più è la tranquillità e… E questo è tutto. Credo.”
Asuma: (Pensiero) “Tutto qui? Non si è certo sprecata in preamboli. E’ proprio come mi aveva detto il Maestro: non ha molta voglia di lavorare. Spero solo che scherzasse a proposito dell’altra cosa di cui mi ha avvertito..”
Poi toccò al ragazzo robusto: “Io mio chiamo Fudo Akimichi, ho anch’io 12 anni, e per quanto possa sembrarvi strano il mio hobby è… Mantenere il peso forma mangiando il meno possibile!” In effetti rimasero tutti alquanto scandalizzati, e non si poteva certo biasimarli: i membri del clan Akimichi erano famosi in tutta Konoha per la loro passione per il buon cibo e per la loro tendenza a diventare quindi un pochino “rotondetti”!
Asuma: (Pensiero) “Un Akimichi che mangia poco? E’ proprio vero, il mondo sta andando a rotoli e non ce ne accorgiamo nemmeno…”
Infine si presentò il ragazzo in nero: “Piacere di conoscervi, il mio nome è Shisui, ho 13 anni e sono il secondo di sei fratelli, il mio hobby è ascoltare la musica e…”
Ginko: “13 anni? Ma se hai un anno più di noi allora vuol dire che l’anno scorso…”
Shisui: “Esatto, purtroppo sono stato bocciato. Sapete, durante l’esame finale mi sono distratto un attimo e invece della Kawarimi no Jutsu [Tecnica della Sostituzione] ho eseguito una Henge no Jutsu [Tecnica della Trasformazione]: il pezzo di legno che è finito per terra colpito dall’esaminatore ero io… Mi ha fatto un gran male!” Un unico pensiero in quel momento attraversò le teste dei presenti, e cioè: “Questo qui ma ci è o ci fa?!?!”
Asuma: “Aspetta un po’, non ci hai detto il tuo nome per intero. Qual è il tuo cognome?”
Shisui: “Oh già, scusatemi. Il mio nome per intero è Shisui Uchiha; di nuovo molto piacere!”
Stavolta rimasero tutti MOLTO scandalizzati! Uno così distratto da rischiare di dimenticarsi la testa sul comodino se non l’avesse attaccata alle spalle sarebbe un membro del Clan Uchiha???
Shisui: “Che c’è? Ho… Ho detto qualcosa che non va?”
Asuma: “Ehm… No, no, non è niente, non preoccuparti…” (Pensiero): “Siamo messi bene… Uff!”

Asuma: “Va bene, direi che adesso possiamo ordinare da mangiare; però vi avverto, io di solito pago la mia parte e basta, anche perché non ho molti soldi. Per voi va bene?”
Fudo: “Ma come, Maestro! Non dovrebbe essere lei ad offrirci il pranzo come benvenuto? Suvvia, per una volta può anche farlo!”
Asuma: “Mi spiace ma la mia è un’abitudine e poi, come vi ho detto, non ho molti… !!!”
Ginko: (Maliziosa) “Andiamo, Maestro Asuma, cosa le costa? Non vorrà rifiutarsi di offrire il pranzo a una ragazza carina come me? Guardi che potrei metterle il broncio, sa?” Così dicendo gli si era avvinghiata ad un braccio facendogli mille moine e fissandolo con degli occhioni da cerbiatto! Decisamente la ragazza sembrava più che pratica sul come “spupazzarsi” gli uomini…
Asuma: (Pensiero) “No, pare proprio che il mio Maestro non scherzasse! Questa qui non si fa il minimo scrupolo nell’usare il suo fascino per rigirarsi la situazione come le pare! Uhm… E adesso come ne esco?” E come se non bastasse, arrivò la ciliegina sulla torta.
Shisui: “Ehm… Mi spiace Maestro, ma temo di aver dimenticato il portafoglio a casa. Non potrebbe per stavolta…” A quel punto Asuma non potè fare altro che arrendersi e acconsentire alla loro richiesta. “E va bene, ma solo per stavolta, d’accordo? Che non diventi un’abitudine!”
Ginko: “Oh, non deve preoccupaesi Maestro, non è vero ragazzi?” Chissà perché Asuma non si sentì affatto tranquillo; aveva come il presentimento che questa Squadra 10 lo avrebbe fatto penare non poco… Meno male che, grazie anche a sua madre, non aveva preso il vizio del fumo dal suo Maestro, altrimenti chissà quante ne avrebbe fumate per calmarsi…

Nel frattempo il gruppo che li osservava dall’alto stava commentando la scena.
Il Fumatore: “Certo che quella ragazzetta è proprio spudorata! Gliel’hai insegnato tu a fare certe cose?” disse rivolto alla Bionda. Lei in risposta gli dette un pugno in testa e gli disse: “Non dire scemenze! Quand’è che io mi sarei comportata così? Non sarà invece che ha cominciato a comportarsi così perché come te non sopporta le seccature?” Il Gigante allora intervenne per separarli: “Non prendertela troppo, dopotutto, come si dice, a ognuno il suo! Che dovrei dire io, con quell’altro che vuole mantenere il peso forma? E il terzo membro della squadra, lui poi…” disse riferendosi al ragazzetto vestito di nero, quello un “pochino” distratto.
A quell’affermazione si avvicinò loro un uomo dai capelli neri e lo sguardo bieco; cioè, con lo sguardo più bieco del solito, cosa che lo rendeva ancora più affascinante del solito. Era un membro della Polizia Militare di Konoha, come si poteva notare dal loro simbolo sulle maniche della divisa da Jonin e dal tipico ricamo sulla parte di maglia che spuntava dal giubbotto verde.
Sguardo Bieco: “Visto come siete messi voi, non mi sembra il caso di criticare gli altri; e poi vi assicuro che anche se non sembra, quel ragazzo è più che affidabile. Io lo conosco bene, e ve lo posso assicurare.” Il suo discorso tuttavia sembrò non avere un grosso impatto sugli ascoltatori, salvo che sulle donne presenti… Chissà perché!

