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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Holly e Benji (Captain Tsubasa)
Titolo Fanfic: TWIN MIRRORS
Genere: Sentimentale, Romantico, Sportivo
Rating: Per Tutte le età
Autore: sweetsanae galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/09/2007 16:09:36 (ultimo inserimento: 20/09/07)

Due ragazze che si incontrano dopo parecchio tempo, due cuori feriti, che cercano l'amore...
 
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1 CAPITOLO
- Capitolo 1° -

Questa storia l'ho scritta assieme ad una mia amica, la dolce Lauretta...spero vi piaccia
Un capitolo per ciascuna, questo l'ha scritto lei..fatemi sapere se vi piace...

Capitolo I
Parigi
"Ti amo"... certo, come no! Vai tranquilla! Credici! Fidati!... e soffri. Camminava con le mani affondate nelle tasche del giubbotto nero, la sciarpa grigia che le copriva collo e bocca, e i capelli biondi che ondeggiavano stirati dal vento pungente di novembre. Più ci pensava, più le germogliava la rabbia in corpo. Vero, lei era sempre stata una ragazza suscettibile, quasi permalosa però quand'è troppo è troppo! Ogni volta si riprometteva di non cadere più in quelle dannate trappole che sono i "ti amo" dei ragazzi capricciosi, i quali pur di ottenere qualcosa sarebbero disposti a vendere la madre! - Maledizione!!- sferrò un calcio alla cancellata di entrata del campo - Ma cosa sono, il radar per certi elementi??- Lo diceva lei che non doveva fidarsi di quello là... ed aveva ragione! Però che squallore, tutti uguali gli uomini! Oh, ma adesso basta!! Prima o poi quello giusto sarebbe arrivato e dall'alto (o dal basso) dei suoi diciassette anni avrebbe saputo riconoscerlo!... perché quando arriva il ragazzo giusto lo si riconosce subito, vero?... Sospirò e la sua espressione ostile si sciolse. Aveva lasciato un altro brutto ricordo alle spalle ed ora la vita andava avanti. Tanto ormai da parecchio tempo aveva smesso di considerare l'amore qualcosa di veramente importante... da quando aveva compreso come gira il mondo. Diede un'occhiata distratta dentro al campo di allenamento del Paris St.Germain, a quell'ora semideserto. Gli allenamenti dovevano essere terminati da poco perché una figura esile e minuta dai corti capelli di uno stranissimo color rosso si muoveva a passi spediti verso ogni pallone, riconducendolo nella grande cesta di metallo intrecciato. Poi, uno per uno, prese a ripulirli. "Che lavoro stupido." pensò la bionda, scuotendo la testa. L'altra alzò lo sguardo ed incontrò i suoi occhi oltremare che la fissavano. Sorrise e le fece cenno con la mano. - Ciao Lau! Accidenti, per un attimo ti avevo scambiata per Pierre!- le corse incontro, al cancello. - Ehi!! Grazie ma non ci tengo ad assomigliare a lui!- fu la risposta secca che le arrivò. Ma Rosemarie sorrise. - Si può sapere che hai contro Pierre?- - Ma niente, Rose! Non lo conosco nemmeno tanto bene! Solo... non so... è come un fastidio... si crede di essere mister universo quando in verità non è diverso né da me né da te.- - Ti sbagli. Pierre non si da delle arie. É solo molto carino e per questo è sempre attorniato da ragazze. É questa la causa della gelosia e delle dicerie dei pettegoli!- - Ehi, non ti scaldare tanto!- Laura detestava quando le dicevano che sbagliava. Era un fatto abbastanza futile, ma lei era tremendamente orgogliosa - Non è colpa mia se sembra una donna!- - Non è nemmeno colpa mia se poco fa ti ho scambiata per lui!- - Tsk! Si vede che è un po' troppo effeminato!- - Lo vedi, stai ammettendo anche tu che è molto carino!- - Ho detto effeminato, non carino!! Sturati le orecchie, mi pare di parlare con Napoleon!!