- Capitolo 1° -
To be with you in heaven…
Spostò lo sguardo più in basso, verso il legno scuro che si infiammava velocemente. Fiamme rossicce si levavano verso il cielo lasciando andare spesse volute di fumo scuro. Le stelle… quanto erano belle quella notte, coperte alla vista solo dal grigio che si innalzava sopra il gigantesco falò.
Sfiorò con il palmo della mano la ferita lungo il braccio; bruciava, ma se ne sarebbe andata presto, senza lasciare alcun segno, come succedeva ogni volta.
Nell’altra mano stringeva una cornice, rovinata dal calore del fuoco, contenente una vecchia foto.
Accarezzò con nostalgia la superficie liscia del vetro che la proteggeva, pulendolo dalla cenere rimasta depositata sopra.
Era tutto quello che gli rimaneva, una sua foto.
La sua vita stava bruciando, in quel momento, sotto i suoi occhi.
Il contenitore non merita nulla, solo dolore e sofferenza.
Lui che era così resistente alle ferite era diventato la cura per gli squarci nelle anime altrui.
Si lasciò cadere stancamente a terra, sospirando in rassegnazione.
La sua casa stava andando a fuoco. Di lì a poco della sua dimora non sarebbe rimasto altro che cenere scura, segno sporco del passaggio di un ospite indesiderato.
Straniero nella propria terra, malvoluto da chi avrebbe dovuto amarlo.
Ma con un appiglio. Una vecchia foto rovinata dal tempo, dove c’era lui. Lo stesso lui che lo aveva abbandonato, ma non per sempre, questo non lo avrebbe creduto mai.
…I’d go trough the darkest hell…
Non si sarebbe arreso, mai. Lui aveva un sogno, dopo tutto. Lui aveva ancora uno scopo.
Non lo avrebbero accettato, ormai lo aveva capito fin troppo bene.
Il contenitore non merita nulla, solo dolore e sofferenza.
Neppure una casa.
Ma mentre guardava la propria vita andare in fumo poteva ancora stringere forte tra le mani la cornice di una vecchia foto, di un vecchio sogno, che avrebbe, un giorno, esaudito.
Non sarebbe stato solo per sempre.
Non aveva perso la sua dimora.
Perché l’unica cosa che poteva chiamare veramente Casa era il cuore di colui che ora stava lontano.
Ma sotto lo stesso cielo.
Sarebbe tornato, sarebbe andato a prenderselo.
L’ultimo desiderio di un contenitore in realtà così vuoto, senza di lui.
Si alzò da terra, sempre stringendo il ricordo che aveva strappato alle fiamme, fissando con serietà il cielo nero squarciato dalle luci chiare delle stelle.
Già, sotto lo stesso cielo. Sotto le stesse stelle.
Non aveva più nulla da fare lì ormai.
Non temeva più nulla, non di certo la morte, un giorno si sarebbero rincontrati comunque.
Andava bene così, adesso poteva partire.
…Named Life.
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