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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Pokémon
Titolo Fanfic: AH! HOME'S WHERE THE HEART IS
Genere: Sentimentale, Romantico, Commedia
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai, Yaoi
Autore: ilakey galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/07/2007 17:06:16

(AshGary) Ash ha sempre amato viaggiare, ma ora c'è qualcosa che lo riporta sempre indietro, a PalletTown.E questo qualcosa è il suo antico rivale.
 
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SATOSHI
- Capitolo 1° -

Ah! Home`s where the heart is
Avvertenze: shounen ai - Shishi = palletshipping.. e una trama che è un po' un classico e un po' banale a mio parere XD
Se non vi piace non leggete è-é
Rating: PG
Noticina: Il titolo.. bhè il titolo è il titolo dell'episodio 18 di Gintama XD non sapevo davvero cosa mettere. E mi raccomando è_é/ guardate Gintama che è assolutamente esilarante!
Noticina2:
Gary= Shigeru;
Ash= Satoshi;
Misty=Kasumi;
Brock= Takeshi;
Tracey= Kenji;
Professor Oak=Professor Ookido;
Vera= Haruka;
Pallet Town= Masara Town.



Satoshi finì di annotare il nuovo pokemon nel pokedex. Lo aveva cercato per quattro giorni, ma ne era valsa la pena. Sapeva che prima o poi lo avrebbe preso, Satoshi non era un ragazzo che si lasciava sconfiggere facilmente.
Ventitre anni, capelli neri ed arruffati, occhi scuri color nocciola, Satoshi era uno dei più importanti allenatori di pokemon del continente.
Era il famoso Pokemon Master ormai da tre anni ma lui non si accontentava di rimanere ad aspettare giovani allenatori sfidanti o di firmare autografi a ragazzine avvenenti. Già da tempo pensava di lasciare il titolo e dedicarsi solo alla cattura di nuovi pokemon.
Perchè lui amava viaggiare, amava allevare i suoi pokemon e soprattutto amava scoprirne e catturarne di nuovi.
Al momento Satoshi si trovava nei pressi di Touka City. Haruka, la sua vecchia amica e compagna di viaggi, lo aveva chiamato la settimana prima per avvertirlo di quel nuovo pokemon ed anche per sfidarlo e magari sconfiggerlo.
Ci prova sempre, pensò Satoshi rimettendosi lo zaino sulle spalle ed incamminandosi verso la città, assieme al suo amato Pikachu.
Quante avventure lui e quel topino giallo avevano passato assieme. A volte aveva una terribile nostalgia. Viaggiare senza pensieri e senza mete.. era qualcosa di affascinante ma anche infantile.
"Ti piacerebbe viaggiare ancora Pikachu?" chiese il ragazzo.
Il pokemon replicò con un allegro pikapika e gli saltò sulla spalla. Anche lui sapeva bene che il suo padrone era cambiato. Che ora c'era sempre qualcosa che gli impediva di partire solamente.
Qualcosa che lo faceva tornare ogni volta a Masara Town.
E questo qualcosa non era propriamente una cosa. Era una persona.
Shigeru Ookido.
Il suo migliore amico d'infanzia. Poi il suo miglior rivale.
Ed ora?
Ora lui e Shigeru erano.. qualcosa.
Shigeru lavorava all'università di pokemon di Masara Town ed attualmente viveva con il nonno, il professor Ookido, aspettando di trovare un appartamento adatto a lui e più vicino all'università.
Shigeru aveva fatto un lungo periodo di ricerca, in giro per il continente, ma già da tre anni aveva accettato il lavoro offertogli da quella prestigiosa università.
Solo un anno prima Satoshi era tornato a casa, aveva voglia di casa. E sapere che il suo antico rivale si trovava lì lo aveva riempito di irritazione ed aspettativa. Non sapeva cosa avrebbe dovuto aspettarsi.
In realtà si era preoccupato inutilmente. Quando si erano visti, per la prima volta dopo tanti anni, le cose erano rimaste formali. Come due adulti professori dotti e snob.
Poi Shigeru aveva cominciato a visitare sempre più spesso casa sua perchè da sempre tra gli Ookido e la famiglia di Satoshi vi era un forte legame, per non parlare della vicinanza tra le due case e della grande amicizia tra il nonno di Shigeru e la madre di Satoshi.
Lentamente le cose erano migliorate ed il loro antico rapporto si era restaurato in un modo più adulto e sicuramente meno scontroso.
I due avevano anche lavorato assieme, per qualche mese, ad un progetto per l'università.
Fu così che Satoshi accantonò il suo progetto di partire nuovamente da Masara Town. Perchè farlo? Perchè andarsene ancora come faceva da ragazzino?
