torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: MY DECEMBER
Genere: Sentimentale, Romantico, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Shounen Ai
Autore: feather galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/09/2007 09:20:34 (ultimo inserimento: 19/10/07)

… E un ricordo di me Come un incantesimo E per un istante ritorna la voglia di vivere a un’altra velocità…
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
MY DECEMBER
- Capitolo 1° -

Hola a tutti!!!!!
Non vi rubo troppo tempo, solo un attimo per farvi un saluto e dirvi che Voglio e Pretendo commentini su questa ficcy, anche 4 righe, che non vi costano niente e mi aiutano a continuare a scrivere… se non li riceverò la lascerò incompiuta, e sarà un peccato perché, credetemi, sarà molto bella (io lo so, conosco già la trama)
Tra parentesi, fra qualche capitolo cambierà rating, quindi siete avvertiti, poi non venite a lamentarvi!
Chao…







… E un ricordo di me
Come un incantesimo
E per un istante ritorna la voglia di vivere a un’altra velocità…






Camminava sotto lo strato spesso delle foglie, il manto striato di macchie lunari, ombre che creavano disegni fantastici in contrasto col candore della luna piena, che filtrava tra le foglie fresche della rugiada di quella notte d’inverno, in cerca di prede, piccoli animali da portare a casa per cena; il viso basso, fiutava il suolo cercando una traccia che sembrava non esserci, respirando solo aroma di muschio, foglie secche e terra umida, nessun rumore nell’aria, nessuna traccia da seguire.
Avanzava da un po’ quando qualcosa le fece alzare il muso, annusare l’aria: un odore, netto, distinto… si avvicinava… chiaro e nitido, le arrivò alle narici l’aroma inconfondibile della paura: qualunque fosse la sua preda, era vittima di un’angoscia indefinibile… no, non era solo questo, c’era dell’altro… gioia, euforia, eccitazione, e voci, voci lontane che schiamazzavano allegre, incuranti di disturbare la quiete della foresta.
- Quanto manca?-
- Smettila di piagnucolare e comportati da uomo, Codaliscia-
- Si, non farci pentire di averti portato con noi-
- Hai detto che non ti saresti lamentato, ricordi?-
- Ma dovevamo proprio portarlo? E, approposito, quanto manca?-
- Siamo quasi arrivati, Piuma, solo pochi metri-
- Perché quando è lei a chiederlo le rispondete, e perfino gentilmente?-
- Perché lei è lei, Minus-
- Bella risposta, fratellino!-
- Oh, eccola!-
- Finalmente-
- Zitto, tu!-
- Ma chi me l’ha fatto fare…-
- Codaliscia!!!!-
Si allontanò, rintanandosi in un cespuglio; non voleva avere contatto alcuno con gli umani, non erano prede che potesse attaccare rimanendo illesa.
Purtroppo per lei, non aveva tenuto conto dell’odore di rabbia, curiosità e sospetto che quel cespuglio aveva cominciato ad emanare.
- Stupeficium… dannata volpe, maledetta foresta!-
Una figura nera si allontanò dal cespuglio, lasciandola stordita ad attendere che l’effetto dell’incantesimo svanisse: di certo, quella non era stata la notte più propizia per uscire a caccia.

Il tramonto aveva già cominciato a gettare ombre di notte, disegnando scheletriche sagome d’alberi sulla facciata, rossa del sangue del sole morente, di quella maestosa costruzione, facendo splendere di rosso gli intarsi e i dorati affreschi della grandiosa facciata; uno spettacolo meraviglioso, perfetto dalla visuale privilegiata di cui godeva lì, su quella collina al centro della foresta… la poesia del giorno che muore e della tenebra che, viva, avvolge la terra e la culla in un sogno di mistero e pace… la luna, uno spicchio non ancora completo, ma non per questo meno lucente, bagnava il terreno con la sua luce, si fondeva con la vita nell’ovattato silenzio delle notti invernali…
Non una persona era entrata in quell’elegante edificio da anni, secoli, intere vite e generazioni umane, ma ciononostante né il tempo né gli elementi l’avevano scalfita: si ergeva, fiera e solitaria, un monumento nella desolazione di quella pericolosa foresta, dimenticata dai più, ma ancora viva, le sue ossa di cemento e magia ancora impregnate del ricordo della loro prima creatrice, dello spirito che vi aveva imprigionato, della magia, della maledizione, dei suoi primi ed ultimi ospiti… gia, erano passati davvero dei secoli, da allora…

