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- Capitolo 1° -
NOTE: Diciamo chiaramente che questo è più uno sfogo della mia ispirazione, o del mio essere completamente pazza. Ad ogni modo solo ultimamente mi sono avvicinata al mondo di Proteggi, ma dal momento che sono arrivata a leggere solo fino all’albo numero 22 non so ancora come la storia vada a finire, perciò non aspettatevi molto. (E per favore non fatemi spoiler!)
Questa è solo una piccola one-shot incentrata su Shion.
Piccola piccola, davvero.
Erikuccia, come sempre.
RICORDI SULLA LUNA
Ricordi.
Io credo che siano sopravvalutati.
La gente vi cerca la forza per guardare al futuro, c’è chi vi trova una nota di conforto in quei momenti in cui tutto sembra andare per il verso sbagliato.
Ma con me non funziona.
Forse dipende esclusivamente da me.
Forse sono io che non funziono bene, sono io che piango dei ricordi.
Di quei ricordi così belli che ogni volta mi lacerano quello che è rimasto di Shion.
Di quelle memorie che mi feriscono, mi umiliano, mi assillano.
E non mi abbandonano mai.
Di quei ricordi in cui il tuo viso appare sempre, in ogni attimo, fulgido e splendente, come solo la tua anima sapeva essere.
Ho provato, ho lottato affinché tu non mi lasciassi solo, affinché non ti fermassi alle mie spalle, dove non avrei più potuto raggiungerti.
Ho pregato il Dio che tu servivi e che con me hai tradito. Ho invocato il suo nome quando ho visto la fragilità assalire le radici del tuo essere, quelle stesse radici che ci hanno tenuto tutti insieme, che hanno sostenuto questa base.
L’ho implorato affinché ti facesse rimanere accanto a me.
In un modo o nell’altro.
Ma tu te ne sei andata, senza appassire.
E alla fine l’ho maledetto, l’ho relegato negli abissi della mia ira.
Gli ho urlato contro che, in fin dei conti, l’avevo sempre saputo che non esisteva, che era solo una mera invenzione di persone deboli che avevano avuto bisogno di proiettare le proprie paure e le proprie speranze su una creatura più grande e più forte di loro. E se anche esisteva, se anche c’era davvero un unico Signore per noi umani, allora non era vero che era misericordioso, né tantomeno giusto. Non poteva essere giusto, dal momento che si divertiva tanto a darmi la felicità, portandomela via appena allungavo la mano per farla mia.
Dov’era la misericordia, se tu eri morta?
Dov’era la giustizia quando anche Laszlo morì, lasciando solo un bambino che voleva solo avere di nuovo una famiglia?
Come poteva essere un Dio giusto se si prendeva anche vita della sua serva più bella e più fedele?
Se mi lasciava qui, in questa maledetta basa, con la tua voce come sottofondo, e le piante che tanto amavi che mi si chiudono attorno, quasi volessero abbracciarmi, proteggermi, proprio come hai fatto tu, sempre.
Anche quando non lo meritavo, anche quando ti ho fatto male. Molto male.
Come può essere giusto un Dio che uccide un simile miracolo?
O forse sei morta per colpa mia, Mokuren?
Perché io ti ho amato come una donna, come una persona simile a me, e non come un santa.
Perché io ti ho amato…io che sono sporco, io che sono veleno, io che non sono nessuno.
E tu…tu invece mi ha dato tutto, tutto quello che avevo sempre guardato da lontano, quello che non avevo mai potuto raggiungere.
Tu mi hai dato il mondo di Gyokuran, che disprezzavo, ma che nella notte anelavo come l’aria che mi riempiva i polmoni.
Una casa, una famiglia, un vero e unico grande amore.
In una volta sola, Mokuren, tu mi hai dato tutto questo.
E forse questo ti ha uccisa.
Perché il tuo destino era un altro, il tuo destino era puro, immacolato, ed io con la mia violenza, io con la mia testardaggine, con la mia crudeltà, ti ho sporcata.
E ti ho uccisa.
Mokuren, Mokuren, dove sei?
Ti voglio qui...ti voglio con me...
Voglio raggiungerti.
Promettimi che non ti toglierai la vita.
Te l’ho giurato: ti ho promesso che non mi sarei suicidato, così avremmo avuto l’occasione di poterci rincontrare tramite la reincarnazione.
Mi hai fatto promettere di trovare di nuovo la strada per poter tornare indietro.
Per poter tornare da te.
Ma quanto dovrò aspettare?
Quanti giorni dovranno ancora inseguirsi prima che quel momento giunga?
Perché, te lo devo confessare, non c’è niente che in questo momento aneli più della fine di tutto, del buio, della morte.
Niente. Tranne te.
Ricordi…
Shion…
Shion…
Che ci fai lì, sdraiato a terra?
Guarda…le piante…guarda come crescono…
Scusatemi…io non volevo…è solo che…ero così triste…
Shion…
Shion…
Io e Shion ci siamo fidanzati…
No, non voglio…
No Shion, smettila…
Io e Shion ci siamo fidanzati…
Basta, non posso sopportare oltre.
Questi ricordi mi schiacciano. Questi ricordi mi feriscono.
Mokuren, tu mi hai mai amato?
O fingevi di amarmi mentre in cuor tuo sospiravi per Gyokuran?
No.
Non devo dubitare di tutto quello che mi hai sempre dato.
Non devo dubitare dei miei ricordi, anche se sono io che li manovro.
Se mi perdo in essi io ti ho di nuovo qui, vicino a me.
Con la tua voce, con il tuo canto che mi creava così tante noie.
Con il tuo essere così fastidiosamente bella.
E in quelle immagini io rivedo un frammento di noi, e di nuovo ti sento qui, insieme a me.
In questo luogo dove sono rimasto solo.
Nell’intimità della solitudine dove sono impazzito.
Dove ci sono sussurri silenziosi e mute lacrime solcano la mia pelle.
E rivedo il tuo sorriso, e mi sembra di poterti abbracciare ancora.
E ti posso dire ti amo, per tutte le ere che ancora mi aspettano.
FINE.
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