Lì vi era sua madre, c'era il professore. Poco distante vi erano anche i suoi amici Kasumi e Takeshi e poi lì vi era Shigeru.
Non amava ammetterlo a se stesso ma si era terribilmente assuefatto alla vista di Shigeru ogni giorno. O a casa sua, o a casa del professore o per la città o all'università.
Era bello parlare con lui, stuzzicarsi, rivaleggiare, discutere, anche solo stare in silenzio. Non era bello?
E sicuramente anche Shigeru la pensava così, altrimenti se ne sarebbe andato già da tempo. 'Geru non era davvero il tipo di persona che aiuta gli altri solo per il loro bene.
Satoshi sospirò e strofinò la propria guancia contro quella di Pikachu.
Lui e Shigeru.. come dirlo? Non ne avevano nemmeno parlato tra di loro.
Due settimane prima era accaduto. Un bacio, un semplice bacio che però non aveva nulla della timidezza adolescenziale o del semplice sfogarsi di un istinto.
Gli era sembrato così naturale, quanto il fluire dell'acqua in una cascatella.
Poi non ne avevano parlato. Shigeru un giorno gli aveva chiesto cosa, perchè? Cosa stava succedendo? Cosa erano loro due?
Era imbarazzato, ma non sembrava arrabbiato o infelice, solo curioso, pieno di aspettative.
Satoshi aveva sviato il discorso. Lui non lo sapeva. Non sapeva che stava accadendo.
E la settimana dopo avevano bevuto qualche bicchiere di troppo, per festeggiare un finanziamento dato all'università ed avevano finito per fare l'amore.
Che cosa significava? Come era potuto accadere?
E la mattina successiva avevano riso. Di tutte le cose che avrebbero potuto fare, dal disgusto, alle urla, loro avevano riso. Ovviamente dopo un terribile sguardo imbarazzante ed una fuga per raccattare i vestiti ed impedire che il povero professor Ookido li potesse vedere in quello stato.
"Pikachu, pikachu. Secondo te sono innamorato di Shigeru?"
"PikaPika."
Satoshi scrollò le spalle e continuò a camminare. Avrebbe voluto leggere nella mente di Pikachu per sapere cosa pensava il suo amato topino giallo.
"Ho tempo per scoprirlo.. non devo dirglielo subito, no? Posso aspettare," continuò il ragazzo.
Pikachu lo osservò severamente. Il suo caro padrone umano tendeva troppo a rimandare le cose di cui aveva paura.
E se Shigeru, l'amico del suo padrone, aveva almeno provato a chiedere a Satoshi cosa erano loro due l'uno per l'altro, Satoshi aveva sempre e semplicemente evitato il discorso.
"PikaPika," insistette il pokemon, tentando di far capire al suo allenatore quello che pensava e sentiva.
"Siamo quasi arrivati, Haruka ci ospiterà per la notte e domani torneremo a Masara Town," lo rassicurò Satoshi, interpretando erroneamente la sua impazienza.
La città di Touka era leggermente più piccola di Masara Town. Tutti si conoscevano l'uno con l'altro e tutti bene o male conoscevano il giovane Satoshi e non solo per la sua fama di Pokemon Master.
Il sole stava tramontando e Satoshi iniziava a sentire la sua stessa pancia che brontolava per la fame.
Un pidgey passò rumorosamente sopra di loro.
"Oh, caro," lo salutò un'anziana donna dai capelli tinti di un rosso brillante e gli occhi chiarissimi, quasi azzurri. Era la signora Otose, una donna sulla sessantina che dirigeva un piccolo negozio di medicine fatte da lei stessa con le erbe e le bacche del bosco vicino alla città.
"Buongiorno Signora Otose, tutto bene?"
"Certo certo, grazie caro. Hai visto Haruka?"
"Non ancora, ma sto andando a casa sua. Mi ospita questa notte."
Un piccolo Mareep, che apparteneva ad Otose, le trotterellò vicino, belando delicatamente e sedendosi per terra, con la testa appoggiata ad un ginocchio della donna.
"Una cara ragazza Haruka, sì. Prima ti stava cercando. Anche suo fratello ti cercava, ed erano così frettolosi. Sembravano preoccupati ma non hanno voluto dirmi cosa succedeva."
Uno dei difetti della signora era che era una grande pettegola.
"Mi stavano cercando?" domandò inutilmente Satoshi. Non aveva bisogno di conferme, aveva già sentito benissimo le parole della donna.
"Meglio de vai da loro, caro," gli consigliò Otose, indicandogli la strada verso la casa della ragazza, con un gesto della mano sinistra.
Forse avevano trovato un nuovo pokemon, pensò la parte ottimista della sua anima, e forse volevano che lui lo catturasse..
Satoshi la ringraziò e salutò al tempo stesso, con un cenno della testa ed iniziò ad incamminarsi fino a casa di Haruka, ritrovandosi infine a percorrere di corsa l'ultimo tratto.
La casa della ragazza era ampia e dipinta di un rosso caldo ed accogliente. Era circondata da un ampio giardino, delimitato da una bassa siepe.
Proprio nel giardino, Haruka stava nutrendo un cucciolo di Ponyta con quello che sembrava essere del fieno fresco.
"Haruka!" la chiamò, quasi senza fiato, correndo attraverso il cancelletto spalancato, mentre Pikachu saltava agilmente dalla sua spalla a quella della ragazza, per salutarla.
"Pikachu! Satoshi!" esclamò lei "Siete stati via a lungo."
"Sì, ma l'ho catturato," rispose Satoshi, riferendosi al raro pokemon per cui era venuto lì e le sorrise orgoglioso.
Haruka fece un cenno affermativo per fargli capire che era felice della sua vittoria ma non sorrise di rimando, anzi, sul suo volto si dipinse un'espressione ancor più cupa e preoccupata.
"Oh, Satoshi, prima ti ho cercato ovunque, non riuscivo proprio a trovarti.." iniziò con foga ".. tua madre aveva chiamato e mi aveva detto di dirti di richiamarla ma non ti trovavo!" continuò, lasciando cadere il sacco di fieno.
Ponyta ne approfittò per infilarci dentro il piccolo muso rosato e mangiare da solo.
"Ti ha detto per cosa?" la interrogò Satoshi, sentendo che ad ogni respiro delle mani gelide sembravano accarezzargli i polmoni.
"Il tuo amico, quello dell'università, ha avuto un incidente. Non so esattamente cosa-"
"Come un incidente?" sussurrò Satoshi, mentre un freddo liquido di ansia e paura scendeva per la sua spina dorsale, infido e sinuoso.
Haruka lo osservò sorpresa, forse colpita dall'improvviso pallore sul volto dell'amico.
"Non mi hanno detto altro, forse dovresti chiamare tua madre," gli consigliò.
"Sì sì, forse.." rispose Satoshi, sentendosi improvvisamente stanco e senza energie. Iniziò ad incamminarsi verso l'entrata della casa ma improvvisamente si voltò verso Haruka. "Posso usare il telefono?"
"Oh, ma certo, non ti preoccupare."
Satoshi annuì e Pikachu saltò nuovamente sulla sua spalla.
La casa di Haruka era molto grande. Una casetta a due piani e, sul retro, un piccolo studio accanto ad un pezzo di terreno recintato con uno steccato appena ridipinto. Era dove lavorava il padre di Haruka e dove a volte teneva i pokemon, se necessario.
Satoshi sapeva che il telefono, fornito di video, si trovava nel corridoio, subito accanto all'entrata, un po' sulla sinistra.
Non perse tempo a salutare i genitori di Haruka forse presenti in casa, non li aveva visti, ma si diresse subito verso il telefono e compose velocemente il numero di casa propria.
Il telefono iniziò a squillare, tututu a vuoto, per dei secondi interminabili e lo schermo rimase ostinatamente nero.
Haruka entrò, silenziosamente, dietro di lui. Non voleva disturbarlo ma solo assicurarsi che stesse bene.
Pikachu strofinò il proprio musetto giallo contro la guancia del suo padrone "Pika, pika."
"Non è niente, non ti preoccupare, Pikachu, non è niente. Vedrai che stanno tutti bene, stanno tutti bene," gli rispose Satoshi, a voce bassa, quasi impercettibile, forse un po' tremante.
Lo schermo lampeggiò e Satoshi sussultò, quasi mordendosi la lingua per il nervosismo. Le orecchie di Pikachu si rizzarono nell'aria e con un click apparve davanti a loro l'immagine un po' mossa e meccanica della madre di Satoshi.
"Satoshi! Eccoti finalmente, dove eri finito?" domandò subito la donna. Indossava una lunga vestaglia azzurra ed uno scialle blu scuro che aveva fatto lei stessa qualche anno prima. I capelli erano leggermente scompigliati, raccolti malamente in una coda e, nonostante fosse appena il tramonto, sembrava essersi svegliata da una notte di sonno.
"Mamma, cosa è successo?" Stavi dormendo? voleva chiedergli, ma aveva troppa fretta per fare altre domande e per pensare che forse se sua madre stava dormendo non era accaduto niente di grave.
Oddio era successo qualcosa a Shigeru, realizzò improvvisamente per la prima volta. Qualcosa a ..
