torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: JAKOB
Genere: Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Autore: megami galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 23/09/2007 16:31:10 (ultimo inserimento: 19/10/07)

Jackob il Becchino non aveva mai avuto una vita. Ma Joseph gli diede un motivo per esistere...
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
PROLOGO
- Capitolo 1° -

Titolo: Jackob
Autrice: Megami
Genere: Drammatico
Avvertenze: In seguito, probabilmente, ci saranno accenni Shonen-ai.

Buona lettura ^^

Prologo


L’alba stava schiarendo.
La terra umida emanava un sentore intenso.
L’aria fredda s’inerpicava lungo il corpo, nei meandri sottostanti agli indumenti.
Jakob aveva mosso alcuni passi, scrollandosi dal mantello la cenere del sigaro consumato che teneva tra le dita.
Anche per quella sera il suo lavoro si era concluso.
Si sarebbe ritirato nella sua buia, umida e fredda dimora… Fredda come la pelle di un cadavere.
Un becchino, la feccia della società. Eppure riteneva che fosse l’unico lavoro che era in grado di svolgere, forse perché richiedeva distacco e aveva a che fare con gente che lo ascoltava e capiva più di chiunque altro: i morti.
Non sopportava il cianciare confuso che si propagava fuori da quelle mura del silenzio. Tirò su il suo cappuccio e partì, allontanandosi da quel luogo che l’avevo visto per com’era davvero, gettando il sigaro consunto alle sue spalle.
Quel giorno era diverso dagli altri, una leggera nebbia accarezzava i profili delle colline. Jakob stirò i muscoli indolenziti e portò alle labbra un altro sigaro.
Nella nebbia egli scorse la desolata strada che tutti i giorni percorreva, mai attraversata nemmeno dagli animali selvatici.
Sentì un improvviso rumore.
Poi, per la prima volta nei suoi trentacinque stanchi anni di vita, si volse verso la città che era sempre stata alle sue spalle e vide la luce. Un ragazzo con un grande sacco sulle spalle gli tese la mano, supplichevole.
“Mi aiuti… -Ansimò- Sono giorni che viaggio… Non ce la faccio più”.
Jakob afferrò il suo ingombrante fardello e gli fece un cenno con la testa, da sotto il cappuccio logoro del suo mantello.
Il giovane sorrise e lo seguì per quella strada… Quella strada che ora non vedeva la singola figura piangente del becchino.
Arrivarono nella buia, umida e fredda dimora di Jakob che il sole era alto nel cielo.
La nebbia si era quasi completamente diradata.
Jakob squadrò la esile figura che rantolava stancamente al suo fianco e ne vide, per la prima volta, la delicata bellezza. Una bellezza dolce ed allo stesso tempo decisa. Una bellezza coraggiosa e stanca.
Lo fece entrare nella stanza vuota dove passava le sue giornate altrettanto vuote e lo fece stendere sul letto.
“Ah… Grazie… -gemette il ragazzo- Grazie…” Scoppiò a piangere “Fa male… Ho freddo…” Jakob gli scoprì una ferita profonda ad un avanzato stato di infezione, sporca e sanguinante.
Il giovane, con le poche forze che gli rimanevano in corpo si ritraeva, un po’ pudico, un po’ spaventato, un po’ dolorante.
Il Becchino insistette, spostando le braccia al ragazzo ed alzandogli leggermente la maglietta.
Tirò fuori degli stracci, alcuni vecchi bendaggi, probabilmente così sporchi da alimentare l’infezione e dell’acqua, per pulire grossolanamente la ferita.
Il ragazzo gemeva, piangeva e la sua sottile figura era scossa da violenti brividi. Aveva preso a sudare e la temperatura era talmente alta che l’aveva portato al delirio.
Cominciò a dare secchi strattoni per liberare le braccia e il volto gli si torceva in smorfie sofferenti.
Non aveva comunque forza sufficiente per sottrarsi, quindi cedette alle cure dell’uomo, che gli ripulì la lacerazione e fasciò accuratamente la ferita.
Poco dopo il ragazzo, stremato dall'infezione e dalla febbre alta, perse i sensi.
Jakob stette alcuni secondi a fissarlo. In quel suo volto ingenuo e puerile scorse una forte determinazione. Infine si stese su un piccolo divano dove anche lui si addormentò.
Il giorno dopo il giovane aveva ripreso conoscenza, sebbene fosse febbricitante.
Smarrito si guardò in torno, cercando di individuare qualcosa di familiare.
Vide l’uomo che in quel momento gli si stava avvicinando.
“Eri svenuto.” Disse solo.
“Sono Joseph… -Rantolò faticosamente il ragazzo- Tu… tu chi sei?”
“Jakob… Jakob il Becchino” gli rispose l’uomo, con un volto scuro ed imperscrutabile. La voce era così profonda che pareva giungere da un luogo lontano e chiuso… Chiuso da molto tempo.
Joseph sorrise. Non gli importava chi fosse Jakob. L’aveva salvato e accolto, questo per lui era sufficiente.
Quello fu il primo sorriso che il Becchino ricevette nella sua vita… Gli lasciò un marchio.
“Grazie, Jakob…” e si assopì.
Quella mattina pianse Jakob. Lui che nella sua vita aveva visto solo volti pallidi e freddi, aveva sentito solo sguardi pungenti, aveva udito solo parole laceranti… Ora sentiva il cuore battere. Palpitare come non mai in trentacinque stanchi anni di vita.
I giorni che seguirono furono per lui la rivelazione del sentimento umano.
In una sola persona era riuscito a trovare ciò che non aveva mai avuto: un fratello, un amico, un interlocutore e forse anche un amante. Un amore platonico, ma pur sempre profondo.
Quel ragazzo era diventato il perno intorno a cui girava la sua vita vacua. L'unico punto stabile.
Ma un giorno successe.
Quel giorno che Jackob non avrebbe mai più scordato.
Aveva fatto il possibile, certo.
Ma non era servito.
La ferita, quella dannata ferita, non era sopportabile per il corpo debole del ragazzo.
L'infezione l'aveva consumato fino alla morte.
Quella stessa sera il ragazzo chiusegli occhi, per non aprirli mai più.
Jackob uscì dalla sua dimora accendendosi un sigaro, che pareva più amaro del solito.
Non aveva la forza per piangere. Era stanco. Svuotato di ogni sentimento. Era perso.
La sua vita gli girava vorticosamente intorno.
Non riusciva a capire il senso dell'accaduto.
Lui, l'impassibile per definizione, non riusciva ad accettare la morte di una persona.
Per la prima volta pregò ad un ignoto Dio di infondere ancora un volta la vita a quel ragazzo.
Quel ragazzo di cui sapeva solo il nome e la città di provenienza, ma che gli aveva datto, seppur brevemente, una vita.
Così prese la sua decisione.
Raccolse alcune cose, l'indispensabile.
Passò in città per avvertire che si sarebbe assentato per tempo indeterminato.
Partì.
Partì alla ricerca di risposte. Per sapere chi aveva strappato la vita a Joseph.
Per vendicarlo. Questa era diventata la sua unica ragione di vita.


Note dell'autrice:
Spero di aver reso bene l'atmosfera di estrema solitudine del becchino, com'era nelle mie intenzioni fare.
Ecco il prologo. Non so quando riuscirà a scrivere il seguito, anche se la trama è tutta nella mia testa.
Grazie per aver letto questo racconto a cui tengo moltissimo. Spero di dare il meglio.
 
Continua nel capitolo:


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: