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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Persone famose e TV
Dalla Serie: Tokio Hotel
Titolo Fanfic: **SINGING FOR YOU: IN DIE NACHT**
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Slash
Autore: stry-stry galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 17/08/2007 14:50:48

"ho queste parole dentro di me da un po'...volevo che sapessi quanto ti voglio bene!" *Twincest*
 
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- Capitolo 1° -

Ciauuuu!!! ^_^=
Questa non è esattamente la primissima ficcy che scrivo sui cari gemellini, ma l’altra mi è venuta fuori così triste che non so se la pubblicherò mai…inoltre è lungaaaa… (-_-)’’’
Comunque, la ficcy si ambienta prima che “In Die Nacht” diventasse una canzone (le loro canzoni sono già di per loro delle ficcy slashose, per cui non servirebbe neppure il mio intervento, dato che si commentano da sole, ma per sta volta mi sa che interverrò a rovinarne una…!^^); c’è un po’ di sanissimo e stra-meritato TWINCEST (pochino però), per cui se non vi piace, non leggete, non voglio sentirmi dire che non dovrei scrivere certe cose, che essendo gemelli certe cose non succedono, e bla bla bla!
Ovvio che niente di ciò che scrivo qui è successo, succede o succederà…(magari……..!!!), purtroppo i due adoratissimi gemellini non mi appartengono, cosa di cui qualcuno un giorno dovrà rispondere, perché si abbinerebbero moltissimo alla tappezzeria della mia cameretta!
La dedico a una persona molto importante per me, anche se la cosa è venuta fuori in super-ritardo…: alla mia adoratissima sister come pre-regalino di compleanno! TVUMDB TATA!!
Bene, dopo sto poema vi lascio all’aborto……………siate clementi: vomitate alla fine di sto schifo!!



**IN DIE NACHT**


Un irreale silenzio regnava nei lunghi corridoi di quell’enorme e lussuoso hotel dove i ragazzi avrebbero passato quella notte, o perlomeno quello che rimaneva di essa: erano appena scoccate le quattro e tre giovani, trascinando i piedi e reggendosi a malapena alle pareti, ritornavano stancamente alle loro camere dopo essersi salutati fra le risate.
Uno di loro, dai lunghi rasta legati con una semplice coda alta, aprì a stento la camera, cercando poi a tentoni di accendere la luce.
Era distrutto, gli occhi non ne volevano sapere di starsene aperti, ma dopotutto si era divertito, aveva bevuto, riso, scherzato, aveva trovato la bellina di turno e poi se n’era tornato in hotel dove un letto grande per quattro e morbido come un peluche lo stava aspettando, desideroso solo che il giovane vi si gettasse sopra. E così lui fece, buttandovisi sopra con ben poca grazia e senza curarsi di togliersi né le scarpe né il capello, che comunque si sfilò appena.
Chiuse gli occhi assaporando la freschezza delle lenzuola appena pulite e si rilassò completamente.
Oh, come si sentiva bene in quel momento, se solo non fosse stato per quell’incessante martellare nella testa, che però era scontato, pensava, dopo aver bevuto e saltato per quella discoteca dove la musica era sparata a volumi esageratamente alti.
D’improvviso quel fastidioso rumore smise, proprio come era cominciato, lasciando stare il suo povero cervellino stanco, e il giovane si ritrovò a tirare un lungo sospiro di sollievo; ma il soffio non lasciò interamente le sue labbra che il martellare ricominciò più forte, trasformandosi poi in parole, sillabe, che messe insieme avevano un senso, suonavano quasi familiari.
“parole?” alzò mollemente il capo, girandolo con una lentezza assoluta verso la porta da cui veniva il martellare e oltre la quale qualcuno stava formulando il suo nome.
Guardò la porta malissimo, come se quell’oggetto avesse tutte le colpe della sua notte insonne e, anche se terribilmente a malincuore, si alzò dal morbido letto sbuffando e andò ad aprire la porta.
Dopo essere inciampato un paio di volte nei suoi jeans troppo larghi riuscì nell’intento, trovandosi davanti l’ultima persona che avrebbe mai immaginata sveglia a quell’ora improbabile.
Alzò un sopracciglio sorpreso, esibendo così la sua espressione più intelligente al fratello che se ne stava sulla soglia ancora truccato e quasi pettinato alla perfezione, ma coperto da un enorme piumone che lasciava intravedere il pijama.
