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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: The Slayers
Titolo Fanfic: UN AMORE... DI PIETRA!
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: angy-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/03/2003 21:00:05

rina e il suo gruppo sono coinvolti in un`altra avventura, stavolta per aiutare una misteriosa ragazzina alquanto attratta da zellgadis.
 
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- Capitolo 1° -

UN AMORE DI… PIETRA!

Note legali: I personaggi di Rina & Co. non mi appartengono ma sono di proprietà di Shoko Yoshinaka e Rui Araizumi. I miei diritti valgono solo per Dasy, personaggio nato dalla mia fantasia.

Questa è la mia prima fanfic, per cui siate clementi!!!
Dunque, prima di tutto un po’ di ringraziamenti.
Uno, specialissimo, va al mio tesorino Emanuel per il tempo e la pazienza con cui ha riletto l’intero racconto dandomi consigli e correggendone il testo. (Manu Tvttb!!!). Suo è anche il commento finale.
Ringrazio anche tutti coloro che dedicheranno un po’ del loro tempo per leggerla, soprattutto coloro che vorranno poi dargli un giudizio e commentarla, sia in maniera positiva che negativa.
Grazie a tutti!!! Un bacione,

Angy-chan.

Capitolo 1

Era un caldo mattino di primavera e Dasy credeva di aver trovato la sua strada…
La tranquillità che si respirava vicino a quel ruscello le aveva dato la forza per prendere la decisione che avrebbe cambiato per sempre la sua vita… forse era questo che il destino aveva in serbo per lei.
Ma forse credeva troppe cose…
Dasy era una bella tredicenne dai lunghi capelli biondo ramati e due profondi occhi verdi.
Riprese la sua via, incamminandosi verso quel bianco sentiero ciottoloso, gli occhi bassi ancora immersa nei suoi pensieri.
Tutto ad un tratto… **SBANG**
“Ahi…” Dasy alzò gli occhi. Aveva urtato qualcosa, qualcosa di molto duro.
Due occhi la guardavano perplessi…
Era andata a sbattere contro una persona. Mormorò in fretta delle scuse.
“Mi perdoni signore! Ero distratta e…”. Osservò quel tipo. O mio dio! La sua pelle è… fatta di pietra!
“Mi dispiace…”. Il tono della sua voce tradiva un’improvviso timore. Quell’essere l’aveva turbata: il suo aspetto era inquietante, ma qualcosa nel suo cuore le diceva di non temere; sapeva di potersi fidare della sua coscienza interna e quindi si decise a guardarlo meglio.
Il ragazzo rispose con educazione: “Non è nulla…”.
Dasy capì. I grandi occhi blu di quella creatura erano pieni di malinconia…
Riusciva a distinguere perfettamente la tristezza che racchiudeva dentro, troppa per essere contenuta in un solo essere umano…
Fin da bambina possedeva un dono molto particolare (se dono lo si poteva chiamare, visto che a volte gli sembrava più una maledizione): poteva sentire dentro di se le sensazioni racchiuse nel cuore degli altri, l’infelicità sopra tutte.
E lei lo aveva ferito. Lui doveva aver avvertito la sua iniziale titubanza. Non poteva lasciarlo così, doveva aiutarlo!
Il ragazzo non era solo: altre due persone viaggiavano con lui e… se ne stavano andando!
Li rincorse e una volta raggiunti li stupì chiedendo loro se desiderassero mangiare. Avrebbe offerto lei, per riparare all’incidente.
Un gorgoglio dallo stomaco rispose per loro.
I loro visi si incipriarono di rosso…
“Bhè, è da ieri che non mettiamo niente sotto i denti…” rispose la ragazza.
Poverina, non poteva avere idea di cosa la aspettasse!

A questo punto non mancavano che le presentazioni.
“Piacere io sono Rina! Questo ragazzo accanto a me si chiama Guido…”
“Piacere di conoscerti!” rispose Guido. Aveva una lunga chioma dorata, un sorriso bellissimo. Indossava un armatura simile ad un cavaliere. Rina invece aveva dei morbidi capelli rossi, anch’essi abbastanza lunghi, una fascia nera sulla fronte e un pesante mantello che le ricopriva la schiena.
“Lui invece è Zellgadis” disse indicando il ragazzo di pietra.
Era ricoperto quasi per intero da una grande tunica e solo uno sguardo più approfondito avrebbe fatto risaltare la sua vera natura.
“Io mi chiamo Dasy. Abito in questo villaggio. Zellgadis, mi dispiace davvero…”
“Lascia stare… piuttosto, posso chiederti come mai eri così rabbuiata nei tuoi pensieri?” si bloccò un attimo, vedendo il viso di quella fanciulla “Scusami. Forse non avrei dovuto…”
“No, non importa… Ve lo dirò, ma dopo aver messo qualcosa nella pancia!” si sforzò di sembrare allegra. Non voleva rovinare il pranzo a tutti.
“Eccoci qua! In questa locanda si mangiano dei piatti eccezionali, conosco il padrone da molto tempo!”
Infatti…
“Dasy! Ciao piccola mia!” Poi con voce più bassa e piena di affetto “Come stai adesso? Mi dispiace davvero per i tuoi genitori…”
“Grazie infinite Marco, ora stò molto meglio… Ho portato dei nuovi amici, mi stanno facendo compagnia e sospetto abbiano molta fame…”
“Non preoccuparti!”. Li accompagnò al loro tavolo e presto cominciarono a portare le varie cibarie…
Dasy non aveva molto appetito a dir la verità, ma dopo che vide mangiare Guido e Rina, la fame gli passò definitivamente!
Non aveva mai visto nessuno mangiare come quei due! Sembrava non avessero mai toccato cibo!
Anche Zellgadis dava segno di vergognarsi per loro… Sbocconcellò qualcosa quasi contro voglia e presto prese a fissarla.
“Non voglio sembrare inopportuno” disse all’improvviso. “E’ che ho sentito il tuo amico… cosa è successo ai tuoi genitori?”
Dasy si intristì nuovamente: “Sono… morti…”
Queste parole fecero restare tutti a bocca aperta. Persino Rina e Guido smisero di mangiare, per ascoltarla.
Dasy continuò: “Ieri è divampato un incendio in casa mia. Come tutte le case di qui era fatta quasi completamente di legno, le travi non hanno retto ed è crollato tutto… loro non sono riusciti ad uscire…”. Delle grosse lacrime scesero sul suo bel viso.
“Mi… ci dispiase Dasy… non volevamo… Ma tu sei scampata al disastro…”
“Già… ero fuori a fare delle compere… non sono riuscita ad aiutarli, avevano bisogno di me e io non c’ero…”
I sensi di colpa la invadevano e non riusciva a smettere di piangere.
Le ci volle tutto il suo autocontrollo per riprendersi. Si asciugò le lacrime con il dorso delle mani.
“Scusatemi mi sono lasciata andare…”
“Non ti devi scusare, la tua reazione è più che normale!” la rincuorò Zellgadis.
“Ti ringrazio…” Fece una pausa, poi cercò di cambiare discorso. “Ma ora ditemi di voi, cosa ci fate in questo villaggio?”
Fu Rina a rispondere. “Siamo alla ricerca del sacro libro degli Incantesimi. Ne hai mai sentito parlare?”
“Ma allora voi siete dei maghi!” La scoperta rianimò la ragazzina.
“Si. Per quanto mi riguarda sono considerata la maga più forte in circolazione!”. Rina sembrava essere molto piena di sé.
“Aspetta un attimo…” Dasy ebbe come un fulmine. “Non sarai per caso quella Rina? Il terrore dei ladri!?”
“Si, sono io” esclamò compiaciuta.
Gli altri non sembravano così entusiasti della cosa.
Ma Dasy non riusciva più a parlare, tanta la sorpresa. “E’ un vero piacere conoscerti! Comunque… mi dispiace, qui non c’è nessun libro sugli Incantesimi. La gente qua non comprende queste cose, ne ha paura. Se anche ci fosse stato, chiunque l’avesse trovato l’avrebbe certamente fatto ardere pubblicamente…”
“Che cosa?!!!” fecero Rina e Zellgadis in coro.
Guido aveva ricominciato a mangiare piacevolmente. A volte sembrava vivere in un mondo suo. Era così distratto!
“Calmi! Che sappia io non è successo nulla del genere e comunque non mi pare il caso di fare domande a questo proposito, se non volete finire nei guai!”
Ormai rassegnati decisero di andarlo a cercare in qualche altra città.
Dopo aver pagato il conto (per fortuna il padrone era un amico…), i ragazzi salutarono e ringraziarono Dasy, convinti di finire lì il loro incontro, ma la ragazzina volle unirsi al gruppo.
“Ormai io non ho più nulla che mi leghi a questo luogo, vi prego, fatemi venire con voi, credetemi posso essere di aiuto!”
Fu così che i nostri eroi si conobbero.

Capitolo 2

Da quasi un anno ormai il quartetto girava per il mondo alla ricerca dell’antico manoscritto, incontrando ostacoli e vivendo avventure emozionanti.
Rina si rivelò essere davvero potente. Guido le faceva da guardia personale e la difendeva usando la mitica Spada di Luce, di cui aveva sentito parlare soltanto in alcune leggende popolari. Era uno spadaccino di prim’ordine… chissà, che la battaglia gli rimettesse in moto il cervello? (Che cattiva che sono… NdA)
Dasy pian piano venne anche a conoscenza del terribile segreto di Zellgadis (gli amici lo chiamano Zell…). Ora sapeva il perché del suo orribile aspetto.
Purtroppo era stato tratto in inganno dal Monaco Rosso, che con la scusa di farlo diventare più forte e colpevolizzandolo di non essere in grado di capire cosa provava una persona cieca, lo aveva ridotto in un mostro per metà golem e per metà demone… del suo aspetto umano era rimasto così poco…
Il Monaco Rosso ora era morto per effetto dei terribili colpi di Rina, dopo che si era scoperto impossessato dal terribile demone Sabrani-Wudù.
Niente e nessuno sembrava poter invertire gli effetti di quell’incantesimo, gettando Zellgadis nella più totale disperazione. Era per questo che aveva accettato di aiutare Rina a ritrovare il Libro degli Incantesimi. Credeva dentro ci fosse qualcosa che lo avrebbe riportato alla normalità. Lei non riusciva più a vederlo in quello stato, la faceva star male…
Zell e Dasy erano diventati molti amici e lui sapeva di poter contare su di lei nei momenti più neri, ma purtroppo non era abbastanza.

Quella sera il nostro amico di pietra si era rintanato molto presto nella sua camera, quando Dasy sbottò:
“Non possiamo restare con le mani in mano! Rina, vorrei tanto poterlo aiutare…”
“Non è così facile, ci abbiamo già provato ma è stato tutto inutile, credimi…” questa fu la risposta desolata della compagna.
Mestamente Dasy si ritirò nella sua stanza. Passando davanti alla porta di quella dell’amico fu tentata di bussare, ma qualcosa la trattenne…
Fin troppo conscia di non poter far nulla, si diresse verso il suo letto.
L’amicizia che la legava a Zell ormai, nel suo cuore, si era trasformata in qualcosa di molto più profondo e lei lo sapeva… sapeva bene perché teneva alla sua felicità sopra quella di chiunque altro.
Né le soffici coperte di quel giacilio, né tantomeno la chiara luce della luna che le faceva capolino dalla finestra però riuscirono a distendere la sua mente, troppo affollata dai suoi tristi pensieri.
Se ne stava distesa a guardare il soffitto, quando all’improvviso qualcosa balenò in quella testolina.
Si alzò di scatto e si avviò verso il corridoio fino a raggiungere la camera di Rina.
Riuscì ad aprirla con facilità grazie ad un piccolo incantesimo e, senza fare nessun rumore, di soppiatto si intrufolò dentro e nel buio cercò a tentoni i volumi di magia che la ragazza possedeva.
Trovatoli, ritornò da dove era venuta.
Quella notte non chiuse occhio, tutta intenta com’era a trascrivere appunti riguardanti la trasmutazione della pietra!
La mattina molto presto riuscì a riportare i volumi alla loro legittima proprietaria, sempre facendo attenzione a non svegliare nessuno.

Passò così più di una settimana e ogni sera il rituale era sempre lo stesso.

Ma Rina quella notte fece ritorno alla locanda molto tardi.
Aveva avuto il suo bel daffare a ricattare tutti i malfattori della città per scoprire qualcosa in più sull’antico testo di magia che stavano inutilmente cercando da tempo.
Chi non collaborava veniva brutalmente colpito dal suo famoso Fulmine Rosso, incantesimo tanto potente quanto distruttivo. In questo modo, volenti o nolenti li aveva tutti ai suoi piedi.
Purtroppo, a parte un appetitoso bottino fatto di strane monete e superbi gioielli che aveva prontamente rubato a quegli sfortunati manigoldi, anche quella sera non scoprì niente di nuovo.
Esausta, non vedeva l’ora di mettersi a letto.
Passando davanti alla stanza di Dasy, non potè fare a meno di vedere un fascio di luce proveniente dalla porta semi aperta della stanza.
Incuriosita dal fatto che l’amica fosse ancora alzata a quell’ora, decise di fargli un’improvvisata e irruppe nella stanza: bhè… Dasy dormiva e dormiva eccome! Ma al posto del cuscino, si era addormentata sui suoi cari testi di magia!!!
Furiosa, era sul punto di svegliarla con un potente urlo, quando i suoi occhi si posarono su un blocchetto per appunti che era probabilmente scivolato sul pavimento.
Era aperto e questo lo rese ancor più interessante. Cominciò a leggere…
Meraviglioso! Quella piccola ragazzina era sul punto di trovare la formula che avrebbe ridato a Zellgadis il suo precedente aspetto umano!
Com’era possibile che una creaturina come Dasy fosse riuscita anche dove demoni dello stampo di Sabrani-Wudù si erano detti inefficienti?

A Rina mancavano soltanto poche righe, quando Dasy si svegliò.
“Mmm… Ciao Rina, che ore sono?” Ancora non si era destata del tutto, ma un pensiero la fece tornare in sé alla svelta. “Rina? Che ci fai in camera mia? Ecco… i libri… te li avrei restituiti…”
Ormai non sapeva più a che scuse aggrapparsi.
Ma Rina la sorprese. “Lascia perdere i miei libri ora!!!” e, indicando gli appunti “Come… come ci sei riuscita? Sei un GENIO!!!”
“Bhè, vedi, ho studiato la parte strutturale di cui è composto un golem e pensavo che applicando una formula per modellare le roccie…”
“???” Rina ancora non riusciva a capire.
“Mi sono basata anche su antichi testi di mitologia… Si riteneva che gli antichi dei fossero in grado di dar vita a semplici statue di roccia… Così mi son detta: perché non applicarle anche nel caso di Zell? E’ vero, la formula non è ancora pronta e forse ci vorrà qualche modifica qua e là… Rina mi daresti una mano?” esclamò mentre con un’improvvisa energia saltò a sedere sul letto.
“Già, l’idea non è male… Certo, puoi contare su di me!”
“Evviva! Grazie infinite Rina!” E ciò detto le saltò al collo e le schioccò un grosso bacione sulla guancia.
Rossa in faccia per l’imbarazzo, Rina se la scrollò di dosso e la ributtò sul letto.
“Si, si, va bene, ma ora dormi eh? Ne riparleremo domani…”
La salutò e finalmente entrambe andarono a letto.

Il giorno seguente Dasy si svegliò più allegra che mai.
Finalmente poteva mettere in pratica la formula per la quale aveva perso tutte quelle notti di sonno!
Durante il tragitto per arrivare alla nuova destinazione (si diceva che nella fiorente città di Ermund fossero stati ritrovati antichi testi… Che avessero recuperato anche il Libro degli Incantesimi?), non fece che canticchiare, destando la meraviglia di coloro che erano all’oscuro degli avvenimenti della scorsa notte.
Arrivati alla biblioteca di Ermund, Dasy fece credere ai compagni di voler ricercare lì il testo, mentre invece lo scopo era tutt’altro: aproffittare del silenzio del locale per terminare la formula, avendo nel frattempo l’occasione di prendere spunto da diversi libri di magia.
Una volta terminata (evviva!), potè anche cercare il volume di antichi incantesimi, ma purtroppo non ce n’era traccia.
Tornò dagli amici, sempre cantando nonostante il buco nell’acqua.
“Ehi, cos’è tutta questa carica oggi?” le chiese curioso Guido.
“Stanotte ho fatto dei sogni stupendi, tutto qui!” La cosa non era del tutto falsa, dopotutto…

La stessa notte Rina e Dasy si riunirono nella camera di quest’ultima che le fece vedere ciò che aveva scoperto nel pomeriggio e la fine del sortilegio.
“Ah, è così che ci aiuti nelle ricerche vero?” la punzecchiò Rina.
“Bhè… visto che c’ero ho fatto entrambe le cose…” si giustificò l’altra.
“Si, come no…! La formula sembra a posto, ora dovremo trovare gli ingredienti e cominciare con gli esperimenti.”
“Chissà se i negozi sono aperti a quest’ora?” domandò ingenuamente Dasy.
“Ma sei impazzita? Hai idea di che ora sia? Coraggio, ci penseremo domani. Ora dormi. Io ho messo a soqquadro la città questo pomeriggio, non mi sono rintanata in una fresca biblioteca!”
Punta sul vivo, Dasy non potè ribattere. Diede la buonanotte a Rina e anche lei si addormentò non appena mise la testa sul cuscino.