"Si tratta di-"
"Shigeru?" chiese Satoshi, a così bassa voce che si stupì che la madre lo avesse sentito sentito.
"Sì. C'è stata un'esplosione al laboratorio dell'università, quello degli electrode," rispose lei, stringendosi nello scialle, "Oh, scusami Satoshi, ho un aspetto orribile ma sono stata tutto il tempo da lui e non ho potuto dormire e-"
"Cosa significa? Come sta?" Dov'è? Dov'è? E' grave? Dimmi che non è nulla, voleva supplicarla, ti prego, dimmelo.
"Non ti preoccupare, è all'ospedale solo per sicurezza. Ha battuto la testa e si è ustionato il braccio, non fare quella faccia, non morirà per così poco. E' un po' ammaccato ed ha bisogno di antibiotici, non volevo lasciarlo all'ospedale da solo perchè suo nonno al momento sai che si trova da Takeshi per quell'onyx..."
Satoshi chiuse un attimo gli occhi. Oddio grazie, riusciva solo a registrare il suo cervello, oddio grazie.
"Devo tornare lì."
"Ed il tuo pokemon?"
"L'ho catturato," rispose Satoshi senza il consueto orgoglio con cui l'avrebbe detto normalmente. Ma non era una risposta che andava bene. "Ma sarei tornato anche se non l'avessi catturato. Sarò lì al più presto.. sicura stia bene? Cosa vuol dire ha battuto la testa?"
"Un leggero trauma cranico, per sicurezza è all'ospedale e-"
"D'accordo," tagliò corto Satoshi, benché in realtà voleva urlarle che la parola trauma unita con cranico non gli piaceva per nulla "Vengo lì, chiederò a Haruka se mi può prestare un Pidgeot o.. in qualche modo arrivo, ciao mamma." E riattaccò.
Haruka tossì leggermente, imbarazzata per la conversazione personale a cui aveva assistito, e Satoshi si voltò velocemente e subitaneamente verso di lei.
La guardò per qualche secondo, indeciso su cosa fare. "Posso..?"
L'amica e la compagna di viaggio di un tempo annuì. "Puoi prendere Nyana, sono sicura che papà sarà d'accordo. E' il nostro Pidegot."
"Grazie, Haruka," sorrise finalmente Satoshi.
La ragazza ricambiò velocemente il sorriso, dopodiché corse nell'altra stanza, la cucina, dalla quale Satoshi la sentì salire frettolosamente le scale.
Sentendosi terribilmente senza energie, il giovane Pokemon master si trascinò fino alla porta d'uscita e si sedette, o meglio si lasciò cadere, sul gradino di marmo che portava al giardino.
Haruka aveva lasciato la porta aperta e fuori iniziava già a fare buio. Le fiamme del piccolo Ponyta risplendevano accanto al cancelletto.
"Pika pika," sussurrò il suo fidato Pikachu, passando dalla spalla del padrone al grembo.
"Pikachu, se gli fosse successo davvero qualcosa.. cosa avrei fatto? Se.. se-non so- se fosse morto?"
"Pika!" lo rimproverò il pokemon. Il suo padrone diventava molto pessimista e la sua fantasia lavorava un po' troppo quando era preoccupato.
"Mi aveva chiesto se io e lui eravamo qualcosa.. se io e lui- ed io ho sviato il discorso, capisci? Lui sarebbe potuto morire con l'idea che l'ho preso in giro, che per me lui era solo una notte o .. o-"
Pikachu morsicò un dito del proprio padrone e quello sussultò per il dolore."Hai ragione, mi sto preoccupando troppo è solo che-"
Era solo che lui aveva pensato di avere tutto il tempo del mondo per parlare a Shigeru. Aveva pensato che lui stesso sarebbe stato bene, che Shigeru sarebbe stato bene. Che Shigeru non avrebbe trovato un altro o che non si fosse stancato di aspettare...
Ed aveva sempre rimandato.. cosa cambiava un giorno in più?


Nyana era un ottimo pidgeot, ben allenato e di alto livello. Sapeva orientarsi in modo sorprendente nonostante il buio, perchè Haruka a volte si serviva di lei per andare a trovare Satoshi a Masara Town.
Satoshi, Nyana e Pikachu volarono per quasi due ore e mezza, dopodiché si fermarono sulle rive di un anonimo laghetto per riposarsi. La sosta durò solo un'ora, o poco meno, e subito ripartirono per la volta della città natale di Satoshi.
Viaggiarono per un'altra ore e mezza, forse di più e quando arrivarono Nyana lanciò un acuto grido di gioia.
Masara Town non era certo una metropoli anzi, era poco più di un paesetto ma sicuramente si era molto sviluppata da quel vecchio paese solitario che Satoshi ricordava nella sua infanzia.
Da lassù Satoshi poteva vedere il porto, il supermercato e l'ospedale, vicino al centro pokemon.
L'ospedale.. sarebbe sceso lì subito se avesse potuto ma sapeva bene che sarebbe stato inutile. Il professor Ookido, il nonno di Shigeru, aveva sicuramente chiesto all'ospedale che la madre di Satoshi venisse trattata come una parente di 'Geru e potesse quindi visitarlo, lui invece non era certo un suo parente e probabilmente il professore non si era curato di parlare di lui agli infermieri.
Il pidgeot continuò a volare finché Satoshi non vide la collina su cui si trovava il laboratorio del professor Ookido e, poche case più in là, la propria dimora.
"Scendi qui, Nyana, per favore," sussurrò al pokemon mentre Pikachu, che si era addormentato nel suo cappotto, drizzò pian piano le orecchie e sbucò con la testolina per osservare il cielo aperto.
"Pika?"
"Siamo arrivati."
Il grosso pokemon volatile planò abilmente, ed infine atterrò con due potenti battiti di ali proprio nel giardino di casa.
"Grazie Nyana, ti porterò al più presto a casa," promise il Pokemon Master, facendola entrare nella sfera pokè.
Il ragazzo percorse correndo gli ultimi metri che lo dividevano dalla porta e Pikachu si svegliò del tutto, passando dal cappotto alla sua spalla. Prima che potesse bussare però, la porta si aprì e comparve la tanto amata madre e dietro di lei il fidato Mr Mime.
"Oh Satoshi, finalmente!" lo abbracciò la donna.
"Mamma, sono stato via solo sei giorni!"
"Stai bene? Vuoi riposarti?"
Satoshi si staccò dalla madre, salvandosi così da un probabile soffocamento. "Voglio vedere Shigeru."
"Ma è notte ormai e non è certo orario di visite e tu hai viaggiato molto e-" iniziò a protestare la donna, ma poi il suo viso si illuminò e sorrise, "Gli vuoi molto bene, vero?"
Non aveva bisogno di una risposta. Scompigliò allegramente i capelli del figlio, poi tornò in casa e prese al volo le chiavi dell'automobile. Aveva la patente da solo un anno e quindi non guidava molto, soprattutto con il buio, ma quel giorno avrebbe fatto un'eccezione.
"Chissà, magari usando un po' del tuo charme da famoso Pokemon Master ti faranno entrare, che dici?" ipotizzò la donna, quasi allegramente.
In quasi dieci minuti giunsero al piccolo ospedale.
"Shigeru Ookido? Ma non è ora di visite," rispose loro una giovane e gelida infermiera con i capelli neri e lisci, lunghi fino alle spalle.
"E' importante," provò Satoshi ma sua madre lo interruppe con una mano.
"La prego!" esclamò, mettendosi davanti al figlio, "lui è il famoso Satoshi, il Pokemon Master!"
Satoshi le lanciò un'occhiata irritata e così fece l'infermiera che, con un gesto meccanico, si mise a posto gli occhiali e sussurrò un "Usare una così futile fama per aggirare le regole è molto deplorevole."
La madre di Satoshi ridacchiò imbarazzata.
"Shigeru è un bravo ragazzo. Ha aiutato molto mio figlio, all'università," disse l'infermiera, guardando altrove un po' titubante.
"Ah sì?" intervenne Satoshi, speranzoso.
"Sì, mi dispiace per l'incidente. Mi ha parlato di te ieri," aggiunse poi, anche se le due affermazioni non avevano nessun nesso logico fra di loro. "Penso che gli farebbe piacere se tu andassi," esclamò infine, imbarazzata anch'essa, in modo gelido e rigido.
Satoshi pensò quasi di abbracciarla. Quasi. Optò per un sorriso ed un grazio molto sentito, dopodiché la sorpassò e corse fino alla stanza 112.
"Satoshi," lo richiamò l'infermiera ed il ragazzo pensò di aver frainteso.. magari non gli stava davvero dicendo che poteva andare, no?
"Non si corre nei corridoi."
"Oh. oh! Mi scusi," rise quasi il ragazzo e decise di procedere più lentamente.
"E niente pokemon."
Satoshi si voltò nuovamente verso la donna e guardò il piccolo Pikachu che se ne stava comodamente sulla sua testa. "Scusi," sussurrò ancora e Pikachu, intelligente e premuroso, saltò sulla sua spalla e strusciò un poco il naso contro la guancia del giovane.
"Pika pika," esclamò, prima di scendere e correre dalla madre di Satoshi. Sarebbe rimasto con lei.