-Bill…che cosa fai sveglio alle quattro?…avevi detto che andavi a letto cinque ore fa!- disse tra uno sbadiglio e l’altro, guardandolo con fare interrogativo.
-non riuscivo a dormire…posso entrare o mi vuoi lasciare qui sulla porta vita natural durante??- chiese con una voce fin troppo eccitata e contenta, esibendo un sorriso soddisfatto.
“ma come cavolo fa a essere così sveglio e vispo a quest’ora quando IO sto morendo di sonno??!”
-entra…- rispose un po’ seccato, spostandosi appena di lato per permettere a quella montagna di capelli e piumone di entrare.
-cos’è questo tono? Non sarai mica stanco, vero?- chiese il giovane filando rapido all’interno della stanza e gettandosi sul letto con un salto allegro.
-oh, no, non sono affatto stanco, sono solo le quattro del mattino e sai, a quest’ora chi è che dorme?!- ironizzò Tom chiudendo la porta e cercando di tornare al letto senza inciampare e ammazzarsi di nuovo.
Bill lo guardò contrariato mentre si sedeva accanto a lui con l’aria più distrutta che gli aveva mai visto da qualche tempo a quella parte. Inarcò le sopracciglia assumendo un cipiglio tutt’altro che soddisfatto e attese che gli occhi nocciola del gemello si aprissero appena per fissarsi nei suoi.
-però scommetto che per le tue solite troiette eri più che sveglio!! Vogliamo scommettere che se io fossi stato una ragazza col seno strabordante che ti sbatteva il culo in faccia non saresti stato così stanco?!- sibilò tra i denti il giovane, guardando torvo il gemello che fece un sorrisino sornione prima di stiracchiarsi nell’ennesimo sonoro sbadiglio.
-caro il mio gemellino adorato, loro mi TENEVANO sveglio in un certo modo…non so se mi spiego…-
“già, questa è la lista di priorità di Tom Kaulitz: sesso, mangiare, sesso, suonare, sesso, respirare, sesso e forse per ultimo vengo io!!” Bill scosse il capo contrariato e si alzò di scatto dal letto, pronto a tornarsene in camera, arrabbiato con suo fratello e con se stesso per aver sperato in lui.
-sei uno stronzo Tom!!- gridò imbronciato e pestando i piedi a ogni passo, senza curarsi dell’ora, cercando poi di andare verso la porta.
-Bill!! Fermati! Stavo scherzando! Torna qua, su, non rompere! Sono un po’ stanco, è normale no??- disse Tom cercando di fermarlo afferrando un lembo del piumone e cadendo quasi giù dal letto nel tentativo; ma il giovane moro sgusciò facilmente dalla sua presa fin troppo debole e lo guardò irritato.
-per me sei stanco, ma per le tue troie no!- Bill incrociò le braccia al petto, sentendo il proprio cuore battere forte oltre il tessuto leggero del pijama.
Ci stava male, e tanto, ma Tom era così stupido che non si sarebbe mai accorto di quanto odiava vederlo uscire e andare con la prima che gli capitava a tiro. No, lui non avrebbe mai capito, non avrebbe mai neppure dovuto capire.
Non doveva sapere quanto era…geloso, sì, terribilmente geloso, di quelle stupide oche.
-ancora con queste “troie”!! Eddai Bill, lo sai che non sono altro che un passatempo…adesso mi sveglio solo per te, eh? Dai, torna qui!- battè un paio di volte la mano sul materasso dove poco prima se ne stava seduto il suo fratellino e lo guardò con uno sguardo da cucciolo a cui Bill non seppe proprio resistere.
Con un sorrisetto e con un sospiro di arresa il ragazzo mise da parte il broncio e se ne tornò a sedere accanto al fratello che si stese completamente sul letto per stare più comodo. Aveva ceduto, per l’ennesima volta!
-e comunque, si può sapere cosa ci fai sveglio a quest’ora?-
-ti piacerebbe saperlo, eh??- rispose Bill alzando maliziosamente le sopracciglia e ricevendosi una cuscinata in viso dal rastaro.
-non rompere impiastro! Che hai combinato? Oltretutto mi sembri anche piuttosto sveglio…- “che ha combinato sto demente? Sta a vedere che si è trovato anche lui la ragazza questa notte…ma allora perché dovrebbe farne una questione di stato per me?!”