Capitolo 3

Procurarsi tutti gli elementi affinchè la formula funzionasse correttamente non fu affatto facile: quelle cose non si trovavano in qualunque emporio per maghi e, oltretutto, dovevano cercarli senza che Guido e soprattutto Zellgadis si insospettissero (dopotutto volevano fargli una sorpresa…).
Ogni arrivo in una città diversa era per Rina e Dasy un occasione per infilarsi in tutti i negozi di magia esistenti.
Dopo tante scuse, bugie, molto tempo (quasi due mesi di ricerche) e un mucchio di soldi (sgraffignato ai vari banditi incontrati da Rina per la strada…) finalmente potevano dare inizio all’esperimento!

In quegli ultimi giorni Zell sembrava molto più depresso del solito. L’inutilità delle ricerche non era certo d’aiuto… Il tempo in cui preferiva rimanere solo era aumentato… Dasy cercava di parlargli senza però alcun successo: si rintanava nella sua camera e ogni volta che lei tentava un approccio lui la mandava via in malo modo.
Ferita dalle parole dell’amico e allo stesso tempo molto preoccupata per lui, ritrovava serenità solo quando si rinchiudeva in camera di Rina per ultimare la famosa formula.

Ma quella sera…

“L’abbiamo completata finalmente!” Dasy era al settimo cielo.
“E giusto in tempo… il compleanno di Zell è tra due giorni!” Rina era sfinita ma anche lei molto entusiasta.
Le risate di gioia delle due ragazze furono però interpretate in malo modo da un infelice Zellgadis che era passato davanti alla loro porta proprio in quel momento.
Sospirò e si accinse a raggiungere la propria stanza.

Dasy dopo aver ringraziato Rina un ultima volta per il gran favore che le aveva fatto, fece ritorno verso la propria camera. Sprizzava gioia da tutte le parti. Decise di andare a trovare Zell: un pizzico di positività non poteva fargli altro che bene e lei era dell’umore giusto.
Ultimamente per finire al più presto il sortilegio, lo aveva un po’ trascurato.
Bussò… nessuna risposta.
“Probabilmente sta dormendo, in fondo sono le tre del mattino… forse dovrei prendere esempio da lui. No!!! Gli darò solo la buonanotte!”
Entrò. “Buonanotte Zell!” sussurrò.
Con sua enorme sorpresa però si accorse che la stanza era vuota e non solo… Zelgadis non c’era come anche tutte le sue cose! Com’era possibile?
In preda ad un terribile presentimento, aprì tutti gli sportelli e i cassetti… nulla.
Poi notò un foglio appoggiato lì sulla scrivania… corse a prenderlo.
Dopo averlo aperto lo lesse molto attentamente.
Lacrime amare le scesero giù dagli occhi. Le gambe cominciarono a tremarle e ben presto non furono più in grado di reggerla.
Il tonfo che aveva fatto cadendo fece accorrere Rina che aveva fatto appena in tempo ad infilarsi il pigiama.
Vide Dasy a terra, il corpo scosso dai tremiti, con una lettera tra le mani.
“DASY!!!! Che ti è successo!”
Per tutta risposta l’amica le porse quel piccolo foglietto bianco.

Cari amici, grazie per ciò che avete fatto per me,
ma stanotte sono arrivato alla conclusione che nel vostro gruppo
non c’è posto per uno come me…
Sono diverso da voi. Siete tutti così allegri ed ottimisti, mentre io…
Non avete bisogno della mia continua depressione.
Sarei solo un peso per voi.
Spero di rivedervi un giorno…
Addio.
Zellgadis

Rina era furibonda. Accartocciò la lettera e la gettò lontano, in fondo alla stanza, poi imprecò:
“Come ha potuto farci questo! Proprio ora che ce l’avevamo fatta!”
“E’ stata colpa mia… non dovevo lasciarlo solo per così tanto tempo…”
“Che stai dicendo?!! Hai lavorato sodo solo per lui! Ah, se lo ritrovo glielo faccio vedere io!” urlò Rina isterica.
Quella sfuriata fece reagire anche Dasy che finora era sempre rimasta nella posizione in cui l’aveva trovata. Si alzò.
“Rina, dobbiamo trovarlo! Non può essere molto lontano! Dobbiamo spiegargli la situazione! Accidenti!!!”
“Così ti voglio! Non ci arrenderemo! Forza! Vado a svegliare Guido!” esclamò Rina.

“Rina, che succede? E’ già giorno? Ho ancora così sonno…” Guido non aveva nessuna intenzione di alzarsi del letto.
“No, Guido, è ancora notte fonda, ma abbiamo un problema. Zell è sparito!!! Dobbiamo trovarlo!!! Forza, vieni giù dal letto!!!”
Guido a volte era peggio di un bambino ma aveva un cuore d’oro e non avrebbe mai abbandonato un amico.
In pochi minuti era vestito e partì insieme alle altre due alla ricerca di quel testone di Zell.

Ormai avevano setacciato tutta la città. Si ritrovarono all’interno di un sinistro bosco.
“Rina, questo posto non mi piace per niente…”
“Guido non ti ci mettere anche tu per favore! Zell, se ti trovo…”. Quando Rina era così furibonda era meglio starle alla larga. I suoi occhi mandavano lampi e ci voleva molto poco perché scatenasse tutti i suoi colpi più distruttivi.
“Avrei dovuto dirglielo… ero così felice e volevo fargli una sorpresa… Zell dove sei? Non posso vivere senza di te…”
Dasy pronunciò quell’ultima frase a voce molto bassa. Nei suoi occhi luccicavano le lacrime.
Rina, lì vicino, non potè fare a meno di ascoltare quelle parole. Ora capiva il perché di tutte quelle attenzioni… Dasy si era presa una cotta per lui! Come aveva fatto a essere così cieca? Per lei Dasy era rimasta una bambina e non credeva fosse ancora in grado di provare simili sentimenti… per uno come Zell poi!
“Dasy” cercò di tranquillizzarla. “Avanti, tu hai fatto ciò che il tuo cuore ti diceva di fare… non devi sentirti così in colpa. Tutti noi lo abbiamo lasciato un po’ in disparte ultimamente, ma era sempre così scostante… Vedrai che tornerà… E poi ormai è buio, non possiamo rimanere a lungo in questo luogo. Potrebbe essere pieno di banditi. Coraggio! Riprenderemo le ricerche domani!”
Gli altri due erano già sulla via del ritorno. Poco lontano Dasy non riusciva a smettere di fissare gli alberi attorno a lei… “Zell… ritorna ti prego…” fu quello che riuscì a dire prima di asciugarsi le lacrime e tornare indietro per raggiungere i compagni.
Qualcuno da dietro a un albero aveva osservato tutta la scena… ma non era il solo!
I presentimenti di Rina infatti si tramutarono in realtà.
In un attimo vennero circondati da numerosi malviventi, che non avevano certo l’aria di volerli far passare vivi.
Rina si difendè con le sue magie (ora poteva dar libero sfogo alla rabbia che aveva dentro…); Guido con la sua spada e l’ottima tecnica di combattimento non ebbe nessun problema a far fronte a coloro che gli si avventavano addosso… ma Dasy, sembrava così indifesa…
Un bandito le saltò addosso con un coltello in mano: stava per aggredirla.
Qualcosa nei suoi occhi cambiò per un attimo… l’assalitore ebbe paura e si bloccò. Poi qualcosa da dietro gli toccò la spalla. Era Zellgadis!!!
Quando il brigante si voltò, una sfera di luce lo colpì in pieno stomaco facendolo volare via.
“Nessuno ti ha mai detto che le ragazze non si toccano neanche con un fiore?!” gli urlò Zell mentre l’altro scompariva tra le fronde degli arbusti. Poi prese in braccio Dasy e le sorrise. “Tutto bene?”
Anche gli altri due avevano fatto piazza pulita degli aggressori (e anche di un po’ di alberi lì intorno… Rina aveva esagerato un pochino…). Furono piacevolmente sorpresi di rivedere Zellgadis.
“Zell… sei proprio tu…” Dasy lo teneva stretto per il collo e sembrava non volerlo più lasciare.

Una volta fuori dalla foresta…
Zell mise giù Dasy che fino a quel momento era sembrata molto felice di rivederlo, però una volta toccata terra, si avventò su di lui. L’unico motivo per cui non lo prese a pugni era che si sarebbe fatta più male lei di lui…
Questo però non vuol dire che non potesse coprirlo di insulti. Era arrabbiatissima.
Lei di solito così calma, ora sembrava una furia scatenata.
“ZELL SEI UNO STUPIDO!!!”
“Sono d’accordo con lei…” disse Rina facendo di si con la testa.
“Rina per favore non ti intromettere!” Dasy faceva sul serio. Il suo sguardo non ammetteva repliche. Nessuno si aspettava una simile reazione.
Certa che a questo punto forse era meglio lasciarli soli, Rina prese Guido per il braccio e fece ritorno alla taverna.
Ora la sua voce si fece più calma ed era quasi sul punto di ricominciare a piangere.
“Come hai potuto anche solo pensare che qui non ci sia nessuno che ti voglia bene! Nessuno di noi ha mai pensato che tu sei solo un peso! Eravamo tutti preoccupati per te, te ne rendi conto?”
“Dasy mi dispiace… non volevo…” mormorò Zell per farsi perdonare.
Lei lo abbracciò forte cingendogli la vita con la braccia.
“Ho avuto così tanta paura di averti perso… credevo di non rivederti più…” il suo sguardo si era fatto ancora più triste.
“Non credevo di contare così tanto per voi…”
“Ecco lo vedi? Perché fai così… Noi siamo qui… IO sono qui… perché non ti sei sfogato con me? Credevi forse che non ti avrei capito… eppure sai bene che riesco a leggerti nel cuore, a capire ciò che provi…” fece una pausa, poi ricomiciò. “Promettimi che non lo farai più, ti prego… e quando avrai un problema ne parlerai con noi prima di fare simili sciocchezze…”
“Te lo prometto…” Zellgadis era più disteso ora e sembrava aver riacquistato un po’ di fiducia in se stesso.
“Perché lo hai fatto?” Dasy voleva una risposta.
La scarsa autostima, per via del suo orribile aspetto, era sempre stata la fonte dei suoi problemi.
“Perché ridevate tanto tu e Rina stanotte? E poi cosa sono tutti quei segreti tra voi due? Ma non è questo che voglio sapere in verità… vi ho sentite… Cosa avreste dovuto dirmi?”
“E così ci spiavi, eh?” fece in tono beffardo Dasy.
“Io non volevo… ero confuso e non sapevo se volevo tornare da voi oppure no, e così quando ho sentito le vostre voci mi sono nascosto… e ho sentito…” disse Zell.
“Mi dispiace…” rise divertita Dasy, “ma questo è un segreto. Così impari a scappare…”
“Ma io…” protestò Zellgadis.
Dasy rise nuovamente. La sua risata era così contagiosa che finì per sciogliere Zell.
“E’ questione solo di due giorni… Abbi pazienza!” Poi, vedendo lo sguardo sorpreso di Zellgadis, continuò. “Di un po’, credevi ci fossimo dimenticati del tuo compleanno, vero?!!!”
Ne rimase esterefatto. Allora gli stavano preparando una sorpresa… era stato proprio uno stupido, avevano ragione loro…
“Dasy! Grazie, sei una vera amica…”
Il momento sembrava perfetto. Ora doveva avere il coraggio di dirglielo.
“Zell, ascolta, tu potrai contare sempre su di me, qualsiasi cosa accada… io ci sarò sempre… perché vedi…” Non riusciva più a parlare ed era diventata rossa come un peperone.
Fece una gran fatica a guardarlo negli occhi.
“Zell… io ti amo…” dette queste parole si voltò dall’altra parte. Il cuore sembrava volesse uscirle dal petto e fu sul punto di correre via quando le forti mani di Zell si cinsero sulle sue spalle e la fecero voltare.
Il volto del ragazzo (anche lui era un po’ rosso dopo quell’improvvisa dichiarazione) era serio. Poi disse:
“Dasy tu sei la mia migliore amica…”
“…ma i tuoi sentimenti sono diversi.” Il tono della voce della ragazza dimostrava una forte delusione…
“No Dasy, non è questo… sarei molto felice di avere una ragazza così dolce e bella al mio fianco, ma…”
“Ma, che cosa Zell?!” Dasy non riusciva a capire.
“Io non posso amare… il mio corpo non me lo permetterebbe… riuscirei a farti solo del male mentre invece vorrei renderti così felice… non posso nemmeno baciarti, perché rischierei…”
Ora capiva! Non lo lasciò terminare. Le sue labbra si accostarono alle sue e gli diede un tenero e appassionato bacio.
Zell era frastornato.
“Hai visto? Non mi è successo niente…”. Ma il suo cuore batteva all’impazzata.
“Oh Dasy, tu sei un angelo…” . L’abbracciò con delicatezza. Lei fece altrettanto.
Chi li vedeva da lontano (era ormai mattina e la gente ricominciava a ripopolare le strade) non poteva non pensare che fossero una dolcissima coppia, seppur un po’ strana.
Resisi conto di essere osservati, i due si staccarono, quando…
“Ahi!” fece Zell massaggiandosi la zona della testa dove Dasy gli aveva appena strappato un capello.
“Oddio! Mi dispiace Zell! Ti ho fatto molto male? Non l’ho fatto apposta! (Sicura? NdA) Perdonami…”
“Non preoccuparti, non è niente… ma ora torniamo in albergo, eh?” Zell era molto imbarazzato da tutti quegli occhi che li fissavano.
“Va bene… Ti andrebbe di fare a chi arriva prima?”

Fu così che finì quel brutto episodio, trasformatasi poi nell’inizio di una splendida storia d’amore…

Capitolo 4

Tornati alla locanda, Dasy si precipitò nuovamente nella camera di Rina.
Notando il suo sguardo, Rina la apostrofò con aria mooolto curiosa:
“Allora, che è successo? Avete fatto pace? Si, si, direi di si… ma è successo dell’altro vero? Avanti, a me puoi dirlo…”
“Rina, ma che dici…” Dasy cercò di guardare verso il basso. Il suo viso però tradiva le sue emozioni.
“Vi siete baciati?” Incalzò l’altra ancora più risoluta.
“Bhe, ecco… veramente… si, ma…”
“AAAh! Lo sapevo!” gridò la ragazza “Ma dimmi, com’è baciare uno come Zell… insomma, le sue labbra dopotutto sono di pietra…”
“Non lo so… non avevo baciato nessun’altro prima di lui… insomma Rina! Che razza di domande!” Sembrava seccata dall’atteggiamento dell’amica, ma poi si riebbe “Comunque credo che fra pochi giorni sarà tutto diverso!”
“Già, eh, eh, eh!” Rina sogghignava di gusto.
“Comunque non ero venuta qui per questo… Guarda!”
*TA-DAN!* dalla tasca del suo vestito tirò fuori il capello strappato a Zellgadis (lo sapevo io che non era stato un incidente! – Per forza lo sapevi, la storia la stai scrivendo tu! – Hai ragione… NdA)
“Ora finalmente potremo verificare se i nostri sforzi sono serviti a qualcosa!” disse Dasy.
“Ma come hai fatto a prenderglielo?” domandò sconcertata Rina.
“Lascia perdere… è una storia complicata” rispose l’altra.
“Seee… come no…” Rina aveva l’aria di chi la sapeva lunga. “Allora, avanti… dammelo, lo immergo subito nella sostanza… Incrociamo le dita!”
Una volta bagnato, sul capello di pietra si formò una strana patina trasparente e lucida. Dopo qualche minuto cominciò a sgretolarsi e con essa scomparve anche la parte rocciosa. Rina si ritrovò tra le mani un normalissimo capello.
“E così il nostro caro Zell ha dei bei capelli corvini…” osservò la maga.
“Evviva, ce l’abbiamo fatta!”
Le grida di gioia delle due ragazze eccheggiarono per tutto l’atrio.

“Ma che staranno combinando quelle due?” domandò Guido.
“Bhà… valle a capire… mi hanno detto che è una sorpresa…” Zell cercava di mostrarsi indifferente, ma la curiosità lo rodeva dentro.
Dopo le urla di protesta che provenivano dalle stanze accanto, Rina e Dasy si resero conto di aver fatto un gran baccano. Si guardarono entrambe negli occhi portandosi l’indice alla bocca. “Sssh!” fecero entrambe prima di rimettersi a sghignazzare sommessamente.
“Ora non resta che trovare una boccetta carina per mettercelo dentro.” pensò a voce alta Dasy.
“Giusto!” Rina si battè il pugno sul palmo dell’altra mano. “Sarà Guido a prestarci i soldi necessari… Dopotutto è l’unico che ancora non ha sborsato un centesimo per il regalo di Zell!”

