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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: MAGIC WORLD
Genere: Sentimentale, Romantico, Avventura, Fantasy, Soprannaturale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: lukessj galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 17/08/2007 22:02:25

Un gruppo di guerrieri, uno per ogni razza, combatte contro il signore oscuro.
 
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CONTRO L'OCCHIO DEL TIRANNO
- Capitolo 1° -

Il giorno in cui quasta storia ebbe inizio era una splendida giornata. Anater e Hairi chiacchieravano tranquillamente, ignari di quello che accadesse nel regno di Vorklar. Un messaggiero del re, Thungram, li accompagnò a palazzo; ma si fermarono nelle lande di Vaharam, attaccati da un gruppo di Gaiser. Anater li sconfisse facilmente e, dopo questa avventura, arrivarono al castello stanchi e affamati. Lì, incontrarono i vecchi amici: il nano Tarok, l’hobbit Esli, il folletto Sail, Eras il mago e il suo drago Noar, la fata Gisa, lo gnomo Phil, il minotauro Minat, il centauro Shet, il fauno Loan, la sirena Alaia e l’arpia Selidom.
- Salve, amici, sono molto felice di rivedervi tutti insieme. Ora divertitevi e cercate di non essere troppo stanchi alla fine!
Con questa frase iniziò una grandissima festa in onore dell’amicizia. Alla fine della festa Noar si esibì con lingue di fuoco altissime che fecero divertire tutti.
Nel regno c’era un’aria di pace e di serenità, ma un essenza malefica si stava impossessando di un potere che non aveva da secoli ed era così potente che tutti avrebbero dovuto unirsi e creare una squadra di guerrieri forti e coraggiosi. Quella notte tutti dormirono sonni sereni, ma Eras non riusciva a dormire. Sentiva quell’energia malvagia estendersi sempre più. Il mattino dopo, avvertiti da Eras, si misero in viaggio, con destinazione, la torre Mabara, dove l’Occhio era stato sigillato.
- Dobbiamo muoverci, ragazzi; l’Occhio si è liberato dal sigillo di mio padre, lo sento! disse Anater, mentre correva in testa al gruppo. Eras, vecchio ma agile, correva, aiutato da Esli. La sera si accamparono in un bosco.
- Se continuiamo così arriveremo con l’esercito già bello e pronto ad attaccarci. Dobbiamo allungare il passo e prefissarci una data d’arrivo- disse Hairi con tono di discussione. Ma non ebbe alcuna risposta.
Poco dopo tutti si augurarono una buona notte. Ma, d’un tratto il cavallo di Thungram nitrì e un essere uscì da un cespuglio. Era uno spirito chiamato Tondam. Anater lo guardò con sguardo diffidoso. Tondam fu subito il benvenuto, con attrazioni e barzellette.
- Non è possibile che uno spirito così abbia fatto spaventare il cavallo del re! Non è ciò che sembra, secondo me. Mai fidarsi delle apparenze!
Anater era furioso per la scelta di Eras di accettare lo spiritello.
- Hai torto, elfo! Ti sbagli! controbattè il mago.
Ma Anater era davvero contrario e se andò a dormire, furioso. Non poteva proprio perdonare Eras. No, non questa volta.
Per tutta la notte non riuscì a prendere sonno.
Il giorno dopo Anater non aprì bocca; Hairi, che ne era segretamente innamorata, si preoccupò molto e cercava di parlare all’elfo, ma con scarso successo.
- Allora, Anater, smettila di stare zitto e dimmi cos’hai!- disse Hairi, che non sapeva se essere arrabbiata o triste per l’amico.
Mancava davvero poco alla torre Mabara, ma la squadra debbe fermarsi di nuovo nelle lande di Vaharam per colpa di ratti carnivori selvatici.
Eras non aveva voglia di combattere e lanciò una magia, forse troppo potente, che uccise tutti i ratti in un colpo. Anater non era da meno e uccise un gruppo di uomini-ape con un’attacco magico proveniente dalla sua spada. Quella sera c’era aria di tempesta e Anater ed Eras cominciarono a discutere per ogni cosa, anche quella più stupida.
