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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: CRIME OF PASSION
Genere: Romantico, Erotico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Lemon
Autore: piperina galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/09/2007 12:02:48

Draco/Herm cresciuti si incontrano una notte in un pub. Incontro che cambierà le loro vite.
 
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- Capitolo 1° -

Atto Unico
*Crime of Passion*


Ho scritto questa piccola shottina di getto in questi due giorni. L’idea mi è balenata in testa all’improvviso, e ho iniziato a scrivere.
Dedico questa piccola fic a tre persone speciali per me:
Ilaria, Morena e Barbara.
A Ilaria, mia compagna di chiacchierate e sbavate notturne che sopporta i miei scleri e le mie crisi sentimentali.
Perché siamo praticamente uguali in quasi tutto e per tutto, e perché i Malfoy con noi non saranno mai al sicuro: la nostra storia sbavosa finirà sui giornali XD
A Morena e Barbara, per le risate che ci facciamo e per essere parte del Triangolo Sbavoso.
Perché ciò che scriveremo farà ridere anche i muri XD
(E perché questa Ginny è stata scritta appositamente in onore di Morena)

Semplicemente perché vi voglio bene, perché siete persone speciali, perché con voi non si manca mai di ridere e sbavare, e questo è buono.
Sono felice di avervi conosciute.
Ragazze, questa è per voi, con tutto il mio affetto ^_^









Quella fu la notte più bella di tutta la mia vita.

Avevo litigato con Ron ed ero uscita di casa come una furia, dirigendomi nel primo pub che trovai nelle vicinanze.
Ma lasciate che vi spieghi.
Harry e Ron, dopo Hogwarts, erano giustamente diventati Auror. Io avevo scelto di essere una Medimaga e lavoravo insieme a Luna.
All’età di ventidue anni Harry e Luna avevano dato una festa per annunciare a tutti il loro fidanzamento: ricordo che Ginny per poco non diede fuoco al locale.
Lei invece era diventata un’attrice. Proprio così, Ginevra Weasley era una famosa attrice e presentatrice, e a ventitrè anni si era sposata con Dean Thomas, uno dei suoi tanti ex dell’epoca di Hogwarts.
Ma sapevo che la fedeltà non era il suo forte, per questo spesso mi trovavo a doverla coprire con suo marito, innamorato pazzo e cieco all’inverosimile.
Io invece ero andata a convivere con Ron a ventidue anni, tre anni fa.
Adesso ne ho venticinque, e sto correndo il più lontano possibile da quello che, l’anno scorso, era diventato mio marito.
Proprio così, io e Ron ci siamo sposati un anno fa.
Felici e innamorati, ma con tanti litigi troppo frequenti per permetterci di vivere in santa pace.

Così eccomi, dopo l’ennesima litigata, a correre in un locale per bere qualcosa e farmi passare la rabbia.
Sono ancora in tempo per annullare il matrimonio e andarmene, pensai.
Non volevo più saperne di lui. Dimenticava le ricorrenze, aveva già smesso di dedicarmi tante attenzioni, non mi faceva più sorprese né cene romantiche o week-end fuori porta come eravamo soliti fare ai tempi in cui eravamo ancora fidanzati.
Ci siamo sposati troppo presto? Forse.
Fatto sta che sono uscita di casa dicendo che non avevo intenzione di tornare né di trovarlo lì, una volta rincasata.
La mia idea era quella di stare un po’ di tempo con Ginny, ma lei era all’estero a girare un film e non mi andava proprio di piombare da Dean lamentandomi del mio sbaglio matrimoniale.
Né di intristire Harry e Luna, neo-sposi, con i miei rimproveri verso quello stupido di un Weasley.
Sono una Weasley anch’io, pensai guardandomi l’anulare sinistro.

Entrai nel pub più malfamato di tutta Notturn Alley.
Sentivo, e soprattutto vedevo, gli sguardi affamati dei balordi che erano i clienti di quel locale.
Ma non mi importava. Ero una persona famosa, essendo amica del grande Harry Potter, e nessuno osava spingersi più in là di occhiate fameliche, fischi e qualche complimento.
Indossavo una camicia di raso verde scuro, slacciata sul davanti. Si vedeva il bordo del mio reggiseno di pizzo nero, ma non mi importava.
Avevo una gonna nera molto stretta che arrivava poco più in su del ginocchio, con un vistoso spacco che mostrava generosamente la mia coscia sinistra ma senza rivelare le autoreggenti che portavo sotto.
A completare il tutto un paio di decolletè nere lucide con i tacchi alti una dozzina di centimetri.
Mi sedetti al bancone e accavallai le gambe.
“Cosa ti porto dolcezza?” mi chiese un uomo dall’aspetto burbero, ma con due occhi blu che in un qual senso mi rilassarono.
“La cosa più forte che hai” risposi decisa.
Quello sorrise –“So cosa ci vuole, allora”
Si girò dandomi la schiena, per poi piegarsi e trafficare con bottiglie e bottigliette in un mobiletto basso.
“Ci vuole solo un po’ per prepararlo” mi disse continuando a cercare ciò che gli serviva.
“Non ho problemi di tempo”
“Bene”
Mi guardai intorno ma non c’era niente di bello da guardare, così presi ad osservarmi le unghie.
Lunghe, lisce e perfettamente laccate color verde scuro, in tinta con la camicia che indossavo.
La magia è davvero utile, quando non hai tempo di togliere e rimettere lo smalto abbinato a quello che indossi.
Sorrisi, poi notai il cerchio dorato che indossavo all’anulare sinistro.
Uno scampanellio sinistro rese partecipe il locale dell’entrata di un nuovo cliente. Non me ne curai.
Il sorriso mi morì sulle labbra, mentre continuavo ad osservare la fede nunziale.
Sentii dei passi dietro di me farsi lontani, e di nuovo lo scampanellio sinistro della porta ci rese partecipi che, questa volta, qualcuno era uscito dal locale.
I suoni e le voci giungevano ovattati alle mie orecchie.
Mi scossi dai miei pensieri al tonfo sordo che produsse un boccale sbattuto davanti al mio naso e la voce del barista ad accompagnarlo –“Ecco qua dolcezza, è tutto per te”
Mi sorrise sbieco, occhieggiando al bicchiere.
Spostai il mio sguardo sull’oggetto in questione e sorrisi biecamente anch’io.
La bevanda si presentava color rosso sangue con punte nere nel mezzo, per finire con una sfumatura verdastra e la schiuma quasi arancione.
“E’ la cosa più forte che posso darti dolcezza” disse l’uomo burbero con gli occhi blu –“Questa ti manda direttamente all’altro mondo”
“Proprio quello che volevo” risposi con voce bassa.
Qualcuno si sedette accanto a me. Un altro sinistro scampanellio giunse alle mie orecchie.
Non vi badai.
Afferrai sicura l’impugnatura del boccale e posai le labbra vermiglie sul bordo.
Il liquido colorato corse veloce sul vetro trasparente del boccale e mi scivolò tra le labbra dischiuse, sulla lingua e giù in gola.
Era fresco e aveva un sapore strano… quasi sgradevole al primo impatto, ma piacevole assaporandolo. Non saprei descriverlo.
So solo che ne bevvi un lungo sorso e posai poi il boccale sul legno scuro e marcio del bancone.
Sentii la schiuma sul mio labbro superiore.
Sapevo che tutti mi stavano guardando e, con la noncuranza più naturale di cui disponevo, come se fosse un gesto meccanico, mostrai la mia lingua che lenta e voluttuosa scorreva sulle labbra volta a catturare la schiuma chiara e cancellarne ogni traccia.
“Complimenti, Granger, proprio un bello spettacolo”
Registrai lentamente quelle parole e, ancora più lentamente, collegai la voce al suo possessore.
Mi voltai per guardare chi, tra le persone che conoscevo, mi stava seduta accanto.

Davanti a me, anzi alla mia sinistra precisamente, si trovava il ragazzo più bello che avessi mai visto in vita mia.
Alto almeno un metro e ottanta, il corpo era snello e asciutto, slanciato.
Stava seduto con un gamba piegata sul poggiapiedi dello sgabello di legno e l’altra distesa, la scarpa perfettamente lucida, nera, posata a terra.
Indossava un paio di pantaloni neri come la pece dal taglio elegante e la piega davanti.
Una pregiata cintura di cuoio nero giaceva tra i passanti di quella stoffa pregiata e costosissima che solo addosso a lui risultava ancor più preziosa.
Dentro il bordo dei pantaloni, una camicia bordeaux.
Alzai lo sguardo, imprimendomi a fuoco nella mente ogni minimo particolare di quelle pieghe di raso che davano un’aura quasi spirituale a quel petto liscio e chiaro come l’avorio, messo generosamente in mostra dai primi tre bottoni slacciati.
Seguii la linea sensuale del collo e della mascella, per salire alle labbra distese in quel ghigno che niente di buono lasciava presagire, e giunsi infine a ciò che mi fece precipitare.
Due lame sottili del colore dell’argento mi stavano fissando in un modo che mi fece sentire improvvisamente accaldata.
I capelli troppo biondi, ma sicuramente morbidi come la seta erano leggermente più lunghi di quanto ricordassi, e qualche ciocca sibillina gli cadeva sulla fronte, incorniciando quegli occhi magnetici in cui mi stavo già perdendo.
Un altro lugubre scampanellio mi riportò alla realtà, e ripresi a respirare.
“Malfoy” riuscii a dire dopo qualche istante.
“Che coincidenza incontrarsi qui, Granger” accentuò il sorriso mostrando una fila di denti bianchi come perle.
“Già” risposi spiccia chiudendo la conversazione, riportando la mia attenzione sul boccale di cui stringevo ancora l’impugnatura.
Bevvi qualche altro sorso del liquido fresco, e svuotai per metà la pinta.
Sentii una risata fredda penetrarmi l’udito. Mi voltai e di nuovo la luce accecante del biondo malefico mi travolse.
“Sei diventata un’alcolizzata Granger?”
“Potrei farti la stessa domanda Malfoy” risposi occhieggiando il boccale vuoto che aveva lui accanto alla mano posata sul bancone.
Non so come, mi sentii improvvisamente bene. Avevo voglia di parlare lui.
Forse ne aveva anche lui, perché fu il primo a interrompere il silenzio.
“Vengo qui ogni volta che discuto con Pansy”
Quasi dimenticavo che il rampollo dei Malfoy era fidanzato ufficialmente con la rampolla dei Parkinson.
Il suo sguardo si incupì impercettibilmente e lo notai, ma feci finta di niente.
“Mesi fa, come ben saprai, è stato ufficializzato il nostro fidanzamento”
“Sì, l’ho letto. Congratulazioni”
Capii di aver detto un’enorme cretinata quando lui alzò il suo sguardo su di me. Mi sentii piccola come una formica, e lui era il sole che mi bruciava attraverso la lente di ingrandimento che erano i suoi occhi.
“Non voglio le tue congratulazioni Granger. Non sono sincere” alzò il boccale e finì l’ultimo sorso di bevanda che conteneva –“E neanche questo fidanzamento”
Per la barba di Merlino, Malfoy mi stava parlando dei suoi problemi sentimentali!
Che il mondo avesse iniziato a girare al contrario? Non mi importava.
Io avevo litigato con Ron e mi trovavo in un pub malfamato a bere alcolici in compagnia della nemesi del mio migliore amico, attualmente vittima di una sbornia triste o qualcosa del genere.
“Pensavo fosse quello che volevate dai tempi di Hogwarts” risposi –“Tutti dicevano che vi sareste sposati in futuro”
Sorrise tristemente, perdendo il suo sguardo plumbeo nei riflessi prodotti dalle goccioline che scendevano all’interno del suo boccale vuoto.
“Io non ho mai voluto questo” disse a voce bassa, troppo bassa, quasi impercettibile –“Non l’ho deciso io. Ho provato a farmelo piacere, ma proprio non ci riesco”
Mi ritrovai a provare dispiacere per lui.
Io, Hermione Granger, ero dispiaciuta per la sorte toccata a Draco Malfoy.
Vissuto all’ombra di un padre dispotico che, pur volendogli bene a modo suo, non aveva fatto altro che dargli ordini per tutta la vita, era stato obbligato a diventare il promesso sposo di una donna che, evidentemente, non amava e non aveva mai amato.
“E’ per questo che avete litigato?” chiesi –“Tu e Pansy, intendo. Hai detto che vieni sempre qui dopo aver discusso con lei”
La mia voce risultava bassa e dolce. Strano, stavo parlando con Malfoy, non con Harry o con… lui.
“No. Sai, Granger, c’è stato un tempo in cui volevo bene a Pansy. Lei, però…” sbuffò quasi divertito dalle sue stesse parole –“…mi vedeva solo come un trofeo da esibire. E quando il giocattolo nuovo non le piaceva più, ha iniziato a vedere ragazzi diversi ogni sera”
Questa era nuova. Per quel che ne sapevo era Malfoy ad avere una miriade di amanti.
Non avevo mai immaginato che fosse la sua futura sposa a tradirlo. Regolarmente e da tanto tempo, a quanto avevo appreso.
Pagammo il conto e decidemmo di uscire da quel locale. Stava diventando caldo, e le voci mi rimbombavano in testa martellandomi le tempie.