La discussione fu poi interrotta da altri due membri del gruppo, un uomo dall’aria un po’ selvatica accompagnato da un grosso cane bianco e un tizio incappucciato. I due attirarono l’attenzione di tutti verso un altro punto del villaggio poco distante da dove si trovavano, cioè un praticello nel parco di Konoha. Lì un’altra squadra di Genin si stava per incontrare con il loro Maestro Jonin… O meglio, con la loro Maestra Jonin. La Jonin in questione era appoggiata al tronco di un albero mentre aspettava i suoi nuovi sottoposti; i quali erano fra l’altro in ritardo, cosa che l’aveva portata ad innervosirsi non poco. La sua fronte corrucciata era coperta dal coprifronte, che indossava come una bandana, e in bocca teneva un grosso stecchino che si rigirava nervosamente, mentre i capelli castani le arrivavano alle spalle. Per chi non l’avesse capito, si trattava della figlia di Genma Shiranui.

Come sarebbe a dire che non sapete chi era? Era il giudice di gara durante la terza prova dell’Esame di Promozione a Chunin nella prima serie, quello con lo stecchino in bocca e l’aria da figo!

“Cominciamo bene! Si può sapere dove sono finiti quei tre scansafatiche? Giuro che se non si presentano entro cinque minuti, io li…” Per loro fortuna i tre arrivarono poco dopo e lei si limitò a fargli una breve ramanzina, poi si calmò un poco e si presentò al terzetto di Genin.
“Il mio nome è Kei Shiranui, ho 25 anni e sono il vostro Maestro Jonin. Vi avverto fin d’ora che non ho molta pazienza, quindi evitate di farmi arrabbiare o potrei anche diventare cattiva. Avete capito?” I tre fecero segno di sì con la testa, poi cominciarono a presentarsi anche loro.

Il primo era un ragazzo dall’aria silenziosa e scostante, indossava un giubbotto a collo alto e portava sulla schiena un sacco a tracolla: sulla fascia del sacco c’era il coprifronte. Aveva dei lunghi capelli neri raccolti in un codino e portava degli occhiali da sole con delle lenti blu chiaro; si potevano quindi vedere i suoi occhi dall’espressione quasi sempre gelida e severa.
“Sono Koji Aburame, 12 anni. Molto piacere. Non mi piace molto parlare di me, quindi se non vi dispiace preferirei che passassimo oltre, per favore. Grazie.” Nonostante le parole gentili ed educate, il suo tono di voce era quasi atono e il suo sguardo non aveva perso niente della severità che aveva mostrato poco prima. Kei si innervosì e per un momento fu tentata di strapazzarlo un po’ nel tentativo di dargli una regolata, ma quasi subito si calmò e diede la parola al prossimo, anzi, alla prossima.

La ragazza in questione era accompagnata da un grosso cane bianco e grigio con una bandana blu legata intorno al collo, che si era placidamente seduto ai suoi piedi; indossava un paio di pantaloni ai quali mancava buona parte della gamba sinistra e una maglia bianca a maniche corte su cui ricadevano i suoi lunghi capelli neri, sotto ai quali spiccava il suo coprifronte. Su ognuna delle guance aveva un segno rosso a forma di zanna.
“Salve a tutti! Io mi chiamo Hitomi Inuzuka, e questo è il mio cane Aomaru; i nostri nomi significano rispettivamente “Pupilla” e “Blu”, quindi insieme possiamo chiamarci “Occhi Azzurri”, anche se a dire il vero non è un bel soprannome. Anch’io ho 12 anni, mentre Aomaru qualcuno di meno, ma essendo un cane tecnicamente sarebbe più vecchio di me. Il nostro hobby è fare lunghe corse nei boschi e nei prati, anche se perdo quasi sempre; è piuttosto svelto questo vecchietto! Il nostro sogno è…” D’un tratto venne (bruscamente, a dire il vero) interrotta da Kei.
Kei: “Scusa se ti interrompo, ma è quasi ora di pranzo e c’è rimasta un’altra persona che deve presentarsi, quindi credo che possa bastare così, grazie.” Nonostante il tono quasi calmo era ancora assai nervosetta, ed era pronta a incavolarsi di brutto in caso di risposta negativa; per fortuna la ragazza non fece obiezioni di sorta, anzi, con il sorriso sulle labbra acconsentì alla richiesta. Subito dopo, però, lanciò un’occhiata di sfida al ragazzo del clan Aburame come a dire: “Se tu hai voluto farla breve, io l’ho tirata per le lunghe, alla faccia tua!” Ma lui non fece altro che ricambiarla con uno sguardo pieno di indifferenza, come a dire: “Non me ne può importare di meno se ce l’hai con me; fà come ti pare!”