- Smettetela voi due! Ci state rovinando il viaggio!- disse ad un tratto Tarok che non aveva aperto bocca dalla festa ed era molto stanco.
Phil, annoiato, si intromise.
- Perché non fate un duello, con magie e armi? Così farete la pace.
Ma Esli non era d’accordo.
- No! Non si può fare! È troppo pericoloso e potreste farvi male!
Anater e Eras erano interessati e, in coro, annuirono. Lo scontro si sarebbe tenuto in un’arena allestita da Gisa e Hairi. Anater era concentrato e Hairi lo aiutava, mentre Eras, capo del Consiglio dei Maghi, usava una magia curativa mentale che aveva imparato dalla sua maestra nel periodo di addestramento e zia, ex componente del Consiglio. Era ora di cominciare la sfida tra i due ex amici.
Eras cominciò subito con una raffica di sfere infuocate che colpirono Anater, ma non gravemente. L’elfo controbattè con una serie di sciabolate della sua spada, che però non andarono tutte a segno. Ma non si demoralizzò a continuò a colpire. Eras, proteggendosi con una barriera, non poteva attaccare, ma appena Anater si stancò un po’, il mago colpì l’avversario con un raggio che lo mandò a terra.
- Non mi sconfiggerai così facilmente!- disse Anater, rialzandosi. Una luce azzurra coprì Anater e, con le ultime forze che aveva in corpo, il ragazzo lanciò un attacco elementale di tipo acqua che travolse completamente Eras, mandandolo a terra, stremato da tale potenza. Anater, con un tono di superiorità gli puntò la spada alla gola.
- Ho vinto! Sono io il più forte!
Eras era incredulo, con la spada puntata al collo, stremato a terra. Non capiva come avesse potuto perdere in quel modo. Ma ora riconosceva chi fosse il capo in quello strano gruppo di popoli. Non importava chi o perché avesse perso; ma l’importante era che fosse stato trovato un nuovo capo.
- Riconosco la sconfitta, Anater. Sei tu il nuovo capo, il più forte di questa squadra.
Anater era silenzioso. Riflettè un po’ e poi gli usci dalla bocca una frase che non aveva mai detto in vita sua.
- No, Eras, tu sei il più grande mago che sia mai esistito sulla terra! Perciò devi restare tu il capo. Oggi ti ho battuto io, domani mi batti tu… non è importante ciò che succede nella squadra, ma dobbiamo stare sempre uniti e aiutarci. Ho sbagliato, devo andare a parlare con Tondam.
Con queste parole sconparve nelle ombre.
- Tondam, salve. Cosa stai facendo di bello?- ma non ebbe nessuna risposta. Tondam stava scolpendo una statuetta con un bastoncino di legno. Raffigurava Anater con la sua spada in mano. Il giovane elfo era stupito.
Ora cercava di parlare allo spirito davanti a lui, ma non riusciva. Anzi, non voleva. Ancora era in collera con quell’essere venuto da chissà dove, sconvolgendo l’armonia del suo gruppo. Non voleva! Ma prese coraggio e iniziò a parlare senza fermarsi. Ma Tondam non rispondeva. Anater cominciava a perdere la pazienza. Si stava sforzando a parlare con l’essere che, in quel momento, odiava di più; e lui stava zitto. Il ragazzo non ce la faceva a stare calmo e sguainò la spada dal fodero.
- Rinfondera la spada, giovane elfo.- disse Tondam, con una voce diversa dal solito. Si girò. Aveva occhi rossi e luminosi, denti aguzzi e il suo corpo aveva assunto un colore tendente al viola. L’Occhio si era impossessato di lui.
- Io sono l’incarnazione del grande Tiranno rinchiuso in un Occhio con un incantesimo.
Anater era in balia della voce di Tondam e la sua mano tremava. La spada cadde a terra e il ragazzo non riusciva a muoversi e pensare da solo. Tondam puntò la mano su Anater e pronunciò una parola sconsciuta.
- Dimendica di me e di questa conversazione!
- Si, Tondam.
Lo spirito schioccò le dita e una luce inghiottì Anater. In quel momento dimenticò tutto ciò che lo spirito gli aveva detto. Anater tornò nel luogo dove si erano accampati gli altri. La sua tenda era vicino a quella di Hairi. La giovane ninfa stava seriamente pensando di dichiararsi, ma non ce la faceva; non ancora. Anater passò una notte insonne, pensando ad Hairi, di quanto le volesse bene, poiché anche lui ne fosse innamorato, dello scontro con Eras, della sua vittoria sul capo del Consiglio dei Maghi, su Tondam, ancora confuso e ignaro di ciò che fosse successo. Arrivarono davanti a una foresta, che sembrava immensa. Una volta superata si trovarono una palude scura e tetra davanti a loro e, minacciosamente, una macchia nera stava prendendo forma sotto la torre Mabara. Erano arrivati alla battaglia finale. Quell’Occhio era veramente enorme, Eras e Anater sentivano alcuni versi delle sue parole, ma non era chiara la sua essenza: era malvagia ma a tal punto da non comprendere quanto. C’erano molti più mostri di quanti, ognuno della squadra, si fosse mai immaginato. I nemici erano migliaia. Ci fu silenzio e poi un grido. Un grifone dalle ali color porpora e una pelliccia dorata stava sorvolando il cielo. Poi un uomo molto alto e possente si diresse in testa all’esercito nemico. Eras aveva un presentimento; non capiva cosa fosse quella sensazione. Infine qull’uomo lanciò un urlo, spronando il suo esercito all’attacco. Eras fece lo stesso e Anater fu il primo ad avanzare, ma il mago avvertì un pericolo e lo fermò all’istante. Tondam stava dicendo cose strane, parlava nella stessa lingua dell’Occhio e aveva assunto le stesse sembianze del pomeriggio passato. Anater cominciava a colmare quel vuoto di memoria e ricordare. Poi raccontò tutto ad Eras e lui ne fu subito sconvolto.
- Perché non me l’hai detto prima?
- Io ti avevo avvertito!!!
Eras pronunciò una frase nella antica ligua degli elfi, agitando il suo bastone.
- ANAS-VAS-IN-TER…RAN-VO-TAN-SAX-ES…ANAS-TAS-AS-TES!!!
SPARISCI E TORNA DA DOVE SEI VENUTO, SPIRITO MALEFICO!

Tondam sparì nello stesso istante in cui Eras pronunciò quelle parole.
- Avete scoperto il segreto dello spirito, allora.
Il cavaliere nero, che stava sguainando la spada di cristallo nero, aveva una voce cupa e oscura. Era protetto da un armatura nera, con un potenziamento magico, ed Eras lo sentiva. Aveva anche un mantello in pelle nero e il suo elmo aveva la forma di una testa di un drago. Erano ben distinti due rubini sugli occhi dell’animale. L’Occhio cominciò a ingrandirsi e a prendere fuoco, un fuoco scuro. La battaglia cominciò. Anater era furioso per essere stato usato e per non essere stato creduto da Eras e uccideva nemico su nemico. La sua spada era già impregnata di sangue. Riteneva i nemici troppo deboli per lui. Ma erano tantissimi. Tutto d’un tratto un fuoco fatuo lo attaccò al braccio sinistro.
- Ahh! Dannati fuochi fatui!!!
Il fuoco fatuo si polverizzò all’istante dopo essere stato colpito da Anater. Poi il ragazzo invilzò un goblin che lo stava attaccando alle spalle con il proprio pugnale. Si buttò su un orco, tagliandoli la testa, poi su un uruk-hai, che cadde a terra senza le cambe e le braccia, con una pozza di sangue sotto. Un gaiser era davanti ad Anater, ora. Ma il ragazzo, dopo un paio di colpi, lo trafisse. Con grande facilità uccideva i mostri che gli sbarravano la strada e, a pensarci, si stava divertendo. Ma il troll fu più difficile da abbattere; questo aveva un modo particolare di usare la mazza e Anater dovette usare la magia per ucciderlo. Se il troll era stato difficile, il gigante fu ancora più complicato. Il ragazzo si sforzò di non usare più la magia, ma questa volta doveva assolutamente usare un raggio di luce per accecarlo e per poi ucciderlo. Ora si era calmato e, stanco, andò da Hairi per curarsi.
- Grazie, Hairi. Sei sempre la migliore. Mi sento decisamente meglio.
Hairi arrossì. Era felice che, per la prima volta in vita sua, Anater le avesse fatto un complimento.
- Cos’hai?
- No, niente…
- Non ci credo!
Poi, in coro, imbarazzati parlarono, ma con fatica.
- Ascolta…
- No, prima tu.
- Prima le ragazze.
- Va bene.
Hairi sospirò. Non sapeva come dichiararsi. Poi prese coraggio.
- Io ti amo.
- C-cosa?
Anater aveva capito che era venuto il momento di prendere coraggio, non solo in battaglia, ma anche con le persone care. Ma non sapeva che Hairi provava gli stessi sentimenti.
- Hairi… io… non so come…
- Anater?
- Anch’io provo i tuoi stessi sentimenti. Era un po che volevo parlarti, ma non riuscivo…
- Anater, non ti preoccupare, io sono nella tua stessa situazione.
- Hairi, non lo diciamo a nessuno…
Erano vicinissimi e si baciarono. Anater tornò a combattere e Hairi era talmente felice che lanciò un raggio elementale d’acqua abbastanza forte da abbattere un uruk-hai. Anater, vedendo la scena del nemico che cadeva, fu felice per Hairi e per se stesso, per essere riuscito a dire tutto alla persona che amava. Gli altri si erano sparpagliati, ognuno su nemici diversi: Tarok e Minat su orchi e troll, Gisa sui fuochi fatui, Loan ed Esli sugli uruk-hai, Alaia e Selidom su gaiser e goblin, Thungram sui giganti e Anater sui sette Nazgull con i draghi. Eras, nel frattempo, si era imbattuto nel querriero dall’armatura nera. Il grifone di quell’uomo arrivò in un secondo momento ed Eras non fece attendere l’animale, richiamando Noar con una luce proveniente dalla sua mano sinistra. I due animali, enormi e possenti, si scontrarono subito, Noar con il fuoco, il grifone con gli artigli. Intanto i due guerrieri, comandanti dei due eserciti, si attaccarono con violenza. Eras, curioso di constatare la forza dell’avversario, gli scagliò contro una fiammata, ma lui si proteggè col braccio.
- Anch’io ho poteri magici, sai?
- Davvero? Fammeli vedere!
Il guerriero chiamò a sé tutta la sua forza e, con estremo stupore, Eras potè vedere che la spada di cristallo nero diventava parte del braccio destro dell’avversario.
- Ora ti mostrerò il mio potere!
Il guerriero lanciò, dalla spada, una sfera oscura molto potente su Eras, poi si scagliò su di lui con la spada, che, ormai, era diventata tutt’uno col braccio. Eras era perplesso; riconosceva quel modo di combattere. Gli era molto familiare. Ma non si ricordava dove avesse visto mai una tecnica così efficace. Poi gli venne in mente quell’episodio a casa della zia, quando lui e il fratello maggiore si erano confrontati per la prima volta.
- Ma Enatros…è morto… nell’incendio… non può essere! Voglio vedere cosa c’è sotto quell’elmo, guerriero!
Eras, con il suo bastone, lo colpì l’elmo dell’avversario.
- Noooooooo!!! Non puoi essere tu, Enatros!
Enatros rise con un ghigno maligno.
- Sì, invece! I tuoi genitori ti hanno fatto credere che io fossi morto nell’incendio perché ero passato sotto gli ordini dell’Occhio, che mi aveva promesso potere e forza… e guarda cos’ho! Tutto quello che ho sempre desiderato!
- No, Enatros! Tu non volevi il male! Eri sempre migliore di me, in tutto! Nostra zia era sempre stupita dai tuoi miglioramenti!
- Come se mi importasse!!! Io voglio solo il potere!
Eras era sconvolto e deconcentrato da Enatros, che, invece, era lucido e pieno di forza. Quest’ultimo, ora, era su Eras e gli stava puntando la spada alla gola, ma Eras lo buttò via.
- Perché non hai scelto di seguire la magia?
- La magia… cos’è la magia?!? È solo un mezzo che usano quelli privi di forza, e tu non sei forte!
- Io sono più forte di te e te lo dimostrerò!!!
I due fratelli combattevano furiosamente per dimostrare chi di loro fosse il più forte; Eras con il bastone ed Enatros con la sua infallibile spada di cristallo nero. Tutto d’un tratto Enatros colpì il fratello e gli tagliò il bastone a metà. Ora Eras era furioso e si stava preparando per una cosa che non aveva mai fatto prima: la Sfera Suprema di Luce. Dapprima Enatros fu incuriosito da quell’energia che sentiva, poi fu spaventato da tanta potenza. Provò ad attaccare il fratello, ma lui creò una barriera per essere protetto mentre caricava l’attacco. Anche Eras stesso era un po dubbioso sulla riuscita di questa magia fortissima e incontrollabile. Ma era certo. Ormai aveva deciso e non voleva mollare. Dalle sue mani stava prendendo forma una sfera di energia che si ingrandiva sempre di più. Poi, concentrato più che mai, Eras, il capo del Consiglio dei Maghi, alzò le mani al cielo e creò la sfera che era diventata abbastante grande per quelle solite, ma questa volta stava diventando più grande del mago stesso, più grande di chiunque; superava anche i giganti e i draghi. Era davvero enorme quella sfera magica, oltre ogni limite. Finalmente era pronta. Eras cominciava a perdere le forze ma resistette.
- RAGAZZI, SCAPPATEEEEEE!!! VI PREGO FATE IN FRETTA!!!
- No! Perché dovremmo lasciarti qui?
Esli era preoccupato per il suo migliore amico e cominciò a desiderare di saper usare la magia. Provò a creare una piccola sfera di luce e ci riuscì: quella era la sua prima magia e gli lucciva davanti agli occhi. Cercò, poi di alzarla al cielo e lanciarla, ma non riuscì. Riprovò una seconda e una terza volta e, alla quarta, riuscì a lanciarla e a colpire Enatros. Continò a colpire fino a che non riuscì a tenere una sfera in una mano e a lanciarne due. Era davvero determinato. Eras, all’inizio, fu fiero dell’hobbit, ma poi si arrabbiò con Esli.
- Esli, vattene di lì! Vai con gli altri e scappa! È troppo pericoloso!
- No! Io ti voglio aiutare! Non me ne andrò senza di te! Sono forte!!!
Eras era indeciso: non sapeva se lasciare morire il suo migliore amico o mandarlo via ad ogni costo. Poi decise che era meglio fare allontanare il piccolo hobbit. Provò a tenere in una sola mano la sfera, ma stava per cedere, così aspettò. Dopo un po’ riprovò e questa volta ci ruiscì. Si girò e lanciò un raggio paralizzante sull’hobbit.
- Anater, porta via Esli e crea una barriera per proteggere gli altri!
- Va bene!
Anater corse a recuperare l’hobbit e subito creò una barriera che racchiuse tutti i componenti della squadra. Eras ora era pronto a lanciare la Sfera Suprema di Luce e le sue mani cominciavano a muoversi.
- Ora!!!!!!!
La sfera partì. Enatros era spaventato da una magia del genere, ma con il suo braccio-spada tentò di fermare l’attacco ma con un urlo fu inghiottito dalla magia del fratello minore, che aveva sempre odiato. Così come Enatros la sfera inghiottì tutti i mostri. Anter e gli altri uscirono dalla torre Mabara e, aspettando Eras, si sedettero. Ma qualche frammento di ferro cadde sul gruppo e, all’improvviso, Hairi creò una nuova barriera per proteggere la squadra dai massi della torre che cadevano su di loro. Esli si mise a piangere.
