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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: MOLTO RUMORE PER NULLA
Genere: Sentimentale, Romantico, Commedia, Comico, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: tyarariddle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/08/2007 18:52:15 (ultimo inserimento: 23/08/07)

I malandrini ad Hogwards...con sorpresa
 
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PROLOGO+ATTO 1
- Capitolo 1° -


PROLOGO


CINQUANTA ANNI PRIMA…


Tom…lei detestava quel nome banale per una persona tanto perfetta, dai lineamenti decisi e dalla chioma che fluente incorniciava quel viso, sveglio ed attento.
Del resto sapeva anche che se qualcuno dei Serpeverde si fosse azzardato a chiamarlo in quel modo sarebbe morto all’istante…il suo presuntuoso principe nero non voleva essere confuso con un ridicolo mezzo sangue, nessuno però era a conoscenza di quel passato…della sua breve esistenza in quel sudicio orfanotrofio…della misera esistenza di sua madre…quella stupida si era fatta sedurre da un babbano che l’aveva abbandonata.
Provava una enorme stizza di essere stato chiamato come quell’ominide…di aver ereditato da lui il cognome Riddle.
Lei si considerava una eletta…conosceva parti della sua vita che esso celava a molti e non capiva perché Marvolus l’avesse scelta come confidente.
Lo amava…come avrebbe potuto provare un sentimento diverso quando lui le parlava con quel tono suadente, che accarezzava le sue orecchie.
Amava l’orgoglio che custodiva dentro di lui.
Amava la sua sete infinita di potere.
Amava la passione ed il desiderio di diventare il mago più potente del mondo magico…
Era stata lei la prima a chiamarlo Lord Voldemort, quando ancora nessuno lo aveva mai sentito nominare e sentiva che un giorno quel nome avrebbe messo paura.
Silian trovava affascinante oltre ogni modo il giovane Riddle…sapeva bene che per lei non c’era spazio, ma gli bastava i pochi momenti che il mago aveva destinato a lei.
Poi qualcosa in quell’idilliaco rapporto si spezzò…
Un grifondoro spettinato dai profondi occhi neri lo aveva messo in ridicolo davanti alla intera scuola, sul campo da Quiddich come nessun altro aveva osato fare…se solo il Professor Silente non si fosse intromesso…lui lo avrebbe ucciso con una maledizione senza perdono.
Harry rodolf Potter, cacciatore dei grifoni aveva posato gli occhi su qualcosa o meglio qualcuno che fino a quel momento Marvolus aveva considerato suo…e sapeva quanto la sua Silian odiasse i perdenti…e nel suo animo già fucina di grande male uno nuovo prese forma, perché la bestia che prima riusciva a contenere cominciava a diventare sempre più impaziente.
Fu così che la leggenda del Signore Oscuro, di Tu-sai-chi prese a delinearsi sempre con maggior forza.
L’unica persona alla quale lui aveva concesso del tempo, aveva preferito lasciarlo e trovare consolazione con il nuovo eroe di Hogwards…Potter.
Lui lo sapeva che sarebbe successo, lei apparteneva ad una importante famiglia di maghi oscuri e non le piacevano i perdenti…Lui davanti al sorriso ironico di Harry si sentiva tale…
L’odio crebbe con il passare del tempo facendo di Potter e la sua stirpe nemici giurati.







ALCUNI ANNI DOPO

Lord Voldemort poteva con un solo gesto togliere la vita, ma anche crearla. Il suo nome terrorizzava tutto il mondo magico a tal punto che nessuno osava pronunciarlo…quando si riferivano a lui lo chiamavano Tu-sai-chi e questo lo riempiva di enorme orgoglio. I suoi pensieri non potevano evitare di tornare alla sua bella Silian…come sarebbe stata orgogliosa ora…una imperturbabile regina, ma aveva preferito quello stupido a lui. Sapeva che se ne stava pentendo ogni giorno e questo lo rendeva felice. Però strano a dirsi, nonostante tutto il male che albergava dentro di lui, quel giorno aveva portato a termine un esperimento di vita…Fu così che Tyara Riddle venne al mondo…figlia in qualche modo del Signore Oscuro…unico punto debole di Lord Voldemort, ma sarebbe passato del tempo prima che egli stesso se ne potesse accorgere.