Ci trovammo a passeggiare nella fresca aria serale di una primavera che sbocciava sugli alberi e nei prati, diffondendo ovunque il suo dolce profumo di vita.
Entrammo in un parco e ci sedemmo su una panchina avvolta dalla penombra.
Malfoy si sedette allungando le gambe e incrociando le caviglie, le spalle appoggiate allo schienale di legno e le braccia incrociate al petto.
Lo osservavo come se fosse l’ultima volta che lo vedevo.
Se ne accorse e non perse tempo a punzecchiarmi –“Granger, va bene che con Weasley non sei abituata a vedere cose belle, ma potresti smettere di mangiarmi con gli occhi?”
Concluse quella frase lanciandomi un’occhiata maliziosa e un sorriso che avevano il potere di far sciogliere anche la McGranitt.
“Stupido viziato di un Malfoy che non sei altro” sbottai il risposta –“L’ultima volta che ti ho visto avevamo diciassette anni, è normale che guardi la differenza tra allora e adesso!”
Lui mi restituì uno sguardo che non riuscii a decifrare, poi prese a guardarmi in un modo dannatamente osceno, ma che mi fece saltare via gli ormoni.
Lo vidi osservare i boccoli castani che mi scendevano sulle spalle per poi passare alle labbra morbide e carnose, ancora colorate di rosso.
Poi i suoi occhi scesero sul collo e si soffermarono sulla scollatura che offriva una generosa porzione di decolletè. Infine osservò i fianchi e la coscia sinistra messa in mostra dallo spacco della gonna stretta.
Risalì lentamente lungo il mio corpo per poi incatenare i nostri sguardi –“Anche tu sei cambiata, Granger. Molto, e in meglio, devo ammettere”
Disse questo passandosi oscenamente la punta della lingua sulle labbra.
Avevo la gola arsa e la bocca improvvisamente secca. Non riuscii a rispondere a tono.
Sapevo solo che il mio corpo aveva tremato sotto il suo sguardo, e che avevo ardentemente desiderato essere le sue labbra nel momento in cui vi aveva passato sopra la lingua.
Ruppe il silenzio e il gioco di sguardi fissando gli occhi verso le fronde scure degli alberi –“Perché ti trovavi in quel postaccio?” chiese.
Respirai a fondo. Toccava a me parlare delle mie disgrazie sentimentali.
“Ho litigato con Ron” risposi flebile –“L’anno scorso, dopo tre di convivenza, ci siamo sposati”
Lo sentii trattenere appena il fiato, ma non si mosse.
“Litighiamo sempre. Mi vuole bene, ma non mi considera più. Ormai sono diventata un oggetto” sorrisi amaramente, pensando a quanto dolorosamente fossero vere quelle parole.
Lo sentii muoversi al mio fianco, e mi girai.
Aveva un braccio appoggiato allo schienale della panchina. Le pieghe tirate della camicia bordeaux erano in invito a strappargliela di dosso.
“Se tu fossi un oggetto, Granger” disse con voce bassa e sensuale –“un mio oggetto…” non finì la frase.
Mi guardava languido, gli occhi plumbei faticavano a non scendere sul mio seno. Si passò nuovamente la lingua sulle labbra.
Vide il mio sguardo su di esse, e sorrise. Malizioso, erotico, sensuale e provocante.
Mi bruciavano le mani: volevo saltargli addosso.
Scossi il capo riccioluto e mi alzai lisciandomi la gonna. Feci qualche passo avanti, rendendomi conto solo dopo di avergli fornito una perfetta visuale del mio fondoschiena.
Lo sentii alzarsi e muoversi silenziosamente verso di me. Il mio corpo fremeva.
Sentii due mani forti e calde posarsi sulle mie spalle. Il suo petto contro la mia schiena, il suo bacino che premeva su di me.
Sentivo il suo fiato sul mio collo. Avevo i brividi.
Mi voltai e lo guardai negli occhi. Feci scivolare le braccia intorno al suo collo, e le sue mani scesero dalle spalle fino ai fianchi, saggiando lentamente i contorni del mio corpo.
Lentamente, ma con bramosia, ci avvicinammo.
Oddio.
Sempre più vicini, avvertivo il suo respiro incontrare il mio.
Cosa sto facendo?
Prima fu un semplice sfiorarsi timido.
Non posso farlo!
Poi, nell’attimo in cui il nostro divenne un bacio, un vero bacio… iniziò la magia.
Sono forse impazzita?
Sì. Sono pazza, ma non mi importa.
Malfoy mi stringeva così forte da farmi mancare il fiato, ma per me esistevano solo quelle labbra calde sulle mie.
Fece una lieve pressione e dischiusi le labbra per accogliere la sua lingua. Danzò con la mia, approfondimmo quel bacio con foga e passione.
Mi sentivo infuocare.