- - Stavo per dire la stessa cosa! Accidenti che caratteraccio avete tutti e due!- - Non provare nemmeno a paragonarmi a lui!!- - E perché? Siete identici, vi va il sangue alla testa in un nanosecondo e poi siete sempre pronti a menare le mani!- - Qualcosa in contrario??- Rose stava per risponderle di nuovo quando il suo sguardo duro si sciolse in una risata lasciando spiazzata l'amica. - Sei proprio scema!- commentò Laura scuotendo la testa e abbozzando un sorrisetto. - Giornata no, vero?- fece ravviandosi un ciuffo di cortissimi capelli dietro un orecchio. Laura annuì. - Ah, mi pareva! Questo comportamento da Napoleon cominciava a preoccuparmi!- rise di nuovo. - Beh, ci dormo sopra e mi passa, niente paura.- sorrise l'altra. - Certo! Su con la vita!... beh, ora è meglio che torni al mio lavoro prima che si faccia troppo tardi! Devo pulire ancora una decina di palloni!- - Io non ho mai capito perché fai questo lavoro così stupido. Pulisci palloni che tra meno di dodici ore verranno ridotti peggio di prima! E così ogni santo giorno!- l'espressione interrogativa della bionda fece sorridere di nuovo Rose, che fece spallucce. - Che ci vuoi fare! Mi piace...!- la salutò con un cenno della mano e tornò con una corsetta veloce al suo compito. - Sì, Pierre ti piace! Fossi scema ad ammazzarti di fatica a fare la manager senza una motivazione vera!- Laura ricambiò il cenno e sorrise, ricominciando a camminare lungo il marciapiede. Certo che Rosemarie era veramente cotta di Pierre per seguire i ritmi estenuanti degli allenamenti del Paris St.Germain ogni giorno e rimanere al pari con lo studio, trattenendosi al campo anche verso sera tardi per pulire quegli stupidi palloni!... Però poverina... ora che aveva diciassette anni si era accorta di esserne innamorata e si era lasciata sfuggire infinite occasioni durante gli anni passati, quando era Pierre a sbavarle dietro! Ma ora lui aveva un interesse particolare per una ragazza diversa. Oh, a proposito di Monica! Chissà come se la passava in Germania?!
Amburgo
Quell'estate niente mondiali! Aveva un'intera estate libera tutta per sé!... certo era ancora prestissimo per pensarci, al mese di novembre! Però era eccitatissimo all'idea! Entusiasta come non gli capitava da tempo!... accipicchia, lui, il freddo Karl Heinz Schneider, essere contento per una cosa così semplice... forse... forse... era solo merito di quella ragazza che aveva saputo portargli allegria allo stato puro lasciandosi solo guardare negli occhi... Il suono del campanello lo distrasse dai suoi pensieri. La piccola Maria saltellò fino all'entrata e il fratello poté udire la sua vocina squillante. - Chi è??- E un'altra voce piacevolmente conosciuta, rispondere con enfasi. - Maria, ciao!!- Karl scattò in piedi e schizzò giù dalle scale, abbandonando libri, quaderni e matite sulla scrivania. - Monica!!- esclamò tutto entusiasmato facendo capolino da una porta sulla destra del corridoio. La ragazza gli sorrise gentilmente. - Ciao.- - La vuoi una tazza di cioccolata?- le chiese la piccola Maria, con un grandissimo sorriso ingenuo stampato sul viso. - Oh... ti ringrazio!- rispose Monica. - Lo sai che la so fare da sola la cioccolata??- canticchiò la bambina. Karl si mise le mani ai fianchi. - Con il piccolo aiuto della fata turchina!- rise. La sorellina assunse un'aria offesa. - E saresti tu la fatina...?- aggiunse Monica con un'occhiata maliziosa. La bambina scoppiò a ridere e trotterellò in cucina, immaginandosi il fratello maggiore con indosso un delizioso tutu turchino. Il ragazzo si avvicinò alla nuova arrivata. - Lo fai apposta?- fece il finto arrabbiato. Lei roteò i suoi begli occhi nocciola-verdi e rise. - Mah! Chissà! Tu che dici?