A suo tempo Harry Rodolf Potter era stato un abile giocatore di Quiddich, ma con il passare degli anni aveva abbandonato la carriera sportiva per quella più redditizia di Auror…rimettendoci la pelle durante uno scontro con alcuni Mangiamorte.
Aveva lasciato alla sua famiglia una discreta eredità celata nei più profondi recessi della Gringott, per cui Silian e suo figlio non ebbero grosse difficoltà dopo la sua dipartita.
James affrontò bene la morte del padre, sorprendendo tutti e gli anni della sua infanzia furono tra i più felici che un bambino potesse desiderare, ma fu il suo ingresso ad Hogwards nel suo undicesimo anno di vita a cambiare per sempre le cose.

I Black. Da generazioni braccio destro di Tu-sai-chi. Per questo quando il primogenito di Evelina si accomodò sulla sedia ci si sarebbe aspettati solo una risposta…
“Grifondoro!”
No qualcosa in quel vecchio e sudicio berretto doveva non aver funzionato a dovere, da anni si insisteva sul fatto che doveva essere cambiato.
Sirius si alzò e lanciata un’occhiata di sfida al tavolo dei Serpeverde e con il sorriso stampato in faccia prese posto tra i Grifoni.
James notò immediatamente che i suoi compagni parevano non gradire quella presenza tra di loro, ma aveva un viso simpatico.
“Piacere James.” Disse tendendogli la mano.
“Sirius.” Rispose con fare altezzoso l’altro.
“Questi che vedi davanti a te invece è Remus Lupin e l’altro Peter Minus. Sono i miei migliori amici e spero che presto saranno anche i tuoi.”
“Scusa ma se noi due ci conosciamo appena…” obbiettò fissandolo incredulo.
“Sì lo so è sconvolgente, vero? Ma Jamie riesce a considerarti un amico da subito. Non ha bisogno di prove.” Disse Peter con sussiego.
“Beh, adesso possiamo definirci un gruppo di studio.” Aggiunse Remus.
Tutti lo guardarono storto…per scoppiare in una sonora risata.

Il Preside Silente con un gesto della mano impose il silenzio sulla sala, le assegnazioni delle Case non erano ancora terminate.
Quando udì pronunciare il suo nome, la bambina si alzò e si diresse verso il capello magico che le venne calato sulla testa. Per la prima volta sembrava alquanto indeciso…non riusciva a capire quale fosse la natura di quella studentessa. Pareva possedere delle caratteristiche versatili che si adattavano ad ogni Casa.
Era una ragazzetta singolare: occhi ambrati, pelle diafana e capelli scuri. Un essere proveniente da un altro mondo…altezzosa.
“Serpeverde!” alla fine il cappello aveva preso una decisione.
Si diresse al tavolo della sua Casa, ma fu la reazione istantanea di Lucius e Severus a lasciare i compagni di stucco. Quelle imperturbabili persone sembravano nutrire una forte reverenza per la nuova venuta.
“Lady Riddle voi ci onorate.” Disse Malfoy
“Non toccarmi con le tue sudice mani! Spiegami come mai quel Black è finito tra quegli insul…” la frase le morì in bocca, quando il suo sguardo incrociò dall’altra parte della sala quello divertito del Potter.
“State bene, Principessa?” domandò Piton notando lo sguardo fisso e vacuo.
“Sì, Severus…grazie.” Rispose accomodandosi al tavolo della sua Casa.