Kei si era accorta dell’atmosfera non proprio amichevole che si era venuta a creare fra i due, ma preferì soprassedere per ora, o altrimenti li avrebbe sbattuti come tappeti; lasciò quindi che l’ultimo membro del gruppo si facesse avanti. Era un ragazzo dall’aria molto timida, e fino a quel momento se ne era stato in disparte senza aprire bocca; indossava una maglia blu e dei pantaloncini neri, i suoi capelli erano castano chiaro e teneva sempre lo sguardo abbassato. Sulla schiena sfoggiava un simbolo a forma di ventaglio: il simbolo del famoso Clan Uchiha.
“S-Salve, il mio nome è Seshiro Uchiha e anch’io ho la vostra età. Sono un pochino timoroso di carattere, ma spero che andremo d’accordo. M-Molto piacere!” e si inchinò in segno di rispetto.
Hitomi: “E così fai parte del famoso clan Uchiha? Beh, a guardarti non si direbbe, sai?”
Seshiro: “ T-Tu dici? Eh eh, in effetti sono in molti che me l’hanno fatto notare.”
Koji non disse nulla, si limitò ad osservarlo incuriosito: in effetti Hitomi non aveva tutti i torti!
Kei invece era perplessa: (Pensiero) “Strano, quando ho esaminato i loro risultati dell’Accademia, lui era secondo in graduatoria negli scritti ed era sempre fra i primi cinque nelle materie pratiche.
Sarà una questione di talento? Se non altro questo qui sembra molto più calmo e affabile degli altri due; una preoccupazione in meno!”

Dopodichè riprese la parola: “Bene, direi che adesso possiamo andare a mangiare qualcosa; su, andiamo, Squadra 8!” Hitomi la riprese al volo: “Naturalmente offre lei, vero Maestra?” Kei, che si era già incamminata, si fermò all’improvviso, si voltò e le lanciò uno sguardo terrorizzante.
Kei: “Non ho sentito bene. Per caso hai detto qualcosa, Hitomi? Eeeh??” La ragazza per un istante sentì il sangue congelarsi nelle vene, mentre il suo cane si nascondeva dietro le sue gambe con un guaito; poi però si riprese in tempo per scuotere la testa in segno di diniego. Kei si voltò e continuò a camminare, come se nulla fosse; Koji, dal canto suo, si limitò a fissarla con un mezzo sorriso sulle labbra, come a dire: “Se stavi zitta ci facevi una figura migliore!”. Hitomi gli rispose digrignando i denti e fissandolo con rabbia, come a dire: “Fatti gli affari tuoi, specie di manichino!”. Accortosi della situazione, Seshiro pensò di mettersi in mezzo per dividerli… Ma poi ci ripensò; forse non era il caso!

Di nuovo il gruppo in osservazione iniziò a fare commenti poco edificanti sulla scenetta a cui avevano assistito… E di nuovo si ritrovarono a discutere fra loro.
Il Selvatico: “Tsk, come al solito: non sa fare altro che attaccare briga con gli altri, non ne vuole sapere di fare gruppo! L’unico con cui sembra andare d’accordo è il suo cane! Beh, in fondo sono spiriti affini… Comunque, pare che abbia trovato pane per i suoi dentini stavolta: quel ragazzo è il primo che riesce a tenerle testa. Tu cosa ne pensi?” chiese rivolto all’Incappucciato.
“Per una volta sono d’accordo con te.” ammise quest’ultimo con tono distaccato. Dopodichè pensò tra se e se: “Ancora non ha accettato il suo retaggio, dunque…Chissà se un giorno ci riuscirà…”
All’improvviso lo Sguardo Bieco si intromise nuovamente: (Ironico) “Ma come? Non dite niente sull’altro membro del gruppo? Eppure almeno da te me l’aspettavo un commentino sarcastico!” disse rivolto al Selvatico, il quale sembrò non gradire le sue parole ma preferì stare zitto: sapeva che lui non aspettava altro che una sua reazione per fargli fare una figuraccia!
D’un tratto capitò un interessante fuoriprogramma: quattro persone stavano discutendo fra loro mentre camminavano davanti alla Residenza dell’Hokage. Due degli osservatori, un uomo vestito di bianco e nero e una donna dai capelli mori, li portarono all’attenzione del gruppo; il quale, riconosciuti i quattro, si mise ad ascoltarli più che volentieri.

In testa al quartetto camminava una ragazza dai lunghi capelli castani legati insieme e appartenente al prestigioso Clan Hyuga, come si poteva notare dai suoi occhi bianchi. Era impegnata in una discussione con altri due membri del quartetto che la seguivano, un ragazzo anch’esso del Clan Hyuga che le somigliava molto e un altro ragazzo un pochino più giovane di loro, dai corti capelli neri tirati all’indietro e che sembrava molto sicuro di sé; l’ultimo membro del gruppo era un silenzioso ragazzo dai capelli castano chiaro e dallo sguardo serio che si teneva in disparte rispetto agli altri, ascoltando con attenzione i loro discorsi mentre li seguiva.
“…E quindi da oggi formeremo una squadra sotto il mio comando, la Squadra Hyuga. Mi raccomando fratellino, comportati bene e dai retta alla tua sorellona!” disse sorridendo la ragazza, rivolta a quello che evidentemente era suo fratello; il quale quasi subito replicò seccato ed imbarazzato: “Ancora? Ti avevo espressamente chiesto di non chiamarmi in quel modo, almeno non davanti a tutti! Ci provi gusto a prendermi in giro, eh? Aspetta solo che riesca a superarti e vedremo chi riderà per ultimo, Hikari!”. La ragazza non si turbò minimamente, anzi: “Ih ih! E’ da quando ci allenavamo insieme da piccoli che continui a ripeterlo, ma non mi pare che tu abbia fatto molti progressi da allora. E’ da meno di un anno che hai imparato ad usare come si deve il Byakugan. Inoltre sei ancora un Chunin, mentre io sono appena diventata Jonin. Di questo passo non ti basterà una vita! Rassegnati: resterai sempre il mio “fratellino”, Hizashi!”
Hizashi: “Sgrunt! Insisti, eh? Fossi in te non me la tirerei tanto solo perché sei diventata Jonin prima di me, sorella. Se non mi sbaglio all’esame per diventare Jonin sei arrivata solo seconda, no? Ti sei fatta battere proprio da lui, che ha un anno meno di noi! Chissà come mai…”
Hikari: “C’è poco da scherzare, Hizashi. Se mi ha sconfitta nella finale il motivo è uno solo, e cioè che è più forte di me, tutto qui. Anzi, sai cosa ti dico? Dovresti prenderlo come esempio, caro il mio fratellino!”