- La guardava mentre sorrideva e teneva tra le mani la tazza rossa colma di cioccolata fumante. Era bello starla a guardare mentre sorrideva. I suoi capelli castani le incorniciavano il viso e quel sorriso... era come lo spiraglio di luce nelle tenebre. - Kaaaarl!!- Maria lo scosse dai suoi pensieri. - Eh...? Cosa...?- fu la risposta non preparata. - La mamma torna tardi. Puoi venirmi a prendere tu da Katrina?- i suoi occhioni languidi azzurri gli strapparono per l'ennesima volta un sì. - D'accordo. Ma non fare tardi! Ti aspetto al cancello.- - Ok!!- la bambina prese al volo la giacca a vento, salutò la ragazza e il fratello ed uscì saltellando. - Pare che abbiano fatto pace.- commentò Monica. - Eh...?- chiese lui scendendo dalle nuvole. - Maria e Katrina.- sorrise lei - Fino a qualche giorno fa non si parlavano nemmeno.- - Sì... beh... si sono riconciliate. Dopotutto sono amiche dai tempi dell'asilo. Capitano spesso queste litigate tra i bambini.- Silenzio. Monica sorseggiava tranquillamente la sua cioccolata mentre Karl... beh, Karl faceva finta. Tutti i nervi erano sull'attenti, era così ogni volta quando stava in compagnia di quella ragazza... tutto il mondo scompariva e rimanevano solo loro due... da quando l'aveva conosciuta aveva cominciato a provare qualcosa per lei... Monica era speciale. Il suo sorriso era meraviglioso... sapeva sorridere in ogni situazione, si sentiva veramente bene solo quando stava al suo fianco... e poi quando andava a vederlo giocare era il massimo. Sapere che lei era lì a guardarlo aumentava la sua grinta e la voglia di vincere. Almeno un gol a partita lo dedicava a lei. Era essenziale, Monica. Soltanto che... lei non ne sapeva nulla. Si frequentavano come amici. Niente di più. Però andava bene così... se il rischio era quello di perderla, gli andava bene così. Magari quando si sarebbe sentito più sicuro gliel'avrebbe detto... anche se starle accanto e non poterla stringere tra le braccia e trasmetterle il suo amore gli faceva male... Abbassò lentamente la tazza e sospirò. Monica alzò di scatto lo sguardo e scoppiò a ridere, per poco non si soffocava con la sua di cioccolata! - Ma cos... che c'è??- chiese lui, colto alla sprovvista sgranando gli occhi. Niente da fare, la ragazza a momenti cadeva dalla sedia, a stento tratteneva le lacrime e si teneva la pancia. - Monica?? Stai bene?? Ma che ti prende??- Karl cominciava a preoccuparsi sul serio, non l'aveva mai vista ridere così a crepapelle. La ragazza, nella foga riuscì ugualmente a sollevare un dito e ad indicare il viso perfetto di Schneider. - Eh...? Mh...?- Karl si tastò la faccia, scoprendo finalmente il motivo di tante risate. La ragazza pian piano si riprese, asciugandosi le lacrime e scattando in qualche risatina a singhiozzo. Nel frattempo lui aveva provveduto a pulirsi la bocca e i baffi di cioccolato erano spariti del tutto. - Accidenti, che spasso...!!- Monica sogghignò ancora una volta. Karl era diventato viola in un misto di imbarazzo e impaccio. - Ehi...- cominciò badando bene a non guardarla negli occhi -...non mi pare fosse così divertente...- concluse. La ragazza avvertì immediatamente la sua tensione e sorrise. Eccolo di nuovo. Quel sorriso perfetto. - Sì che era divertente!- esclamò prima di immergere la punta di un dito nella tazza - Guarda un po'...- Ci volle poco perché anche Karl scoppiasse a ridere come un bambino, rendendosi conto di quanto doveva essere ridicolo con quei baffi di cioccolata sopra la bocca. - Tu sei matta!!- riuscì a dire tra le risate, mentre lei si ripuliva il labbro superiore e il dito impiastricciato di cioccolata. - Che ti avevo detto? Eri uno spasso!!