Bill prese il cuscino fra le braccia sottili e lo strinse a sé dolcemente, come se fosse stato un enorme peluches, guardando poi il suo gemello di sottecchi mentre giocherellava fra le dita ancora ornate da un paio di anelli. Era nervoso, non gli capitava quasi mai di esserlo per una cosa del genere, ma in quel momento non sapeva proprio come cominciare il discorso.
Era difficile, perché era personale, e allo stesso tempo doveva dirlo a Tom, perché c’entrava anche lui e quindi anche lui doveva dire la sua su quella faccenda.
-ecco…quando voi ve ne siete andati lasciandomi solo come un cane- cominciò insicuro, mordendosi le labbra, ma subito la voce mezza assonnata di Tom lo interruppe.
-ehy, io ti ho chiesto se volevi venire, ma tu hai preferito andartene a letto!-
-lo so, era per dire!- ribatté cercando di tornare sul filo del discorso principale –dicevo…sta notte…ecco…mi è venuta in mente una cosa e così ho buttato giù una lyrics…-
Tom lo guardò senza capire dove voleva andare a parere: non era una novità che gli venisse l’ispirazione e che scrivesse canzoni, lui era il cantante…era quasi scontato!
Eppure quella notte non solo era andato da lui, ma gli stava dando la notizia così nervosamente che di sicuro doveva esserci qualcos’altro sotto!
Lo osservò poco convinto, cercando di penetrare dentro quella sua testa matta, ma lo sguardo imbarazzato di suo fratello era puntato saldamente sulle sue dita, impedendogli così di farsi capire.
-eeee…quindi? Dovevi dirmela adesso questa cosa?- chiese, usando un tono un po’ troppo duro così che il gemello lo guardò dispiaciuto, arricciando le labbra come faceva ogni volta che qualcuno lo feriva.
-se vuoi me ne vado…- sussurrò a malincuore il giovane, ma anche Tom aveva enormi problemi a resistere a suo fratello: per quanto tardi poteva essere, per quanto stanco poteva essere, lui non lo avrebbe mai cacciato.
Gli sorrise dolcemente e scosse il capo lentamente sul morbido cuscino che sembrava invitarlo sempre più a chiudere gli occhi. No, per Bill lui aveva SEMPRE tempo!
-beh…so che è tardi, ma io volevo farla sentire prima a te questa lyrics e non sapevo quando, perché non capita più che rimaniamo soli io e te…- disse con un tono pieno di amarezza. Quanto gli mancavano i momenti che passava da solo con Tom, solo loro due, come se tutto il mondo non esistesse più, come se il tempo si fosse magicamente fermato per permettergli di capirsi penetrando sempre più l’uno negli occhi dell’altro, fino a diventare una cosa sola…
“ci sto male anche io Bill, mi mancano da morire anche a me quei momenti…ma sono troppo stupido per riuscire a dirtelo in faccia…” Tom sospirò, rigettando dentro di sé tutte quelle parole, cercando una via di discorso alternativa per non rispondergli.
-se vuoi che diventi una canzone dovrai farla sentire anche a Georg e a Gustav prima o poi!- disse con una risatina di scherno e Bill immerse il proprio viso nel cuscino che teneva ancora saldamente fra le braccia, sicuro nascondiglio per le sue guance ormai tinte di un lieve rossore. Non voleva farsi vedere in quello stato da Tom, perché si sarebbe sentito terribilmente stupido.
-sì…ma è personale…- sussurrò mentre le parole venivano inghiottite dal cuscino.
-personale?-
-sì, non parla delle solite cose…- “dai Tom, non è troppo difficile, puoi arrivarci!!”
-e di che parla?- Tom si alzò a sedere e si fece più vicino al gemello, sia perché non capiva molto di quello che stava dicendo, sia perché voleva cercare di capire lui, quello che gli stava passando per la testa.
Cosa piuttosto complessa dato che il sonno, l’alcool e l’inafferrabilità di suo fratello, stavano facendo fronte comune contro ogni suo tentativo!
Ma ormai la curiosità lo stava divorando, voleva assolutamente sapere cosa aveva scritto suo fratello, anche perché tutto il suo imbarazzo lo stava preoccupando un poco.
-parla- cominciò il giovane dai capelli scuri, alzando di scatto il viso, ma le parole morirono sulle sue morbide labbra non appena i suoi occhi si specchiarono in quelli quasi identici del gemello, a pochissimi centimetri dai suoi.