Quella sera Rina si precipitò come una furia in camera di Guido che stava dormendo: lui si svegliò sentendo che qualcuno frugava tra le sue cose.
“Rina! Che stai facendo?” le domandò arrabbiato.
“Guiduccio caro… domani è il compleanno di Zell… tu non vorrai essere l’unico a non avergli fatto nemmeno un regalo, giusto?”
“Bhe, ecco…” Guido, preso alla sprovvista, non seppe che dire.
“Se non sai cosa fargli, dacci i soldi, ci penseremo noi!”
Finalmente Rina ebbe il portamonete di Guido tra le mani ma, apertolo, rimase di sasso. “Tutto qui quello che hai?”
“Senti! Io non vado in giro a derubare tutti quelli che incontro!” protestò.
“Non faccio niente di male, in fondo sono ladri anche loro… Ho un’idea. Sai cosa facciamo? Tornerò (questa volta ben preparata) nel bosco dell’altra notte! Quei tipi si meritano una lezione! Prenderò a loro i soldi che mi servono! Con i tuoi non ci comprerei neanche una caramella… Ma tu almeno accompagnami!”
“Scordatelo!” esordì Guido. “Non ci tengo a fare la loro stessa fine! Con te non si può mai essere tranquilli…”
“Dai… non farti pregare… ti prometto che non resterai coinvolto…” Rina cercava in tutti i modi di convincerlo e alla fine ci riuscì.

Mai fidarsi delle parole di Rina! Durante il trambusto che fece nella foresta, Guido si ritrovò spazzato via da uno dei suoi colpi e finì sopra un albero…
“Rina!!!!” Guido era furibondo.
“Ops… aspetta che ti aiuto a scendere… dai, non arrabbiarti, non l’ho fatto apposta… (questa l’ho già sentita… NdA)” cercò di scusarsi Rina. “E poi guarda quanti soldi ho recuperato!” Gli mostrò ben cinque sacchi di monete d’argento. “Facciamo così, ciò che resta dall’acquisto della boccetta, lo dividerò con te, ok?”. Era un modo tutto suo per farsi perdonare.
“Ok… Ma fammi scendere da qui!!!” sbraitò Guido.

Capitolo 5

Finalmente il gran giorno arrivò.

“Tanti auguri a te… tanti auguri a te… Tanti auguri caro Zellgadis… tanti auguri a te!”
La canzoncina giungeva da un tavolo situato in una saletta lasciata libera per l’occasione.
Cessò solamente quando il cameriere portò loro un’enorme torta.
“Mmmhhh! Dall’aspetto dev’essere ottima!”. Rina e Guido avevano l’acquolina in bocca ma anche Dasy dimostrava di non essere da meno in quell’occasione.
Inutile dire invece che Zell era rosso come un peperone… non gli piaceva essere così al centro dell’attenzione… e poi, l’ultima volta che aveva festeggiato in quel modo il suo compleanno, con torta, candeline, sorprese che lo attendevano, era quando abitava ancora con i suoi genitori ed era ancora un ragazzino come tanti…
… ma dopo che fu trasformato in un golem, era rimasto sempre isolato, anche in quel giorno…
Quei pensieri lo fecero intristire.
I suoi amici se ne accorsero e cominciarono subito a tirarlo su di morale.
“Forza Zell! Cosa aspetti? E’ compito tuo tagliare la torta!” Guido non vedeva l’ora di averne una fetta tra le mani…
“Aspetta! Deve prima soffiare sulle candeline!” lo apostrofò Rina, dopo aver acceso l’ultima.
“Coraggio Zell!” disse Dasy dandogli una pacca sulla schiena. Quella dimostrazione di affetto lo fece sorridere… aveva dei grandi amici, dopotutto, anche se così strani… e poi c’era lei… ancora non aveva dimenticato quel bacio, anche se entrambi avevano evitato di parlarne in quegli ultimi giorni…
Dasy continuò: “E non dimenticarti di esprimere il desiderio!”
“Già… il desiderio… se si potesse esaudire veramente…” Zellgadis si rabbuiò di nuovo, ma fece quello che gli amici si aspettavano da lui.
Risate e applausi non si fecero attendere dopo che l’ultima fiammella si fu spenta.
Piano piano si mangiarono l’intera torta. L’appetito non mancava certo in quella tavolata…!

“E ora tutti in camera mia!” urlò Rina, appena ebbe ingurgitato anche l’ultima briciola.
Lei e Dasy si scambiarono uno sguardo complice.
Zell e Guido non nascosero di essere molto incuriositi… sapevano che in quella stanza c’era il misterioso regalo di Zell, che aveva causato tutte quelle incomprensioni.

Una volta accomodati sul letto, Rina si diresse verso l’armadio e ne usci con un bel pacchettino blu con il nastro argentato. Ne uscì una boccettina colorata, semplice ma molto graziosa di un tenue color del cielo. Era appena trasperente e al suo interno si notava una sostanza liquida.
Lo diede in mano al festeggiato.
“Con l’augurio che i tuoi sogni si avverino…” gli disse Dasy.
“Che cos’è… bagnoschiuma?” Lo aprì. L’odore che emanava avrebbe steso chiunque.
“No…” Le ragazze non sembravano del tutto stupite dalla reazione. Ci avevano lavorato a lungo e avevano dovuto sopportarlo per tutto quel tempo.
“Ma che cos’è? Uno scherzo?”
“Zell… ci dispiace… non abbiamo potuto far niente per renderlo più profumato… Ma dopo un po’ ci si abitua, davvero…”
“Mi volete spiegare…” Zellgadis cominciava ad essere preoccupato. Che razza di diavoleria si erano inventate quelle due?!!
Un dolore alla testa lo destò dai suoi dubbi.
“Ahi!!! Allora è un’abitudine la tua!” sbraitò nella direzione di Dasy.
“Scusami tanto…” Per farsi perdonare di avergli nuovamente strappato un capello, Dasy gli diede un bacino sulla nuca. “Stavolta l’ho fatto proprio consapevolmente… eh, eh…”
Zell ormai non sapeva più cosa pensare… erano impazzite, non c’era altra soluzione!
“Ora Zell, stai molto attento!” Rina si fece restituire la boccetta.
Prese dalle mani di Dasy il capello roccioso, lo immerse nella sostanza maleodorante e lo tirò fuori quasi subito.
Ciò che era accaduto il giorno prima, si ripetè sotto gli occhi increduli dei ragazzi.
Dasy, molto emozionata, restituì il capello al proprietario.
A Zellgadis tremavano le mani. Guardò il filo nero che gli veniva consegnato. Dal suo volto si capiva che era sul punto di piangere.
“No… non è possibile… i miei capelli… come… come ci siete riuscite?”
Era molto scosso. Ancora non riusciva a credere a ciò che gli stava succedendo.
“Vedi? A volte i sogni diventano realtà…” gli sussurrò Dasy. Erano tutti molto felici per l’amico.
“Ragazze… voi mi avete ridato la vita!” Si alzò di scatto e sollevò con tutto l’entusiasmo che aveva in corpo la figurina di Dasy che rise compiaciuta di aver finalmente ridato gioia al cuore di Zell. Gli buttò le mani al collo e fu lì, davanti a tutti, che si baciarono teneramente.
La rimise a terra e andò verso Rina, allungando solo una mano per stringerle la sua, ben consapevole di ciò che gli sarebbe accaduto se solo le fosse andato più vicino… si sorrisero a vicenda.
“Zell, il merito è tutto di Dasy, è lei che ha ricostruito la formula.”
Zell si girò con aria incredula. “Davvero ci sei riuscita tutta da sola?”
Lei era arrossita violentemente (anche a causa del bacio…): “Bhe… ma se siamo riuscite a metterla in pratica è suprattutto grazie ai poteri magici di Rina… quindi devi ringraziare anche lei!”
“Siete due amiche straordinarie!” Zell era al colmo della gioia.
“E non dimenticarti di Guido!” disse Rina. “La confezione l’ha pagata lui! Carina vero?”
“Si, molto… grazie mille anche a te, amico…”
“Si, si, non importa… io non ho fatto nulla di speciale…” Guido si sentiva un po’ a disagio davanti a tutte quelle smancerie.
“Zell, però dobbiamo dirti una cosa…” Tutti si voltarono verso Rina.
“Ecco vedi…” continuò per lei Dasy ancora un po’ imbarazzata. “Siamo riuscite a provarla solo sui tuoi capelli, non abbiamo potuto fare esperimenti anche sulla struttura del tuo corpo, anche se pensiamo che la formula abbia comunque lo stesso effetto…”
“Capisco…” Zell era ancora pieno di speranze.
“Così è meglio se prima la metti su una piccola parte del corpo… e un’altra cosa: quella pozione annullerà temporaneamente i tuoi poteri magici. Purtroppo è conseguenza del cambio di cellulle. Dopo torneranno, te lo assicuro…” Rina cercava di rendere più tollerabili le conseguenze dell’uso del liquido.
“Non importa, grazie… per poter tornare alla mia forma umana sarei disposto a rinunciare per sempre ai miei poteri!”
“E ora dai! Che cosa aspetti? Corri in camera tua e comincia a provarla! Ricorda che non dovrai assolutamente muovere i muscoli su cui la darai. Se hai bisogno di qualunque cosa non saremo lì pronti ad aiutarti! In fondo oggi è la tua festa, no?” Dasy era così ottimista.

Come predetto, la pozione cominciò, anche se con tempi più lunghi, a fare effetto anche sul corpo di roccia.
“La mia pelle… com’è morbida…Se è un sogno, vi prego, non svegliatemi!”
“Non stai sognando Zell! Stai veramente tornando come uno di noi!” gli disse prontamente Guido.

Capitolo 6

Erano passate diverse ore. I ragazzi erano tutti accoccolati sul lettone di Zell: i suoi capelli ormai gli scendevano morbidi sul collo e anche l’intero braccio ormai era di un bel colorito roseo.
La felicità regnava incontrastata in quella stanza.
Ma qualcosa nell’aria fece capire che ben presto si sarebbe incrinata…

Visto che Zell doveva starsene lì fermo, i ragazzi si divertivano a fare una gara di barzellette.
Guido ne sapeva alcune veramente spassose. (E chi se no?)
Improvvisamente una risatina si levò sopra le loro grida… Tutti si voltarono, ma con grande sorpresa, non videro nessuno. Qualcuno stava usando la magia per rendersi invisibile!
“Guarda, guarda… vi state proprio divertendo a quanto vedo!”
Rina sgranò immediatamente gli occhi… quella risata… ma non fece in tempo a gridare e avvertire gli altri della presenza di un demone, che già il proprietario della voce aveva rapito Dasy.
Tutti trattennero il respiro.
Finalmente il rapitore prese forma. Gli occhi semisocchiusi e quel sorriso furbetto… l’enorme mantello nero… Rina non poteva sbagliarsi…

“Così voi mocciosette siete riuscite a rimettere insieme la formula per liberare Zellgadis dal quel corpo mostruoso… devo ammetterlo, siete state in gamba…” sghignazzò il losco figuro mettendo una mano al collo di Dasy, che intanto aveva chiuso gli occhi e portato le braccia a croce sul petto.
Non si muoveva e agli occhi dei suoi amici non era un gran segno.
Il demone continuò con aria divertita: “Peccato però che non vedrete mai il risultato finito del vostro operato! Zellgadis!” urlò. “Consegnami subito il filtro altrimenti la tua amichetta farà una brutta fine!”. Detto questo strinse ancora di più la mano sul collo della ragazzina.
Zell era pieno di rabbia e stringeva la bottiglietta nel pugno.
Dasy, nonostante la stretta si fosse fatta più pressante sul suo collo, non ebbe reazioni e rimase in quella strana posizione. Che fosse già morta?
“Dasy!” gridò Guido.
Persino quel malvagio essere se ne accorse e rimase stupito, tanto da allentare la presa sul collo. Questo le bastò per riprendere fiato e parlare:
“Zell non ti muovere… non dargliela per nessun motivo!” La sua voce era calma e risoluta nonostante ciò che le stava capitando e il tono faceva capire molto bene che non ammetteva repliche.
Un secondo dopo e urlò:
“Lamp Power!”
Un intenso bagliore illuminò la stanza, ma era tanto potente che tutti dovettero chiudere gli occhi.
Quando riuscirono ad aprirli, ciò che videro li fece restare senza fiato.
Dasy era libera dalla morsa di quel demone e stava scendendo molto lentamente usando la levitazione, mentre lui era andato a sbattere alla parete opposta al letto di Zell, il corpo ancora circondato da numerose e piccolissime scosse elettriche.
“Maledetta! Tutto quel tempo immobile non ti è servito che per recuperare energia e recitare la formula! Come ha potuto una bambinetta come te servirsi di un così grande potere!” La sua voce era carica di rabbia.
“Zeross, avresti dovuto prendere più informazioni riguardo alla persona che hai preso come ostaggio!” lo sbeffeggiò lei.
Conosceva quel tipo, lo aveva chiamato per nome! E quei poteri, non li aveva mai utilizzati prima! Ma chi era Dasy in verità? Sapevano così poco di lei… e anche il suo modo di comportarsi: lei, sempre così dolce, ora si era trasformata in una ragazza fredda e determinata… anche i suoi occhi si erano raggelati… cosa le stava succedendo? Erano queste le domande che i suoi amici si ponevano osservando stupiti quel che stava accadendo…

Capitolo 7

“Come… come fai a conoscere il mio nome? Chi sei, ragazzina?” Zeross era ancora infuriato, ma il colpo che le aveva scagliato contro lo stava privando della sua forza. Nonostante ciò voleva sapere prima di ritirarsi.
“Pensavo che lo scherzetto di poco fa ti avesse chiarito le idee, Zeross caro! Davvero non ti ricordi più di me? Bhè, hai ragione…” disse con aria di sfida. “In fondo allora avevo… quanti anni avevo?… ah già, avevo solo quattro anni… è naturale che sia cresciuta, e come hai potuto vedere i miei poteri non sono stati da meno!”
Il viso di Zeross cominciò a impallidire e anche la sua voce ora tremolava: “No, non può essere… tu non puoi essere lei… l’incarnazione della Gran Sacerdotessa Maya!”
“Ce ne hai messo di tempo…” rispose lei confermando in questo modo ciò che il demone aveva appena detto.
Gli altri, sul letto, rimasero esterefatti, Zell e Rina in modo particolare.
“Hai vinto la battaglia ma non la guerra! Ci rincontreremo, lo giuro!” E detto questo Zeross svanì.
“Su questo non ho dubbi…” solo in quel momento Dasy potè nuovamente rilassarsi e scivolare lentamente sul morbido lettone di Zellgadis.

Immediatamente gli altri le si fecero tutti intorno.
“Dasy, che ti è successo? Come ti senti?” furono le domande che le fecero.
Il respiro era affannoso e sembrava essere molto stanca, ma un gran sorriso e un “Bene… amici… grazie…” allentò subito la tensione che si era creata. Dopotutto era sempre la solita…
Ancora distesa sul letto, tracciò con le mani qualcosa nell’aria, come se volesse fare un invisibile disegno.
“Che stai facendo!?” domandò Guido.
“E’ solo una barriera protettiva… servirà ad avvisarci e a proteggerci nel caso in cui Zeross o un altro dei suoi compagni dovesse rifarsi vivo…”
“Già, Zeross… come facevi a conoscerlo?” domandò Rina.
“E che cosa sono quelle storie sulla Gran Sacerdotessa? Zeross ha detto che sei la sua reincarnazione… non è che lassù qualcosa ha preso il sopravvento su di te… sembravi così…” i loro visi erano seri ma anche pieni di preoccupazione.
“…Sembravo così diversa?” finì la frase al posto di Zell.
“Già…” rispose lui.
“Perdonatemi se vi ho spaventati… non era mia intenzione… no, quella che parlava ero sempre io. Maya coesiste nel mio cuore, mi aiuta, mi incoraggia, tutto qui… Quella freddezza che ho mostrato lassù mi serviva solo da copertura per nascondere la collera che si stava impadronendo di me quando l’ho rivisto… quelle sue parole poi… ”
“Dasy, vuoi spiegarti meglio? Quando hai imparato a usare simili incantesimi?” Rina aveva mille domande da porgli, dopo ciò che aveva visto. Lo aveva incrociato anche lei una volta, sapeva bene quanto era potente e ciò nonostante a Dasy era bastato così poco per liberarsi di lui.
“Si, è giusto che vi racconti tutto dall’inizio… Solo così potrete capire…” Dasy cominciò così a raccontare la storia della sua vita, sotto l’attenzione degli altri.