Atto I

La ragazza ansimò, inarcando la schiena, quando le mani del suo amante scivolarono sotto la gonna per sfilarle le mutandine. Gemette ancora quando quelle abili dita sottili l’accarezzarono ancora e fecero cadere l’indumento sul pavimento del sottoscala di Privet Drive numero 4.
Petunia Evans, traeva come sempre il massimo piacere dalle visite di James alla sorella minore, perché nonostante tutto era riuscita ad attirare a sé le attenzioni di quel giovane mago.
Da canto suo il Potter non vedeva la ragione di rifiutare le attenzioni che gli riservava una ragazza più grande, anche se non provava per lei che mera attrazione fisica. Si riteneva fortunato che in qualche modo potesse sfogare le sue voglie adolescenziali.
“Jamie non fermarti!” sussurrò lei con la voce arrocchita dall’eccitazione.
Potter non era certo tipo da lasciarsi scappare una simile opportunità, nemmeno se si trattava di una avventura. L’adrenalina scorreva come un veleno nel suo sangue, sarebbe stato divertente vantarsene con Sirius alla fine delle vacanze.
La porta si aprì lentamente, emettendo un breve scricchiolio, ma i due erano troppo impegnati per accorgersi di Vernon.
Lo spettacolo al quale il babbano, stava suo malgrado assistendo, gli faceva salire un sapore acido in gola. Come si permetteva quella specie di fattucchiere di condurre il suo delicato fiore sul sentiero della perdizione? Si rifiutava di credere che quell’essere ansante che si dimenava sotto James potesse essere la casta Petunia. All’improvviso privata delle sue forze la donna si lasciò cadere esausta ma felice sul pavimento di legno.
Solo dopo essersi rivestito, James, superò un incredulo Vernon che lo guardava con aria di sfida.
“Non male. Meglio di quanto mi aspettassi.” disse con un ghigno dipinto sul viso.
Fu allora, che con tutto il suo peso, il Dursley lo spinse contro la parete. Stava per colpirlo, quando si accorse di non potersi più muovere. Abituato ai duelli magici il giovane mago aveva estratto velocemente la bacchetta e mormorato un incantesimo, ben consapevole che ne avrebbe pagato le conseguenze.
“Cosa gli hai fatto, Jamie?” chiese Petunia
“L’ho solo immobilizzato. Resterà così per almeno mezz’ora. Torniamo alla festa.” E presa per mano la ragazza lasciò la stanza.