Poteva sentire il suo profumo inebriante, i loro respiri si fondevano insieme, le sue labbra erano così pericolosamente vicine e invitanti, e subito le sue gote si tinsero maggiormente di un rossore dolcissimo, che Tom non mancò di badare.
-parla…di noi due…- sibilò senza smettere di guardare il suo gemello, troppo incantato per infrangere quel magico contatto e troppo desideroso di leggere nella sua anima cosa ne pensasse realmente della faccenda.
Gli occhi di Tom si spalancarono un poco per la notizia improvvisa e guardarono il bel viso del gemello sempre più curiosi, ma anche pieni di dubbi.
-di noi due? Davvero?-
-s..sì…è per questo che vorrei che tu la sentissi prima…per dirmi…cosa ne pensi…- il suo sguardo vagò incerto altrove, su ogni piccolo oggettino in quella camera disordinata: doveva assolutamente trovare una qualsiasi altra cosa che lo distraesse da suo fratello e dalla voglia che aveva di far sue quelle bellissime e morbide labbra.
Strinse con foga il cuscino fra le dita e attese che Tom dicesse qualsiasi altra cosa, imbarazzato, ma anche ansioso per una possibile reazione del gemello.
-wow…non so che dire…fammela sentire!- esclamò eccitato.
Bill si voltò nuovamente verso di lui, cercando nelle tasche del pijama il foglietto che aveva scritto in quattro e quattro otto non appena aveva sentito le voci dei suoi amici nella hall dell’hotel, quando, eccitatissimo, non voleva altro che far sentire a Tom la nuova lyrics; in quel momento invece avrebbe tanto voluto essere nel proprio letto a dormire da ore!
-sì, ma tu non devi ridere!- disse mentre tirava fuori il suddetto foglietto e lo apriva con mani tremolanti per l’agitazione.
Tom ridacchiò sorpreso, spostando un paio di rasta che gli erano caduti davanti al viso.
-io ridere? Di te? Non dire cavolate Bill! Dai, leggi!- disse indicando con un cenno del capo le parole scritte dal gemello che guardava un po’ il foglio un po’ Tom.
Il rastaro non aveva mai visto il ragazzo così agitato per una canzone, non sembrava neppure lui!
-allora voltati!- continuò Bill con una vocina da bambino che si vergogna troppo di far leggere alla mamma un compito fatto in classe su di lei, perché quelle poche righe per lui contenevano molto più di quanto suo fratello potesse sospettare, avevano dentro di loro il suo stesso cuore, tutto quello che provava per suo fratello, tutto che quello che sentiva, che voleva, che desiderava.
Quelle poche parole avevano dentro di loro lui e Tom, dal punto di vista del primo.
Quelle poche parole erano tutto quello che Bill sapeva di provare per il gemello, tutto quello che, quando erano molto molto più piccoli, gli diceva nel quotidiano, ma che ora, con tutto il pudore di un adolescente e la vergogna di un ragazzo, non aveva più il coraggio di dire.
Anche un semplice “ti voglio bene” era infatti diventato difficile da dire, quando erano da soli, ma soprattutto in mezzo agli altri, anche se lui era certo che Tom sapesse quello che provava.
-mi devo voltare?!- urlò sconvolto il rastaro e Bill fece un piccolo e timido cenno affermativo col capo, facendo ondeggiare i capelli scuri davanti al bel viso agitato.
-ma Bill, come farà a diventare una canzone da cantare davanti a una marea di persone se non hai neppure il coraggio di leggerla a ME?!- le mani di Tom cercarono quella tremolante del gemello che non reggeva il foglietto e che si stringeva convulsamente attorno al cuscino, raccogliendola fra le proprie e stringendola con dolcezza.
-lo so…ma non so come la prenderai, sai, è personale!- disse, guardando le loro mani unirsi, sempre più agitato.
-ma ormai sei qui, volevi farmela sentire, no? Quindi non farti venire delle pare! Sono io Bill, non riderò, non farò commenti, niente di niente!- disse incontrando i suoi occhi imbarazzati e da cucciolo spaventato, facendogli un piccolo sorriso di incoraggiamento.
Come avrebbe voluto abbracciarlo stretto stretto a sé e non lasciarlo andare più!
Suo fratello sapeva essere un leone, coraggioso e pronto a sfidare tutto e tutti con una forza strabiliante, ma anche il più tenero e indifeso gattino, desideroso di coccole e protezione.