“E’ cominciato tutto quando avevo appena compiuto un anno… quella mattina due monaci vennero a bussare alla mia vecchia casa dicendo ai miei genitori che avevano la certezza che la loro unica figlia possedesse dentro di sé lo spirito della Gran Sacerdotessa Maya. Ne avete mai sentito parlare?”
Zell fece un cenno affermativo: “Ho sentito diverse leggende al suo riguardo… narravano di una grande sacerdotessa che da sola era riuscita ad avere la meglio contro i demoni nell’ultima grande guerra che si è svolta tra forze del male e del bene… ma che il colpo da lei usato fu così potente che finì col rimanerne vittima ella stessa…”
“Esatto… quanto raccontano le leggende è verità, Zell…” continuò Dasy, sotto lo sguardo incredulo dei ragazzi. “Ebbene, nel paese in cui abitavo erano molto credenti e questo fatto venne preso con grande gioia. Per tutti, ma soprattutto per la mia famiglia, quello era un vero onore… così dopo qualche mese fui strappata dalla mia casa e portata a vivere nel monastero.”
“Mi dispiace…” disse Guido molto scosso.
“Non devi dispiacerti, Guido… ero ancora troppo piccola per rendermi conto di cosa mi stesse succedendo. Venni allevata da due simpatici monaci. Uno di questi è poi diventato il mio Sacro Maestro. Verso i due anni cominciai a manifestare i poteri di cui ero dotata. Non ricordo molto in verità. Ma già da allora possedevo la capacità di ascoltare il cuore degli altri… mi dissero che quando entrava qualcuno a cui era successa qualche disgrazia io gli andavo vicino porgendogli il mio peluche… quell’orsacchiotto, lo adoravo, mi faceva così tanta compagnia che, bhè, forse pensavo avrebbe potuto consolare anche loro! Vi sembreranno delle sciocchezze, scusate…”
“No, continua ti prego…” la esortarono.
“Ecco… Cominciai ad addentrarmi nel mondo della magia quando avevo tre anni, dopo che il mio Maestro mi ebbe raccontato per filo e per segno ogni cosa avesse ritenuto importante sul conto di Maya. A quell’età non capivo cosa intendesse e prendevo tutto come un gioco. Comunque sia, imparavo talmente in fretta che sembrava avessi già usato quegli incantesimi!
E’ stato in quel monastero che lo incontrai per la prima volta… Zeross… come vi ho già detto avevo solo quattro anni, ero un frugoletto tutto pepe. Lui ruscì ad abbattere le difese dell’abbazia e ad entrare: il suo compito era rapirmi per poi farmi fuori subito onde evitare che lo Spirito di Maya crescesse troppo in me… non dovevo diventare una minaccia. Io ero ancora piccola, ma ero molto pestifera e fu questo a salvarmi. Credendo un gioco il fatto che mi stesse facendo salire per aria, gli mollai un “Lamp Power” per quanto potessi lanciarlo a quell’età. Non fu altro che una lieve scossa, ma bastò a fargli perdere la concentrazione e a fargli aprire le mani, lasciandomi cadere giù. Per mia fortuna atterrai tra le braccia grassottelle dell’altro monaco che vegliava su di me, mentre il mio Maestro cacciava via il brutto demone… Ora sapete come ho fatto a conoscere Zeross…!”
“Ma, Dasy, il Lamp Power… come riesci ad usarlo? Finora ti ho visto usare solo delle piccole magie, quasi tutte di difesa… e quindi, come puoi…?” Rina era più curiosa che mai.
“Da questa domanda capisco che tu conosci la potenza del “Lamp Power”, Rina…” le rispose Dasy.
“Che cos’ha di speciale questo incantesimo?” Zell invece ne era all’oscuro.
Fu Rina a spiegare. “Per certi versi, come la potenza e la forza di distruzione se usato in tutta la sua forza, il “Lamp Power” potrebbe essere considerato come l’equivalente in magia bianca del “Dragon Slave”.”
“Che cosa? Vuoi dire che avrebbe potuto mandare all’aria l’intera locanda?” dissero in coro gli altri due, impauriti solo all’idea di cosa poteva succedere…
“Si, Rina ha ragione… è per questo che lassù mi avete vista così immobile. Dovevo raccogliere le energie e concentrarmi più che potevo per poter controllare al meglio il mio colpo… Ho bisogno di gran calma interiore per lanciare simili incantesimi… ecco perché non mi avevate ancora visto utilizzarli… ma non è solo per questo…” lo sguardo di Dasy cambiò improvvisamente dopo quelle parole e divenne molto triste.
“Dasy, che hai?” Zell le si fece vicino.
“Non è niente Zell, davvero… grazie…”
“No, non è vero…” Zell era profondamente turbato dall’atteggiamento della compagna.
“Non ho ancora finito di spiegarvi…” Dasy fece una pausa, poi con un sospiro continuò. “Ricordate la prima volta che ci siamo incontrati?”
“E come potrei scordarlo?” Zell si massaggiò il torace.
“Eggià…” Dasy ridacchiò al pensiero di come li aveva conosciuti. “Ero finalmente fuori dal convento perché finalmente avevano accettato la mia idea di girovagare per il mondo, per aiutare gli altri! La prima cosa che feci fu tornare a casa dai miei genitori. Non li vedevo da così tanto tempo… non sapevo che mi era rimasto un solo giorno da passare con loro…”
“Periti in un incendio… da che cosa è stato causato, lo sai?” chiese Rina.
“Certo, ma non volevo portare scompiglio in città… i miei si erano trasferiti lì da poco… al contrario del mio paese di origine, come vi ho già detto, lì erano molto diffidenti riguardo alla magia… stà di fatto che sui loro corpi c’era il simbolo dei demoni dell’altra dimensione… l’ho visto prima che prendesse fuoco insieme al resto… era un avvertimento o forse solo un modo per attaccarmi, visto che non ci riuscivano direttamente… ero troppo ben protetta dalle barriere dei monaci…”
“Non ti capisco Dasy, dove vuoi arrivare?” Zell la guardò perplesso.
“Dopo la morte dei miei, quando insomma mi sono scontrata con te… Ti ricordi? Mi chiedesti a cosa stessi pensando per essere così tra le nuvole…Bhè, avevo appena deciso che forse la mia strada era in quel monastero, scegliendo la vita che anche Maya aveva avuto… ed è stato proprio grazie a voi, a te Zell soprattutto, che invece sono tornata sui miei passi! Avevo sentito il tuo cuore… avevo sempre sentito la sofferenza attraverso gli altri, mai per esperienza diretta e ora che sapevo come ci si sentiva, ero pronta più che mai ad aiutare le persone che mi circondavano… Sentivo la tua solitudine, nonostante viaggiassi con persone che di compagnia te ne fanno tanta: Rina e Guido sono due persone così speciali… nonostante il più delle volte litighino fra loro, si vede che stanno bene insieme!”
Rina avvampò “Che dici?”. Guido sembrava non aver afferrato il senso dei suoi discorsi e li guardava con aria interrogativa. Zell invece chiese: “Scusami, ma non ho ancora capito dove vuoi andare a parare…”
“Zell, l’attacco di oggi non era indirizzato direttamente a te… è me quella che vogliono colpire… vedete, i miei poteri non riescono ad estendersi per tutta la loro potenza, se il mio cuore è troppo appesantito dalle preoccupazioni… Vogliono far fuori tutte le persone a me più care nel tentativo di indebolirmi… prima alcuni monaci, poi i miei genitori… e ora te! Loro sanno quanto sei importante per me! Se… se tu tornassi nella tua condizione di golem, ora come ora, non riusciresti più a sopportarlo, diventando più triste di ciò che eri… o anche se ti accadesse qualcosa… io ne morirei…” si girò dall’altra parte, sull’orlo delle lacrime.
Ma Zell, che aveva compreso, la prese fra le sue braccia e le fece appoggiare il suo capo sul suo petto, ormai tornato completamente al suo aspetto originario.
“Dasy, grazie a te sono rinato… non hai neanche la più pallida idea di ciò che sei stata per me in questo ultimo anno… Ormai l’incantesimo si è spezzato e stò tornando umano… nessuno potrà più farmi nulla e noi staremo insieme per sempre…”
Per sempre… questo pensiero sconvolse Dasy che si staccò improvvisamente da lui e lo guardò intensamente negli occhi: “E’ proprio questo il punto! Io dovrò staccarmi ugualmente da te!”
“Ma perché Dasy?” Zell non credeva alle sue orecchie.
“I monaci… verranno a prendermi… Usando quel potere ho fatto sì che anche loro potessero percepire a quale livello siano arrivati e ora mi riporteranno al monastero in modo che possa finire il mio apprendistato imparando a controllare ogni magia e diventare così… una Gran Sacerdotessa in piena regola!” disse quest’ultima frase piangendo amaramente. Scivolò fuori dal letto e nascose la testa tra le gambe che raccolse tra le braccia.
Tutti si guardarono sgomenti… allora era questo ciò che Dasy non era ancora riuscita a dire… tra poco li avrebbe lasciati… sarebbero venuti a prenderla… no, non poteva essere…
Mentre erano così assorti dai loro pensieri, sentirono Dasy ricominciare a parlare: “Non avrei dovuto dirti ciò che sentivo nel cuore… non avrei dovuto dirti che ti amavo, Zell… in fondo sapevo che questo giorno sarebbe venuto prima o poi… se mi fossi tenuta tutto dentro ora sarebbe tutto più facile…”
“Dasy… ti prego smettila di piangere… Le dolci mani di Zell erano appoggiate sulle sue spalle… che bella sensazione… alzò nuovamente lo sguardo. Gli occhi rossi dimostrarono quanto avesse pianto.
“E’ vero Dasy, se tu non mi avessi aperto il tuo cuore sarebbe stato più facile, per me, ma tu avresti sofferto ugualmente, giusto?”
Dasy non rispose e Zellgadis continuò.
“Un giorno una ragazza mi ha fatto capire che nonostante il mio corpo mi impedisse di fare cose che per gli altri erano naturali, lei ci sarebbe stata comunque, sempre, mi disse che nonostante fossi fatto di pietra mi amava perché ero una persona speciale… forse lei non sa che effetto hanno fatto su di me quelle parole… mi sono sempre vergognato di com’ero, ma lei mi ha fatto sentire veramente speciale, anzi la persona più fortunata del pianeta… ora questa ragazza è qui tra le mie braccia, convinta che il mondo si stia abbattendo su di lei…” le alzò il mento con le dita e la guardò dritta negli occhi “ora ripeto a lei le sue stesse parole… ci sarò sempre, nonostante tutto, perché quello che provo per te è più forte di qualsiasi voto… forse non potrò sposarti, ma questo non mi impedisce di restare con te come amico…”
“Zell… ” Dasy gli si buttò al collo. “Rimarrai sempre nel mio cuore…”
I loro visi si avvicinarono sempre più e in un attimo le loro bocche si erano unite per un ultimo e dolcissimo bacio.

Quella notte Dasy si addormentò come un sasso. Per lei la giornata era stata veramente estenuante.
Al suo fianco Zell la osservava girato su un fianco, con una mano tra i suoi capelli.
Non poteva pensare che non l’avrebbe più rivista.
Un tonfo e un grido li fece balzare entrambi a sedere sul letto. Guardarono in alto, nella direzione del fracasso.
“A quanto pare la mia barriera sta servendo a qualcosa…”
“Un altro demone… ma cosa vogliono ancora? Io ormai non sono più un golem…” poi guardando meglio il mostro “Ehi! Ma che gli stà capitando?! Sembra quasi che quella barriera…”
“Ih. Ih, ih! Ben gli stà! Così impari ad avvicinarti troppo alla mia barriera “vampira”!”
Il demone perse in pochi istanti quasi tutta la sua energia e svanì.
“Barriera vampira? Dasy… ma cos’è quella roba?” Zell non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva visto.
Dasy potè nuovamente lasciarsi scivolare tra le coperte. “Non devi temere Zell… è uno scudo difensivo, che però … attacca anche!” ridacchiò. “Vedi… l’ho chiamata così perché è in grado di risucchiare l’energia maligna, chiaro ora?”
“Caspita!”
Le loro risate fecero accorrere gli altri due, svegliati anche dai terribili rumori che provenivano da quella stanza.
“Che è successo?” sbraitò Rina, alla quale non faceva molto piacere doversi alzare così presto.
“Niente… è solo entrata in azione la barriera vampira di Dasy!” Zell continuò a ridere.
“Cosa?” Guido sembrava ancora nel mondo dei sogni.
“Non è nulla… potete tornare a dormire…”
“Ok…” fecero i due sbadigliando. “Buonanotte allora…”
Ma quella notte non riuscirono proprio a dormire. Dopo mezz’ora dall’arrivo di quella creatura, due figure si materializzarono nella stanza di Zellgadis, facendo morire in gola le loro risate: erano gli oleogrammi di due monaci.
Come fosse ipnotizzata, Dasy si alzò dal letto per andarsi ad inginocchiare, come un cavaliere di fronte al suo re, davanti a una di quelle figure.
“Dasy…” la chiamò allungando il braccio. Inutile tentativo. La vedeva già così distante da lui… perché, perché così presto?
“Mio caro Maestro…” Dasy si stava rivolgendo a quello più alto.
“Mia adorata Dasy…” fece per abbracciarla, ma la sua figura oltrepassò il corpo della ragazza. “Presto potrò abbracciarti veramente…”
“Si, Maestro.” Rispose lei.
“Dovresti già sapere il motivo della nostra venuta.” Fece il monaco.
Dasy fece un impercettibile segno d’assenso con la testa e lui continuò: “Abbiamo percepito l’energia emanata dai tuoi incantesimi… il momento è giunto. Sei pronta per essere iniziata a Gran Sacerdotessa.”
“Manterrò la promessa. Tornerò quanto prima da voi…”
“Ne ero sicuro… arrivederci bambina mia…” e ciò detto le due figure si dissolsero.

Dasy tornò da Zellgadis. La sua espressione era tornata sul depresso.
Zell non sapeva che fare per consolarla, ma lei sapeva di cosa aveva bisogno: “Tienimi stretta, Zell, ti prego…”
Non se lo fece ripetere. Le cinse la vita con le sue possenti braccia e in quella posizione lei si addormentò. Il capo sul suo torace, le guance inumidite dalle lacrime. Anche Zellgadis piangeva. Ora capiva come si doveva essere sentita Dasy quando lui era scappato, perché in quel momento provava una gran stretta al cuore. “Non voglio più vederti soffrire…”

L’indomani mattina fu il momento degli addii. Non fu facile staccarsi da loro, ma lo doveva fare, lo sapeva…
Abbracciò teneramente Guido, facendogli promettere che avrebbe sempre protetto Rina “e non farla arrabbiare, d’accordo?” gli raccomandò. Guido le fece uno dei suoi sorrisi più belli e dopo averla abbracciata a sua volta, le sussurrò: “Ci proverò, ma non sarà facile, sai com’è scorbutica!”
“Chi sarebbe la scorbutica?” Rina aveva sentito, ma non fece in tempo a farlo volare via con uno dei suoi incantesimi perché Dasy le bloccò le mani nelle sue, prendendola alla sprovvista (devi fare attenzione! Quella è capace di mandare all’aria anche te! NdA). “Rina, mi raccomando… Te li affido, so di poter contare su di te!”
“Soprattutto devo proteggere Zell… vero?” le rispose, guardandolo con la coda dell’occhio.
Dasy era diventata tutta rossa. “Bhè, anche Guido… Se non te lo tieni da conto, chi altri potrebbe sopportarti per un’intera vita?!” la frecciatina di Dasy colpì il bersaglio in pieno.
Rina era sul punto di esplodere e non si capiva se il color fucsia del viso fosse dovuto all’imbarazzo o alla rabbia: “Che hai detto?!! Cosa vorresti insinuare! Che non sono bella per caso?” e cominciò a rincorrerla.
Lei si nascose dietro la schiena di Zell, facendo così del suo corpo un perfetto scudo contro i colpi di Rina… che non arrivarono… perché Guido ci mise anche del suo. “Certo, se avessi un seno più grande, di corteggiatori ne avresti di più!”
“Come ti permetti! Beccati questo!” stavolta non c’era niente che la trattenesse dal fulminare Guido… tranne l’urlo di Zell, che spazientito (immaginatelo con un gocciolone enorme che gli scende giù…) gridò con tutta la sua voce: “ORA BASTA!!!!!!!!!!”
In un momento tutto tornò tranquillo, anche se Zell si ritrovò ad avere su di se lo sguardo di tutti. Lui guardò da un'altra parte e tossicchiò. Una risata generale e poi l’ultimo addio, quello forse più sofferto.
“Zell, grazie ancora di tutto… spero di poterti rivedere un giorno…”
“Si lo spero anch’io… ti voglio bene Dasy!” i due si mossero in un tenerissimo abbraccio…
“Te ne voglio tanto anch’io… Ora devo proprio andare!” non avrebbe voluto, dovette far violenza su se stessa per staccarsi dal suo corpo e dal calore delle sue braccia. Guardò un ultima volta i suoi occhi così intensi. “Addio amici!”.
Grazie alla levitazione in un attimo fu in aria. Non voleva farsi vedere piangere ancora. Sarebbe stato tutto più difficile…
Solo quando fu certa che nessuno la potesse vedere si fermò e guardò in basso, nella direzione dalla quale era venuta. “Non potrò mai smettere di amarti, Zell… nulla potrà cambiare ciò che porto nel cuore…”. Si voltò e non si voltò più indietro. L’aspettava un’altra vita, ormai…
Agli altri non restò che guardarla scomparire nell’orizzonte…
Fu Rina a spezzare il silenzio. “Ha una sua missione da compiere! Lei salverà il mondo, non dimenticatevene! Dobbiamo essere orgogliosi della nostra Dasy e non fare questi musi lunghi, lei non vorrebbe! Dai, forza, andiamo a mettere qualcosa sotto i denti!”
“Si, Rina ha ragione! Avanti! Ho visto un ristorantino laggiù in fondo…”
Per quel gruppetto tutto sarebbe tornato alla normalità. Con loro non ci si annoiava mai… altre avventure li attendevano!

