L'ALTALENA
- Capitolo 1° -
Eccomi qua sono tornata per vostra sfiga muhuahahah!!!
Allora premetto che ho scritto questa one-shot in una mezz'oretta di depressione con gli evanascence a manetta dopo aver visto la puntata di oggi...anke se sapevo già tutta la storia mi ha fatto più effeto dell'altra volta e mi è venuta l'ispirazione!XD
E' ambientata dopo la fuga di sasuke, poco prima che naru vada ad allenarsi con jiraya.
Buona lettura!!!^^
L’altalena dondola, dondola sempre.
Movimento lento e continuo,
non si ferma mai, per quanto io lo voglia.
Avanti e indietro, indipendentemente da quello che provo.
Trappola infantile, unica traccia rimasta di un passato troppo doloroso per un bambino.
Un passato di solitudine, odio, rimorsi per colpe non mie.
Unico mio rifugio, quando tutto il mondo intorno a me mi accusava di essere un mostro, un assassino.
Parole dure e incomprensibili per un bambino quale ero io,
eppure capivo lo stesso che qualcosa non andava:
gli sguardi freddi delle gente, la loro finta indifferenza che mal celava il palese rancore che provavano nei miei confronti.
Neppure io so come ho fatto ad andare avanti fino ad oggi…forse è tutto merito dell’istinto di sopravvivenza.
Dopotutto sono solo una schifosa volpe, no?
Le volpi sono furbe, sanno sempre come fare a salvarsi la pelle, come quando sono stanate dai cacciatori e si rifugiano nella profondità delle loro tane, o le abbandonano.
Fuggire è il solo modo che hanno per sopravvivere.
Ma io sono uno stupido, anzi per la precisione una stupida volpe.
Questo è quello che ho sempre pensato, fino a qualche anno fa: perché invece di evitare ulteriori delusioni e scottature cercando meno contatti possibili con gli altri e stando in disparte, ho sempre fatto di tutto per attirare l’attenzione,
per far capire alla gente che, in fondo, volevo solo un po’ d’affetto.
Quest’atteggiamento, è vero, mi ha provocato molte sofferenze, e un’infinità di volte ho pensato di arrendermi a quello che consideravo il mio destino. Certi giorni, addirittura, pensavo che,
se un’altra persona mi avesse guardato male avrei posto fine alla mia inutile vita con un kunai.
Niente di più semplice, no?
Eppure c’è stato un periodo in cui mi sono sentito la persona più felice del mondo per non aver compiuto quel gesto.
Ed è stato quando ho capito di avere degli amici.
Quando mi sono accorto che, se mi sentivo solo, potevo sempre contare sul maestro Iruka per un po’ di compagnia, magari all’Ichiraku Ramen.
Quando ho capito che, se il maestro Kakashi continuava a rimproverami e a essere severo con me, lo faceva perché mi voleva bene.
Quando era il mio dodicesimo compleanno e, al mio rientro a casa, sono stato accolto da tutti i ragazzi della mia classe in accademia, da Sakura a Rock Lee, per una festa a sorpresa.
Ma soprattutto, quando ho visto che se arrossivo e diventavo nervoso se stavamo troppo vicini, a te non dispiaceva poi tanto, Sasuke.
E anche se le nostre mani ogni tanto si intrecciavano, questo non era un motivo sufficiente per non rivolgermi più la parola. Io, da parte mia, avrei potuto vivere anche solo di quei bellissimi sorrisi che mi donavi così spontaneamente, quando riuscivamo finalmente a stare soli.
Ho perso il conto di quante volte, sia che ci fosse o il sole o che piovesse, sono balzato giù da quest’altalena quando ti vedevo arrivare al nostro appuntamento.
Mi gettavo tutte le volte tra le tue braccia con lo stesso gioioso impeto, e a te non sembrava dare assolutamente fastidio dal modo in cui mi abbracciavi e mi guardavi, per poi intrappolarmi dolcemente con uno dei tuoi soliti baci che mi facevano perdere la testa.
A volte restavamo semplicemente seduti sotto quest’albero, vicino a quest’altalena che per me aveva assunto tutto un altro significato, oppure andavamo a passeggiare nel bosco. Tu conoscevi un’infinità di posti stupendi, dove nessuno sarebbe mai potuto venire a disturbarci, e restavamo lì per ore, abbracciati l’uno all’altro.
Stranamente, non ero sempre io, durante quei momenti, ad interrompere la quiete che ci circondava: tu con me eri straordinariamente loquace, e anche se di certo non raggiungevi i miei livelli, ero contentissimo che ti piacesse parlare con me, oltre a dedicarci ad altre attività non propriamente caste ma altrettanto piacevoli.
Credo di essere l’unica persona, da quando sono morti i tuoi genitori, che ti ha più visto ridere: un suono basso e controllato, certo, ma pur sempre una risata, la tua risata, la cosa più bella che avessi mai sentito insieme alla tua voce profonda che mi diceva, con tono insolitamente dolce “Ai shiteru, koi”.
E’ proprio udendo quella voce, che come un eco giunge dalle profondità remote della mia mente, che mi alzo in piedi,
saltando giù dall’altalena e correndo verso il punto dove ti vedevo arrivare sempre, con un’espressione di incredula felicità che mi si dipinge sul volto.
Il sorriso che mi muore sulle labbra quando l’illusione svanisce e mi accorgo di essere l’unica persona nel cortile abbandonato dell’accademia.
Mi guardo intorno sperando disperatamente [stupidamente]che tu ci sia, magari guardandomi da sotto la tettoia con quel tuo mezzo sorriso stampato in volto, pronto a rimproverarmi perché me ne sto sotto la pioggia, prima di scaldarmi con le tue labbra.
La disperazione si fa strada lentamente dentro di me, come mille serpenti che mi stringono soffocandomi l’anima, quando mi accorgo di essere ancora solo su quell’altalena.
Perché tu non ci sei più.
E dondolo ancora, cercando di non piangere.
Chiedo scusa se non continuo l'altra mia fic, ma è k sono 1 pò in casino con la scuola e non ho ankora deciso bene la trama!-.-" Appena mi skiarisco le idee posterò anke i capitoli d quella, prometto!^^1 bacio a tutti e...
...COMMENTATEEEEEEEEEEE!!!XDD
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