-tu sai che IO non riderei mai di TE!-
Bill lo guardò un po’ incerto, non perché non gli credesse, ma per il timore di non vedere più quel sorriso così dolce e pieno di incoraggiamento che gli stava regalando il suo gemello. Ma voleva farlo, voleva dirgli, anche se attraverso altre vie e piccoli sottintesi, quanto lui fosse importante e vitale, quanto fosse necessario e indispensabile, quanto fosse il suo tutto.
Sì, anche se aveva un po’ paura ad ammetterlo, Tom era la sua ragione di vita, era la sua aria ed era l’unico per cui valesse veramente la pena di alzarsi ogni mattina, e voleva che lui lo sapesse.
Banalmente detto, per lui Tom era tutto.
-se diventerà una canzone…- cominciò timidamente, stringendo una delle mani di Tom che accoglieva la sua nel suo immenso calore –…allora io la canterò guardando solo te!-
Alzò lo sguardo e si perse in quello di Tom, un po’ sorpreso, ma anche contento di quella dimostrazione d’affetto improvvisa e quanto mai gradita.
-dopotutto questa sarebbe dedicata a te, a nessun altro, quindi io la canterei solo per te…volevo scriverla da tanto tempo, la sentivo dentro di me, sai? Però…non ho mai trovato le parole adatte…adesso credo di esserci quasi, ma comunque resta il fatto che…beh, sì, che è rivolta a te!- “per dimostrarti quanto ti voglio bene!”
Un immenso calore riempì il cuore di Tom, come se qualcosa si fosse improvvisamente sciolto dentro di lui. Non si era mai sentito così, con nessuno; per quanto molti e molte avessero cercato di dimostrargli affetto e amore, quello che provava in quel momento era qualcosa di assolutamente nuovo, bellissimo, qualcosa che lo faceva sentire divinamente, ma a cui aveva troppa paura di dare un nome. La sua mano libera salì fino al viso del gemello, accarezzando dolcemente la guancia tinta di quel delizioso rosso che lo fece sorridere, poi passò fra i suoi capelli, in una tenera carezza che fece battere fortissimo il cuore di Bill.
-allora leggimela come se fossimo durante un concerto, io e te contro una mandria di persone urlanti, come sempre!-
Bill sorrise e, dopo aver fatto un profondo respiro di auto incoraggiamento, abbassò lo sguardo sulle righe scarabocchiate sul foglio, cercando di concentrarsi solo su quelle e non sullo sguardo ansioso ed eccitato di Tom, non sulle loro mani ancora giunte insieme, non sul suo cuore che batteva fortissimo.
-piano tutto dentro di me sta diventando freddo…non staremo qui molto a lungo insieme…stai qui, l’ombra vuole prendermi…quando andiamo, andiamo soltanto insieme…tu sei tutto quello che sono io e tutto quello che attraversa le mie vene; noi ci supporteremo l’uno con l’altro, non importa dove andremo, non importa quanto in profondità, non voglio essere lì da solo!- cominciò a parlare con una voce sottile e quasi tremolante per il fatto che si rendeva perfettamente conto che le parole che stava dicendo a suo fratello volevano dire molto più di un semplice e banale “ti voglio bene”.
Il cuore gli batteva fortissimo in petto, le mani gli tremolavano, ma non aveva bisogno della loro fermezza per leggere le parole scritte sul foglio: quelle non erano altro che i suoi sentimenti scolpiti a lungo nel suo cuore e non aveva bisogno di fogli per ricordare cosa provava dentro.
Socchiuse gli occhi, per far finta che Tom non lo stesse ascoltando, perché si vergognava sempre di più di quelle parole, così che il rossore che gli colorava le guance aumentò decisamente.
-lasciateci insieme nella notte, qualche volta sarà il tempo, lasciateci insieme nella notte…sento quando piangi sommessamente, percepisco ogni tuo respiro…anche se il destino ci separerà, non importa cosa verrà dopo quello, lo affronteremo insieme…non voglio essere lì da solo, lasciateci insieme nella notte, qualche volta sarà il tempo, lasciateci insieme nella notte…nella notte qualche volta, nella notte solo con te insieme…tienimi, altrimenti sarò solo nella notte, prendimi con te e tienimi, altrimenti sarò solo nella notte…non voglio essere lì da solo, lasciateci insieme nella notte, qualche volta sarà il tempo, lasciateci insieme nella notte…tu sei tutto quello che sono e tutto quello che attraversa le mie vene…-*
Il giovane riaprì molto lentamente gli occhi, per timore di veder troppo presto sul bel viso di Tom disgusto, o rabbia, o qualsiasi altro giudizio che mai avrebbe voluto vedere. Piegò a metà il foglietto e lo posò di lato prima di alzare timoroso lo sguardo e fissarlo in quello di Tom, rimanendo senza parole: suo fratello lo guardava come se si fosse trovato davanti un fantasma, coi bei occhi nocciola allargati e le labbra mezze dischiuse, completamente inebetito.