Capitolo 8

Erano passati otto mesi da quando aveva detto addio ai suoi amici più cari, al suo amato…
Otto mesi trascorsi chiusa in una speciale stanza a meditare, ad allargare le sue conoscenze espandendo il suo stesso io, attraverso una severissima disciplina, oltre i suoi confini, ai margini dell’infinita sapienza.
In questo modo era venuta a contatto con lo spirito della persona che aveva governato il potere in tutti quei secoli, con la persona che dalla sua nascita albergava nella parte più segreta del suo cuore… Maya le si era mostrata in tutta la sua lucentezza, e con lei aveva finalmente imparato a controllare gli incantesimi più potenti, le arti di magia bianca che nessun altro umano, per quanto potente mago, avrebbe mai potuto utilizzare senza esserne schiacciato. Ma, l’aveva avvertita, non usare con troppa leggerezza il “Cosmic Whirl”: è troppo pericoloso anche per te… Lei stessa non era riuscita a governarlo, morendo risucchiata dal suo stesso colpo.
Dasy aveva promesso che non l’avrebbe usato, se non in condizioni estreme…

E così, dopo tanto tempo, era finalmente giunta all’ultimo giorno di noviziato. L’indomani si sarebbe tenuta la Cerimonia Sacra con il quale lei sarebbe rinata a Gran Sacerdotessa.
Ma, dopo così tanti sacrifici e gran concentrazione, le ci vollero ancora diverse ore di meditazione dopo quello che il suo Maestro le aveva detto…
La mattina l’aveva chiamata a sé, congratulandosi per i suoi progressi: era molto fiero di lei… sarebbe stato un gran giorno e… avrebbe rivisto Rina e gli altri.
“Come? Verranno qui? Per quale motivo Maestro…?”
Lui, con un sospiro prese a spiegarle tutto ciò che aveva scoperto.
“Non è possibile… perché proprio loro?” Dasy aveva perso tutta la calma acquisita. Il maestro non le rispose. Doveva fare ciò che gli aveva richiesto… ma doveva anche ritrovare la sua pace interiore, per arrivare pronta al giorno successivo!

Nel monastero erano tutti in gran festa. La sala dove si sarebbe celebrata la cerimonia era stata addobbata con grandi composizioni di rose e gigli. Drappi dai motivi dorati erano stati poggiati sull’altare e sulla cancellata che divideva la navata dall’abside.
Nell’ampio corridoio in mezzo alle due file di panche in noce scuro dagli inginocchiatoi di pelle rossa, erano stati stesi migliaia di petali, tanto da formare un morbido tappeto di rose bianche.
Le alte candele renderanno tutto più magico, una volta accese.

Quella mattina Dasy venne opportunamente preparata all’incontro con il Monsignore. L’abito non era che una semplice tunica di lino bianca, stretta alla vita da un cordoncino azzurro. Le vennero raccolti i capelli in un’ordinato ed elegante chignon da un nastro color del cielo che le scendeva giù fino alle spalle. Solo alcuni ciuffi le erano stati lasciati deliberatamente liberi, per incorniciare quel suo dolcissimo viso. Sopra le avrebbero posto un velo, affinchè il suo volto non potesse essere visto fino alla sua proclamazione a Gran Sacerdotessa.

Venne accompagnata fino all’altare dal suo nobile Maestro… i piedi nudi che poggiavano sulla delicatezza di quel tappeto di petali… nella sua testa una vaga sensazione: tutto il rito era così simile ad un matrimonio… già un matrimonio che l’avrebbe unita per sempre a quell’ordine monastico… no, non doveva lasciarsi andare a quei pensieri proprio ora, tanto non sarebbe cambiato niente… e poi loro erano lì, non li poteva vedere per via di quel velo, ma sapeva e sentiva la loro presenza.

Quando finalmente le venne scoperto il viso, dopo aver pronunciato tutti i giuramenti, riuscì a scorgere tra la folla di fedeli (accipicchia se erano tanti…!) i suoi tre amici. Zell non le staccava mai gli occhi di dosso, sorridendole per incoraggiarla (quanto adorava quel suo modo di sorridere!); era molto cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto. La tunica che era solito indossare per non farsi riconoscere era sparita e ora indossava un elegante completo, sicuramente indossato per l’occasione. Quello che più contava era che aveva smesso di aver paura degli altri e il suo viso lo dimostrava.
Accanto a lui sedeva Rina. Era sempre la solita. Avrebbe potuto scommettere sul fatto che in quel preciso istante si stava annoiando a morte e non vedesse l’ora di andarsene. Guido era al suo fianco… ma chi era quella fanciulla che gli stava ancorata ad un braccio, con la testa appoggiata sopra? Dai particolari ornamenti che indossava poteva dedurre che pure lei era una sacerdotessa… come lo era lei fino a ieri… ma Rina non era gelosa? Si vedeva lontano un miglio che la ragazza era interessatissima a Guido!
Non potè finire le sue supposizioni, perché la cerimonia stava per concludersi e il Monsignore aveva richiamato la sua attenzione!
Le cinse la fronte con uno splendido diadema in oro bianco, al cui centro pendeva uno splendido zaffiro dai tipici quanto incantevoli riflessi bluastri.
“Questo diadema rappresenta la grandezza del tuo spirito, la sovranità sulle arti magiche che hai appreso. Maya è in te e saprà donarti la forza per usarle nei migliori dei modi.”
Poi tolse da una graziosa scatolina intarsiata un ancor più magnifico anello con un’enorme pietra di lapislazuli che si intonava perfettamente con il colore dei suoi occhi.
“Questo anello è simbolo della tua appartenenza all’ordine sacerdotale. Ti conferirà grande rispetto e onoreficienza. Il tuo cuore è grande, Dasy” continuò coprendo le sue spalle in un mantello azzurro ricamato in oro “insieme a lui porterai la pace nel nostro mondo, ricacciando il male nella sua giusta dimensione, affinchè non varchi mai più questa soglia. Vai, oh Grande Sacerdotessa, nostra Grande Speranza.”
Lei si inchinò davanti a lui e baciò il grosso anello che anche lui portava all’anulare destro.
Il Monsignore dal canto suo l’abbracciò augurandole buona fortuna. (Si dice in bocca al lupo, non lo sai? NdA).
La cerimonia era finalmente giunta al termine.
Dopo essersi accomiatata dal suo Maestro, Dasy si incamminò verso quei visi conosciuti.
Rivederli la rendeva veramente felice, dovette ammettere a se stessa, nonostante sapesse che da quel momento sarebbe stato tutto diverso.
Rina le andò subito incontro… un veloce abbraccio per poi mettere subito gli occhi sugli splendidi gioielli che le erano stati appena donati. I suoi occhi brillavano… no, proprio non era cambiata!
“Dasy! Sei splendida! Somigli ad una principessa!” era la calda voce di Guido che le andava incontro.
Poi quell’incrocio con lo sguardo di Zellgadis… Oddio, il cuore le batteva all’impazzata! Come avrebbe fatto ad arrivare in fondo alla missione se era bastato guardarlo un attimo negli occhi per far riaccendere la fiamma sepolta nel suo cuore?
Lo stesso disagio comunque era sentito anche da lui, glielo leggeva in faccia.
“Sono contento di rivederti…” farfugliò Zell.
Rina si accorse di ciò che stava succedendo e si intromise tra loro, sia per toglierli entrambi da quella situazione, ma suprattutto per poter ammirare meglio quelle pietre incantevoli! Le piacevano un sacco!
“Dasy! Ora devi farmeli veramente vedere! Guido, guarda! Sono antentiche e di gran valore! Come potete tenere un simile tesoro in una semplice scatola?!! Siete impazziti?! Non potete essere ingenui fino a questo punto!” Rina era scandalizzata.
“Stai calma!” a parlare ora era la misteriosa sacerdotessa che finora era stata in disparte e in silenzio ad osservare l’intera scena. “Questi gioielli non possono essere rubati e qualsiasi essere con un po’ di buon senso non penserebbe nemmeno a toccarli.”
La misteriosa ragazza poi si voltò verso Dasy e dopo l’ormai rituale bacio dell’anello, si presentò. “Mi scusi… non ci hanno ancora presentato. Io mi chiamo Silpheel e sono sacerdotessa della città di Cyrerg. E’ un onore per me conoscerla!”
“Il piacere è tutto mio…” Dasy era un po’ imbarazzata. Non era ancora abituata a quel genere di trattamento e a dire la verità avrebbe preferito che gli altri non dessero tutto questo peso al rituale (e neppure ai gioielli… non credeva di attirare tanto l’attenzione!)
Rina guardò le due. “Invece di starvene lì, perché non vi decidete a spiegarmi? Io non capisco… davvero non hanno mai tentato di impossersene?”
“Oh, qualche sciocco ci ha provato… ma ha avuto una brutta sorpresa…” Dasy le spiegò. “Vedi, questo anello e questo diadema sono stati indossati da moltissime persone nominate Gran Sacerdotesse dagli inizi del tempo; ognuna di esse ha poi infuso un po’ del suo potere in queste pietre, così che hanno finito per avere una volontà loro e guai a coloro che osano indossarle se non ritenute degne! Capisci ora?”
“Quindi mi state dicendo che questi gioielli si proteggono da soli grazie alla magia contenuta nelle pietre?” Rina era sbalordita. Non credeva potessero esserci in giro ornamenti tanto pericolosi… avrebbe dovuto fare più attenzione quando sarebbe andata a derubare i malcapitati banditi dai loro bottini!
“E’ proprio così Rina! Hai capito ora perché non li puoi rivendere?” le domandò Silpheel.
“Avida come sei Rina, quei cosi ti fulminerebbero all’istante.” Zellgadis era risultato più che convincente.
“Grazie Zell! Ci arrivavo anch’io da sola! Comunque sei un vero amico! Mi piacciono le pietre luccicanti, che c’è di male? E a chi non piacciono?” Rina sembrava profondamente offesa dalla frase dell’amico.
“Dai! Sai bene che Zellgadis scherzava! Gli piace stuzzicarti… non devi prendertela in questo modo!” Guido cercava di rimettere a posto le cose.
Zellgadis, colpito dalla reazione di Rina, le si fece subito vicino e le chiese scusa.
“Rina, facevo così per dire…”
“Si, si, va bene! Accetto le tue scuse… ma non guardatemi tutti in quel modo, mi mettete a disagio!” urlò Rina.
Tutti si misero a ridere. In quell’istante Dasy si accorse che il suo Maestro si stava lentamente avvicinando al gruppo.
Fu allora che si ricordò perché loro si trovassero lì.
“Rina, è stato il mio Maestro a chiamarvi vero?”
“Si… ci ha avvertito per via telepatica…”
“E vi ha anche spiegato il motivo?” insistette Dasy.
“Ha detto che potevamo essere in pericolo e che voi ci avreste protetto… e poi, non potevamo certo mancare alla tua investitura, vero ragazzi?”
“Certamente!” fecero gli altri in coro.
“E non vi ha detto nient’altro?” Dasy voleva saperne di più.
“No, ma perché tutte queste domande?” rispose Rina un po’ allarmata dall’insistenza dell’amica. La conosceva abbastanza per sapere che quell’atteggiamento era fonte di brutte notizie. “Avanti dicci, cosa sai tu?”
Con un colpo di tosse, il Gran Maestro impose l’attenzione su di se.

“Salve ragazzi.” salutò cortesemente il gruppetto.
“Mio Maestro, perché non gli avete spiegato…” Dasy lo guardò sconcertata.
“Già, cos’è che non ci ha detto?” domandò Rina guardandolo con sospetto.
“Ho incaricato Dasy di farvi da guardia del corpo fino al termine del conflitto.” le rispose con naturalezza.
Rina non ci vide più. Sapeva di dover rispetto a quella persona, in fondo era pur sempre un uomo di chiesa e per di più con cariche molto elevate, ma in quel momento non si seppe trattenere.
“Cosa?!!!” urlò. Lo sospinse lontano dal gruppo, dove riteneva di potergli parlare senza che alcuno degli altri potesse sentire. “Come può farlo? Si rende conto in che situazione sta mettendo Dasy? Non voglio vederla soffrire ancora e se lei tenesse davvero a quella ragazza non le farebbe una cosa simile!”
“Rina, si calmi per favore e mi faccia spiegare…” le disse prendendola delicatamente per le spalle. Dalle sue mani proveniva un’energia così calda da arrivarle al cuore, facendola rilassare all’istante. “Non vorrei neanch’io causare dolore alla mia piccola Dasy, ma questo è il suo destino e io non ho il potere di cambiarlo. Lei ha ricevuto l’addestramento necessario affinchè riesca ad affrontare questa situazione e poi non sapevo di chi altro fidarmi… Ho bisogno di sapere che quando sarà il momento ci saranno persone in grado di aiutarla… persone come voi, che la amano come la amo io.”
Rina era allibita da quella dichiarazione. “Cosa mi vuole dire…”
“Rina, voi siete veramente in pericolo e Dasy è una delle poche persone in grado di difendervi. Il Male vuole impadronirsi delle vostre anime e non solo… Vedono in te un grande potere, un potere che potrebbero sfruttare se riuscissero a condurti dalla loro parte. Così è pure per Guido, o meglio, per la sua leggendaria arma. Dopo aver visto come l’hai sfruttata durante il combattimento contro Sabrani-Vudù, ora vorrebbero potersene impossessare per sfruttare la sua energia…”
“La luce nelle tenebre…” Rina ritornò con la mente a quel momento. “L’ho lanciata attraverso la spada di Guido per conferirgli più potenza… Ho usato un sortilegio di magia nera incanalandola in un artefatto del bene… sarebbe terribile se finisse nelle mani sbagliate…”
“Vedo che comprendi… Proprio per questo avrete bisogno dell’aiuto di Dasy.” il Maestro la fece tornare al presente. “E per ultimo Zellgadis: da golem era stato scelto per essere il portale che univa i due mondi, diviso com’era tra male e bene… quindi molto importante, ma ora che Dasy glielo ha sottratto, si vorranno vendicare… uccidendo lui, ucciderebbero anche l’unica persona in grado di contrastarli. Dasy morirebbe dentro se fosse fatto del male a quel ragazzo.”
“Dunque lei è al corrente di ciò che c’è stato tra loro due… Non crede che riunendoli in questa circostanza le farebbe ugualmente del male?!” contestò lei.
“Queste tue insinuazioni, Rina, non fanno altro che confermare che sto facendo bene ad affidarla a voi… Siete preoccupati per lei e questo si dimostrerà un bene. Voi sarete in grado di proteggerla.”
“Proteggerla? Noi? Ma non era lei che doveva proteggerci?” Rina stava andando in confusione. Non riusciva proprio a capire cosa stesse cercando di dirgli quel vecchio.
“Lo farete a vicenda. So di poter contare su di voi, sull’amicizia che vi lega. Voi la accompagnerete fino alla Valle degli Spiriti, dove avrà luogo la battaglia. Lei vi proteggerà fin là, poi sarà compito vostro aiutarla contro i demoni. Non voglio che rimanga sola. Non voglio che si ripeta la storia. Non la farò combattere contro i demoni come è successo a Maya. Non sopporterei vederla morire così… Vi prego, è nelle vostre mani.” l’uomo era decisamente preoccupato per la sorte della sua discepola.
Solo allora Rina capì dove voleva arrivare il Gran Maestro.
“Può contare su di noi.” fu la risposta di Rina. “Ma mi tolga una curiosità. Come sa che il luogo dello scontro sarà proprio la Valle degli Spiriti?”
“Dovreste saperlo, Rina. Quel luogo è come un catalizzatore di energie negative. Varie guerre si sono combattute in quella valle per accapparrarsi i ricchi territori confinanti e si dice che gli spiriti dei morti ancora vaghino in quella zona a reclamare vendetta. Da qui l’origine del suo nome…”
“E allora? Anche i bambini conoscono quella favoletta!” disse Rina, alquanto innervosita.
“Si calmi… mi lasci spiegare.” si scusò lui. “Quelle non sono fantasie, ma pura verità. E ultimamente ho avvertito un incremento di potere malvagio nel luogo. C’è troppa concentrazione di energia negativa, per non pensare che la useranno per varcare questa dimensione. Ecco perché vi stò chiedendo di avviarvi là.”
“Ho capito. E va bene, faremo come dite voi.” Con questa frase, Rina si accomiatò dal monaco e tornò dal gruppo che fino al quel momento aveva assistito con aria preoccupata alla discussione senza capirne una sola parola.
Quando la maga fu di nuovo tra i suoi compagni, gli occhi si spostarono su di lei, in attesa di una risposta.
“Allora, ragazzi, si parte! Destinazione: la Valle degli Spiriti!” gridò Rina alzando il braccio a pugno chiuso.
“Che cosa?!!!” nessuno credeva a ciò che avevano appena udito. Tutti meno Dasy, essendo già al corrente di tutto.
“Accompagneremo Dasy fino al luogo del combattimento e le faremo da guardie del corpo.”
“Dunque hai accettato…” chiese timidamente Dasy.
“Si, il tuo Maestro mi ha spiegato tutto. Io lo farò strada facendo. Non abbiamo un attimo da perdere. Forza!” Rina guidò il gruppo e intanto mostrò la situazione ai compagni.
Tutti si misero in cammino, meno Silpheel che, compresa la gravità della situazione si offrì di ritornare al suo villaggio per recuperare Blass Blade, la mitica spada generata dall’albero divino per tenere sotto controllo le forze del male che si aggiravano in quel luogo. Sarebbe stata molto utile in battaglia.
Questa separazione fu molto ben accolta da Rina, stanca di vederla gironzolare sempre attorno al “suo” Guido.
Dunque è vero, è gelosa! Pensò Dasy.

Capitolo 9

Il gruppo rimasto aveva già percorso un bel pezzo di strada, quando fu bloccato da un grido:
“Fermi dove siete! Io sono la Paladina della Giustizia e non proseguirete oltre senza la mia protezione!”
La voce proveniva da un’enorme roccia posta di fronte a loro. Lassù stava una piccola ragazzina dai capelli corti e neri, occhioni enormi e il dito indice proteso in avanti, come per dare più enfasi a ciò che aveva detto.
Rina si sbattè la mano sulla fronte e disse: “Ecco, ci mancava solo lei in questo momento…”
Anche gli altri non sembravano affatto sorpresi dalla nuova presenza, anzi, sembravano quasi in imbarazzo.
La morettina fece un grosso balzo a terra… ma scivolò, sbattendo la faccia sul terreno…
Dei grossi goccioloni attraversarono il viso di tutti.
Si risollevò immediatamente, scrollandosi la polvere dal vestito.
“Salve a tutti!” urlò.
“Ragazzi, la conoscete?” fu il commento di Dasy, che era rimasta un po’ confusa da tutta la faccenda, mentre il resto del gruppo sembrava abituato alla scena.
“Ecco… vedi…” cominciò Zell impacciato.
“Mi chiamo Amelia, lieta di conoscerti!”. La ragazzina allungò la mano per stringere quella della ragazza che sorrise.“Il mio nome è Dasy. Sono felice che tu ti sia unita al gruppo.”
Rina, in cuor suo, pensò che forse, presto avrebbe cambiato idea. Aveva la certezza che la sua presenza non avrebbe portato niente di buono.
“Sono contenta che nel gruppo ci sia una nuova combattente della giustizia!”
esclamò al colmo della gioia la piccola Amelia.
Zell si fece accanto a Dasy e le sussurrò: “Non badarci, è fissata sul fatto della giustizia a tutti i costi. In fondo non è colpa sua se è figlia del Principe Filiberto di Seirung…”
“Dunque Amelia è una Principessa!” gli rispose lei. Poi sorridendo aggiunse: “Non preoccuparti, credo che il suo carattere allegro farà bene a tutto il gruppo.”
Zellgadis si arrese e fece spallucce. “Sei così ottimista… Si, speriamo sia così…”.

Il gruppo si rimise in cammino. Amelia promise di fare del suo meglio per aiutare a proteggere la Sacerdotessa.
Rina era preoccupata. Temeva per la sua amica. Amelia era una ragazzina sincera e di animo buono, ma era ancora una bambina dopotutto, ingenua e soprattutto all’oscuro di ciò che c’era stato tra Dasy e Zellgadis.
La mente della maga ritornò con la mente all’ingresso di Amelia nel gruppo. L’avevano conosciuta una sera, quando Rina per l’ennesima volta, aveva deciso di depredare i tesori di una banda di malviventi della zona. Stava lottando con alcuni di loro quando tutti si bloccarono distratti da una voce femminile proveniente da un promontorio lì vicino.
Lassù, come è ovvio, stata la figura di Amelia che si stagliava nitida alla luce della luna. Indicando con il dito il gruppo in basso aveva intimato loro di smettere altrimenti la Paladina della Giustizia gli avrebbe inferto una severa punizione (peggio di quello che stava facendo Rina? Non credo proprio… NdA).
Si era presentata dopo aver aiutato Rina a sistemare i briganti, poi le aveva chiesto se voleva aiutarla nella sua lotta per la giustizia.
Rina aveva pensato di trovarsi davanti un’invasata (no, è solo fissata… NdA), ma per fortuna Guido e Zellgadis vennero a salvarla da quell’imbarazzante situazione. I suoi due compagni erano soppraggiunti dopo aver scorto alcuni strani lampi provenire dal bosco. Loro sapevano che cos’era, anzi chi era a provocarli!
Fu in questo modo che Amelia aveva conosciuto l’intero gruppo. Li seguì nelle loro avventure con il benestare del Principe “Fhil”, suo padre, contento di appioppargliela così da temprare il carattere dell’amata figlioletta.
Avventura dopo avventura, Amelia si vedeva sempre più legata da una sincera amicizia a Zellgadis, con il quale si confidava spesso. Probabilmente cominciava anche a provare qualcos’altro nei suoi confronti, ed era questo che Rina temeva.

Le preoccupazioni di Rina non rimasero infondate. Amelia passava molto tempo con il suo amico, sotto lo sguardo di Dasy, che non poteva far nulla se non vegliare sulla loro incolumità.
Troppo spesso ormai la vedeva sedersi in disparte, in un posto isolato da loro a meditare, circondandosi soltanto dei rumori della vallata. Alle domande degli amici, rispondeva che era un suo dovere dedicare un po’ del suo tempo al rinvigorimento dello spirito per essere pronta al momento decisivo.

Erano tutti addormentati quando Rina la sentì uscire dalla stanza accanto alla sua. Decise che quello era il momento di affrontarla, di farla parlare, di farla sfogare… non poteva continuare a tenersi tutto dentro.
Avvicinandosi pian piano a lei scorse sul suo viso qualcosa che si aspettava, ma non avrebbe voluto vedere: le sue lacrime luccicavano alla luce argentea della luna.
Delicatamente le appoggiò una mano sulla spalla.
Dasy riaprì gli occhi e si ritrovò quelli di Rina che la fissavano.
Presa alla sprovvista si staccò da lei.
“Rina… tu dovresti essere a letto…” le bisbigliò.
“Ho tempo per dormire. Ora dobbiamo parlare.”. La voce di Rina passò dal tono dolce a uno pieno di rabbia. “Lo sapevo io! Sapevo cosa avrebbe causato questo viaggio! Non volevo rivederti in queste condizioni… volevo tenerti lontana da Zellgadis, dal tuo passato! E ora ci si è messa anche Amelia! Perché non riesce a capire…! L’avevo detto io che questa riunione era uno sbaglio… Dasy, io…”
“Ssshh… Rina, tu non puoi far nulla. Zell ha diritto ad avere una nuova vita. Amelia è una brava ragazza e tutto sommato sono contenta che abbia scelto lei. Con me non potrebbe avere un futuro… Purtroppo il mio destino ha voluto questo e io devo farmene una ragione…” una strana risatina le uscì di gola. “Tutto quel tempo nel monastero a meditare… solo ora mi rendo conto di non averlo mai dimenticato. Era sempre nel mio cuore anche nei momenti di maggior spiritualità…”
“Vorrei tanto poter far qualcosa per te, Dasy… Tutto questo non è giusto. Vorrei poterti dire che un giorno vivrai felice con Zellgadis. Se soltanto…” Rina non sapeva più come poterla consolare. Sapeva come si sentiva. Anche a lei, a volte, succedeva di pensare alla sua vita con Guido, ma lui era così distratto a volte, così troppo ingenuo… Dopo tanto tempo insieme, ancora non aveva capito se lui la vedesse solo come un’amica o qualcosa di più. L’amore sapeva essere così complicato…
“Rina, purtroppo né tu né nessun altro potete far nulla. Devo trovare dentro di me la forza giusta per affrontare questa situazione… per me e anche per voi. Questa mia debolezza potrebbe costarmi cara durante la battaglia e per uno sbaglio del genere ne andrebbe di mezzo l’intera umanità.”
Le parole di Dasy erano la verità, purtroppo. Rina non potè far altro che abbracciarla forte. “Io sarò sempre con te, lo sai. Sei una grande amica.” Si sentiva così inutile. Stava per andarsene quando si ricordò. “Perché non provi ad ascoltare il suo cuore come facevi una volta?” le sembrava di aver avuto una splendida idea, ma purtroppo non era così.
“Ci ho provato, ma non ci riesco. È come se ci fosse un muro che blocca i miei poteri, non riesco più ad arrivare a lui…”
“Com’è possibile? Quel potere è parte di te!” Rina era esterefatta.
“Non so perché sia successo. Probabilmente è la paura stessa di scoprire i veri sentimenti di Zell per Amelia a creare una specie di barriera…”
Rina sbuffò. “Uff… Forse è meglio che adesso ti lasci sola, ho interrotto la tua meditazione… Spero che tutto si risolva. Purtroppo io non sono di molto aiuto.” Sconsolata, Rina si alzò.
“Non dire così Rina, poterne parlare con qualcuno mi è stato molto utile. Grazie di tutto, amica mia.” Con queste parole e un sorriso incoraggiante, le due si salutarono.

Si incamminò nuovamente verso le sue stanze. Arrivata all’uscio, notò una sagoma scura muoversi all’interno.
Si era già armata ed era pronta all’assalto quando l’ombra si rivelò essere nient’altro che Zellgadis.
Rina cacciò un urlo. “Zell, che diavolo pensi di fare in camera mia?”
Lui non badò neanche agli strilli di lei, ma con tutta la calma che poteva avere in quel momento, le domandò:
“Come sta?” mentre con la coda dell’occhio fissò la finestra. Ovviamente anche lui era preoccupato per Dasy. La vedeva sempre più distaccata e si era accorto dei suoi sempre più frequenti isolamenti.
A quel gesto Rina capì e si calmò.
“Come vuoi che stia, Zell… Non dovrei essere io a dirtelo, ma lei è ancora innamorata di te, non ti ha dimenticato. E vederti insieme ad Amelia senza poter far nulla, non le rende certo la situazione molto semplice…”
“Dannazione!” imprecò sfogando così tutta la sua frustrazione. “Credi che per me sia più semplice? Cosa credi, anch’io non faccio altro che pensare che sarebbe potuta finire diversamente per noi! I miei sentimenti per lei non sono per niente cambiati e poi…” fece una pausa. “Amelia è poco più di una bambina!”
“Già, una bambina… dalle sembianze di donna!” inconsapevolmente il suo sguardo si spostò sul suo seno. Quello di Amelia era più grande del suo nonostante avesse molti anni in meno di lei.
A Zellgadis il gesto non sfuggì. Il suo corpo… come poteva essere tanto stupido!
“Rina, grazie! Proverò a parlarle!” farfugliò mentre usciva dalla stanza.
Rina rimase a fissare l’uscio dal quale era appena uscito l’amico. “Cosa gli sarà preso? Bah, qualunque cosa sia, speriamo in bene…” e così sbuffando si svestì e dopo aver indossato un morbido pigiama si infilò tra le calde coperte.

Capitolo 9

Era passata quasi una mezz'ora da quando Rina l'aveva lasciata. Dasy decise che lo sfogo avuto con l'amica le era servito: ora si sentiva più tranquilla. Si incamminò verso le sue stanze.
Era talmente immersa nei suoi pensieri da non rendersi quasi conto che lì, vicino alla porta, due occhi stavano osservando i suoi, ancora arrossati dal troppo pianto.
"Dasy..."
La ragazza trasalì.
"Zell," domandò stupita. "Che ci fai qui? Lo sai che..."
"Ti devo parlare Dasy" rispose deciso Zellgadis.
E ora? Fissare quei meravigliosi occhi scatenava in lei delle fortissime sensazioni. Emozioni a cui lei non poteva cedere. Ora era la Sacerdotessa, aveva degli obblighi, delle responsabilità... aveva il dovere di essere più forte del suo cuore.
"Zell... io... non posso... è tardi…" Dasy fece per entrare in camera e chiudersi la porta alle spalle. Solo lei sapeva quanta forza di volontà le era occorsa per staccarsi da lui.
Ma Zellgadis fu più veloce.
Sentì due braccia avvinghiarsi attorno alla sua vita.
Il cuore le cominciò a battere all'impazzata. Il caldo contatto delle sue mani su di se… Lui era così vicino da poter sentire il calore del suo respiro sul collo.
"No, Dasy, io devo parlarti ora. Non posso più aspettare." Da quella posizione non poteva vedere il suo viso, ma la voce tradiva una certa emozione. Il corpo di Dasy si irrigidì all'improvviso.
A quel gesto, Zellgadis capì di starla mettendo a disagio e la sciolse dall'abbraccio. Ma la fece girare verso di lui.
"Non aver paura di leggere nel mio cuore, Dasy. Non troverai nulla di diverso dall'ultima volta. Io ti voglio ancora molto bene, i miei sentimenti non sono cambiati... nonostante tutto il tempo passato non sono riuscito a dimenticarti. E ora, riaverti vicino a me… E’ difficile spiegarlo…” cominciò a balbettare mentre si passava una mano tra i capelli. “Pensavo che starti lontano bastasse per tenere a freno il mio cuore, ma mi sbagliavo e per questo tu hai sofferto… Perdonami, se puoi.”
Lei lo guardò intensamente e già i suoi occhi si erano riempiti nuovamente di lacrime.
“Zell, non ho mai smesso di pensare a te… Ma non posso ribellarmi a ciò che sono. Sono la prescelta e ho il dovere di salvare il pianeta. Se mi lascio andare nessuno più potrà contrastare i demoni. Una pesante responsabilità grava sulle mie spalle. Ma questo non cambia ciò che ho nel cuore: ti voglio sempre molto bene, Zell…”
“Anch’io te ne voglio…” e così dicendo si voltò e mestamente uscì dalla stanza lasciando solo un gran vuoto nel cuore della ragazza.
“Mi spiace Zellgadis…”

Fu una nottata molto agitata, segnata da incubi che fecero vedere a Dasy cosa sarebbe successo alla Terra se i suoi sentimenti avessero avuto la meglio sui suoi doveri, se lei avesse perso la guerra: devastazioni, morti e sofferenze dilagavano senza tregua. Più nessun mago, strega o sacerdotessa avrebbe costituito una minaccia per la schiera di demoni ormai padroni incontrastati. Vide il suo bellissimo pianeta azzurro ricoprirsi da scudi neri che lo nascondevano al sole. I mari erano rossi di sangue, i campi disseminati da cadaveri…
Si svegliò di soprassalto, madida di sudore. No, non doveva assolutamente accadere una catastrofe simile!
Ma c’era qualcos’altro che aveva avvertito nel sogno. Erano vicini, troppo vicini…
La battaglia avrebbe avuto inizio prima di quanto credessero… Dovevano sbrigarsi!
Si vestì in tutta fretta e corse a perdifiato a svegliare i compagni.
Non tutti presero bene il fatto di essere tirati giù dal letto così presto. Rina tra poco non fulminò Dasy che si scansò appena in tempo, senza però accorgersi di un certo Guido che assonnato stava arrivando dietro di lei per chiederle cos’era tutto quel trambusto.
La risposta gli arrivò tramite una scarica che lo svegliò in modo a dir poco brusco.
“Rina ma sei impazzita!” ringhiò una volta ripresosi.
“Mi dispiace, è colpa mia…” si scusò Dasy. “Ma dobbiamo arrivare al più presto alla Valle degli Spiriti! Sento che i demoni sono terribilmente vicini!”
“Che cosa?” Rina saltò giù dal letto. “Perché non ci hai avvertito prima?”

Ora che erano tutti al corrente della situazione, nessuno più fiatò e si misero in marcia ben carichi (dopo una colazione molto sostanziosa… Bhè, conoscendo i nostri eroi, potete immaginarvi quanto avranno mangiato…) verso l’imminente scontro.

La valle di fatto non era molto distante; ci vollero un paio d’ore di camminata per raggiungerla. Anche se abituati agli scontri con i demoni, ciò che gli si presentava superava di gran lunga ogni immaginazione.
Un’enorme squarcio era aperto nel cielo. Il portale con il mondo infernale era già stato spalancato e i suoi abitanti non chiedevano certo il permesso per uscire.
Orde di creature dell’altra dimensione aleggiavano tutte intorno a loro. Ma era solo l’inizio, o meglio ciò che stava uscendo erano solo gli esemplari più deboli.
Dunque il combattimento stava per avere inizio!

Guido fece illuminare la fatidica spada di luce e anche gli altri seguirono l’esempio.
Armi alle mani, ognuno cercò di eliminare più esseri che poteva. Ma più ne uccidevano più sembravano farsi avanti!
“Nessuna idea per chiudere quel buco?” la domanda di Amelia era più che legittima. La ragazzina era molto spaventata. Nessuno aveva mai visto una cosa simile.
I demoni stavano cominciando ad essere troppi e a stento i nostri eroi riuscivano ad avere la meglio. E come se ciò non bastasse i demoni maggiori stavano facendosi strada sulla soglia.
Dasy si avvide della stanchezza dei suoi amici.
Come se non bastasse, Rina li aveva avvertiti di non poter utilizzare i suoi sortilegi. Gli incantesimi di magia nera in quel caso non avrebbero fatto altro che accrescere i poteri dei loro nemici!
“Maledizione! Questo non ci voleva!” urlò Zellgadis dimostrando così la frustrazione di tutti quando apprese la notizia. Rina era molto forte, ma se non poteva usare la magia, la speranza di vittoria calava sensibilmente.
Doveva fare qualcosa, ma cosa?
Poi da lontano vide una figura che correva a perdifiato verso di loro: era Silpheel che finalmente li aveva raggiunti portando con se la spada promessa!
Quella nuova presenza disturbò i demoni, distraendoli temporaneamente.
“Si!” era il momento di agire. Era lei la Grande Sacerdotessa e ora quei demoni avrebbero assaggiato il suo potere!
Il suo piano doveva assolutamente riuscire!
“Mi dispiace,” mormorò mentalmente “perdonatemi, Maestro mio! Non c’è altra soluzione!”
Silpheel era già vicino al suo amato Guido quando vide fiondare Dasy verso di loro.
Con una mossa degna più di un borseggiatore che di una persona della sua carica, tolse la spada di luce dalle mani del ragazzo.
“Scusa Guido, dopo te la restituisco! Silpheel passagli la Blass Blade! Combatti con quella per il momento!”
Questa mossa non sfuggì a Rina che non ebbe il tempo di stupirsi per l’abilità dell’amica. In compenso ebbe la prontezza di spirito per capire cosa aveva in mente.
“Dasy!” urlò con tutta la voce che aveva in gola. Cosa le è saltato in testa… non vorrà utilizzare davvero… no, NO!!!
Piena di rabbia e incapace di fare tutt’altro, per attirare l’attenzione cominciò a eliminare tutti i demoni che aveva intorno usando i suoi temibili raggi neri.
“Rina, ti è dato di volta il cervello?” urlò Guido furibondo.
“Rina!!!” Anche gli altri erano rimasti sconcertati da quell’insulsa azione.
“Dannazione, non pensate a me! Dasy ha bisogno di aiuto! Zell, Amelia, solo voi potete aiutarla, noi faremo quello che possiamo quaggiù! Forza, volate da lei, SUBITO!!!”
Zell guardò in alto e la trovò con la spada di luce tra le mani. Un brivido gli percorse la schiena… il medesimo sospetto di Rina si impossessò di lui.
Con un gesto deciso del capo fece capire a Rina di aver compreso la situazione. Prese Amelia per un braccio e iniziò la levitazione seguito dalla ragazzina che ancora non sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
Mentre inseguivano Dasy lassù sempre più in alto, Zell disse semplicemente:
“Energia… Ha bisogno della nostra energia!”

Capitolo 10

La Gran Sacerdotessa intanto cercava di prendere confidenza con la mitica spada usandola per distruggere tutte le creature infernali che gli si paravano davanti bloccandole la strada. Doveva arrivare più in alto possibile, per far si che il raggio di azione del colpo fosse il più esteso possibile, quando…
“E così ci rincontriamo! Ti sono mancato?” Zeross si era materializzato lì, sguardo beffardo, a qualche metro sopra di lei e non sembrava avere certo l’intenzione di farla proseguire.
“Togliti di lì Zeross! Non ti è bastata la lezione dell’ultima volta?” gli disse decisa la ragazza. Maledizione, quell’essere stava rallentando la sua corsa e così facendo anche degli istanti preziosi! Aveva bisogno di un po’ di tempo per concentrarsi e lanciare il colpo al massimo della sua potenza! Non ci voleva!!!
“Eh no, questa volta non riuscirai più a prendermi di sorpresa! Pagherai per ciò che hai osato farmi!” e così detto fece comparire una sfera nera che sferrò quasi subito in direzione di Dasy, la quale non si fece sorprendere e l’arrestò con una semplice barriera. Il colpo non potè far altro che sbandare contro lo scudo magico e ritornare verso la direzione da cui era stato lanciato. Ma Zeross si era già spostato. Per lui era una bazzeccola spostarsi attraverso le varie dimensioni spazio temporali. Ricomparve poco più in su, con il viso e il corpo protetto dal suo ampio mantello.
“Tutto qui quello che sai fare?” lo canzonò lei.
La guardò con aria maligna poi rise, sicuro di se, per niente sorpreso dalla facilità con cui si era difesa dalla sua palla infernale.
“Eh, eh… Ora guarda!!! Vediamo se questo ti piace!!!”.
La sfera ora emanava una quantità tripla di energia. Dasy era già pronta a difendersi quando si avvide, con grande stupore che non lo stava dirigendo verso di lei, ma più in basso. Laggiù due figure si stavano avvicinando a gran velocità. Quando le riconobbe la sua sorpresa divenne terrore! Zellgadis e Amelia l’avevano quasi raggiunta, pronti a darle man forte.
Non avendo tempo di ricreare lo scudo protettivo, non potè far altro che gridare con tutta la voce che aveva in gola:
“ATTENTI!!!”

Sotto di lei un grande fragore. L’esplosione creata nell’impatto con i due ragazzi aveva creato una sorta di nube grigiastra al di sotto del quale non si vedeva nulla. Nessun rumore faceva presagire che si fossero salvati e il silenzio di quegli attimi fu rotto solo dalle risate di Zeross che godeva del suo operato.
“Ah, ah, ah! Oh, povera piccola,” la schermì “Mi dispiace per il tuo amico e per la sua piccola compagna… ah, ah, ah! Hanno avuto ciò che si meritavano e anche voi tra poco farete la loro stessa fine!”

“Maledetto…” fu la risposta di Dasy ancora sconvolta da ciò che era accaduto sotto i suoi occhi. Il suo volto era rigato dalle lacrime, ma nei suoi occhi si poteva leggere perfettamente l’odio e la rabbia che provava in quel momento. Mai in vita sua si era sentita così, neppure dopo la morte dei genitori. In un istante aveva perso il suo grande amore, il suo dolce Zellgadis. La sua mente ripercorse in un lampo tutti i momenti passati con lui, da quando ci si era scontrata la prima volta fino a quando lo dovette lasciare per seguire il suo maestro… e poi la sera prima, quando era entrato in camera sua per dirle che i suoi sentimenti non erano cambiati… e ora… ora era morto per colpa di quel demone e per averla aiutata in quella terribile battaglia! E poi Amelia, quella piccola ragazzina di cui era stata tanto gelosa, con i suoi sogni di giustizia e di pace. Tutto questo non era giusto!
Senza che neppure lei se ne rendesse conto, questi sentimenti di amore, rabbia, tristezza, odio si stavano riversando dentro la spada di Guido che cominciò a brillare.
“MALEDETTO!” urlò nuovamente mentre brandiva la spada cercando di fare fuori una volta per tutte il suo avversario.

Ma il colpo andò a vuoto tagliando solo l’aria.
Lui la osservò divertito.“Ehi! Guarda che io sono più in qua! Faresti meglio a prendere meglio la mira se vuoi avere qualche possibilità di colpirmi, stupida mocciosetta!”. La risata però gli morì in gola.
La parte di cielo che la spada aveva così trafitto si illuminò improvvisamente, creando una sorta di mezzaluna fiammeggiante che subito si lanciò contro di lui. Zeross, preso alla sprovvista, venne colpito in pieno. Un urlo squarciò la foresta. Neppure il suo corpo di demone potè resistere al potere racchiuso in quello strano fendente: al suo contatto si disintegrò e nulla più rimase di ciò che era stato Zeross.
Dasy era stremata. Eliminare quel vigliacco non bastava certo a calmare quel senso di impotenza che portava nel cuore. Zell e Amelia erano morti sotto i suoi occhi senza che lei avesse potuto muovere un dito…
Il rumore di un applauso la distolse dai suoi pensieri profondi e la riportò alla realtà. Il suono proveniva da dietro di lei. Ma chi…
Si girò di scatto, la spada di Luce ben serrata nelle sue mani, decisa a far fuori chiunque si stesse prendendo gioco del suo dolore in quel modo.
Amelia era lì… batteva le mani estasiata e la guardava con occhi pieni di ammirazione.
“Dasy! Sei stata fantastica! Come hai fatto?” gridò mentre con un gran slancio si buttava tra le sue braccia.
“A…Amelia… ma… sei viva!” Dasy la strinse a se, abbracciandola felice.
“Perché cosa credevi?”
Alzò la testa di scatto. Era una voce maschile quella che aveva risposto e apparteneva a qualcuno che conosceva e… molto bene anche! Ma come era possibile…
Immediatamente spostò lo sguardò nella direzione in cui era provenuta, pregando che non fosse solo un sogno. Zell la stava osservando sorridente.
Si staccò immediatamente da Amelia per correre tra le sue braccia e abbracciarlo forte.
“Zell… Zell! Ho avuto così tanta paura! Credevo foste morti, credevo che Zeross fosse riuscito a eliminarvi! Invece siete qui! Come avete fatto a evitare il colpo?” gli chiese dopo essersi staccata, guardandolo fisso negli occhi.
Zellgadis si grattò la testa poi rispose. “Ma come? Va bene che dopo essere ritornato umano ho perso un po’ dei miei poteri, ma so ancora come difendermi da tipi come quello!” Cercò di calmarla poi continuò. “Quando l’ho visto vicino a te ho spinto Amelia ad accelerare l’andatura, ma mi sono anche ben preparato a uno scontro con lui e quando mi sono visto quella sfera nera venirmi addosso avevo già creato una barriera abbastanza potente per difendere entrambi. Sapevo che tu eri in grado di cavartela da sola, so quanto sei forte!” le disse spettinandole i capelli.
“Oh, Zell… che bello rivedervi tutti e due…”
“Anche io sono contento di essere ancora con te, ma ora forza, hai una missione da portare avanti! Coraggio, noi due saremo con te. Andrà tutto bene, vedrai…” Ma in cuor suo aveva una gran paura. Fa attenzione Dasy… le raccomandava nei suoi pensieri.
“Si!” rispose lei, con un ampio sorriso e un cenno deciso della testa.
Raggiunse in un attimo la postazione ideale poi si bloccò.

Portò la spada in posizione parallela al suo corpo, le mani ben appoggiate all’elsa della spada. Zellgadis e Amelia si misero al suo fianco e anche loro agguantarono l’arma appoggiando le loro mani sopra quelle di lei.
Immediatamente i loro corpi vennero circondati da una bolla trasparente che li inghiottì al loro interno.
“Che succede?!” chiese allarmata Amelia.
“Niente paura, ci servirà a proteggerci fino a quando non avrò finito di recitare la formula, poi sparirà.” le spiegò Dasy, “Dopodichè cercate di tenervi stretti a me con quanta più forza avete!”
“Si!” fecero i due contemporaneamente. Erano tutti pronti. Da lì a poco si sarebbe scatenato un gran putiferio.

“Dagli angoli più remoti dell’universo, venite a me potenti spiriti che governate i quattro elementi. Io, Gran Sacerdotessa, vi chiamo affinchè gli equilibri del grande cosmo non vengano rotti dalle buie forze del male…”
La spada emise un bagliore. Era pronta ad accettare l’enorme potenza che presto si sarebbe raccolta dentro di se. Dasy continuò.
“Fuoco!”
A quel richiamo una scia dal colore dei rubini si diresse nella sua direzione oltrepassando, senza distruggerla, la barriera che li riparava dagli attacchi esterni.
La stessa cosa successe quando chiamò gli altri tre.
“Acqua!” (blu intenso)
“Terra!” (marrone)
“Aria!” (bianco splendente)
Ogni volta la spada rifletteva il colore dell’elemento che le si fondeva dentro.
Ora, forte della loro unione, brillava come mai aveva fatto.
Un attimo di pausa poi l’urlo finale. Da questo colpo sarebbe dipesa la vittoria finale e l’intera sorte dell’umanità. Tutto dipendeva da lei, ora più che mai.
“COSMIC WHIRL!!!”

La barriera si ruppe. Solo in quell’istante Amelia e Zellgadis capirono l’avvertimento dell’amica. Agguantarono l’arma più saldamente che poterono e spostarono un braccio intorno alla vita di Dasy per aggrapparsi meglio all’amica e non essere spazzati via.
Dai loro corpi, ora più che prima, sentirono la loro energia scorrere verso la spada. Questa stava liberandosi di tutta la potenza accumulata trasformandola in un immenso vortice il cui fulcro era proprio sulla punta!
Dasy fece ruotare le braccia portandole all’altezza del cuore in direzione della distorsione spazio temporale da dove volevano uscire i demoni maggiori. La loro foga fu inutile: vennero, loro malgrado, spinti con una tale violenza al suo interno da rendere vana ogni sorta di opposizione. Ora ci avrebbero messo un bel po’ prima di riuscire a tornare sulla soglia. Con quella mossa aveva guadagnato un po’ di tempo ma ora doveva andare ad aiutare Rina, Guido e Silpheel, rimasti soli a combattere contro tutti quei demoni.
Spinse la spada verso il basso cosicchè il vortice colpisse in quella direzione.

Sotto i tre, che stavano facendo del loro meglio per tenere alla larga quelle orrende creature, videro quel ciclone di misure sproporzionate catapultarsi verso di loro!
Rimasero raggelati dalla paura.
“Dasy che fai! Sei impazzita!!! Vuoi risucchiare anche noi?!!!” le urlò Rina.
Una gran ondata di vento li investì. A loro non restò che aggrapparsi a ciò che trovarono più vicino ai loro corpi. Ma il vortice, creato da un potente incantesimo di energia bianca non badò a loro, risucchiando al suo interno solo le entità malvagie.
Li lasciò a terra, senza minimamente ferirli, forse con qualche capello fuori posto.
A loro non restava che guardarsi sorpresi negli occhi e godersi l’ultimo spettacolo.

Da lassù Dasy ordinò ai due amici di staccarsi da lei.
“Ma…” cercò di protestare Zellgadis.
“Fate come vi ho detto… Ho apprezzato molto il vostro aiuto e mi è stato di grande utilità, credetemi… Senza di voi non ce l’avrei fatta, ma avete fatto abbastanza, ora andate… Finirò da sola, poi vi raggiungerò.” sorrise per far capire che andava tutto bene. “Andate da Rina e gli altri, non c’è più pericolo laggiù.”
Amelia si staccò e così fece anche Zellgadis che prima di scendere le fece ripetere la promessa: sarebbe tornata da lui il più presto possibile.
Con le ultime forze rimaste planarono verso terra dove si appoggiarono carponi prima di crollare e riprendere fiato. Avevano consumato quasi tutte le energie che possedevano. Dasy se n’era accorta, ecco perché non aveva voluto che rimanessero…

Da lassù la Sacerdotessa usò l’arma di Guido come fosse il manico di una frusta e come questa infatti si mosse il vortice lì attaccato.
Con un rapido gesto lo portò all’altezza del portale demoniaco. Lì dentro c’era chi si era ripreso dalla batosta da poco subita e tentava ancora di fuoriuscire. La potenza del vento però li raggiunse nuovamente e questa volta portava con se anche un’orda di innumerevoli demoni che vennero scagliati addosso ai loro capi senza nessun riguardo.
Ormai erano tornati tutti al loro posto e man mano che la porta che univa i due mondi diventava sempre più piccola, anche il vortice diminuiva la sua intensità, fino a che i due sparirono del tutto.

Sotto fu tutto un gran festeggiare. Risate e urla di gioia provenivano dalle voci di chi aveva assistito all’intera scena. Erano tutti consapevoli dell’importanza di questa vittoria. Loro erano salvi, l’intero universo era salvo!
Ma il loro entusiasmo fu presto spento.
Alzando lo sguardo verso il cielo per congratularsi con la loro grandiosa amica si trovarono davanti a uno spettacolo che mai avrebbero voluto vedere.
Stremata dallo sforzo appena compiuto, a Dasy sfuggì di mano la spada di Luce, ormai spenta per la troppa energia che aveva dovuto emanare e che così stava cadendo verso terra. Ma non fu questo a impaurire i nostri amici. Anche Dasy, ormai senza forze, stava precipitando inesorabilmente! Che la ragazza avesse, nonostante tutto, fatto la fine della precedente Sacerdotessa?
Un’ipotesi a cui tutti preferirono non pensare…

Capitolo 11

“Dasy!” Zellgadis provò a urlare il suo nome e a spingere il suo corpo nuovamente in alto per poterla raggiungere e salvare, ma dalla sua bocca provenì solo un debole sussurro e le sue membra rimasero bloccate lì dove si trovava. Non poteva perderla, non ora, non così! Era stato con lei fino a pochi istanti prima… Tutto questo non era giusto!!!
Fu Rina a prendere l’iniziativa. Senza pensarci due volte e anche perché era l’unica con abbastanza energia per farlo, si lanciò in volo, più veloce che potè per soccorrerla prima che fosse troppo tardi. Inutile dire che riuscì nell’intento prendendo al balzo il corpicino di Dasy. Poi, come da lei ci si può aspettare, si ricordò anche di un altro particolare e aspettò qualche istante per vedersi così piombare addosso anche l’elsa dell’arma di Guido (perché lasciarla cadere rischiando che si rompesse dopo tutta la fatica che stava facendo per farsela regalare dal compagno?)
Acciuffate tutte e due, ridiscese a terra.