Lily gettò sul tavolo del salone di ritrovo il libro di “Cura delle creature magiche” e si sedette borbottando frasi incoerenti.
“Ho saputo che Potter non ti degna più di uno sguardo, vero?” domandò Tyara avvicinandosi alla ragazza.
“Non credo che la cosa possa riguardarti.” Rispose secca la rossa.
“Andiamo Evans. Sono anni che non fai che lamentarti ed ora ne senti la mancanza?”
“A me quel cafone borioso non potrebbe mai mancare!”
“Allora piantala di lamentarti ed accetta il fatto che finalmente abbia capito che razza d’insulsa donnetta sei.” Rise Tyara
“Come ti permetti…Non puoi insultarmi in questa maniera!” disse alzandosi in piedi.
“Cosa vuoi fare? Lanciarmi una fattura?” la sbeffeggiò ulteriormente la Serpeverde.
Lily estrasse la bacchetta e la puntò alla gola della Riddle: “Non sono in vena di scherzi.”
“Sto tremando di paura.” Si limitò a fissarla diritto con i suoi occhi da serpente e la Grifondoro parve perdere tutta la sua grinta.
“Ma perché ti sto dando ascolto?” chiese abbassando la bacchetta.
“Cosa c’è? Ti infastidisce molto il fatto che Potter possa trovare interessante tua sorella maggiore invece che te? Suvvia non posso crederci.” Continuò imperterrita lei.
“Cosa ne può sapere una Mangiamorte di quello che provo?” attaccò la rossa non sapendo in che altro modo difendersi da quelle accuse.
“Molto più di quanto la tua piccola e stupida mente possa prevedere, Sangue sporco!” rispose Tyara che stava cominciando ad alterarsi sul serio.
La Evans estrasse velocemente la bacchetta ma la Serpeverde fu più veloce di lei.
“Serpe insortia!” gridò mentre un grosso pitone si materializzava alle sue spalle.
Lily indietreggiò spaventata, non conosceva nessuno tanto pazzo da praticare quel genere d’incantesimo in piena Sala Grande dove lei poteva avere molti testimoni dalla sua parte.
“Sei una stupida.” Le disse quasi sorridendo e cercando con lo sguardo un compagno che potesse toglierla da quella situazione, ma tutti parevano atterriti e sconvolti.
La Serpeverde avanzava, mentre usando il serpentese aizzava il grosso animale contro la ragazza con gli occhi carichi d’odio. Ma perché, poi? Lei non aveva fatto nulla per meritare un simile trattamento se non dire la verità. Inciampò e cadde a terra, mentre udiva la lingua della Riddle schioccare come una frusta per dare ulteriori comandi al rettile che ora si trovava a pochi centimetri dal suo viso.
“Vipera Evanesca.” La voce limpida e forte di Sirius echeggiò nel silenzio creatosi, facendo dissolvere in fumo l’anatema.
“Anche questa volta ti sei salvata, Sangue sporco!” gridò sputandogli in viso.
Superò velocemente il Black senza guardarlo in viso, si vergognava profondamente per ciò che aveva fatto ma era troppo orgogliosa per ammetterlo anche a sé stessa, forse, il sangue del padre in lei era più forte di quanto non si era immaginata.