- Eras!!!!!! Noooo!!!!!
Loan lo abbracciò per consolarlo. Ora il piccolo hobbit era a terra e, con il volto rigato dalle lacrime e urlava il nome del suo amico mago. Intanto, quest’ultimo, si proteggeva dalla torre che cadeva. Era rannicchiato sulle ginocchia e aveva una piccola barriera. L’Occhio si stava rippicciolendo e, alla fine, piccolissimo e ferito dalla magia di Eras, si dissolse in pochi secondi. Anater e Hairi, che stavano alimentando la barriera, alzarono lo sguardo al cielo e videro che l’Occhio non c’era più e la torre era in frantumi. In quel momento desiderarono che un miracolo salvasse Eras.
- Ma no… lui è il Capo del Consiglio dei Maghi, non può essere m-m-morto…
Esli era seduto a testa bassa. Non voleva che il suo migliore amico morisse. Poi Selidom vide una luce fioca. Indicò a tutti quel bagliore molto debole. Anater, Hairi ed Esli corsero subito a vedere. Era la barriera di Eras, ormai debolissima. Poi cadde e i tre videro il mago in ginocchio.
- ERAS!!!! SEI VIVO! LO SAPEVO!
Il mago si girò verso i suoi compagni e poi, stanco e debole, svenne per lo sforzo sovraumano che aveva compiuto. Era stato il primo mago ad evocare quella magia, narrata solo dalle leggende del popolo dei maghi. Tornarono a palazzo. Vennero accolti con sorrisi e abbracci. Ci fu una festa, più grande di ogni altra. Tutti erano felici della riuscita della missione e della sconfitta del male. Poi Hairi andò da Anater.
- Anater, ciao. Ti stai divertendo? Secondo me, dovremmo parlare ad Eras di…
- Si, per me si può fare, ma non qui, in pubblico.
Hairi fece cenno di no. Poi prese Anater per il braccio e andarono da Eras.
- Eras, volevamo parlarti.
- Ditemi…
Anater fece un sospiro.
- Noi due… be, insomma… in pratica, io e Hairi ci amiamo!
- C-Cosa? Ma è una cosa stupenda!!! Perché non me l’avete detto prima?
- Volevamo, ma l’abbiamo capito solo durante la battaglia e non mi sembrava il momento adatto. Ma… per ora non dirlo a nessuno.
- Perché?
Anater lo guardò negli occhi.
- Va bene. Comunque, gratulazioni!
I due ragazzi parlarono all’unisono, per la seconda volta.
- Grazie!
Poi Anater portò Hairi in un posto isolato.
- Hairi, perché non l’abbiamo scoperto prima?
- Non lo so…
Anater si avvicinò.
- Non importa, ora siamo io e te…
La baciò. Fu un bacio molto lungo il loro. Tornarono alla festa, si guardarono e si divisero. Da quel momento in poi tutti passarono giorni felici. Soprattutto Anater e Hairi, che qualche anno dopo, ebbero un figlio, Hitor. Quest’ultimo fu un grande mago e guerriero. Eras gli insegnò tutto sulla magia e, in seguito, gli regalò una sferetta di vetro che conteneva della polvere bianca, ma che cambiava colore a seconda della magia che, chi la possedeva, usava.
- Serve anche come richiamo degli Spiriti. Quando ne avrai bisogno, stringi la sera e pensa allo Spirito che vuoi richiamare.
- Va bene, Eras. Sarò il più forte mago che sia mai esistito, e tu sarai fiero di me.
Eras sorrise. Anater, invece, gli regalò una spada, forgiata e temprata da lui stesso, e la gemma più importante per gli elfi, una pallina di color giallo intenso di resina cristallizzata dell’Albero della Vita, che rendeva più forti e saggi. Hairi, infine gli diede il talismano della vita eterna, rinunciando ad essa.
- Madre, perché lo fai? Io non voglio che tu muoia!