A sentirsi chiamare “fratellino” per la terza volta, Hizashi stava per uscire dai gangheri, quando una sonora risata lo fece voltare verso il ragazzo dai capelli neri che gli camminava a fianco; ulteriormente innervosito, Hizashi si rivolse verso di lui con un’espressione torva: “E tu cos’hai da ridere, Fugaku? Non hai mai visto un fratello e una sorella baltibeccare? Se non sbaglio voi dellla nuova generazione del Clan Uchiha siete sei fratelli!”. Non appena si riprese dalle risate, il ragazzo di nome Fugaku gli rispose: “E’ vero, siamo ben sei tra fratelli e sorelle, ma a parte il fatto che io sono il maggiore e quindi non ho una sorella più grande è sempre esilarante vedere due fratelli che discutono fra loro; e stranamente è ancora più divertente se sono una sorella maggiore e un fratello minore! Comunque non preoccuparti: presto anch’io supererò tua sorella, così ti sentirai un po’ meglio.”
Hizashi (Stupito): “Cosa? E tu che c’entri con lo sconfiggere mia sorella? Quello è il mio obbiettivo, quindi tu stanne fuori se non vuoi guai!” In effetti non aveva tutti i torti…
Fugaku: “Oh, non preoccupatevi, non è niente di personale: è solo che ci tengo particolarmente a dimostrare di appartenere al famoso Clan Uchiha e a mettere in luce le mie doti. E quale modo migliore d’iniziare se non battere il nostro affascinante caposquadra, uno dei Jonin più promettenti del nostro villaggio?” Hikari si limitò ad osservarlo con un sorrisetto ironico sulle labbra, mentre Hizashi non si tenne più: “E sarebbe questo il motivo per cui vorresti scavalcarmi? Sappi che sconfiggere mia sorella è il mio obbiettivo da sempre, per cui vedi di non metterti in mezzo, tu e le tue stupide idee!” Fugaku non prese molto bene quest’ultima affermazione e reagì bruscamente.
“Stupide, dici? Potrà anche sembrarti un’idea stupida, ma questo è il mio sogno da quando ero piccolo e da solo mi sono imposto di realizzarlo, quindi solo io posso darmi dello stupido dato che io l’ho deciso; però, dato che il nostro obbiettivo è sostanzialmente lo stesso, che ne dici se d’ora in poi diventassimo rivali? Il traguardo da raggiungere sarà superare il nostro caposquadra: vedremo chi lo taglierà per primo!”
Hizashi: “Ma senti questo… A parte il fatto che accetto la tua sfida, vorrei ricordarti che io e mia sorella abbiamo due anni più di te, quindi non fare tanto il gradasso e vedi di portarci almeno un minimo di rispetto, mocciosetto!” Per fortuna Hikari si decise ad intervenire e li separò in tempo, altrimenti chissà come sarebbe andata a finire…

Quando i bollenti spiriti dei due si furono calmati, Hizashi fece notare una cosa agli altri due: “A proposito sorella, chi è quel tipo che ci segue da un po’ senza dire una parola? Non dirmi che è il quarto membro della nostra squadra!”
Fugaku: “Se vuoi posso presentartelo io: siamo stati entrambi promossi Chunin allo scorso esame, anche se nella terza e ultima prova non ci siamo scontrati. Il suo nome è Mizuchi Uzuki e in effetti non è molto loquace, tant’è che per tutto il tempo che l’ho avuto sott’occhio durante l’esame non ha spiccicato una sola parola. Sembra che i suoi genitori siano stati dei famosi ANBU, ma non so altro su di lui, se non che ha la mia età.”
Hikari: “Già, è proprio così. In effetti anche lui fa parte della Squadra Hyuga, quindi cercate di comportarvi bene almeno con lui; mi rivolgo soprattutto a te, caro…” non fece in tempo a finire la frase che Hizashi le lanciò un’occhiataccia per invitarla a non pronunciare “quella” parola: sentirla per la quarta volta forse sarebbe stato troppo!