I Malandrini stavano seduti sotto il grande albero che avevano eletto loro posto preferito al centro del giardino che costeggiava il lago. Un posto strategico, in quanto da quel punto si poteva osservare ciò che accadeva intorno senza destare sospetti e per i ragazzi abituati a combinarne sempre una ogni minuto era perfetto.
Quel giorno, però, James avrebbe fatto meglio a trovarsi in un altro posto, il suo sguardo attento fu attratto da una coppia alquanto singolare che passeggiava lungo le rive. Non poteva sbagliarsi quella laggiù era Lily, ma l’altro a parte la divisa inconfondibile dai colori verde e argento non era ancora riuscito ad identificarlo.
All’improvviso una ragazza oscurò la sua visuale o meglio una generosa scollatura gli si presentò davanti quando Tyara gli consegnò il boccino d’oro che aveva lasciato scappare in un momento di distrazione.
“Questo deve essere tuo.” Sorrise.
Potter non poté evitare di arrossire lievemente, quella era l’unica ragazza che riusciva sempre in qualche modo a spiazzarlo per la sicurezza che ostentava, nemmeno la divisa riusciva a celare del tutto le sue forme morbide e conturbanti per un giovane Grifondoro di sedici anni.
“Buon giorno, Principessa.” Rispose sorridendole.
“Sempre intento a tenere sotto torchio la Evans?” domandò sedendosi tra lui e Sirius incurante delle proteste di Peter che i due prontamente avevano fatto alzare.
“Tu invece a portar zizzania?” chiese il Black tirandole una ciocca dei lunghi capelli corvini per attirare la sua attenzione. Detestava quando rivolgeva le sue attenzioni solo all’amico si sentiva escluso e ciò non gli piaceva.
“Sei sempre il solito egocentrico, stavo parlando con Jamie!” rispose voltandosi a guardarlo.
Per un solo istante che ad entrambi parve eterno le loro labbra si sfiorarono ed i loro respiri diventavano uno mentre si perdevano l’uno negli occhi dell’altra.
“Ma…ci sono pure io…” deglutì lui appena il cuore tornò a battere con il suo normale ritmo.
“Sarebbe impossibile ignorarti.” Sussurrò lei.
Il ragazzo restò congelato dalla frase, tanto insolente ma così seducente detta dalle labbra di quella particolare persona.
Tyara vide sopraggiungere Malfoy che con fare deciso la fece alzare attirandola contro di sé, lei provò un moto di ribrezzo e tentò di allontanarlo, ma il ragazzo era più forte.
“Principessa, vi stavano infastidendo?” sibilò a pochi centimetri dalla sua bocca.
“No…idiota vuoi rovinare il piano dell’Oscuro Signore?” disse semplicemente fissandolo dritto negli occhi color ghiaccio.
I pensieri della ragazza lo colpirono violenti, tanto da fargli venire mal di testa ed il terrore si impossessò di lui…se qualcosa fosse andato storto sarebbe morto e la lasciò andare. Appena lei si allontanò un expelliarmus lo fece volare di almeno un centinaio di metri facendolo atterrare nelle acque fredde del lago.
Sirius si avvicinò alla serpeverde guardandole i polsi: “Ti ha fatto male?” chiese con noncuranza anche se il suo cuore pareva scoppiare nel petto.
Tyara ritrasse come inorridita le mani da quel tocco, non poteva lasciarsi coinvolgere in quel modo assurdo, perché nonostante dentro gli provocasse una miriade di emozioni doveva restare assolutamente concentrata sul suo obbiettivo e quegli occhi color tempesta la distraevano fin troppo.
“Bene…grazie e scusami.” Fu tutto quello che riuscì a dirgli appena la fitta al suo stomaco si fu placata.
“Perché fai così? Non sono certo un appestato…ero preoccupato per te.” Ringhiò lui offeso.
Come poteva spiegare al suo amato Paddy quando dolore gli provocassero le sue gentili mani? Il calore della sua pelle? Suo padre si era premunito per proteggerla da simili contatti e la sua candida epidermide restava marchiata per ore da quelle bruciature rivelatrici.
Remus si alzò in piedi e la prese sotto braccio: “Sarà meglio che tu faccia vedere queste bruciature a Madama Chips.”
“Scusa tanto perché devi accompagnarla proprio tu?!” chiese Sirius con una punta di gelosia nella voce.
Tyara rivolse uno sguardo supplichevole verso il Potter che conoscendone la ragione si affrettò a trascinare il Black verso il campo da Quiddich per un allenamento supplementare, senza dar peso alle lamentele di quest’ultimo.