Parigi
Ah! Accidenti a Napoleon! Pierre sospirò e si lasciò cadere sulla panchina appena fuori dal campo di allenamento, tastandosi un labbro. Il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore. Anche stavolta Louis ne aveva combinata una delle sue! Gli aveva quasi rotto la bocca! Ormai non sanguinava più, però il dolore era ugualmente acuto. Era già tanto che i segni dei tacchetti non gli erano rimasti stampati sulle labbra! Cavolo... che dolore! Certo, le scivolate di Louis non erano mai state per così dire... dolci... però secondo lui ci metteva troppa aggressività! Era un semplicissimo allenamento, mica una finale dei mondiali! Chiuse gli occhi e rimase ad ascoltare in silenzio il sibilo del vento della sera. Una figura immersa nei suoi arcani pensieri gli si fece vicino, tutta intenzionata a passargli davanti e a non badare minimamente alla sua presenza... "Zitta, zitta... piano, piano... non svegliare il Pierre che dorme... sssshhh!... in punta di piedi... pian pianino... Pierre che abbaia non morde... Pierre di sera bel tempo si spera... al Pierre donato non si guarda in bocca... il Pierre del vicino è sempre più verde... tanto va il Pierre al largo che ci lascia lo zampino... Pierre vecchio fa buon brodo... no... un minuto... ma che cavolo sto pensando???... oddio sto diventando scema! Lo sapevo che questo qui mi influenza negativamente!!... beh, il punto è: passargli accanto senza far rumore e svignarsela prima che attacchi a parlare a macchinetta! Quando ci si mette è peggio di Rosemarie!!..." Ma... (c'è sempre un MA N.d.Lau)... per la sfortuna della figura immersa in arcani pensieri, il capitano del Paris St.Germain dischiuse lievemente le palpebre. - Mh... Laura? Sei tu?- "Oh, dannazione!! Si è svegliato!! Ma... stava davvero dormendo?" - Eh?! Laura?! Chi?! Mah! Devi avermi scambiato per un'altra! Non lo vedi che sono un uomo?!- fu l'intelligente risposta della ragazza. Pierre tentò di aguzzare lo sguardo, anche se controluce del sole al tramonto. - Ehi... ma chi...?... strano... mi pareva fossi una mia amica... Louis? Sei tu, allora?...- fece ancora tra l'intontito e lo sbalordito. La bionda gli fu subito addosso. - Amica!? Ma che amica?! Ma se manco ti conosco!! E poi non provare più a darmi del Louis o ti rompo anche l'altro labbro!!- gli gridò in un orecchio. - Allora avevo ragione! Laura!- saltò su tutto allegro. - Ah... sei furbo per essere un bohemien dal labbro rotto!- Laura si arrese, sedendoglisi accanto. Pierre ridacchiò. - Sei una tipa impressionante!- - Ehi! La minaccia è ancora valida!!- lo provocò lei. Il centrocampista mise le mani avanti, con un sorrisetto. - No, no... era un complimento... una specie...- - Come sarebbe una specie!? Ma dico, che razza di complimenti fai??- Pierre rise di nuovo, chinando la testa all'indietro, poi si tastò ancora il labbro. - Riesci sempre a farmi ridere.- - Non lo faccio mica apposta.- incrociò le braccia al petto. Un'altra folata di vento autunnale fece rabbrividire il giovane capitano, che si strinse nel giaccone. - Resti qui a farmi compagnia?- le chiese con un sorriso. - Come, non aspetti il tuo autista privato con limousine o carrozza con cavalli? - rispose Laura. Il viso di Pierre si rabbuiò. Non gli era mai piaciuto quando la gente lo snobbava in quel modo solo perché proveniva da una famiglia economicamente agiata... era perché voleva sentirsi un ragazzo qualunque che aveva cominciato a giocare a calcio... eppure c'erano ancora persone che lo ritenevano uno stupido damerino donnaiolo... ma non era vero. Non era mica colpa sua se aveva tante fans...! Infondo, anche se gli faceva piacere, non le considerava importanti... lui voleva solo essere uno tra tanti... - Comunque se proprio ci tieni aspetterò l'autobus con te.- concluse la ragazza. Aveva notato quell'ombra che si era creata sul viso del numero 10... e non le piaceva per niente. Forse anche Pierre aveva dei problemi come tutti i comuni mortali... anzi, forse anche Pierre era un comune mortale! Senza il forse. Doveva piantarla di giudicare dalle apparenze. Gli aveva dato addosso senza lasciarlo nemmeno fiatare, poverino. Un attimo... poverino?! A Pierre?! Ommammamia!... Quella lezione di nuoto doveva averle fatto calare l'afflusso di sangue al cervello!!... Il ragazzo riacquisì il suo sorriso gentile. - Grazie.- - E di che...!- Laura alzò le spalle e si strinse nel maglioncino bianco. Boh, forse non era stata una così cattiva idea tornare a piedi quel giorno. Avrebbe aspettato l'autobus in compagnia di Pierre e magari poi sarebbe andata a prendersi un the da qualche parte prima di tornare a casa. - Torni dalla piscina?- le chiese ad un tratto, notando il borsone con lo stemma. Laura alzò lo sguardo sugli occhi limpidi e sorridenti del ragazzo ed annuì. - E... ti piace? Nuotare, intendo.- le domandò di nuovo. - Secondo te perché frequento la piscina, allora?- rise lei - Ma che domanda scema! Io adoro nuotare! É una delle cose più belle al mondo!- concluse ancora ridendo. - É vero... era una domanda scema...- commentò chinando il capo di lato e sorridendo leggermente. Allora anche Laura sapeva ridere!... Però... chissà perché si comportava sempre in quella maniera scostante?... proprio come Louis. Da quando avevano cominciato a frequentare lo stesso istituto l'aveva sempre vista da lontano, poi per qualche mese avevano lavorato entrambi ad un progetto della lega calcistica del Paris St.Germain, lui in qualità di capitano e lei semplicemente perché attratta dalla possibilità di guadagnare qualcosina divertendosi. Ma l'aveva osservata mentre parlava di calcio ed esponeva gli schemi. Aveva notato la passione anche per quello sport. Il suo sport. Poi però anche il progetto della lega era terminato e si erano persi di vista. Non che avessero legato molto, però a Pierre sarebbe piaciuto sapere qualcosa in più di lei, la trovava interessante perché non era una delle solite ragazze, com'erano le sue fans, negli occhi aveva quella scintilla in più, che si accendeva quando le discussioni si facevano pesanti... e allora sì che lei e Napoleon si davano una gran battaglia!... voleva provare ad esserle amico. Lui non aveva mai avuto molti amici... Strano pensarla così, però era la verità. Nonostante fosse il capitano di una squadra calcistica importante e avendo un grande fan club,... era sempre stato solo. Ogni volta che provava ad avvicinarsi a qualcuno, dopo un po' si sentiva a disagio per via della sua posizione sociale. Solo Louis non si era mai fatto scrupoli, non l'aveva mai preso in giro, né disprezzato. E poi c'era Rosemarie. Gli piaceva una volta, ma ora la considerava solo una grande amica. Louis e Rose. Gli unici amici che avesse mai avuto. - Sai... mi sarebbe piaciuto organizzare anche quest'anno un progetto sulla lega.- fece lui mantenendo il sorriso gentile che lo caratterizzava. - Certo, come no!- Laura abbozzò un sorrisetto malizioso - Ti piacerebbe tornare a fare il farfallone con Monica, di' la verità!- Monica. Fu come un flash per Pierre. L'aveva conosciuta proprio in occasione dell'organizzazione della lega. Era una grande amica di Laura, però viveva in Germania per motivi di studio. In quel periodo era a Parigi in visita a casa di Laura, appunto, e aveva dato una mano nel programmare il piano generale. Lavorava con tanta serietà anche se sapeva che al termine non avrebbe potuto vedere l'attività conclusa, perché sarebbe dovuta tornare ad Amburgo. Per lui era stato un colpo di fulmine. Adorava il suo sorriso. Era bellissimo... gli sorrideva sempre... e lui si era innamorato. Non gli era mai capitata una cosa simile, solo sapeva che non riusciva a smettere di pensarla e sperare che tornasse presto a Parigi. - Ti sei incantato? Uh-hu? Sei in fissa, Pieeeerre?