Fu lui a interrompere quel contatto. Si staccò dalle mie labbra, appoggiando la fronte alla mia.
Fiato corto, occhi chiusi.
Li aprì e li fissò nei miei. Avvampai.
Si portò una mano dietro al collo prendendo la mia sinistra. Se la portò vicino ai nostri visi, allontanandosi un poco.
“Sei una donna sposata, Signora Weasley” disse, mettendo in evidenza il mio anulare su cui spiccava, chiara come la luce del sole, la mia fece nunziale.
Lasciò la mia mano a mezz’aria. Fissai quel cerchio d’oro.
Che senso ha portarla?, mi chiesi.
Scossi il capo sorridendo. Con l’indice e il pollice destri afferrai quel cerchietto di metallo e lo sfilai lentamente dal mio dito.
Lo osservai al riflesso della luna, poi lo infilai nella borsetta.
Vidi Malfoy sorridere.
“Stasera per te sarò solo Hermione Granger” dissi avvicinandomi a lui e baciandolo.

Non so come, né quando, né quanto tempo ci avevamo messo per raggiungere uno degli innumerevoli appartamenti intestati ai Malfoy.
Ricordo solo le sue labbra perennemente incollate alle mie.
Mi resi conto di essere in una casa solo quando Draco mi spinse sul letto stendendosi su di me.
Il suo corpo coincide perfettamente con il mio.
Sentivo ogni centimetro di lui sopra di me. Avvertivo la sua eccitazione sul mio bacino.
Il mio corpo bruciava. Il desiderio mi stava dilaniando, i vestiti mi opprimevano.
Volevo che me li strappasse di dosso, e io volevo strappare i suoi.
Un desiderio come quello non mi aveva mai invasa.
Si appoggiò facendo peso sul braccio sinistro scostandosi un poco da me. Mi guardò, e il suo sguardo bruciante mi fece infiammare ancora di più.
Mi accarezzò il viso, scese a mano aperta sul mio collo disegnandone la linea sottile per poi scendere sul seno.
Seguiva con gli occhi il movimento della sua mano elegante.
Dannazione, Malfoy era elegante anche in un momento come quello!
Scese sul mio ventre che si contrasse al suo passaggio, per accarezzarmi la gamba e fermarsi all’altezza del ginocchio.
Restò così per qualche secondo prima di ripetere il movimento al contrario.
Salì molto, molto lentamente lungo la mia coscia sinistra.
Arrivato all’inizio dello spacco afferrò la stoffa della gonna e, con un movimento secco e deciso, la strappò.
Lo strappo arrivò direttamente al bordo della gonna nera.
Lo vidi sgranare gli occhi nel vedere che indossavo uno slip di pizzo nero e delle autoreggenti. Sorrise malizioso, per poi piegarsi e posare un bacio leggero sul bordo delle calze.
Si alzò e si piegò per baciarmi, palpandomi senza pudore il sedere e facendo scivolare la sua gamba destra tra le mie.
Il suo bacino chiedeva un contatto maggiore con il mio.
I nostri corpi si chiamavano, si desideravano, si volevano.
Porca miseria, sono in uno degli appartamenti di Malfoy, sul suo letto e con la gonna strappata!
Ogni tanto il mio cervello dava qualche segnale della sua esistenza, ma non me ne curavo affatto: il mio unico interesse era quella bomba sexy che avevo addosso e che mi baciava come mai nessuno aveva fatto prima d’ora.
Le sue dita eleganti scivolarono sulla stoffa verde della mia camicetta e lentamente fece passare il primo bottone fuori dall’asola.
Non ce la facevo più.
“Strappala, ti prego” mi trovai a sussurrare tra le sue labbra.
Lui sorrise.
Pensavo che volesse prendermi in giro, ma non lo fece. Al contrario, sembrava contento della mia richiesta.
Chiuse le sue dita sulla mia camicia e, come per la gonna, la tirò e questa si strappò in un attimo.
Alcuni bottoni caddero a terra tintinnando acutamente contro il pavimento.
Non l’avevo visto, ma sicuramente era di marmo.
Mi inarcai istintivamente sotto di lui, che ne approfittò per liberarmi di quell’impiccio ormai da buttare.
Si mise in ginocchio e fece scorrere le mani sul mio corpo fino ad arrivare alla gonna.
“Devo strappare anche questa?” chiese divertito.
“Per quel che serve, ormai…” risposi ridacchiando.
Dio, sto ridendo con Malfoy…!
Stop, cervello, fermati. Stacca la spina per qualche ora e fammi vivere questo sogno.
Strappò ciò che era rimasto di quel pezzo di stoffa che prima era una delle mie gonne preferite. L’avrei sistemata con un colpo di bacchetta più tardi, mi dissi.

Ero in biancheria intima, sdraiata sul letto di Malfoy, eccitata come mai in vita mia, e desideravo soltanto che lui mi facesse sua.
Fammi tua, fammi tua, fammi tua…
Non avevo mai visto Malfoy eccitato, né avevo mai pensato di poterlo vedere.
Era uno spettacolo da infarto, semplicemente.
Inginocchiato davanti a me, Draco aveva le labbra dischiuse, leggermente arrossate a causa dei nostri baci infuocati
La camicia bordeaux –su cui non ero ancora riuscita a mettere le mani– era leggermente sgualcita.
Qualche ciocca bionda gli cadeva davanti agli occhi.
Dio, quegli occhi…Due pozze di argento fuso, ecco cos’erano. C’era l’anima in quegli occhi, e potevano rubartela con solo uno sguardo.
Mi guardò in un modo che mi fece venire i brividi e avvampare allo stesso tempo.
Come ci riusciva?
Ad un certo punto mi misi seduta, le gambe piegate, una delle sue tra le mie.
Posai le mani sui suoi fianchi e lentamente risalii sul torace e sulle spalle.
Scesi di nuovo fino ad incontrare il primo bottone allacciato.
Sorrise.
Sapeva già cosa stavo per fare? Poco importava, non avevo tempo da sprecare con quattro stupidi bottoni.
Lo volevo, e volevo subito.
Per questo mi feci prendere dall’impazienza e quasi con rabbia squarciai quel prezioso indumento fatto su misura per lui.
Dio, stavo per morire.
La camicia era appoggiata solo sulla spalla destra. La manica sinistra era scivolata all’altezza del gomito, e lo strappo mostrava quel corpo statuario in tutto il suo splendore.
I pettorali non troppo in mostra, gli addominali perfetti e non esagerati.
Era bello, che altro si poteva dire?
Asciutto, atletico, muscoloso al punto giusto, magro ed elegante.
Devo aggiungere altro?
“Merlino…” dissi senza rendermene conto.
“Se vuoi chiamarmi così…” ironizzò il biondo –“Ma preferirei che usassi il mio nome”
Alzai gli occhi per incontrare i suoi.
Avevo il fuoco dentro.
“Draco…” sussurrai piano, così piano che forse non mi aveva neanche sentita.
Senza pensarci due volte lo liberai di quella che fino a poco prima era la sua camicia, lo afferrai per le spalle e mi buttai all’indietro trascinandolo con me.
Senza dargli il tempo di proferire parole catturai le sue labbra con le mie, impegnandole in un bacio che sapeva di inferno.
Affondiamo insieme, Draco. Portami con te all’Inferno, dove nessuno ci giudicherà.
Giocai con la sua lingua, succhiai le sue labbra, le morsi.
Dio, lo stavo baciando in modo altamente pornografico.
Nel mentre le mie mani percorrevano ogni centimetro di pelle che ricopriva quelle spalle larghe e forti, ma eleganti.
Tutto di lui era dannatamente elegante.
Le mie mani scesero lungo i suoi fianchi per poi risalire sul torace. Con la punta delle dita scesi, molto lentamente, seguendo la linea dei pettorali, degli addominali.
Arrivai fino al bordo dei pantaloni.
Non aveva la cintura. Quando se l’era sfilata?
Poco importa, pensai. Meglio così.
Le nostre lingue continuavano a danzare mentre, audacemente, posai la mano aperta su di lui, seguendo le sue forme con le dita.
Oddio, dire che Malfoy era semplicemente dotato equivaleva ad insultare la Natura che gli aveva donato tutto ciò che un uomo potrebbe desiderare!
Trattenne il respiro. Era troppo, troppo eccitato.
Come faceva ad ostentare tutta quella calma?
Con impazienza gli slacciai i pantaloni. Mi scostai dal suo bacio solo farlo girare ed essere così libera di spogliarlo.
Gli sfilai i pantaloni, lasciandogli addosso solo gli aderenti slip neri.
Mi sdraiai su di lui strusciandomi come solo una pornostar farebbe. Credo che avesse gradito il gesto, comunque, dal movimento istintivo del suo bacino verso il mio.
Decisi quindi di lasciarmi andare e vedere come avrebbe reagito alle mie provocazioni.
Presi a baciargli il collo. Prima piano, poi in modo più intenso, passandovi sopra la lingua e lasciandogli un morso nell’incavo tra la spalla e il collo.
Con le labbra scendevo, mentre una mia mano era scivolata sui suoi boxer.
Eccitare lui mi eccitava di rimando.
Chi avrebbe mai creduto ad una cosa simile? Draco Malfoy che si lascia manipolare sessualmente da Hermione Granger.
Cos’era più sconvolgente, che Malfoy subisse il mio fascino o che io mi stessi prodigando per dargli piacere?
A un certo punto mi afferrò per le spalle.
Mi strinse possessivamente a sé, portando il mio viso a pochi centimetri dal suo.
Quando parlò, la sua voce roca ebbe il potere di farmi tremare –“Granger, un’altra cosa come questa e giuro che ti stupro”
“Non puoi stuprare una donna consenziente” ribattei.
“Scommettiamo?” ghignò.
Ghignai di rimando, continuando a fissarlo dritto negli occhi –“Piuttosto” dissi –“Fra due minuti sarò io a stuprare te Malfoy, prendine atto”
Quelle parole parvero stordirlo per qualche secondo. Quando si riscosse, mi mostrò il suo sorriso-ghigno malizioso.
In un attimo mi ritrovai con le spalle sul materasso, schiacciata dal suo bellissimo corpo.
“Allora vediamo di venirci incontro” sussurrò sulle mie labbra.
Mi baciò con una foga che non aveva mostrato prima.
Era impaziente ed eccitato, lo capivo dal tremore che lo scuoteva e dal respiro decisamente irregolare.
Mi privò dell’intimo quasi con violenza.
Avrebbe anche potuto puntarmi la bacchetta alla gola, che in quel momento non sarei stata in grado di reagire in nessun modo.
Mi inarcavo allo scorrere delle sue mani su di me.
La mia pelle bruciava sotto il suo tocco caldo ed esperto, sotto quella lingua che provocava brividi continui e le sue mani sul mio seno e tra le mie gambe.
Quanto ancora dovevo aspettare per farlo mio?
Ad un certo punto, non so perché, capii che era il momento.
“La calze…” mormorai tra un bacio e l’altro.
“Tienile” rispose posizionandosi tra le mie cosce.
Il cuore mi batteva all’impazzata. Ero emozionata come se fosse la mia prima volta.
Scivolò dentro di me senza il minimo problema.
Il mondo intorno a me cambiò forma e colore: vedevo solo lui, lui e niente altro.
Mi teneva una mano intorno al fianco, l’altra era intrecciata alla mia, appoggiata sul cuscino.
Gli artigliavo le spalle forti.
Dio, se era bello…
Seguivo istintivamente il movimento dei suoi fianchi, le spinte decise, i suoi affondi dentro di me.
Sempre di più. Toccami l’anima, Draco.
Non avevo mai gridato in quel modo durante un amplesso.
Non avevo mai graffiato in quel modo le spalle di un uomo.
Mi sentivo a un passo dalla morte. Su un gradino sospeso nel nulla.
Lui era il mio nulla, e io volevo saltare giù da quel gradino.
Afferrami e portami con te.
Quanto tempo avevo sprecato? Quanto dovevo sprecarne ancora prima di accorgermi di lui?
Il piacere aumentava.
Saliva a spirale dentro di me e scoppiava nel mio petto, facendomi urlare ed inarcare sotto di lui.
Sentirlo gemere, poi… bastava quello a farmi impazzire.
Sto facendo sesso con Draco Malfoy.
Quel pensiero mi sconvolgeva la vita, mi annebbiava la mente.
Draco Malfoy. Draco Malfoy. Draco Malfoy.
Il mondo girava freneticamente intorno a me.
Poi, esplose.
Esplose insieme per me e per lui.
Lentamente, molto lentamente, ripresi coscienza di ciò che mi circondava.
Il letto sembrava aver preso fuoco sotto i nostri movimenti, e noi con esso.
Ancor più lentamente ripresi a respirare con un ritmo quasi regolare. Draco si era lasciato andare appoggiandosi a me, il viso sul mio petto, le mani accanto al mio viso.
Istintivamente presi ad accarezzargli i capelli. Lo sentii sorridere contro la mia pelle.