-To..Tomi…?- “non pensavo di sconvolgerlo fino a questo punto! Mi sta guardando in un modo che non riesco a capire e odio quando succede! Non so cosa pensare…oh, se almeno dicesse qualcosa!!”
Bill si morse le labbra e lo fissò in attesa, sempre più agitato per quello sguardo fisso che Tom aveva posato su di lui; quello che Bill non poteva sapere era che Tom l’aveva fissato a quel modo per tutto il tempo da quando dalle sue labbra erano uscite le primissime sillabe, senza sapere cosa pensare o cosa dire, sconvolto dalla forza e dalla bellezza di quelle parole che erano riuscite ad arrivare al suo cuore e a farlo battere velocissimo.
Non sapeva perché, ma avrebbe voluto piangere.
-Tom?- lo chiamò di nuovo il suo gemello, guardandolo con i suoi occhioni preoccupati.
“Tom dì qualcosa ti prego…” odiava quel silenzio, non sapeva come interpretarlo!
-ah…- Tom socchiuse appena le labbra, come se qualche parola dovesse uscirvi, ma, con enorme disappunto di Bill, tornarono a chiudersi, mentre gli occhi si volsero rapidamente verso il basso.
Non sapeva cosa dire, non riusciva a formulare una frase intera!
Il moro allora cominciò a sfilare e ad infilare uno degli anelli dall’indice, giocherellando nervosamente con le mani ora libere, aspettando un responso che tardava troppo ad arrivare per i suoi gusti. Non ce la faceva più, e alla fine scoppiò.
-è troppo personale? È troppo privata? Non dovevo scriverla così, vero? Dovevo parlare della cazzate che facciamo insieme, o delle nostre risate, ma non di questo, vero? La pensi così, vero? Dici che non dovevo metterci quello che penso, eh? Perchè, sai, io penso tutto quello che ti ho letto, ma forse non- non sapeva più cosa dire o fare, sapeva solo che voleva sprofondare per aver gettato Tom in una confusione tale da zittirlo, cosa che, almeno in quella occasione, non desiderava affatto.
Stava per continuare il suo fiume di parole, quando si sentì avvolgere da un paio di braccia forti e calde. Alzò il volto di scatto, trovandosi immerso fra i dread-locks di suo fratello, mentre le loro guance si accarezzavano dolcemente.
Accadde tutto molto velocemente, tanto che non si accorse neppure che, a causa della spinta di suo fratello nell’abbracciarlo così forte, aveva perso l’equilibrio, facendo sì che entrambi cadessero all’indietro, sul morbido letto ancora abbracciati forte.
-Tomi?- sibilò appena, quasi timoroso di infrangere quel momento, di spezzare quell’istante in cui, era sicuro, sarebbe potuto benissimo morire felice, per la dolcezza del calore del corpo di suo fratello su di sé.
-grazie…-
Bill spalancò gli occhi, arrossendo ancora di più, l’aveva sentito o se l’era sognato?
No, quel sospiro contro il suo collo, quel soffio caldo che gli aveva procurato fin troppi strani e dubbi brividi non se l’era affatto immaginato.
-grazie Bill, grazie di tutto, grazie per quelle parole stupende, grazie di essere venuto, grazie…per…- non aveva avuto il coraggio di dirglielo in faccia, proprio come Bill si era nascosto fra le righe di una canzone, ora lui preferiva celarsi a quegli occhi, trovando riparo contro il collo del gemello, stringendolo ancora di più a sè –grazie per esistere e per essermi vicino!-
Bill, sconvolto dalla dolcezza di quel ringraziamento, strinse forte la maglia troppo larga di Tom, cercando la sua schiena e stringendosi ad essa, sorridendo contro la spalla del fratello, un sorriso di pura gioia e felicità.
“allora hai capito quello che ti volevo dire!! Il mio messaggio ti è arrivato davvero!!”
-è la cosa più bella che qualcuno possa ricevere, sono le parole più…dolci e…e piene di noi che qualcuno abbia mai potuto pensare di scrivere!- continuò Tom non appena si sentì stringere così forte dal fratello, percependo la sua gioia.
Fissò lo sguardo sul collo del giovane e inspirò l’inebriante profumo che emanava la sua pelle così terribilmente invitante.
-penso di essere davvero fortunato, sai?-
-da…davvero?- sussurrò la voce di Bill, nella quale si poteva cogliere chiaramente un sorriso.**
-beh, non credo che molte persone abbiano un fratello che gli dedichi certe poesie magnifiche, aspettando fino a tardi per fargliele sentire…credo che nessuno abbia un fratello come te…-
-lo so che sono unico e inimitabile!-
-non scherzare Bill, per me è una cosa seria…davvero…io sarei perso se non ci fossi tu...- sussurrò contro la sua pelle e subito sentì il proprio gemello irrigidirsi nel suo abbraccio sempre più stretto –le mie parole non diventeranno mai una canzone, ma voglio che tu sappia che…che…-
“oh cavolo, è più difficile di quello che credevo! Però lui ha avuto il coraggio di scrivere delle cose così forti! Ora io dovrei essere da meno?! No! Bill merita di sapere quanto gli voglio bene!”
Inspirò a fondo, non era mai stato bravo ad esprimere i propri sentimenti a parole, ma se avesse dovuto farlo a gesti probabilmente avrebbe sbagliato tutto!
Si maledì in tutte le lingue del mondo, poi decise che comunque, parole o gesti, avrebbe dovuto terminare quella frase che aveva fatto in modo che il cuoricino di suo fratello battesse sempre più forte. Lo sentiva chiaramente attraverso la stoffa della maglia…batteva a ritmo col suo!
“al diavolo!”
Una delle sue mani lasciò il corpo sottile del gemello e si allungò verso il comodino, fino ad arrivare al muro ove trovò l’interruttore della luce, spegnendola di colpo.
Bill lo stava guardando sicuramente con uno sguardo pieno di confusione e di domande, ma non voleva farsi vedere da lui, così che forse la sua colpa nera sarebbe passata più inosservata in quelle tenebre.
Bill aveva voluto dirgli quanto gli voleva bene, mentre lui voleva fargli capire quanto il suo volergli bene fosse cresciuto, fiorendo in qualcosa di più profondo e spaventoso. Si sentiva uno schifo totale a quel pensiero, ma non voleva sapere se era giusto farlo sapere a suo fratello o no, il suo cuore gli diceva semplicemente di farlo.
-Tom, che stai facendo?- domandò con una vocina un po’ impaurita, cercando di capire cosa volesse fare Tom.
“perché non finisci quella frase?”
Tom si alzò lentamente, trovandosi a gattoni sul corpo del gemello e mai come in quel momento avrebbe voluto scappare, ma, quel corpicino sotto di lui era in grado di attirarlo come una calamita potentissima e non sarebbe mai riuscito a fuggire da lui.
-Bill…ti prego…non dir niente…!- sibilò col cuore in gola per l’agitazione mentre le sue mani presero con infinita dolcezza il bel viso del gemello fra di loro, accarezzandone le guance e i lineamenti.
-…Tom…- sussurrò Bill, ma quel nome uscì dalle sue labbra talmente basso che il ragazzo non si accorse neppure di averlo detto.
Temeva di sapere cosa sarebbe successo e non sapeva se il suo cuore stesse impazzendo per la paura, per il senso di colpa o per la tremenda eccitazione.
Voleva fermarlo, ma voleva anche prendere i suoi rasta e tirarlo verso di sé, disperatamente bisognoso di quel contatto proibito a cui anelava da tempo.
I dubbi sembravano non volerlo lasciare più, ma non appena sentì il caldo respiro di Tom fondersi col suo, svanirono tutti come d’incanto.
-tu sei la cosa più importante per me…- sibilò a pochissimi millimetri dalle sue labbra, prima di posarvi sopra le proprie in una bacio leggero, puro e dolce.
E con quel semplice contatto riuscì a percepire tutta la tensione che scorreva nel corpo di Bill, facendolo tremare sotto di sè; la stessa identica tensione che scorreva dentro di lui.
-scusa…- sussurrò Tom staccandosi di colpo da quell’unione empia.