- si riprese solo quando la mano della ragazza gli passò velocemente davanti agli occhi. - Eh? Sì...?- riuscì a farfugliare, con la mente ancora annebbiata dai ricordi. - Guarda, hai un filo di bava alla bocca!- esclamò lei. - Mh?? Dove??- scattò su Pierre. Laura rise di nuovo. - Sei proprio scemo!- Il ragazzo ci mise un po' a capire che era solo un modo di dire per fargli capire che ormai Monica era diventata il suo chiodo fisso. - Grazie del complimento...- commentò con un sorrisetto. Ecco il bello di Pierre, qual era. Riusciva sempre a sorridere, in qualunque circostanza... - Hn...- fu la risposta che gli arrivò, appena pronunciata con un cenno del capo. - Ehi...- fece lui dopo qualche istante. Laura voltò di nuovo lo sguardo verso di lui e gli piantò in faccia di nuovo quegli occhi oltremare, in attesa d una risposta. - Beh, non parli? Che c'è?- gli chiese perplessa. - Ho l'impressione di non esserti molto simpatico...- fu il commento di Pierre. - Dove vuoi arrivare?- domandò di rimando la ragazza. - Io... non lo so... vorrei sapere cosa faccio di sbagliato... - si strinse nelle spalle. - Ma che dici, tu sei il dio delle mocciose urlanti!- scherzò Laura. Però l'espressione sul viso del ragazzo non mutò. Rimase ottenebrata da quella stessa ombra di poco prima e lei gli sorrise. - Tu pensi di fare qualcosa di sbagliato?- chiese. Pierre alzò lo sguardo che aveva lentamente abbassato un istante prima e la guardò con stupore. - N-no...- già. Non si era mai posto un quesito simile. Ma riflettendoci scoprì che tentava sempre di fare il contrario, di non sembrare ciò che era, di fuggire le persone che erano come lui... - Beh, e allora che problema c'è? Ognuno di noi si distingue perché è unico. Di El Cid Pierre ce n'è uno soltanto in tutto l'universo e sta sprecando la vita a tentare di essere ciò che non è.- Pierre rimase incapace di risponderle. La guardava soltanto con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta... e lei sorrideva come non l'aveva ma vista fare. Serenamente. Come se avesse appena detto la cosa più naturale del mondo. In effetti era proprio così. - E ora che ti prende?- gli passò nuovamente la mano davanti agli occhi. - No... niente... solo... grazie.- - Ma che razza di frase sconclusionata è??- Laura si mise le mani ai fianchi, alzandosi. Pierre la raggiunse, in piedi e fece un colpetto di tosse. - Volevo dire: grazie per quello che mi hai appena detto.- Lei incrociò le braccia al petto e sorrise. - Te la posso chiedere una cosa?- ricominciò lui. - Lo stai già facendo. Spara.- ribatté la ragazza. Pierre le rivolse un sorriso sincero. - Posso... considerarti mia amica?- Laura rimase per qualche attimo come intontita. Amica?... per ciò che gli aveva detto?... sicuri che Pierre non considerasse l'amicizia una cosa superflua?... no, impossibile data la sua situazione... e lei l'aveva capito solo da poco qual era il problema che lo affliggeva. Ecco perché gli aveva rivolto certe parole. Per tirarlo su di morale, per incoraggiarlo ad essere ciò che era e a non vergognarsene. Un attimo... ma questo è ciò che si fa con gli amici... e in una mezz'ora aveva conosciuto il vero Pierre... assurdo... ma vero. - Permesso accordato.- un sorriso distinto e sereno si delineò sulle labbra della ragazza. Il giovane centrocampista fu come rincuorato da nuova luce nel vedere quel sorriso. E lo distinse subito. Era il sorriso di un'amica. Pochi minuti. Frasi semplici, da bambini. Ma un sentimento e una coscienza talmente grandi che andavano oltre ogni senso percettivo.