“Mezzosangue…” sussurrò.
“Purosangue…” risposi ridacchiando.
Si alzò facendo leva sui gomiti e mi guardò. Quello sguardo ebbe il potere di sciogliermi.
I capelli scomposti gli ricadevano sulla fronte dandogli un’aria quasi selvaggia.
Oddio, se sapesse che ho associato il suo nome e la parola selvaggio nella stessa frase…!
Quei suoi occhi mi fecero precipitare.
Ancora, ancora, ancora…Un mare in tempesta, lava d’argento… come potrei definirli?
Non ci sono termini sufficientemente adatti per far capire il potere di quegli occhi color del ghiaccio.
Draco si chinò per baciarmi a fior di labbra ed uscì dal mio corpo.
Mi sentii improvvisamente vuota. Avvertivo quasi il bisogno di averlo con me, di sentire il suo calore.
La mia anima bramava la sua. Il mio corpo bramava il suo.
La mia bocca bramava i suoi baci.
Si sdraiò accanto a me e subito ci avvinghiammo come se il bisogno di mantenere il contatto fisico fosse più importante di quello di respirare.
Tu sei la mia aria, Draco.
Il silenzio ci stava schiacciando. Mille domande avevano iniziato ad appesantirmi la testa.
E il cuore.
Cosa sarebbe successo? Saremmo tornati ognuno dal rispettivo partner?
Ci saremmo visti altre volte? Avremmo fatto sesso di nuovo, ci saremmo insultati, ci saremmo pentiti?
Pentiti.
Quella parola gravò sul mio petto come un macigno enorme.
Non ero affatto pentita. Di cosa, poi?
Di aver vissuto la notte più bella di tutta la mia vita?
Istintivamente mi strinsi di più a lui.
La sua pelle era calda, il suo profumo mi confondeva.
Parlai senza rendermene conto –“Non sono pentita.”
Li sentii tendersi lievemente e poi rilassarsi, prima di rispondere –“Neanche io.”
Il cuore prese a battere all’impazzata.
“Non tornerò da Ronald.”
Era quasi un sussurro spaventato, il mio.
Cosa avrebbe risposto? Forse mi avrebbe dato della pazza.
Io ero sposata, e lui fidanzato ufficialmente.
“Non tornerò da Pansy.”
Avevo le lacrime agli occhi.
Cosa aveva appena detto? Dio, non ci potevo credere.
Si mise a sedere in mezzo al letto, e io subito mi alzai, portandomi alla sua stessa altezza.
Mille parole volevano uscire dalle mie labbra dischiuse, ma nessuna di esse lo fece.
Draco guardava la mia bocca poco distante dalla sua.
Lentamente alzò lo sguardo e fissò i suoi occhi d’argento nei miei d’oro.
E fu la fine.
“Tu sei un crimine, Granger.” sussurrò.
“Tu sei il mio crimine, Malfoy.” risposi in un soffio.
Tutto ciò che dovevamo dirci, tutto ciò che avevamo bisogno di dirci, fu espresso dai nostri occhi.
Gli occhi sono lo specchio dell’anima.
Ed io, Draco, questa notte nei tuoi occhi vedo me stessa.

La mattina successiva Pansy aveva trovato un biglietto da parte di Draco che recava la sua volontà di annullare il fidanzamento.
Ronald aveva trovato la casa mancante di pochi oggetti personali e abiti della moglie.
Un biglietto sul tavolo chiedeva scusa, accanto ai documenti per la richiesta del divorzio.
Io e Draco scappammo insieme quella stessa notte.
Ci eravamo separati poche ore solo per prendere i nostri effetti personali, un paio di vestiti e salutare i nostri ex-partner.
Quella mattina, mentre Ron e Pansy leggevano i nostri addii, io e Draco eravamo in volo per la Francia.
La nostra fuga d’amore si concluse in cima alla Tour Eiffel, dove Draco mi regalò un anello chiedendomi di sposarlo.
E io avevo detto di sì.
Era bastata una notte per incontrarci, uno sguardo per capirci, un bacio per amarci.
Avevo saltato quel gradino e lui mi aveva afferrata e portata con sé tra le fiamme della passione che avevano bruciato dentro di noi quella notte.
Draco. Il mio amore. La mia passione.
Il mio crimine perfetto e sensuale.

 
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