“Perché diavolo mi allontani sempre da lei?!” chiese indispettito guardando l’amico.
“Ho le mie ragioni, Felpato”
“Vorrei tanto conoscerle. Sono stufo di essere tenuto allo scuro delle confidenze che la mia ragaz…” la frase gli morì sulle labbra.
“Scusa e da quando? Non mi sembra che lei si sia mai espressa in questa maniera.” Rise James osservando l’espressione imbarazzata di Sirius.
“Volevo solo dire che non mi piace tutta questa confidenza tra voi…ti conosco troppo bene per non sapere che ci stai dannatamente provando.” Rispose cercando di assumere un’espressione seria.
“Beh se preferisce me non vedo che male ci sia.”
Il Black stava veramente perdendo la pazienza, durante quell’anno l’unica ragazza che gli interessava veramente non faceva che sfuggirgli e consolarsi con altre stupide non gli bastava certo più. James era il suo migliore amico per cui gli sembrava stupido dover litigare proprio con lui, il bene che gli voleva non poteva essere calcolato. Cercò di sorridere anche se la gelosia lo stava divorando.
“Non intendo arrendermi.” Disse mentre i suoi occhi diventavano due zaffiri.
“Comunque mettiamo subito in chiaro che non sono interessato a lei. Però mentirei dicendoti che non mi piace.”
Fu in quel momento che Sirius perse le staffe ed afferrato James per il colletto lo spintonò con violenza contro una parete. I loro volti erano vicinissimi: “Se lei soffre a causa tua io ti ammazzo.”
“Calmati ti stai arrabbiando per nulla.” Rispose Potter mantenendo la calma e liberandosi con un gesto brusco.
“Ti conosco per prevedere come ti comporti.”
“Ma sono in primo luogo tuo amico…te lo sei forse scordato?” chiese James offeso dalla mancanza di fiducia.
“Però…”
“Però…niente! Pensavo di godere della tua massima stima ed invece scopro che non è così.”
“Aspetta un attimo, Ramoso.”
James si voltò di scatto e lo fissò diritto in viso con una rabbia che gli cresceva attimo dopo attimo e stava per esplodere: “Piantala di chiamarmi in modo così confidenziale. Io da questo momento per te sono solo Potter!”
“Non stai parlando sul serio, vero?” chiese Sirius mentre il suo cuore pareva stritolato in una morsa di ghiaccio.
“Sei tu che lo hai voluto.” Concluse andandosene di corsa per evitare che il Black lo vedesse piangere.
I giorni seguenti furono i più difficile che i Grifondoro dovettero affrontare quell’anno, perché il disaccordo tra i due membri più importanti della squadra di Quiddich li stava facendo perdere partita su partita.
Anche se entrambi soffrivano per questa situazione nessuno dei due pareva voler cedere al proprio orgoglio e chiedere scusa.
Ovviamente le ire degli altri Grifoni vennero scagliate sulla Principessa Serpeverde, vittima spesso di scherzi, ma questo non le impediva di mantenere la sua caratteristica freddezza anche quando cadeva malamente per terra a causa di un impedimenta sussurrato alle sue spalle. Questa volta però si era rotta un braccio.
“Venite vi accompagno da Madama Chips.” Disse Severus aiutandola.
Piton era l’unico dei Serpeverde che capisse pienamente cosa Lady Riddle stava sopportando, perché proprio come lui, incapace di esternare a parole la propria rabbia ingoiava bocconi amari come il fiele, ma sapeva che era anche l’orgoglio a non farla reagire a simili scherzi.
“Io non mi abbasserò mai a quel ridicolo livello. Se sperano che io faccia perdere punti alla mia Casa si sbagliano.” Aggiunse mentre la medicavano.
“Dovreste informare il Preside.”
“No, Severus sarebbe come ammettere la mia sconfitta. Ti prego adesso vai a lezione.”
“Ma…” tentò di protestare.
Lei gli prese le mani: “Grazie, ma ho bisogno della tua precisione negli appunti. Sai quanto siano superficiali gli altri.”
“Come ordina.” Rispose inchinandosi.
“No, Severus. Questo è un favore che ti chiedo.” Replicò sorridendo.
“Come vuoi…Tyara.” Replicò dopo un attimo prima di sparire.
Finalmente la ragazza si rilassò, si era liberata di quel peso morto che ora addirittura credeva di essere suo amico.
