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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: JUDGEMENT
Genere: Horror, Drammatico, Fantasy, Soprannaturale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: darth9999 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/07/2007 18:10:09

Si tratta di un breve racconto scritto per un mio personaggio di un forum gdr, spero vi piaccia, commentate grazie^^
 
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LA FOLLIA CHE ALBERGA NELL'ANIMO
- Capitolo 1° -

Salve a tutti, è la prima volta che capito qui e mi è venuta voglia di postare uno dei miei brevi racconti: si tratta di una scena scritta in un forum gdr fantasy, spero vi piaccia.
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Il sole infuocato appariva in equilibrio sui crinali più alti delle montagne e, nella luce calante, le colline pedemontane parevano in fiamme. Una fresca brezza percorreva l'erba alta e inaridita che, simile a onde di fuoco dorato, sembrava riversarsi lungo i pendii, verso l'ombrosa e fertile valle.
Fermo in mezzo all'erba che gli arrivava alle ginocchia, il giovane, poco più che un ragazzino, le mani sprofondate nelle tasche del giubotto di cotone, osservava la vecchia casa sottostante, dimora di una serena infanzia e custode di mille ricordi felici, mura che nascondevano come un forziere l'amore che solo una famiglia sapeva generare, mura che ora nascondevano violenza e crudeltà di cui solo gli esseri umani erano capaci.
Il suo sguardo osservava con solennità quell'edificio, rivivendo ancora una volta ciò che era accaduto pochi minuti prima, mentre la convinzione che la sua utopia non solo fosse necessaria, ma giusta aumentava, insieme alla follia che lentamente si stava insinuando nella sua giovane mente.

Quella sera era rientrato prima del solito a casa, aveva ancora molti lavori da svolgere alla fattoria, ma quella era un'occasione speciale e aveva deciso di rimandare al mattino dopo, si sarebbe svegliato prima dell'alba e lavorando di buona lena si sarebbe rimesso in pari con la sua parte di lavoro: nonostante fosseimpegnato con gli studi, sotto la severa supervisione di sua madre, gli piaceva dare una mano al padre a mandare avanti la fattoria, svolgendo i lavori meno pesanti con impegno e solerzia, sentendosi soddisfatto di se stesso, oltre che guadagnarsi l'orgoglio e l'ammirazione dei genitori...e della sua sorellina adottiva.
Era passato ormai molto tempo da quando suo padre e sua madre avevano deciso di prendersi cura di Julia, desiderosi di avere un'altro figlio, ma impossibilitati ad averlo per colpa di una grave complicazione sorta dopo la sua nascita. Quel giorno sarebbe stato il terzo anno che la piccola Julia era entrata nella sua famiglia e, nonostante il suo compleanno cadeva in tutt'altra data, Chris aveva deciso di farle una sorpresa portandole un regalo comprato all'insaputa dei suoi, con alcuni dei suoi risparmi.
Sarebbe dovuto essere un giorno di allegria e festa: lui la adorava, le si era affezionata subito e lei si era affezionato a lui, era una bambina vivace e intelligente nonostante avesse solo 8 anni, gli piaceva giocare con lei anche quando era stanco, proprio come un forte fratello maggiore che l'avrebbe protetta finchè non sarebbe diventata forte anche lei per affrontare la vita con tutti gli ostacoli che le avrebbero sbarrato la strada. Una sgradevole sensazione lo avvolse non appena varcò la soglia di casa, il cigolio sommesso della masiccia porta d'ingresso che si chiudeva alle sue spalle sembrava volergli sussurrare parole di morte e raccontargli a cosa avevano assistito. Da una tasca del giubotto estrasse il piccolo pacchetto regalo e lo posò su un'antico mobiletto tarlato attaccato alla parete, posto a fianco della porta.
In casa non c'era nessuno, cosa piuttosto insolita a quell'ora, un silenzio innaturale era sceso in tutta l'abitazione.
Si diresse frettolosamente in cucina, convonto di sentire la voce di sua madre mentre cantava sottovoce sconosciute melodie intenta a cucinare, ma non vide nessuno, unico movimento nella stanza era la tremolante luce delle candele sul tavolo. Salì quindi sempre più preoccupato le scale, arrivando in pochi secondi al piano superiore, rischiando di cadere e rompersi l'osso del collo, ma il pensiero che fosse successo qualcosa a chi più amava, gli mise le ali ai piedi donandogli un'agilità inaspettata.
Spalancò la porta ed entrò nella sua stanza, nessuno.
Uscì e si diresse verso la camera di Julia, proprio di fronte alla sua, bussò un paio di volte ma ricevendo alcuna risposta entrò, ritrovandosi immerso in una scura penombra. Attese pochi istanti che i suoi occhi si abituassero al buio e scrutò nella stanza: era troppo presto perchè fosse andata a dormire e infatti il letto era vuoto e ben ordinato, come era la mattina. Tutto sembrava in ordine.
Lentamente, confuso e con un senso di orrore sempre crescente se ne andò chiudendosi la porta alle spalle, soffermandosi nel corridoio. Un debole rumore proveniente dall'esterno catturò la sua attenzione, alla sua destra la finestra era aperta permettendolgi di vedere con la coda dell'occhio una luce provenire dalla piccola officina a pochi metri dalla casa. Appena il tempo di voltarsi e questa si era spenta.
In quel piccolo capannino suo padre era solito rinchiudersi anche per delle ore, dedicandosi con fervore alla sua passione per le armi: nonostante fosse un autodidatta, suo padre poteva essere definito un abile fabbro e in alcune occasioni era riuscito a vendere alcune sue opere a mercenari e soldati di passaggio. Come mai fosse al lavoro a quell'ora, con la sera che incombeva, non sapeva spiegarselo.
Corse al pian terreno e uscì di casa, percorse il vialetto in pietra, accompagnato solo dal rumore dei suoi rapidi passi e dal suo respiro affannoso, assordato dal battito del suo cuore che sembrava dover sfondare il torace e uscire fuori. In breve raggiunse la piccola costruzione.
Rimase immobile davanti alla sottile porta, osservando il debole tremolio di una candela che iluminava il piccolo stanzino. L'unica finestra era stata coperta da una piccola tendina scura, ecco perchè non era riuscito a vedere la luce dall'esterno se non per un attimo.
Intimorito strinse la maniglia con una mano, il freddo tocco del metallo lo fece rabbrividire, poi la ruotò e con un lieve click la porta si aprì verso l'interno.

