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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: IL LORO NUOVO MONDO...
Genere: Sentimentale, Romantico, Commedia
Rating: Per Tutte le età
Autore: --alena-- galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/09/2007 15:04:27

Lei vive nel lusso ma è sempre malinconica, lui conduce una vita faticosa e lavora, ma è felice. Non hanno niente in comune, ma...
 
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LISA
- Capitolo 1° -

Questa nn la definisco fan fic, ma è una delle ultime storie che ho scritto. Vorrei sapere cosa ne pensate, fate pure tutte le critiche che volete senza offendere, ovvio, perchè la pubblico soprattutto per migliorare il mio modo di scrivere... Grazie a tutti.. presto agiungerò altri due capitoli!

“Lisa…”
Un suono attutito fa breccia nella spessa coltre di pensieri che mi attanaglia incessantemente la mente, però è troppo debole per riscuotermi.
“…Lisa…”
Di nuovo quel suono, sembra che si voglia insinuare a forza dentro alla mia testa, deconcentrandomi.
“…LISA GIRAUDI! Torna su questa terra, per l’amordelcielo!”
Con uno strattone, ritorno alla realtà, e la prima cosa che vedo è l’immagine di una ragazza che non conosco, riflessa in uno specchio a tre ante.
Mi soffermo a osservare l’elaborata cucitura sulle maniche, poi la mia attenzione si sposta sulla lunga gonna a volant, lunga fino a terra, e la fascia cerulea posta come sottopetto, che sulla schiena è legata con un fiocco che si affloscia e si dilunga per tutta la lunghezza del vestito.
Il mio sguardo torna poi ha posarsi sull’immagine riflessa nello specchio; quella ragazza, dai capelli corvini, ricci, legati a coda di cavallo per non impicciare le sarte, con occhi azzurro ghiaccio, dall’espressione vacua, sono io, dovrei essere io, ma non lo sono…
“Oh, LISA, cos’è quel muso lungo? Cosa c’è che non ti garba?”
Adesso lo specchio riflette anche l’immagine di una donna sui quarant’anni, vestita elegantemente, con i lunghi capelli biondi raccolti dietro la testa. I suoi occhi, castani, mi fissano interrogativi.
“Cosa c’è che non va, bambina mia?” continua a chiedermi.
La fisso, e penso che non è facile essere sempre belle e impeccabili come lei, quando si ha a che fare con una come me.
”Niente, mamma, non ti preoccupare, sono solo stanca” le rispondo con voce neutra.
Lei inclina leggermente la testa e prende a osservarmi come faceva quando ero piccola, quando combinavo qualcosa, qualcuno del personale di servizio o delle mie sorelle glielo riferiva, e io una volta stanata dal mio nascondiglio, nascondevo le mani dietro alla schiena e tenevo lo sguardo puntato a terra. Il suo micidiale sguardo indagatore.
“Sarà…”.
Mi lancia un’ultima occhiata e poi si dirige verso i camerini dove mia sorella Sara si sta cambiando.
La guardo allontanarsi, tutta impettita nella sua camminata sicura e decisa.
“Ahi!”, grido all’improvviso.
Guardo nel punto della gamba dove mi sono sentita pungere e vedo una giovane sarta che mi guarda con occhi imploranti e un po’ spaventati.
La guardo chiedendomi cos’abbia, ma nel giro di cinque minuti ho la risposta.
La titolare del negozio accompagnata da un’altra dipendente si precipita verso di noi. Dopo poco arriva anche mia madre, seguita a ruota dalle mie due sorelle.
“Che cosa è successo?” chiede la titolare.
Mia madre guarda la donna che mi ha posto la domanda e poi torna a squadrare me e la giovane sarta rimasta accucciata ai miei piedi.
Mi basta un’occhiata all’espressione quasi furente della titolare, e allo sguardo di derisione dell’altra sarta per capire cosa devo fare.
Puntando lo sguardo negli occhi della donna che mi sta davanti, rispondo:
“Niente, mi sono solo morsa la lingua”
Cerco di apparire convincente, ma temo di essere stata scoperta a mentire quando la titolare si volta verso mia madre e poi verso la giovane che è rimasta inginocchiata a terra.
Non oso guardare verso mia madre, perché sono certa che sarebbe in grado di capire se ho detto la verità o se ho mentito.
La paura di essere stata scoperta e quindi di aver cacciato in un guaio la donna che mi sta vicino, dura solo un attimo, perché subito dopo aver guardato mia madre e aver dato una leggera scorsa alla sua dipendente, l’espressione della titolare si distende e dice:
“Allora non è niente di grave”
Fa un cenno a mia madre e se ne torna da dove è venuta, seguita dalla sua assistente dallo sguardo deluso.
”Lisa…”
E’ mia madre a chiamarmi.
Mi giro e la guardo.
“Si, mamma?”
Lei mi fissa per un attimo e poi dice, abbassando lo sguardo:
“Niente, solo la prossima volta non fare tutta questa scena”
Detto questo si dilegua anche lei, subito imitata dalle mie sorelle.
Una volta sparite anche loro torno a guardare il mio riflesso allo specchio.
La donna si alza in piedi e posando quello che aveva in mano su un tavolino li vicino, si gira a guardarmi e mi dice:
“Grazie mille per non aver detto nulla! Non sai quanto è severa la mia datrice di lavoro, ma soprattutto grazie per non aver dato l’opportunità a quella arpia della mia collega di potermi deridere e criticare. Sai, le clienti come tua madre, per la titolare sono sacre, perché portano molti soldi e spargono la voce della sua efficienza, quindi se una di noi sgarra, viene punita e…”
“Non c’è bisogno che mi ringrazi, l’ho fatto volentieri” la interrompo io.
Lei mi guarda per un attimo e poi riprende a puntare la stoffa con gli spilli, per le ultime misure.
Dopo qualche minuto che la osservo in silenzio, svolgere il suo lavoro, le chiedo:
“Ma perché lavori in questo negozio se tutte le persone che ci sono al suo interno sono meschine, e la titolare è una despota?”
La donna alza lo sguardo e mi sorride:
“Sopporto tutto questo perché ho bisogno di soldi per aprire un negozio tutto mio, un giorno!”
Adesso è tutto chiaro.
Non appena mi ha risposto torna al suo lavoro e io non le chiedo più niente.
Quando finisce di prendere le misure e io mi sono cambiata d’abito, con le mie sorelle e mia madre ci congediamo e usciamo dal negozio.
Non appena mettiamo piede fuori dal negozio una folata di caldo ci investe e mi ritrovo a sognare di nuotare nel mare dall’acqua azzurra e limpida, che dista pochi chilometri da casa mia.

 
Continua nel capitolo:


 
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