Amburgo
Prese in mano il telefono e compose il numero. Ormai lo conosceva a memoria!
Una bella vacanza a Parigi era quello che ci voleva! Le rispose una voce femminile. La tipica voce di Laura alle sette del mattino. - Eh?- - Ma che risposta è "Eh?"?'- Monica scoppiò a ridere. - Chi?... Cosa?... Monica!?!- - Certo! Chi ti aspettavi, il genio della lampada?- - Beh, sinceramente non mi aspettavo nessuno.- - Non stavi mica dormendo?- - Boh, tu alle sette del mattino che fai?- - Sono preparata per andare ai corsi.- rispose prontamente Monica - Perché tu che fai?- - Sono nel dormiveglia più totale. E perdo l'autobus.- - Ah...- la ragazza rise di nuovo. Laura sbadigliò un paio di volte prima di riprendere a parlare. - Scusa se non ti rispondo con enfasi ma il dormiveglia è il dormiveglia.- - Giusto, è sacro!- scherzò l'altra. - Tu scherzi, ma per me è sacrissimo!- - Non avrai fatto le ore piccole, ieri notte?- chiese Monica con un sorrisetto. - Ma che ore piccole! Quel decerebrato di Pierre mi ha letteralmente scaraventata sull'autobus e mi ha tenuto a casa sua a bere the tutta la sera! E io che contavo di andare a dormire dopo il faticosissimo solito allenamento di nuoto!!- - Pierre?? Autobus?? Casa sua?? The?? Tutta la sera??... non dirmi che adesso frequenti Pierre!!- rise. - Ma che frequentare!! Lui è... è... un... diciamo... mhaio...- - Eh???- - ...mhaio...- - Lau, non ti sento bene.- - É un amico, va bene!?!?!?- - Ehi!! Ma che bisogno c'è di urlare?? Sono le sette anche per me! Ma tu non eri nel dormiveglia...?- - Ormai sono passata alla fase pre-sveglia.- annunciò Laura. - Capito. Ma... tu non lo potevi vedere Pierre! Finalmente hai capito che è un essere umano anche lui! Ha dei sentimenti, poverino! Ed è anche...- - Ok, ok! Non c'è bisogno della predica!- - Beh, comunque gli hai dato del decerebrato! Vuol dire che è una cosa seria!- - Prego?- - Logico, ho notato che tu dai del decerebrato ad una persona solo quando te ne importa veramente qualcosa!- fu la saggia affermazione di Monica. - E tu sei stata a notare queste cose?- niente da fare, Monica era sempre stata un'ottima osservatrice. La conversazione si protrasse per le lunghe, finché i corsi per tutte e due iniziarono. Conclusione più che ovvia: Monica sarebbe stata ospite di Laura per un po' di tempo a Parigi, dal momento che l'ultima volta era Laura ad essere andata ad Amburgo, e la cosa più bella di queste visite era che i genitori di entrambe erano sempre in giro per lavoro, quindi le rispettive case erano sempre più che libere! Come sempre ci sarebbe stato da divertirsi
 
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