Dopo aver restituito l’arma al legittimo proprietario, depose a terra il corpo privo di sensi della ragazza.
Guido la ringraziò ma aggiunse anche:
“Ti sembrava proprio quello il momento per recuperarla?”
Rina, punta un po’ sul vivo, replicò con aria da superiore.
“Dasy aveva detto che te l’avrebbe restituita. Sarebbe dispiaciuto anche a lei se si fosse rotta…” e nel frattempo pensò: che me ne faccio io se no della tua spada, se quando riuscirò a prendertela non funzionasse più?

Silpheel si era precipitata verso Dasy. Le sentì il cuore.
“E’ viva! Il suo battito è molto debole, ma possiamo ancora tentare di salvarla!”
Impose le mani su di lei e cominciò a praticare su di lei il “Resurrection”, la tecnica cioè di trasmissione dell’energia delle piante e delle creature viventi lì attorno al corpo del malato per farlo tornare alle sue forze originarie.
Dopo poco però esclamò: “Da sola non ce la farò mai! E’ quasi allo stremo, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti! Amelia…” Si rivolse a lei nonostante tutto perché sapeva fin troppo bene che era l’unica in grado di utilizzarlo. Sapeva di chiederle un miracolo…
Amelia le rispose a fil di voce. “Mi… mi dispiace… io vorrei tanto, ma… non riesco… scusami…”
“Amelia, non devi scusarti, hai fatto tutto il possibile per lei, perdonami tu per avertelo chiesto, ma non so che altro fare…”
“Ti prego, fa del tuo meglio!” la supplicò Rina. Aveva contato tanto sul suo aiuto… Aveva guarito anche lei una volta e credeva potesse riuscire a fare altrettanto con Dasy. Ora aveva così paura…
Zellgadis era lì steso a terra che guardava impotente tutto quello. Non riusciva ad accettare ciò che stava accadendo. Raccolse tutte le poche forze che gli erano rimaste e piano piano strisciò fino a che fu abbastanza vicino a quel corpicino che tanto amava.
Allungò un braccio. Riuscì finalmente a prendere la mano di Dasy nella sua.
“Ti prego Dasy, non lasciarmi… Mi avevi fatto una promessa, avevi detto che saresti tornata da me…” Delle lacrime solcarono i suoi occhi mentre il suo corpo si abbandonava al suolo, svenuto.

Quel contatto, quelle parole…
Zell… Qualcosa si smosse nel lato più profondo e nascosto dell’animo di Dasy, in quel posto dove anche per lei era difficoltoso arrivare nonostante la sua grande capacità di meditazione…
All’esterno una luce dorata illuminò la sua sagoma.
Tutti ne rimasero sbalorditi. Incapaci di capire cosa stesse succedendo e indecisi sul da farsi guardarono l’evolversi del mutamento che stava avvenendo.
Il bagliore si estese per tutto il corpo raggiungendo infine il petto e poi la zona del cuore.
Solo allora divenne così splendente che i nostri amici dovettero coprirsi per un attimo gli occhi per non restarne accecati.
Quando li riaprirono videro che quella luce stava prendendo forma: il viso di una donna apparve e poi anche tutto il corpo fino a staccarsi da quello di Dasy, ma non era il suo spirito… erano due ragazze diverse, non avevano niente in comune…
Aveva dei lunghi capelli che, forse per via della luce che la attorniava, sembravano fili d’oro. I suoi lineamenti ricordavano quelli di un angelo tanto erano delicati e la sua pelle… sembrava quasi di alabastro. Gli occhi azzurri davano una luminosità molto particolare al suo viso. In poche parole era bellissima…
“Chi sei?” la chiese Guido evidentemente sensibile a tanta grazia.
Lo spirito lo guardò silenzioso poi sorrise.
Emana un calore tale… e poi cos’è questo senso di pace che si sta diffondendo?… proviene da lei, non c’è alcun dubbio…
Tutti si accorsero della serenità che portava con se quella ragazza.
Finalmente parlò.
“Non abbiate timore di me, non voglio farvi del male e non voglio farne neppure a lei… una parte di me è racchiusa lì dentro, non potrei mai…”
Guardò Dasy con grandissima tenerezza e tristezza assieme.

Fu Silpheel la prima a capire.
“Tu… mi scusi,” si riprese subito, imbarazzata. “Voi… voi siete la somma sacerdotessa Maya, non è vero?”
Con un aggraziato cenno del capo le diede ragione.
“Si. Sono venuta per aiutarti a salvarla. Non permetterò che abbia il mio stesso destino… lei si salverà. Ha avuto il coraggio di affrontare la vita come io non ho fatto… ha trovato gente che le vuole bene veramente, non solo per gratitudine e per ciò che rappresenta…”
Sorrise a Silpheel e la incoraggiò a usare il Resurrection sul corpo di Dasy. Lei appoggiò i piedi delicatamente sul prato, poi le si inginocchiò di fronte. Anche Maya cominciò il rituale e iniziò a trasmetterle energia.
Piano piano Dasy stava riprendendo il suo naturale colorito e presto si sarebbe risvegliata.
Una volta ritenuta in salvo passò ai corpi di Amelia e Zellgadis. Anche loro avevano bisogno del suo aiuto.
Dasy riaprì gli occhi.
“Maya…” La sua voce era debole ma un grande sorriso le apparve ugualmente in viso rivedendo la sua grande protettrice e amica.
“Ciao Dasy… sono felice di rivederti…” con il palmo della mano le accarezzò il volto.
“Sei stata bravissima, sei riuscita a sconfiggerli. Ora passeranno secoli prima che ci riprovino… Non hai più bisogno di me… Ti auguro che tutti i tuoi sogni si avverino amica mia… vivi la tua vita come io non ho potuto fare, vivila anche per me…”
“Lo farò te lo prometto…”

Finalmente anche gli altri due si risvegliarono.
Maya si avvicinò a Zellgadis. Fu la prima persona che vide riaprendo gli occhi.
“Un angelo… dimmi, sono morto?”
Tutti attorno a lui risero. Solo allora Zell si accorse della presenza degli suoi compagni e si rincuorò. Tra le facce amiche si accorse con sua grandissima gioia che anche Dasy si era ripresa! Tentò di alzarsi per andarle incontro, ma stava chiedendo troppo al suo fisico appena ripresosi.
Maya gli sorrise. “Sono felice di conoscerti Zellgadis, finalmente ho potuto vederti di persona… Mi congratulo con te Dasy, è proprio un bel ragazzo, sei fortunata!”
Entrambi arrossirono dall’imbarazzo anche se Zellgadis, ancora all’oscuro dell’identità della ragazza, era piuttosto confuso.
Ma lei continuò prima che lui potesse farle qualsiasi domanda.
“Te la affido… Ti prego, proteggila come io ho fatto finora… La lascio nelle tue mani.”
Poi si rivolse alla ragazza.
“Addio Dasy, sii felice… Continuerò a vegliare su di te, dall’alto, sempre… Sei una ragazza straordinaria…”
“Anche tu… Grazie per tutto quello che hai sempre fatto per me… Addio Maya…”
Le due si sorrisero mentre delle lacrime scendevano dai loro visi. Nonostante la lontananza sapevano che non si sarebbero perse, unite come da un filo invisibile. Ognuna di loro era parte dell’altra e quindi indivisibili.
Maya si dileguò come era apparsa. La sua luce si affievolì piano prima di sparire.

“Lei… era… Maya? Quella Maya?” domandò attonito Zellgadis.
“Si, lei… era proprio la mia Maya…”
Nella sua voce era molto evidente l’amarezza che stava provando.
“Mi dispiace che se ne sia andata, davvero… ma sono contento di rivederti sana e salva!!! Ho avuto così paura, credevo non avrei più rivisto i tuoi dolcissimi occhi… Oh, Dasy…”
La abbracciò forte e con tutta la tenerezza che poteva.
“Scusami se ti ho fatto stare in pensiero… scusatemi tutti…”
Gli altri sorrisero. Finalmente era tutto finito e cosa ancora più importante, erano ancora tutti insieme…
Poi a Rina venne in mente un particolare non poco trascurabile.
“Dasy… ma se Maya ha lasciato davvero il tuo corpo… insomma, tu sei diventata sacerdotessa in quanto rappresentante della sua reincarnazione…”
“Vuoi sapere cosa mi succederà ora, vero?”
“Già…”
“Non lo so Rina, proprio non lo so…” disse pensierosa. Poi sorrise.“Ora però non preoccupiamocene… lo saprò… me lo diranno a tempo debito… Forza! Abbiamo appena vinto contro tutti quei demoni! Dovremmo festeggiare invece di restare qui a guardarci negli occhi e a pensare al futuro!”
“Giusto!!!” fecero in coro. Si alzarono ridendo e dopo essersi congratulati uno con l’altro si avviarono verso la prima locanda che incontrarono per strada.
Quella sera si prospettava una gran festa con un’enorme cena e baldoria a tutto andare!

Dasy non dovette aspettare molto perché le nubi che oscuravano il suo destino si dissepassero…
Accadde il pomeriggio del giorno dopo.

I nostri eroi avevano festeggiato tutta la notte mangiando, brindando, scherzando e godendo della buona compagnia fino a mattina inoltrata, quando sfiniti, si avviarono ognuno nella rispettiva stanza. Si addormentarono tutti di botto. Quella giornata era stata dura per tutti…

Dopo ore di sonno ad uno ad uno, chi prima, chi dopo, tutti si svegliarono salutando il nuovo giorno arrivato, ben consapevoli del merito che avevano in questo. Se i demoni avessero vinto a quest’ora niente di ciò che potevano ammirare dalla finestra sarebbe più esistito o per lo meno, non come lo vedevano ora. Contenti di questo si radunarono tutti insieme nel salottino del piccolo ostello che avevano occupato. Già, si poteva dire proprio così visto le sue dimensioni… Avevano prenotato tutte le stanze disponibili e di conseguenza tutto quel posto era riservato esclusivamente a loro. Avevano detto al personale che non volevano essere disturbati e che sarebbero scesi loro per l’ora di cena.
Anche quella sera si sarebbero fatti sotto con il cibo, visto le buone forchette che si ritrovavano nel gruppo…
Ma per ora nessuno pensava a mangiare… volevano solo starsene un po’ per conto loro, per una volta tanto, senza nessuna preoccupazioni ad attanagliarli. Avevano salvato il mondo, si meritavano un po’ di sano relax!
Ma c’era qualcuno che non capiva questa filosofia di vita o semplicemente non aveva il tempo per pensarci…
Il maestro di Dasy si presentò puntualmente, come al suo solito, proprio in quel momento, disturbando la tranquillità di tutti.
La ragazza si dimostrò molto felice di rivederlo.
Molto meno gli altri. Non si poteva certo biasimarli. Tutte le volte che lo avevano incontrato aveva dato loro brutte notizie. Dopo aver portato via Dasy da loro li aveva richiamati per fargli affrontare una battaglia di non poco conto, dove tutti loro avrebbero potuto trovare la morte…

“Maestro caro!” lo chiamò andandogli incontro.
“Mia piccola Dasy!” era molto emozionato e quasi pianse al rivederla. “Oh mia dolce bambina… come vorrei stringerti! Ho avuto così tanta paura di perderti… quando ho avvertito l’energia emessa dal Cosmic Whirl ho temuto il peggio…” fece una pausa. “Ma sei sana e salva… questo è la cosa più importante per me!”
“Mi dispiace maestro, non volevo farla stare in pena… So di non aver mantenuto la promessa che vi avevo fatto, ma non ho avuto scelta… erano troppi, non eravamo in grado di tenere testa a tutti… Perdonatemi…”
“Oh no Dasy, non devi chiedermi perdono… Sono tanto orgoglioso di te, sei riuscita dove neppure Maya era riuscita ad arrivare…”
Maya… avrebbe dovuto dirgli la verità, ma come?
“Se sono riuscita a vincere il merito non è solo mia… tutti loro mi hanno aiutato! Sono degli amici straordinari… non hanno mai esitato neppure di fronte ai nemici più spietati… Hanno combattuto come solo dei grandi guerrieri avrebbero saputo fare! Devo a loro il merito di questa vittoria… senza non ce l’avrei mai fatta!”
Il monaco alzò gli occhi e pieno di gratitudine ringraziò di cuore i ragazzi dietro alla sua discepola.
“Grazie… grazie infinite! Avete protetto la mia Dasy e l’avete aiutata nel momento più duro della sua vita… Attraverso di me ricevete il ringraziamento ufficiale di ogni più alta carica a conoscenza della missione!” Si inchinò solennemente di fronte a loro abbassando lievemente la schiena e portando davanti al viso le mani giunte.
La giovane sacerdotessa guardò il suo maestro ma il suo viso nascondeva una profonda titubanza.
“Maestro, Maya…” Dasy stava cercando le parole per fargli capire cosa era successo senza agitarlo troppo. Dopotutto cominciava ad avere una certa età e certi colpi non facevano certo bene alla sua salute… (Che cattiva che sono! NdA)
“Maya! Giusto! Ero venuto proprio per parlarti di lei!”
“???”
Tutti lo guardavano perplessi. Cosa sapeva quel vecchietto?
“Dovete tornare al più presto al monastero… Maya stanotte è apparsa in sogno al Monsignore in persona. Gli ha riferito la sua decisione di abbandonare il tuo corpo,” disse rivolto alla ragazza.
“E così sa già tutto, meno male…” pensò lei. Così si era tolto un bel peso.
Lui continuò. “Ha detto che non aveva più motivo di restare ora che i demoni erano stati sconfitti dalla nuova Sacerdotessa. Sarebbe tornata nel luogo di pace ove riposava prima di essere reincarnarnata: lì rimarrà fino a quando quegli sciocchi non riproveranno ad attaccare la terra. E’ riuscita a convincerlo ad annullare il rituale! Ora che il male è scongiurato per almeno un paio di secoli non c’è più bisogno di una figura che la rappresenti… Ecco perché dovete far ritorno prima possibile! Dovete essere qui entro una settimana esatta. Il Gran Sacerdote si stà già preparando a scioglierti dai tuoi doveri! A presto ragazzi! Ora devo andare…”
L’ologramma svanì.
Dasy era così emozionata da non riuscire a parlare.
Ecco cosa intendeva Maya quando le aveva augurato che tutti i suoi sogni si avverassero e di vivere anche per lei! Con il cuore le inviò un silenzioso ringraziamento e la promessa che avrebbe tenuto fede alla parola data… mai l’avrebbe dimenticata e mai avrebbe dimenticato ciò che aveva fatto per lei… Grazie infinite Maya!
Tutti i suoi amici intorno presero la notizia con grandissima gioia! Urla e schiamazzi si sentirono da ogni angolo della locanda. Loro sapevano quanto questo fosse importante per lei! Una vita diversa, senza più veti che le impedissero di essere veramente felice…
“Forza che fai lì impalata! Vai in camera e prepara le valigie! Anche voi! Su, dobbiamo partire prima possibile! Non possiamo fare tardi a questo appuntamento!” Rina la guardò e le strizzò gli occhi. Lei arrossì. Sapeva a cosa si stava alludento l’amica!
Istintivamente il suo sguardo cadde su Zellgadis. Anche lui la stava fissando…
Anche lui era pieno di entusiasmo…
Stettero lì a fissarsi sorridendo senza dire nulla… non c’era bisogno di alcuna parola, i loro cuori parlavano per loro…
Tutti li stavano a guardare pieni di curiosità. Amelia, accortasi dell’imbarazzante situazione e ormai consapevole di non avere più speranze con il bel Zellgadis, si decise a fare qualcosa. Prese per mano Silpheel e cominciò a trascinarla lontano da lì.
“Anche voi due! Che fate lì? E lasciategli un po’ di intimità!!! E poi così anche voi potreste starvene un po’ da soli in santa pace!!!”
Dasy e Zell divennero paonazzi. Rina non fu da meno.
“Ehi! Ma come ti saltano in mente certe idee! Ehi, dico a te!” Rina cominciò ad inseguire Amelia lungo tutta la locanda.
“E perché? Non dirmi che non hai mai pensato a Guido come il tuo futuro fidanzato!!!” rincarò la dose la ragazzina mentre fuggiva più veloce che poteva.
Intanto Guido, sospinto via da Silpheel, guardava la scena con l’aria di chi non ci aveva capito proprio niente…

Zell e Amelia osservarono il tutto estremamente divertiti.
Ora, finalmente soli, ricominciarono a fissarsi ma questa volta si avvicinarono l’uno all’altro, vicini, sempre più vicini fino ad abbracciarsi forte…
“Ti voglio bene Dasy…”
“Anch’io Zell… anch’io…”
Avrebbe voluto baciarla teneramente per dimostrarle così tutto il suo affetto, ma ancora non poteva… lei era ancora la Grande Sacerdotessa… ancora una settimana lo divideva dai suoi desideri…
Solo sette giorni.
Ma alla fine del viaggio i loro destini si sarebbero infine legati e questa volta non ci sarebbe stato alcun ostacolo e nessuno sarebbe più riuscito a dividerli… (dal letto! NdE…)

FINE.


 
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