- Lo faccio per proteggerti, Hitor, figlio mio.
- Madre!
- No, Hitor. Non disperarti. Io morirò insieme a tuo padre, che ha rinunciato anche lui alla possibilità di vivere per sempre, perché tu viva e diventi forte…
Hitor si mise a piangere. Qualche giorno dopo partì. Era triste di dover lasciare i genitori. Durante il viaggio, incontrò un cucciolo di fenice e ne diventò subito molto amico.
- Ma che bella fenice! Dov’è la tua mamma? È morta? Anche la mia!
La chiamò Fen e, durante le battaglie, lei era sempre lì, a proteggere Hitor. Poi, dopo dodici anni, tornarono al villaggio di Anater e Hairi e della squadra, ma erano tutti morti. Le loro tombe erano vicino al punto dove, una volta, si reggeva la torre Mabara. Hitor incominciò a piangere. E il suo volto, rigato dalle lacrime, era così triste che anche Fen ne fu rattristata. Ma, insieme, continuarono a lottare per la felicità e la libertà. Dopo la morte di Thungram non si sapeva chi fosse salito al trono. Fu, così, organizzato un torneo dai ministri e dai consiglieri del re, che avrebbe deciso chi sarebbe diventato re di Vorklar. Hitor, curioso, vi partecipò e, dopo aver battuto tutti gli avversari, conquistò il titolo di re, grazie alla sua spada. Durante il torneo, però, un componente del Consiglio dei Maghi vide il ragazzo e ne fu esterrefatto. Non aveva mai visto in vita sua un giovane così abile sia con la magia, che con la spada. Alla cerimonia di incoronazione, in mezzo alla folla, il mago osservava Hitor. Quest’ultimo era felice di avere raggiunto un traguardo simile.
- Sarò il più grande re della storia di Vorklar e voi, miei sudditi, sarete, d’ora in avanti, felici.
Poi fece una magia e un lampo di luce abbagliò la folla. Il mago, sempre più convinto di avere trovato un nuovo capo del Consiglio, andò a parlargli.
- Faccio parte del Consiglio dei Maghi, sua maestà.
- Davvero? Anche il mio maestro.
- Vi posso chiedere chi fosse?
- Eras.
Il mago fu impressionato. Era passato molto tempo dalla morte di Eras e della squadra. Allora decise di portarlo alla sede del Consiglio. I due arrivarono in pochi secondi, grazie ad Hitor. Ora, il mago, era certo che il nuovo re sarebbe anche diventato capo del Consiglio dei Maghi. I guardiani sottoposero il ragazzo a tre prove molto difficili, che nessuno, a parte Eras, aveva superato. Lui superò senza fatica le prime due, che consistevano a fare magie di vario tipo. Ma, nella terza prova, che consisteva nel rendere visibili i propri ricordi, dovette impegnarsi un po di più. Addirittura fu necessario l’aiuto dello Spirito del Vento. I guardiani, dopo questo richiamo, decisero che il ragazzo era degno di essere il capo del Consiglio.
- È stato addestrato da Eras.
Ora Hitor era sia capo del Consiglio dei Maghi, sia re di Vorklar. Aveva tutto. Come aveva sempre desiderato. E c’era anche Fen, che lo seguiva dappertutto. La loro fu una vita solitaria e felice. Hitor, all’età di centocinquant’anni, dopo aver regnato giustamente e dopo aver preso decisioni importanti nel Consiglio, decise di finire la sua vita felicemente. Si tolse il talismano di sua madre e lo portò dalle ninfe e la resina dell’Albero della Vita agli elfi. Poi chiamò tutti gli Spiriti e li liberò con un incantesimo. Infine chiese a Fen se avesse voluto morire con lui. La fenice accettò, con uno sguardo di tristezza. Con la sua spada si uccise e la fenice prese fuoco. Hitor morì con la cenere di Fen sul corpo. Ma la magia non morì mai. Ognuno ricordò fino alla morte le gesta di Anater, Hairi, Hitor e della squadra.

 
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