Vi fu un tempo in cui i quattro grandi fondatori di Hogwards vivevano in pace nel loro giovane castello, circondati da quei seguaci, ancora ragazzi, che avevano scelto e ai quali insegnavano l’arte della loro magia e la dote che ritenevano importante; in pace e in amicizia, ognuno di loro unito da profondi legami... una convivenza produttiva e quieta, almeno in apparenza.
Dissapori dividevano i quattro fondatori, ire neonate che affondavano le loro radici nel pregiudizio; Salazar e le sue idee… la purezza del sangue non era mai importata ad altri se non a lui, ma ultimamente i suoi ideali stavano conquistando Cosetta e Godric, li allontanavano da quelli che erano... e la lasciavano sola.
Tosca Tassorosso era di carattere forte, e amava ed aiutava gli altri, odiando le discriminazioni che i suoi compagni operavano per i “mezzosangue” e i babbani… non capivano quanto potesse essere brutto, quanto fosse triste l’essere allontanati, esclusi, per quei ragazzi dal “sangue impuro”?
No, come potevano capirlo, abituati da sempre ad avere i loro poteri, ad ottenere quel che volevano solo con la bacchetta, senza aver mai faticat? Sarebbe stato bello, davvero, privarli, almeno per un pò, della magia, mostrargli quant’era difficile vivere solo con le proprie forze…

Non un essere umano era entrato in quella casa da secoli, ormai… e lui si sentiva solo…
Ma forse questa volta avrebbe avuto ciò che desiderava…
Finalmente…