L’Uomo in Bianco e Nero: “Ma guardateli! Sembravano due bambini che si contendevano un giocattolo! Pare proprio che dovrò fare un bel discorsetto a quel discolo. Tu che dici?” chiese rivolto alla Mora.
La Mora: “Io non credo che ci sia bisogno di preoccuparsi per questo: sono pur sempre fratelli, per di più gemelli, e a modo loro si vogliono bene. Comunque sarà meglio parlarci come hai suggerito. Non si sa mai… E prima che tu metta bocca per l’ennesima volta, te lo chiedo prima io: com’è che ha tutta quella smania di competizione quell’altro?” chiese rivolta allo Sguardo Bieco, che le rispose tranquillo: “Che vuoi farci, dopotutto è il primogenito del rinato Clan Uchiha; sentirà su di sé il peso di questa condizione e quindi vuole solo darsi pace dimostrando a tutti che ne è degno… O almeno questa è la mia opinione. Credo però che gli sarà un po’ difficile riuscirci, visto che il destino gli ha giocato un gran brutto scherzo…Ops! Forse ho parlato troppo!” In effetti l’Uomo in Bianco e Nero per qualche recondito motivo aveva iniziato a guardarlo male, come se avesse detto qualcosa che non doveva…
All’improvviso, però, una voce richiamò la loro attenzione: un uomo sulla cinquantina, un Jonin, era appena arrivato e si affrettò a salutare il gruppetto: “Salve a tutti, spero di non essere in ritardo! Sapete, per la strada mi sono imbattuto in un tipo strano che voleva vendermi un copricapo ancora più strano, sembrava fatto d’osso e…” non riuscì a finire la frase, perché il gruppetto all’unisono lo apostrofò con un sonoro e prolungato “Seee, seee…”; subito dopo però una voce proveniente da dietro il gruppo gli disse con tono allegro: “Beh, in effetti tre su quattro se li è persi, e mi creda se le dico che SE LI E’ PERSI! Però per quello che le interessa ha fatto in tempo, per fortuna.”
Il Ritardatario: “Davvero? Meno male! Mi sarebbe dispiaciuto non poco perdermi anche il meeting di quella squadra.” disse chiudendo il libro che stava leggendo, poi chiese: “Allora? Si è già fatto vivo qualcuno del gruppo o devono ancora arrivare?” Gli rispose un tipo dall’aspetto un filino strambo e vestito con una tuta verde: “No, non si sono ancora visti, e non sappiamo come mai questo ritardo: ormai è decisamente ora di pranzo…” Una kunoichi con gli occhi verdi lo riprese al volo e finì la frase: “…E sarebbe anche il caso che si diano una smossa, dato che inizio ad avere fame!” disse mentre una vena le si gonfiava sull’ampia fronte. La voce allegra che aveva risposto per prima al Ritardatario cercò di calmarla: “Su, su, non arrabbiarti! Facciamo così: se entro cinque minuti non si fa vivo nessuno, andrò io a cercarli. Che ne dici?” A quelle parole Occhi Verdi sembrò quietarsi un po’, ma tutti sapevano che non sarebbe rimasta calma a lungo e che quei cinque minuti sarebbero stati mooolto lunghi!

“Guardate! I tre ragazzi sono arrivati!”
Subito tutti si voltarono in direzione della voce. A parlare era stata una donna bellissima: lunghi capelli neri, occhi profondi e limpidi (anche troppo) e portamento elegante. Sembrava una principessa uscita da una fiaba, e infatti ormai tutti gli abitanti del villaggio la chiamavano così. Accanto a lei c’era un ninja biondo dagli occhi azzurri che indossava sopra la divisa da Jonin un mantello bianco con decorazioni rosse: in altre parole era l’Hokage in persona! Era lui che prima aveva parlato con quella voce dal tono allegro, e come tutti in quel momento stava osservando il punto indicato dalla Principessa, ovvero una terrazza circondata da degli alberi. A quella vista l’Hokage esclamò: “Beh, non poteva esserci posto migliore per riunirsi, direi. Quanta nostalgia…” Sguardo Bieco e Occhi Verdi prontamente gli diedero ragione, annuendo col capo. Ma poi quest’ultima si accorse di una cosa, che fece presente proprio all’Hokage: “Un momento, ci sono solo i ragazzi. Dov’è finito il loro Maestro Jonin? Non è che tu ne sai qualcosa?”
L’Hokage: “Non preoccuparti, vedrai che arriverà presto: arrivare in ritardo non gli è mai piaciuto.”
Detto questo, tutti si misero in ascolto, dato che stava cominciando un altro spettacolino…

Da principio i tre ragazzi non fecero altro che scrutarsi a vicenda: anche se si conoscevano abbastanza bene dato che venivano dalla stessa classe non avevano mai avuto occasione di parlare molto fra di loro. Seduto su una gradinata lì vicino c’era un ragazzo dai corti capelli neri e dagli occhi svegli ed espressivi; aveva un’aria allegra e sembrava non vedere l’ora di incontrare anche il suo maestro, visto che ruppe il ghiaccio domandando: “Chissà chi sarà il nostro Maestro Jonin! Spero che arrivi presto! Secondo voi come sarà?” A rispondergli ci pensò la ragazza che stava in piedi poco distante: era alta per la sua età, aveva lunghi capelli neri raccolti in una coda e uno sguardo a metà strada tra il tagliente e l’annoiato; sulla schiena del vestito nero c’era un simbolo a forma di ventaglio. “E come vuoi che sia? Sarà un ninja come tanti altri! Dubito che si rivelerà anche solo un minimo interessante…” “Se fossi in te aspetterei a giudicarlo prima di averlo visto, non si può mai dire.” L’ultimo membro del terzetto prese la parola all’improvviso, rivolto alla ragazza. Se ne stava appoggiato al tronco di un albero con noncuranza, aveva lunghi capelli di un color argento chiaro e sembrava molto sicuro di sé. La ragazza sembrò un po’ seccata per quello che le aveva detto. “Che vorresti dire di grazia? Da come parli sembrerebbe che tu sappia qualcosa che noi non sappiamo. Perché allora non lo condividi anche con noi?” Il tono della sua voce era leggermente ironico, ma lui si mise a sorridere e le rispose: “In realtà non è niente di che, una cosetta che mi ha detto mio padre quando gli ho chiesto se sapeva qualcosa sul nostro Maestro Jonin. All’inizio è stato un po’ evasivo, ma poi si è arreso e mi ha detto…” Non fece in tempo a finire la frase che il ragazzo seduto sulla gradinata lo interruppe: “Che cosa? Dai, diccelo! Avanti, non sto più nella pelle dalla curiosità!” La ragazza lo zittì con un’espressione truce: “E come fa a dircelo se non fai silenzio?” Poi il ragazzo dai capelli d’argento riprese a parlare: “…Mi ha detto, anzi, mi ha dato solo un consiglio: di non farlo mai arrabbiare sul serio, o me ne sarei pentito.”
Gli altri due rimasero di sasso a quell’affermazione, ma la ragazza si riprese quasi subito e commentò: “Uh uh uh. E che razza di consiglio è? Secondo me ti ha voluto solo prendere un po’ in giro! Non farlo arrabbiare! Ma non scherziamo! Eh eh!” Capelli d’Argento fece un sorrisetto e assunse un tono decisamente canzonatorio: “Ah già, dimenticavo! Ha accennato al fatto che è soprannominato...
il Vento Bianco di Konoha.”
Stavolta gli altri due non solo rimasero di sasso, ma anche parecchio sconvolti!
Capelli d’Argento: “Dalle vostre facce deduco che ne avete già sentito parlare, vero?”
Il ragazzo seduto scattò in piedi e prese a straparlare: “Se ne abbiamo sentito parlare? Del Vento Bianco di Konoha? Ma se qui al villaggio è quasi diventato una leggenda! Anche se ha solo tre anni più di noi è da poco diventato un Jonin ed è considerato uno dei ninja più forti e promettenti, anche più di molti adulti! All’esame di promozione di Jonin è arrivato primo sconfiggendo anche la grande favorita di quest’anno, Hikari Hyuga, una dei Chunin più abili del villaggio! Non c’è nessuno qui a Konoha e forse nel Paese del Fuoco che non l’abbia almeno sentito nominare! Di questo passo la sua fama finirà per superare anche quella del celebre Ninja-Cop…” non riuscì a finire la frase.
“Non ti sembra di esagerare un tantino? E’ meglio se ti dai una bella calmata!” disse Capelli d’Argento fulminandolo con lo sguardo. Chissà cosa aveva detto di sbagliato per farlo reagire in questo modo… Intanto lo sguardo della ragazza si illuminò di una strana luce, e un sorriso le si allargò sul viso: “Hmph! Il Vento Bianco di Konoha, eh? Ritiro quello che ho detto prima: sembra proprio che stavolta mi divertirò non poco… Eh eh eh…”
Capelli d’Argento: “La cosa ti diverte così tanto, miss Prima della Classe? O forse dovrei dire miss Prima dell’Accademia? Il fatto di essere la studentessa dell’Accademia a essersi diplomata con i voti più alti non ti basta?” La risposta della ragazza fu tagliente quanto il suo sguardo: “Prima di fare dei discorsi così altisonanti faresti bene ad imparare a brillare di luce propria, caro il mio mister Figlio di Papà!” Stavolta il ragazzo dai capelli bianchi si arrabbiò sul serio; senza una parola si lanciò sulla ragazza deciso a dargli una lezione, ma quando stava per raggiungerla l’altro ragazzo gli si parò davanti all’improvviso con le braccia spalancate nel tentativo di fermarlo: “Ma cosa state facendo?! Non dovete litigare fra di voi! Non è così che si comportano dei compagni di squadra! E poi sono sicuro che non voleva offenderti, non è vero?” La ragazza li ignorò volutamente, tuttavia Capelli d’Argento sembrò calmarsi e si ricompose, ma il suo sguardo tradiva un’immane antipatia nei riguardi di quella presuntuosa di una ragazzetta: (Pensiero) “Vedrai… Un giorno diventerò più forte di te, di mio padre e di chiunque altro in questo villaggio… Lo giuro…”






“Pffft… Ha ha ha ha ha ha ha! Non ci posso credere! Che scemata! Ha ha ha ha ha ha ha!”

All’unisono i tre ragazzi si voltarono nella direzione da cui veniva la voce che avevano sentito, e videro che seduto su un ramo dell’albero al quale stava appoggiato Capelli d’Argento c’era qualcuno: un ninja, a giudicare dalla divisa, un Chunin probabilmente, ma non riuscirono a vederlo in faccia poiché era immersa nell’ombra dei rami. Nella mano destra teneva un libro, o almeno così sembrava…
La ragazza, nonostante la sorpresa, subito si domandò: (Pensiero) “E questo chi sarebbe? Non ci siamo assolutamente accorti della sua presenza! Possibile che sia lui il nostro Maestro?”

“Ha ha ha ha ha! Nooo, non esiste! Ma come fa ad essere così stupido? Ha ha ha ha!”

Un gocciolone scese sulla testa della ragazza: (Pensiero) “…Impossibile. Un buffone di questo stampo non può essere lui. E’ già strano abbastanza che uno così sia riuscito a diventare Chunin…”
La reazione di Capelli d’Argento fu tutt’altra: “Ehi, tu ,lassù! Come ti permetti di ridere alle nostre spalle? Lo trovo alquanto offensivo!” Il ragazzo moro gli diede manforte: “In effetti il mio compagno ha ragione: non è educato ridere così degli altri, specie alle loro spalle!”
Il tipo sull’albero li degnò di uno sguardo: “Oh, scusatemi tanto, ragazzi. Non stavo ridendo di voi, ma di questo” e indicò il libro che teneva in mano “E’ troppo comico! Credo proprio che comprerò anche il numero due… Anzi, tutta la raccolta! Che spasso!”
La convinzione che si trattasse di uno scemo contagiò anche i due ragazzi. Il moro, però, dopo un po’ fu colto da un dubbio: “Strano, mi sembra di aver già sentito questa voce da qualche parte, quando ero più piccolo, ma non riesco a ricordare dove…”
“Se non ho capito male stavate litigando. Bisticciare fra compagni di squadra non è una buona cosa. Dovreste saperlo se siete davvero dei ninja.” Il suo tono di voce era ora calmo e tranquillo.
Capelli d’Argento: “Senti un po’ tu, questi non sono affari che ti riguardano. Dall’aspetto e dalla voce sembri poco più vecchio di noi, ed essere un Chunin novizio non ti autorizza ad impicciarti delle faccende altrui. Si può sapere chi diavolo sei?”
Il Moro: “Ehm… Lo scusi tanto, ma sa, è un po’ nervoso… Però anch’io vorrei sapere chi è lei…”
“No no no, non ci siamo. Non sapete che se si vuole chiedere il nome ad una persona bisogna prima presentarsi come si deve? Mi pare che siate voi quelli che mancano d’educazione. Su, perché non mi dite come vi chiamate? Così poi mi presenterò anch’io!”
Capelli d’Argento stava per protestare, quando il Moro lo prevenne e rispose: “Molto volentieri! Il mio nome è Toru Haruno, ho dodici anni, sono un esperto di Arti Marziali e il mio sogno è diventare un giorno un bravo Ninja Medico come mia madre!”
Tipo Allegro: (Pensiero) “Hm, un traguardo ambizioso. Potrebbe anche riuscirci, chissà…”
Capelli d’Argento: “Tsk, pensa te. E vabbè! Io sono Toshiro Hatake, anch’io ho dodici anni e la mia specialità sono le Arti Ninja. Il mio hobby è appunto impararne il più possibile. Per quanto riguarda il mio sogno…” si interruppe all’improvviso, come a dire “non mi va di dirvelo”, ma si ritrovò puntati addosso gli sguardi di tutti (soprattutto quello di Toru) e fu costretto a continuare: “…Il mio sogno è diventare il ninja più famoso del villaggio, in modo che nessuno si ricordi di me come “il figlio di quel celebre ninja”; è una cosa che non sopporto!”
Tipo Allegro: (Pensiero) “Caspita! Ne ha di determinazione! Purchè non si faccia trascinare troppo dalla sua emotività…” A questo punto rimaneva solo la ragazza, che con atteggiamento laconico e rassegnato rispose brevemente: “Mikoto Uchiha, dodici anni. Non ho intenzione di dirvi cosa mi piace o cosa non mi piace, e il mio sogno… Beh, anche se ve lo dicessi… Infine ho qualche hobby.”
Tipo Allegro: (Pensiero) “…In pratica, ha detto solo il suo nome. E’ tutta suo padre…”
Toshiro: “Bene, ci siamo presentati. Adesso che ne dici di scendere da lì e di presentarti anche tu?”
Toru: “Giusto! E poi ora sto morendo dalla curiosità! Avanti, ci dica il suo nome! Altrimenti tra poco arriverà il nostro Maestro Jonin!”
Mikoto: “…”
Tipo Allegro: “Va bene, va bene. Inizierò dalla fine: il mio sogno è diventare il Settimo Hokage!” E così dicendo sparì da sopra il ramo in una nuvoletta di fumo e ricomparve vicino ai ragazzi. Aveva capelli ribelli color indaco chiaro, un’espressione solare in volto e gli occhi socchiusi. “Beh, a dire il vero non è il mio unico sogno, ma è ancora troppo presto per parlarvi dell’altr…” Non riuscì a finire la frase.
Toshiro: “Ha ha ha! Vorresti diventare Hokage? Mi sa che stai mirando un po’ troppo in alto! Pfffft! E’ meglio se punti più in basso, credimi!”
Mikoto: “… Uh uh uh. Ma senti questo…”
Toru: “Suvvia, ragazzi. Non sta bene deridere così i sogni degli altri. Anche se sono così irrealizzabili…” Nonostante le sue belle parole, era evidente che si stava trattenendo dal ridere…
Il ninja sembrò non fare caso a quell’epidemia di ilarità e continuò imperterrito: “Il mio hobby è leggere manga, come potete vedere.” disse mettendo in mostra il libro che aveva in mano: in effetti era proprio un manga, e si intitolava “Love Konoha”.
Solo allora i ragazzi si accorsero che sulle maniche della divisa c’era un simbolo costituito da una fiamma rossa che si innalzava da una spirale dello stesso colore, un simbolo vagamente somigliante a quello che tutti i ninja portano sulle maniche. Quel particolare simbolo li impensierì per un attimo: somigliava molto a quello di un famoso clan…
“Ah, per quanto riguarda la mia età, ho quindici anni, e il mio nome… Beh, credo che forse lo abbiate già sentito da qualche parte…” disse aprendo finalmente gli occhi, e in quel momento i tre Genin ebbero una bella sorpresa: erano di un color lilla così chiaro da sembrare una sfumatura di bianco. Erano così chiari che sembravano riflettere l’azzurro del cielo. Il famoso Byakugan…
Ma Toshiro, Mikoto e Toru ebbero un attimo di terrore e allo stesso tempo si sentirono sprofondare sotto terra dalla vergogna quando sentirono la fine del discorso.

“Io sono il Jonin responsabile della Squadra Sette, la vostra squadra. Molto piacere. Il mio nome è Kiiraku Uzumaki!”







Sorpresi, eh? Ebbene sì, si tratta nientemeno che del figlio di Naruto e di Hinata (vedi fanfic “NaruHina Forever!!!” di Naruxhina-Sensei), Kiiraku Uzumaki! Per quanto riguarda la storia, posso solo dire che i combattimenti e l’azione avranno un ruolo di primo piano, ma non mancheranno anche scene comiche, drammatiche e anche sentimentali, perché no! Ci sarà anche un Personaggio Ospite in questa fanfic: è un personaggio a me molto caro, ma qui in Italia credo sia conosciuto solo agli appassionati incalliti di videogiochi di ruolo… Oooops! Ho parlato troppo! La sua identità è un segreto, e rimarrà tale fino alla fine della fic (e anche allora rivelerò chi è solo se mi andrà, eh eh!). Un elemento per scoprire di chi sto parlando lo si può trovare già in questo primo capitolo…
Suppongo però che tutti avrete ormai capito chi sono i dodici (anzi tredici) personaggi che hanno osservato le quattro squadre (e se non li avete riconosciuti… Cinque minuti di vergogna!), per cui eviterò di trascrivere in questa sede la lista delle identità rivelate.
Come da consuetudine vi invito a commentare numerosi ed esprimere i vostri pareri e le vostre critiche; sappiate comunque che ho intenzione di portare comunque a termine questa fanfic, quindi i suoi detrattori si possono rassegnare fin d’ora!
Un’ultima cosa: questo seguito si svolge circa 6 anni dopo la fine di “NaruHina Forever!!!”, quindi sono passati circa 26 anni dalla serie Shippuden, anno più anno meno! Prossimamente pubblicherò anche una breve cronologia con gli avvenimenti più importanti che sono successi dopo Naruto Shippuden e “NaruHina Forever!!!” Al prossimo capitolo!


Zengar Zonbolt, "La Spada Che Fende Il Male"

P.S.
Dimenticavo! Alla fine di ogni capitolo aggiungerò una Citazione Famosa, cioè una battuta o una frase che ho trovato abbastanza interessante. La Citazione Famosa di oggi è la seguente:

Già, per noi non esiste il destino.
Soltanto chi, inghiottito dall'ignoranza e
dalla paura, mette il piede in fallo, scivola
nelle torbide acque chiamate destino
(Bleach, Volume 6)

 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (5 voti, 7 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 7 commenti
spoiler-master92 - Voto: 09/03/09 19:01
congratulazioni. questa fanfic è bellissima, e segue perfettamente la trama di naruhina forever. continuala ti prego
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Rif.Capitolo: 3
grano89 - Voto:
23/06/08 23:04
Bella. I nomi sono parecchi, ma ci volevano tutti. La lettura scorre veloce. Continua così, e NaruxHina sensei sarà sicuramente fiero di te!
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Rif.Capitolo: 1
kahori - Voto:
09/06/08 13:11
tutti 'sti nomi confondono un po', ma dopo ke t ci abbitui la trama è molto fluida... davvero bella! ^^
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Rif.Capitolo: 1
zengar
15/05/08 20:25
Per Hariyuki:
Il figlio di Sakura e Rock Lee fa Haruno di cognome perchè non ho resistito alla tentazione di far sì che tutti i componenti della nuova Squadra 7 avessero gli stessi cognomi dei loro predecessori, ovvero Uzumaki, Uchiha, Haruno e Hatake. Ragion per cui ho preferito dare a Toru il cognome della madre!
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Rif.Capitolo: 1
hariyuki - Voto:
15/05/08 19:42
Ho letto, ho letto!! ^^
Fanfic dalla trama interessante e dalla scrittura scorrevole! ...un bell'inizio per un degno seguito! ^^

Solo una cosa... hanno mantenuto tutti i cognomi dalla parte del padre (com'è appunto logico) ma allora perchè il figlio di Sakura si chiama Haruno??? Oo Mi sono persa qualcosa, vero??

Cmq, bella fanfic continuala presto! ^^



-Hariyuki.San-
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Rif.Capitolo: 1
zengar
12/05/08 19:17
Ti ringrazio per i complimenti, farò di tutto per aggiornare il prima possibile!
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Rif.Capitolo: 2
dmcdreon - Voto:
11/05/08 17:27
Questo seguito della fic di naruxhina pare fatto davvero bene, e personalmente sono contento che prenda uno stile di narrazione in cui si include anche avventura e azione, oltre che ai rapporti tra protagonisti che sono il marchio di fabbrica del buon vecchio naru. Se le premesse sono queste, l'opera ha tutte le carte in regola per diventare un'altra delle "best reader" del sito ^^

bravo zengar, continua così e aggiorna presto ^^
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