Restarono fermi a guardarsi per alcuni minuti davanti alla porta dell’infermeria, entrambi avevano atteso l’uscita di Mocciosus prima di farsi vedere.
“Che ne dici di una tregua?” chiese Sirius.
“Ci sto.” Bofonchiò James.
Entrarono insieme nella stanza sfoderando i loro seducenti sorrisi, come se nulla fosse mai accaduto ed erano abilissimi nel farlo.
Tyara alzò gli occhi dalla Gazzetta del Profeta, stava leggendo un interessante articolo sulla costruzione di un penitenziario per maghi.
“Buon giorno, ragazzi.” Li salutò.
“Come stai?” domandò immediatamente Sirius.
“Il braccio non mi fa male, ma sono arrabbiata con voi.”
“Che abbiamo fatto?” domandò James tornando a scompigliarsi i capelli.
Si sedettero sul letto accanto a lei, sui loro volti non traspariva alcuna emozione che facesse presagire una incomprensione, ma li conosceva fin troppo bene da sapere che bravi attori potevano essere.
“Voglio sapere perché state litigando…badate io sono un’abilissima ligiments e capisco se mi state mentendo!” gli ricordò lei.
“Niente di grave…abbiamo punti di vista differenti su una questione.” Semplificò James guardando negli occhi l’altro.
“Paddy me lo vuoi dire tu?” domandò divertita ben sapendo che Potter aveva spudoratamente mentito.
Sirius si alzò in piedi, non riusciva a sostenere per molto lo sguardo indagatore di Tyara, in modo particolare quando doveva mentire. Cercò nella sua testa una storiella che potesse risultare vera.
“Io ho deciso di ritirarmi dalla squadra e Potter non vuole.” Rispose fissando un punto non definito fuori dalla grande finestra.
“Mi avete preso per deficiente o cosa?” sibilò lei
“Si tratta solo di gelosia.” Rispose infine Potter.
“IO NON SONO GELOSO.” Ringhiò voltandosi a guardarlo.
“Ah, no?” replicò James incrociando le braccia.
“No.” Sentenziò imitando l’amico.
Ramoso si voltò verso la Serpeverde e dopo aver gettato una occhiata al Black gridò: “Questo coso peloso mi ha aggredito perché pensa che tu mi preferisca a lui!”
“Cosa?Coso a chi?!” si offese Sirius mettendo il muso.
Appena la ragazza riuscì a smettere di ridere: “ Una disputa inutile. Tutti sanno che preferisco di gran lunga Ramoso.”
I due restarono di sasso a quelle parole dette con un tono serio e composto. James sentiva che non sarebbe più stato possibile ricucire il rapporto con l’amico.
“Bene allora tolgo il disturbo.” Borbottò guardandosi i piedi.
“Aspetta non ho finito…”
“Non mi hai già umiliato abbastanza?” chiese guardandola in viso e provando una fitta terribile allo stomaco.
“Certe confidenze non si possono fare al ragazzo che ti piace…non ti pare?” chiese lei voltandosi a guardare verso la finestra.
James cominciò a chiedersi che cosa ci fosse di tanto interessante nel cortile visto che quei due non facevano che spostare il loro sguardo all’esterno.
“ah…bene…” rispose lui lasciando la stanza.
I due si fissarono per alcuni minuti…poi un grido di esultanza squarciò il silenzio che regnava nei corridoi di Hogwards.
“Tiè, Salazar Serpeverde!” gridò Sirius al limite della gioia.
“Tiè a chi prego?” chiese Lucius.
Il Grifondoro fece un balzo in avanti ed il mago platinato si mise sulla difensiva convinto che lo volesse aggredire ed invece gli buttò le braccia al collo e lo baciò sulla guancia: “Io amo i Serpeverde!” poi veloce come un fulmine si gettò su Severus compiendo lo stesso gesto folle che aveva eseguito nei confronti del Malfoy. Per darsi alla macchia saltellando come un Nargillo impazzito.
“Dobbiamo recarci quanto prima ad Homsgade.”
“Perché Lucius?”
“Devo farmi confezionare una nuova divisa.”
“Ma non è nuova quella che indossi?”
“Sì, ma adesso dovrò bruciala, Severus. Puzza di Grifondoro.”
“Io posso chiederti una cortesia?”
“Sarebbe?” chiese alzando un sopracciglio.
“Colpiscimi con l’incanto Oblivion…tutto questo voglio cercare di scordarmelo il prima possibile.” Concluse Piton mestamente.
Ancora in preda dal disgusto il Lucius afferrò il colletto di Severus sollevandolo a qualche centimetro da terra.
“Se fai parola di questo con qualcuno ti uccido!” sibilò mentre il marchio nero tatuato sul suo braccio si muoveva convulsamente.

 
Continua nel capitolo:


 
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