Non sapeva se aveva buttato a puttane tutto, non sapeva se aveva sbagliato completamente, sapeva solo che voleva farlo…e che Bill era ancora lì, non si era messo ad urlare istericamente, non gli aveva dato un pungo ornato pure di anello…
Anzi, con sua enorme sorpresa, in pochi secondi lo sentì aggrapparsi ai suoi capelli e tirarlo di nuovo in basso, dove le loro labbra si unirono di nuovo, ancora in un casto bacio che ben presto Tom portò ben oltre il limite dell’innocenza. Passò appena la lingua sulle morbide e calde labbra del fratello, chiedendogli il permesso di approfondire quel bacio che lo stava facendo impazzire, e Bill le dischiuse lentamente, andando a cercare la lingua del gemello, sentendosi pervadere da milioni di sensazioni fortissime e contrastanti non appena queste si toccarono e cominciarono la loro danza.
Strinse fra le dita i rasta del fratello, mentre questi accarezzava i suoi capelli, immergendovi le mani, stringendoli, scendendo sul torace, oltre la maglietta, sentendo oltre quello strato sottile di pelle e ossa il cuore del giovane battere all’impazzata.
Si divise da lui appena, giusto per riprendere fiato, ma la sensazione piacevolissima di quelle labbra aveva lasciato dietro di sé un desiderio ancora maggiore di esse, e non solo di quelle…
Grazie alla debole luce che proveniva dall’esterno della finestra, intravide nel buio il profilo del suo adorato gemello, gli occhi socchiusi, come le carnose e morbide labbra che mostravano il suo affanno lasciandosi sfuggire dolci e sensuali sospiri. Mai come in quell’istante realizzò quanto quel ragazzo era in grado di incantarlo, mai come in quel momento capì di amarlo con tutte le sue forze.
-mi dispiace…con le parole non me la cavo benissimo…sei decisamente meglio tu!-
-già, ma vedo che anche tu sai usare bene la lingua!- rispose maliziosamente il giovane con un soffio, facendo ridacchiare Tom.
-e poi dicono che quello malizioso fra i due sono io!- sibilò immergendosi negli abissi nocciola del gemello, perdendosi in quello sguardo magnetico e bellissimo.
-…lasciateci insieme nella notte…- sussurrò appena Bill, e Tom si ritrovò a sorridere mentre si leccava le labbra.
Cos’era quello, un invito malcelato nell’innocenza di poche parole?
-rimani con me, questa notte, o preferisci restartene tutto solo soletto?- gli chiese sensualmente il rastaro, piegandosi di nuovo su di lui, fino a far sfiorare i loro nasi.
Bill si lasciò scappare una risatina mentre le sue braccia si alzarono allargandosi, desiderose di quel calore che avevano trovato pochi istanti prima, desiderose del calore di quel corpo, semplicemente, desiderose di Tom, e il ragazzo non riuscì a dir di no a quella dolce e maliziosa richiesta.
Non sapeva perché, ma improvvisamente tutta la voglia di dormire l’aveva abbandonato completamente…


The end.

*= per la traduzione, portate pazienza, ma non ho mai studiato tedesco, quel poco che so è grazie ai carissimi ToKiO HoTeL, e questa traduzione mi è venuta fuori dopo un giorno a tu per tu con un odioso dizionario e grazie alla my best friend (^*^ Love ya!) per cui, se ho sbagliato qualcosa, chiedo scusa!V_v
**= ascoltando la voce di Bill senza guardarlo si capisce quando sorride! È troppo cute, perché sembra proprio che riesca a far sorridere la sua voce!>///< (non si capisce che mi piace, eh??!XP)

Ok, se siete arrivati fin qui meritate un premio: pupazzetti dei gemelli per tutti!!! XD
Beh, se avete critiche, offese, pacchi bomba, insulti, o magari qualche commentino pulcioso pulciò, me sarebbe molto molto contenta di saperli, così posso vedere di migliorarmi un po’! ^_^=
Kissos!!! ^***^

 
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COMMENTI:
Trovati 3 commenti
alonegirl 26/10/14 23:23
Stupendaaaaaaaaa!!!
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follina 17/06/08 16:22
è stupenda bellixima unika ti faccio i + grandi complimento del mondox qst ff assolutamente meravigliosa
bacioni
FolLiNa
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graziamadeinth - Voto: 30/05/08 23:02
Bellooooo!!!!!!
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