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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fullmetal Alchemist
Titolo Fanfic: L'ALCHIMISTA MALVAGIO
Genere: Azione, Avventura
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Shounen Ai
Autore: vale-uchiha galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/07/2007 01:28:30 (ultimo inserimento: 29/07/07)

beh, è la mia prima fanfic su FMA...spero vi piaccia e che commentiate numerosi!
 
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L'ARRIVO
- Capitolo 1° -

-Siamo arrivati al capolinea, signori! Vi preghiamo di scendere dal treno!- urlò il controllore quando il treno si fu fermato.
South City.
Edward dormiva. Aveva dormito per tutto il viaggio, gli ultimi giorni erano stati davvero tosti. Lui e suo fratello Alphonse avevano girato quasi tutte le città alla ricerca della pietra filosofale. Quella stramaledetta pietra. Ma dove diavolo poteva essere? Era arrivato a pensare che in realtà non esistesse proprio. Però non poteva mollare. Non poteva lasciare Al in quelle condizioni, gli aveva promesso che gli avrebbe resituito il suo corpo e l’avrebbe fatto, costi quel che costi.
-Fratellone, svegliati. Siamo al capolinea, dobbiamo scendere.- disse il più giovane degli Elric scuotendo il fratello dolcemente.
Ed socchiuse gli occhi. Li sbattè qualche volta velocemente, poi si svegliò del tutto.
-ok, allora andiamo.- disse alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta.
-fratellone…- cominciò a dire Al, scendendo gli scalini –pensi che la troveremo,prima o poi? Intendo la pietra.-
A quelle parole l’Alchimista d’Acciaio rallentò la sua andatura, fino a fermarsi del tutto. Cominciava a pentirsi di non aver preso quell’imitazione del dottor Marco.
Però in fondo sapeva perché non l’aveva fatto. Quella pietra rossa serviva all’alchimista di cristallo per curare i suoi compaesani, e il giovane non sarebbe mai stato capace di rubargliela. Però sarebbe stata così utile per far tornare in vita la mamma… ciononostante Ed era un ragazzo molto ostinato, perciò si voltò sorridendo verso il fratello.
-Ma certo! Puoi contarci. Io non voglio arrendermi…non posso. Nessuno di noi due può, lo sai.- rispose alzando il pollice. Il fratellino annuì.
-si, lo so. Hai ragione fratellone. Troveremo di sicuro la pietra e faremo tornare la mamma!- esclamò.
I due cominciarono ad incamminarsi verso la città.
Non sapevano di preciso cosa avrebbero fatto. Prima di tutto, però, si sarebbero fermati a mangiare qualcosa: entrambi avevano lo stomaco che si lamentava!
Entrarono nella prima locanda che trovarono.
Ed si mise i guanti per coprire l’automail e passare inosservato. Si sedettero ad un banco e aspettarono che arrivasse la cameriera.
-buongiorno, desiderate?- disse la graziosa signorina. –oh! Ma voi siete Alchimisti di Stato!- esclamò sobbalzando dalla sorpresa.
Tutti nella locanda si girarono verso gli Elric.
-beh, veramente io…- disse Alphonse, ma venne subito interrotto.
-fammi indovinare: tu sai l’Alchimista d’Acciao, non è forse così?- domandò la ragazza saltellando dall’emozione.
-ma io…- provò a spiegare il ragazzino, ma di nuovo non riuscì a finire la frase.
-ah, lo sapevo! Ho indovinato! Beh dopotutto è ovvio, sei completamente fatto d’Acciao, e…-
Se c’era una cosa che Edward non sopportava, oltre ad essere chiamato piccoletto, era quella di essere trascurato.
Spinse il fratello da un lato e si rivolse alla cameriera spazientito:
-sono io, l’Alchimista d’Acciaio!! Lui è mio fratello! Io sono l’Alchimista d’Acciaiooooo!- urlò.
La ragazza era un po’ diffidente. Com’era possibile che quel ragazzino basso e magrolino potesse essere il famigerato Alchimista? No, no, impossibile.
Quell’uomo di metallo, quello si che incuteva terrore, quello si che poteva esser degno di quel nome, ma quel nanetto biondo…
-tu? Non farmi ridere, piccoletto.- disse sarcastica.
Oh, no!! Ed non poteva soffrire di essere chiamato in quel modo!
-chi avresti chiamato PICCOLETTOOOOOOOOO??- gridò preparandosi a tirare un calcio alla poveretta. Al si precipitò a trattenere il fratello.
-fermati, fratellone!!- esclamò tentanto di fermare il ragazzino che si dimenava come un pazzo, incurante degli sguardi che i clienti della locanda gli stavano lanciando.
Una donna, alta e magra, con i capelli neri e gli occhi azzurri, sulla trentina, si avvicinò ai due.
-voi siete alchimisti di stato? Allora forse…potrete aiutarci!- disse in tono supplichevole.
A quelle parole il giovane si fermò e si voltò verso la donna. La cameriera la guardò come se fosse impazzita, poi s’illuminò.
-ma certo! Hai ragione, Tamara!- esclamò battendosi una mano sulla fronte. Tamara riprese a parlare.
-vedete, qui a South City c’è un uomo, si chiama Jared… anche lui è un’alchimista, ma usa i suoi poteri per uccidere la gente! Noi non sappiamo pi cosa fare, tra di noi non c’è nessuno in grado di batterlo!- spiegò.
-ma la polizia?- chiese Ed, sospettoso.
La cameriera e Shizune sospirarono,tristi.
-è intervenuta, ma quel Jared li ha ammazzati tutti facilmente…voglio dire, dopotutto non c’era nessun poliziotto che sapesse usare l’alchimia, per quell’uomo è stato terribilmente facile…- spiegò loro la donna.
Alphonse rabbrividì.
Era terribile! Un uomo che usava i suoi poteri per uccidere e per commettere altri reati… somigliava pericolosamente agli homunculus…scuotè la testa. Ma cosa andava a pensare? Gli homunculus non sanno niente di alchimia, erano stati creati con essa, è vero, ma non la sapevano usare…
La cameriera rivolse ai fratelli uno sguardo triste.
-ci aiuterete, signor alchimista d’acciaio? Ve lo chiediamo in ginocchio!- li supplicò.
-non possiamo tirarci indietro, fratellone…-sussurrò Al all’orecchio del fratello maggiore. Ed annuì. Non sopportava certe cose, e poi era un Alchimista di Stato, era suo dovere aiutare il popolo!
-certo che vi aiuteremo!- esclamò alzando il pugno in aria.
Tutti applaudirono. Forse quel ragazzino non era ciò che sembrava, forse era più potente di quanto immaginassero… e comunque era la loro unica speranza, forse non era ancora tutto perduto!
“certo non so ancora cosa potremmo fare, ma…” pensò Edward, con il pugno ancora alzato “ma aiuterò questa gente con tutte le mie forze, questa è una promessa!”


 
Continua nel capitolo:


 
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