La stanza 112 era la penultima nel corridoio e la porta era aperta.
"Shi-" sussurrò il ragazzo, ma si bloccò subito. Probabilmente 'Geru stava dormendo, non era davvero il caso di svegliarlo.
Il ragazzo entrò a punta di piedi nella stanza indicatagli dall'infermiera.
Era una normalissima stanza d'ospedale, con tre letti, tutti e tre occupati, un'enorme finestra e sulla destra un piccolo tavolino ed un armadio, sopra il quale si trovava una tv dall'aria un po' malandata.
Il tutto sarebbe stato completamente buio se non fosse stato per la luce dei lampioni notturni che entrava dalla finestra. Qualcuno si era dimenticato di tirare le tende.
Shigeru era sdraiato nel letto più in fondo, quello accanto alla finestra, ma dormiva profondamente nonostante la luce.
Satoshi passò accanto agli altri due letti, occupati da un bimbo e da un uomo di mezza età, attento a non inciampare in nulla e non fare rumori inutili. Dopodiché prese silenziosamente la sedia del tavolino e la accostò al letto di Shigeru.
Ecco.. ora andava tutto bene, pensò sedendosi, era lì che doveva stare, lì accanto a 'Geru.
Shigeru se ne stava immobile, ignaro della presenza affettuosa accanto a lui. I capelli castani erano totalmente scompigliati e lasciati a loro stessi e coprivano in parte un livido scuro e qualche graffio che si trovava sul lato sinistro del viso. Indossava un pigiama chiaro, azzurro o verde, con così poca luce non si vedeva, a maniche lunghe, anche se la manica sinistra era un po' arrotolata per far passare il tubicino della flebo, probabilmente era l'antibiotico di cui aveva parlato sua madre.
Satoshi prese tra le sue la mano destra del ragazzo e sentì il polso fasciato.
Ti fa male? Aveva l'urgente bisogno di chiederlo, di svegliarlo. Ti fa male? Sono qui! Come se questo potesse cambiare qualcosa, in effetti era assurdo. Se fa male fa male e basta.
Sperando che l'infermiera non sarebbe venuta a buttarlo fuori, più per il timore di svegliare i pazienti che per gentilezza, il Pokemon Master decise che sarebbe rimasto lì, e si avvicinò maggiormente al letto, appoggiandosi ad esso con il torso.
"Shi-ge-ru," canticchiò piano.
Sapeva che lo avrebbe benissimo rivisto anche il giorno dopo e che quindi poteva andarsene ma qualcosa gli diceva che doveva rimanere lì. Probabilmente quel qualcosa era il senso di colpa per non essere arrivato prima, per non esserci stato o per non aver risposto alla domanda di Shigeru, Cosa stava succedendo? Cosa erano loro due?
"Penso di essermi innamorato del mio ex migliore amico ed ex rivale.. ed ora sto anche parlando da solo come un idiota mentre tutti stanno dormendo."
Fu così che Satoshi si costrinse almeno a dormire fino al mattino, accanto a Shigeru.
A svegliarlo fu il sole mattutino ed il bambino del primo letto che starnutiva.
Satoshi si alzò a sedere, lentamente, stropicciandosi gli occhi. La schiena gli rispose on una fitta di dolore, in protesta per il modo assurdamente scomodo in cui aveva dormito.
Shigeru se ne stava esattamente nella stessa posizione della notte prima, il viso ancora più pallido alla luce del sole.
"Shi-ge-ru," lo divertiva canticchiare e sillabare il suo nome.
"Sa-to-shi," sorrise il finto addormentato, aprendo gli occhi e voltandosi verso di lui.
"Se sveglio! Come stai? Mi dispiace di non essere arrivato prima.. ti fa male?" finì, indicando la testa.
"Mi stai distruggendo la mano," si lamentò l'altro, riferendosi alle loro mani ancora unite.
"Scusa," sussurrò il Pokemon Master, allentando la presa, "Come stai?"
"Solo un po' di mal di testa, per il resto va tutto a meraviglia," sorrise il ragazzo infortunato.
Satoshi osservò preoccupato la fasciatura dell'amico e gli si avvicinò leggermente. "Hai sete? Fame? Puoi mangiare, sì? Ti porto qualcosa? Sei-"
"No," rispose Shigeru, fermamente anche se con una risata, "Satoshi stai tranquillo. Se avrò bisogno di qualcosa te lo farò sapere, ok?"
"Ok."
Un'infermiera dall'aria un po' svampita, con i capelli castani raccolti in una lunga treccia, fece il suo ingresso nella stanza e si fermò a scambiare qualche parola con l'uomo del secondo letto.
"Probabilmente ci ha visti," commentò Shigeru, quando lei se ne fu andata, ed alzò le loro mani unite per esplicitare l'affermazione.
"Forse.. ti da fastidio?"
"No," rispose sorpreso Shigeru, sottintendendo che si sarebbe aspettato che a Satoshi avrebbe potuto dare fastidio.
Satoshi rimase ad osservarlo in silenzio per qualche minuto. Davvero si era comportato in modo così, non so, stupido? da far credere all'alto che era imbarazzato di lui?
"Voglio togliermi questa cosa dal braccio," si lamentò l'infortunato, guardandosi attentamente il polso sinistro.
"Tiamo."
"Cosa?" domandò l'altro, ancora più sorpreso, allargando gli occhi in modo altamente comico, benché nessuno dei due avesse poi tutta questa voglia di ridere.
"Cosa cosa?" replicò Satoshi, arrossendo stupidamente.
"Hai detto.." provò Shigeru.
Il Pokemon Master sospirò. Ormai l'aveva detto, sì? L'aveva veramente detto a voce alta. E si era anche ripromesso di mettere in chiaro le cose tra loro due, non poteva tirarsi indietro proprio ora solo perchè aveva visto che lui stava abbastanza bene e che quindi vi era la possibilità fisica di rimandare ancora..
"Ti amo.." ripeté Satoshi, incerto, "Ti amo?" disse poi con una scrollata di spalle, come se stesse domandando scusa. "Sono in ritardo, lo so, ma mi avevi chiesto cosa stava succedendo."
Shigeru si mise a sedere e Satoshi quasi arrossì ancor di più sotto il suo sguardo inquisitore e quasi arrabbiato.
"Lo dici così per dire? Per tirarmi su il morale?"
"Stai scherzando vero? Lo dico sul serio," replicò lentamente l'altro, come per testare le reazioni dell'infortunato alle sue parole.
Shigeru lo osservò, irritato, senza mai abbassare gli occhi o distogliere lo sguardo e così fece Satoshi. Cos'era? Era diventata una specie di gara di sguardi? E dopo tutto il tempo che aveva passato a preoccuparsi per lui, a pensare a loro due, e non intendeva solo nell'arco di quella giornata, Shigeru replicava in un modo così assurdo ad un Ti amo?
"Forse ho frainteso-" forse aveva frainteso. Forse davvero per 'Geru quella volta, quei baci erano stati solo divertenti oppure degli errori. Forse aveva troppa fiducia in se stesso. Kasumi gli diceva sempre che era troppo pieno di sè e soprattutto contava troppo sul suo istinto.
"No," lo bloccò, secco, Shigeru, "Baciami."
Satoshi inarcò un sopracciglio, confuso. Tra tutte le cose che poteva dire e spiegare, proprio quella e con un tono del genere.
Ma non era il caso di ribattere, se Shigeru voleva un simile tipo di prova, perchè non dargliela? Avanti, Satoshi! Sei un uomo, ce la puoi fare, non ti imbarazzare.
Si chinò verso il ragazzo sul letto e lo baciò a schioccò sulle labbra.
"Questo non è un ba-" aveva iniziato a ribattere il baciato e Satoshi decise di accontentarlo anche questa volta e, mettendo una mano dietro al collo di Shigeru, si chinò per baciarlo nuovamente.
Ok, quello era un bacio. Sei contendo 'Geru?
"Ah! Ho capito," sussurrò improvvisamente Satoshi interrompendo il bacio e facendo sussultare il povero Shigeru. Senza volerlo un sorrisino prese forma sul so viso.
"Cosa hai capito?"
"Fingi di essere arrabbiato perchè sei imbarazzato! Oppure sei irritato proprio perchè sei imbarazzato."
Shigeru, che stava mettendo a posto il tubicino della flebo sopra la coperta, si voltò di scatto verso l'ex rivale e Satoshi giurò di averlo visto quasi arrossire. Anzi, senza quel inutile quasi.
"Non mi psicanalizzare, 'Toshi."
"Come vuoi, come vuoi," continuò a sorridere Satoshi, con l'aria di chi ha appena svelato un grande mistero che prima sembrava troppo oscuro.
Un pidgey svolazzò fino alla finestra, fermandosi sul davanzale ed analizzando interessato il vetro.
Shigeru si voltò ad osservarlo ed il pidgey ricambiò incuriosito lo sguardo, inclinando un poco la testa.
Si era quasi perso completamente nei suoi pensieri, o così sembrò all'altro che quindi si appoggiò a lui, lentamente, per lasciargli il tempo di respingerlo se avesse voluto.
"E tu?"
"Hn? Anch'io," rispose Shigeru.
"Non sai nemmeno di cosa sto parlando," si lamentò il Pokemon Master, alzando un po' il viso per osservare l'altro ragazzo negli occhi.
"Sì che lo so. E la mia risposta è anch'io sonoinnamoratodite."
"L'hai detto piuttosto in fretta, lo ripeteresti per favore?" lo prese in giro Satoshi, tornando a sedersi sulla sedia per timore di far del male al già malandato suo amato.
"Ti farò arrostire dal mio Arcanine per questo," lo minacciò l'altro, incrociando le braccia al petto.
"Allora ripeti dopo di me-"
Ma Shigeru non seppe mai cosa ripetere perchè in quel momento entrò un'allegra madre di Satoshi, completamente ristorata dalla stanchezza del giorno prima.
"Oh eccovi. Shigeru come ti senti oggi?" domandò la madre di Satoshi, portando all'infortunato il vassoio della colazione che l'infermiera le aveva pregato di portare personalmente. Lo appoggiò sul comodino accanto al letto del paziente e battè una mano sulla spalla di Satoshi.
"Bene grazie," sorrise Shigeru.
La donna si portò una mano alla guancia e sorrise. "Bene, ne sono felice. Allora sarà meglio che io torni a casa così metto in ordine per il vostro arrivo e oggi pomeriggio potrò andare a prendere il professor Ookido alla stazione."
"Il nonno torna oggi?" si informò Shigeru, prendendo il succo dal vassoio ed iniziando a mangiare.
"Sì, vero le quattro. E tu esce oggi dall'ospedale quindi ti può portare a casa Satoshi. Potete prendere un taxi," continuò la madre del Pokemon Master, sorridendo in modo estremamente brillante ed un po' euforico, "ti lascio i soldi, Satoshi, ok?"
La donna frugò un poco nella borsa e tirò fuori qualche banconota che consegnò al figlio.
"Hai già le chiavi di casa, vero?" disse solennemente la madre, "Io starò via per un po'."
"Mamma cosa c'è tra le banconote?" notò in quel momento Satoshi, vedendo della carta estranea. "Cosa'è? Preser-" lesse e poi arrossì "Mamma!"
Ma la donna stava già fuggendo dalla porta e se ne andò con un commosso -fate i bravi-. Cosa che Satoshi non seppe se trovare irritante o solamente terribilmente umiliante.
E poi come faceva lei a sapere?!
Fortunatamente Shigeru era troppo intento a tentare di aprire una stupido yogurt per aver capito veramente qualcosa della conversazione materna appena avvenuta.


Note di fine capitolo:
Noticine di finefic: Hola! Allora, innanzitutto grazie a tutti quelli che hanno letto e commentato :°D.. poi grazie a Maia's Pen che mai leggerà questa fic T__T almeno finché non sarò in grado di tradurla in inglese! Ma in un certo modo questa fic è per lei :°D per ringraziarla di aver scritto una splendida long fic (anche se non yaoi) ed una meravigliosa one shot Shishi.
Parlando della fic.. è venuta decisamente come non volevo XD è troppo lunga e probabilmente avrà anche un secondo capitolo Shigeru's POV. Le mie intenzioni erano una one shot cortissima semplicissima e scritta in un giorno solo. Invece ho scritto questa cosa in quasi una settimana perchè per qualche motivo non avevo mai voglia di scrivere, se non su mio block notes.. e questo mi portava via tempo per la copiatura sul pc OòO'''
Ancora sulla fic.. è venuta troppo sdolcinata, vero? O_O'' maledizione.. spero solo che non abbiate capito chi sia l'uke ed il seme nella mia mente quando scrivevo così che ognuno possa immaginarsi ciò che vuole (scommetto che invece l'ho fatto capire X°DD maledetta me).
Fatemi sapere come vi è parsa X3

PS: Lo faccio il POV di Shigeru? Oò per sapere cosa vaga nella sua testolina bacata? X3

PPS: O_O in una fic (anzi in molte fics) avevo letto Satoshi che chiamava Shigeru 'Geru. Non è una cosa carina? *ò* Così ho fatto anche Shigeru che ogni tanto se ne esce con un 'Toshi.. fa schifo, vero? XD (sarà questo l'unico motivo per cui ho usato i nomi giapponesi?.. temo di sì)

PPPS: è_é adoro la madre di Satoshi anche se nella mia mente si confonde terribilmente con la madre di Yuuri di Kyou Kara Maou X°DD quelle due donne per me sono una sola..

PPPPS: T__T perdonatemi per questa tremenda fic çòç! e perdonatemi.. perchè forse chissà magari ci farò una long fic XD


 
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