Prima ancora che gli occhi trasmettessero al suo cervello le immagini che gli si presentavano dinnanzi, fu l'odore acre del sangue ancora fresco a fargli capire cosa fosse successo.
Inginocchiato, sporco di terra, completamente nudo, suo padre teneva tra le braccia il corpo pallido ed esanime di Julia, nuda anch'essa. In un angolo un largo lenzuolo impolverato avvolgeva qualcosa, i rosei piedi che uscivano da una estremità mostravano chiaramente cosa nascondesse.
In quell'istante il timore, l'ansia, quella sgradevole sensazione che lo aveva avvolto da quando aveva messo piede in casa, sparirono ma non lasciarono spazio all'orrore, al panico e al terrore come si sarebbe aspettato lo stesso Chris, ma a un disgusto, a una repulsione verso quell'individuo che chissà perchè chiamava padre, tale da provare ribrezzo verso il sangue che scorreva nelle sue vene, lo stesso sporco sangue di quell'essere orribile che aveva appena sterminato la sua famiglia dopo avergli fatto chissà cos'altro. Ma in fondo lui lo sapeva, lo aveva sempre saputo, solo aveva cercato di ignorare quella consapevolezza, di non dar peso a quei numerosi episodi, ma ora la cosa era evidente....e non poteva più far finta di nulla.
Col passare del tempo aveva avuto modo di osservare quanto fosse imperfetto l'uomo, come anche le altre razze che popolavano il pianeta, creature capaci di compiere atti di una crudeltà e di una malvagità senza pari, che godevano nel calpestare gli altri, sottomettendo i più deboli con prepotenza, arrivando a togliere anche il dono più prezioso che possedevano...la vita.
Non meritavano di vivere, ma accecato della bontà e dell'amore che la sua famiglia gli aveva sempre trasmesso, non era riuscito a vedere oltre quella barriera, ma ora che suo padre l'aveva infranta, Chris riuscì a vedere la vera natura di chi solcava la Terra. Un animo talmente corrotto da infettare ciò che di buono era rimasto, talmente malvagio da non meritare di vivere.
I suoi occhi prima spalancati dall'orrore, si rilassarono posandosi sull'uomo un tempo suo padre, il suo sguardo era solenne, freddo, distaccato e giudicatore. La sua bocca semi-aperta per la terribile sorpresa, mutò contraenmdosi in una smorfia di disgusto.
Senza distogliere il suo glaciale sguardo dal padre ancora in ginocchio, la mano ancora sulla fredda maniglia, desiderò spazare via quella creatura così indegna e, come se fremessero dalla voglia di ubbidirgli, le numerose spade, le ascie, le lame appese sui muri dello stanzino e appoggiate sulle rastrelliere disseminate un pò ovunque, cominciarono a muoversi freneticamente come se una forte folata di vento le facesse danzare, urtandole tra loro e contro i muri, producendo uno strano lamento fatto di stridori metallici e di sordi tonfi rimbombanti.
Non appena intuì il pericolo, l'uomo cercò di alzarsi e sfuggire alla giusta punizione implorando Chirs di risparmiarlo, ma ogni sua speranza venne infranta quando con un'indifferenza priva di pietà, il giovane richiuse la porta mentre le lame che prima si dimenavano infuriate, smisero di cozzare l'una contro l'altra sollevandosi invece silenziose nell'aria.
Un sorriso sadico gli attraversò il viso quando l'essere impuro smise di strattonare la porta nel tentativo di fuggire, uno strano bagliore gli illuminò il volto non appena le urla cessarono e un denso liquido scuro cominciò a fuoriuscire dalla piccola fessura sotto la porta.

Dall'alto delle colline, si soffermò ancora qualche secondo ad guardare la vecchia villa, poi sollevò la testa e si perse ad osservare l'avanzare del nero manto notturno e alla nascta delle prime stelle che lo avrebbero guidato verso il raggiungimento della sua utopia. L'umanità e tutte le altre razze che ammorbavano il globo dovevano sparire, e lui avrebbe rappresentato il giudizio divino che avrebbe compiuto tale atto.
Solo chi si sarebbe mostrato degno ai suoi occhi, avrebbe avuto la possibilità di assistere alla nascita del nuovo Eden, e di vivere in un paradiso in terra dove solo la giustizia e l'ordine avrebbero regnato.
 
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