- Finalmente, alleluia, non ce la facevo più, altri dieci passi e sarei crollata, mi avreste dovuta portare in braccio!-
- Bella, vero, ragazzi?-
Stagliate contro l’oscurità del bosco, illuminate dalla luna, cinque figure si avvicinavano ad un sontuoso edificio, il passo sicuro di che è finalmente giunto alla meta tanto agognata; quattro ragazzi ed una ragazza, tutti pressappoco della stessa età.
- Mi aspettavo un rudere, ed invece… sei sicuro che sia disabitata, Sirius?- il ragazzo in fondo alla fila, quello che aveva parlato, era basso, grassoccio, sudato dalla lunga marcia alla quale, visibilmente, non era abituato e, dall’espressione ansiosa del suo viso, desideroso di trovarsi ovunque tranne che lì.
- Sicurissimo… e comunque chi credi che possa venire a vivere qui, Peter?- il secondo della fila, un ragazzo alto, bruno, dagli intensi occhi grigi, il volto lineare, molto attraente, disinvolto ed elegante nella sua camminata sciolta, si voltò a guardare l’altro, poi, rivolto al terzo, un ragazzo dai capelli castani disordinati e occhiali da vista, di bell’aspetto e furbo, che gli camminava vicino, sussurrò
- Avremo fatto bene a portarlo con noi? Se ci muore d’infarto lì dentro…-
- Faticheremmo non poco a nascondere le prove, in mezzo ad una foresta, dentro una casa che nessuno crede esistere- il sarcasmo era evidente, come la leggerezza delle sue parole – Comunque, noi entriamo, poi se gli dovesse succedere qualcosa… Alohomora… allora ci pensare… ALOHOMORA…-
- Problemi con la porta? Cos’è, non sai più usare nemmeno la bacchetta, James?-
- No… cazzo - e diede una spallata alla porta – è bloccata… e smettila di ridere, Sirius, non è divertente!-
- Non è mica una scienza quella di aprire una porta! Datevi una mossa!- ad aver parlato era l’unica ragazza del gruppo, una moretta alta e dai lineamenti talmente simili a quelli di Sirius da non lasciare dubbi sul fatto che fossero gemelli; bella e formosa, guardava i compagni con un ghigno divertito della bocca perfetta.
- Perché non ci provi tu, Astrea*? Avanti, dimostraci la tua bravura!- il ragazzo chiamato Peter si era avvicinato, e l’astio nella sua voce non si addiceva al rappresentante della categoria con cui stava parlando.
- Ti ho detto di portare rispetto, è una ragazza - James gli aveva dato uno schiaffo sul retro della testa – dimostrati uomo, per una volta, Codaliscia -
- … Alohomora non funziona, Bombarda non funziona, Reducto nemmeno… che palle, non si può neanche farla esplodere!- Astrea si era spostata in avanti, ed osservava con occhio clinico la porta chiusa – E se lanciassimo un sasso ad una finestra e ci calassimo dentro con il Leviosa?-
- Poco saggio e molto distruttivo- il ragazzo aveva parlato ora per la prima volta in tutta la nottata: aveva occhiaie scure sotto gli occhi ed un colorito cinereo che non donava ai lineamenti dolci del suo viso, i capelli biondo scuro, quasi ferro, che gli ricadevano flosci sulla fronte, conferendogli un’aria da malato
- Come ogni mia idea, Remus- Astrea sorrise
- Finalmente hai detto qualcosa, iniziavamo a temere il tuo insolito mutismo!- Sirius si era avvicinato all’amico, e lo aveva cinto con un braccio attorno alla spalla, come ad appoggiarsi a lui – Allora come va? Come ti senti?-
- Io ho freddo-
- Nessuno te l’ha chiesto, Peter-
- Ma perché ce lo siamo portato diet…-
BAHMMM
I quattro si voltarono di scatto, spaventati, per trovarsi davanti ai resti della porta d’ingresso scardinata come da un’esplosione
- Che cazzo hai fatto Astrea? – Sirius era allibito
- Niente… lui aveva freddo - e indicò Peter – così ho pensato che… -
- Non te ne frega un cazzo di Peter, non dire stronzate, sorellina -
- Voi stavate perdendo tempo e io sono stanca e voglio entrare, quindi ho trasfigurato un sasso in una boccetta di nitroglicerina e l’ho lanciata contro la porta –
- Il bello è che lo dici come se fosse la cosa più naturale al mondo!- James era divertito; fece un passo avanti, superò i suoi amici e si fermò sulla soglia distrutta – allora, entriamo o no?-
Sirius sorrise e andò dietro il suo migliore amico all’interno dell’edificio, seguito a ruota da Astrea e Remus; ultimo ad entrare, Peter si guardò indietro con desiderio prima di spingersi oltre i resti dell’uscio.

…Finalmente…

Fra gli alberi sempre più scuri, una figura nera aveva osservato tutta la scena; silenzioso, simile a un fantasma, attese qualche minuto prima di muoversi in direzione della porta divelta, per poi varcarla ed entrare nel buio.
La luce della luna non illuminava più la facciata, e solo gli occhi profondi degli animali poterono vedere la porta ricomporsi, come per magia, e sigillarsi.

… Finalmente… Anni ed anni per espiare una colpa che non meritavo di portare, con solitudine, e silenzio…

Finalmente.






Note:
* Astrea è una stella della bilancia, così si continua la tradizione della cara Rowly di nomi di astri per i personaggi 



Al prossimo chaps, allora…… PRETENDO commenti!!!!
Ps qualcuno indovina di chi sia il pezzo della canzone in alto?

 
Continua nel capitolo:


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: