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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fullmetal Alchemist
Titolo Fanfic: °§°TI SCATTERÒ UNA FOTO°§°
Genere: Romantico, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Yaoi
Autore: ed92 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/07/2007 15:52:57

Seconda Ed/Roy....^^spero piaccia!!!^^
 
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UNICO
- Capitolo 1° -

Title: Ti scatterò una foto.
Pairing: Ed/Roy
Raiting: verde.
Summary: la canzone usata per il titolo é Ti scatterò una foto di Tiziano Ferro.
Note: in questa fiction Ed ha diciotto anni, visto e considerato, che è ambientata durante il film. I personaggi non sono miei ma di Hiromu Arakawa, nello scrivere la fiction non ci guadagno niente di materiale solo la gentilezza di voi lettori nel leggere pazientemente quanto riportato nelle seguente righe. Spero sia riuscita decentemente e che abbia soddisfatto almeno qualcuno di voi. Vi avverto da subito che non ci sarà l’happy ending. Non mi sembrava adatto. Detto questo vi lascio alla fiction. Buona lettura.

°§° Ti scatterò una foto °§°

Quando Alphonse era scomparso, risucchiato dal portale a bordo del razzo, si era sentito perso. Con lui aveva passato tutta la sua vita fino a quel momento, dalla sua nascita fino a quel maledetto giorno. Insieme avevano sempre rappresentato un binomio, due entità che non potevano essere separate, dovevano stare insieme per sopravvivere. Ecco cosa rappresentavano. Da quando era nato, Edward si era sempre preso cura di lui da bravo fratello maggiore, quasi volendo sostituire la madre.
Dal momento in cui era venuto alla luce avevano fatto pressoché ogni cosa insieme, piccola o grande che fosse, avevano condiviso gioie e lacrime. Avevano gioito durante la loro prima trasmutazione e pianto quando la loro dolce madre era venuta a mancare. Gioia e dolore per entrambi avevano egual valore e loro avevano sperimentato ambedue le cose, insieme per farsi coraggio, per sostenersi a vicenda. Non erano mai stati più di un giorno divisi, erano legati da un filo invisibile, indissolubile che li costringeva dolcemente a restare uniti. Filo che quel giorno si ruppe, insieme a qualcos’altro.
Quando Alphonse era scomparso nel portale quel filo si era spezzato, e con esso una parte del cuore di Edward. Le sole parole che Alphonse aveva pronunciato per giustificare il gesto erano state brevi ma piene di affetto, affetto sincero…
“…non lo faccio per te, lo faccio per me, perché voglio vederti felice…”
Nella sua voce non c’era stato risentimento, ne odio, ma solo pura, cristallina, semplice verità proprio come lui, anche Alphonse era puro, ingenuo, semplice, buono, maledettamente buono. Dopo il breve cenno rivoltogli era sparito per sempre all’interno del portale, portale che gli aveva strappato il suo fratellino. Era rimasto li tra le braccia forti di Roy che lo avvolgevano a stringere quella parte di amore fraterno che gli era rimasta lasciando impotente che l’altra se ne andasse con Alphonse

°§°

Da quel giorno si era stabilito a casa del colonnello Mustang, l’uomo che amava, motivo per il quale Alphonse aveva attraversato il portale al posto suo, per lasciargli finalmente vivere la vita felice che aveva sempre sognato con Roy. L’uomo aveva rispettato appieno il dolore di Edward, infatti aveva continuato a stringerlo a se, senza parlare, senza fargli gentili carezze, ma solo stringerlo a se per fargli capire con tutto se stesso che lui era li. Di certo non gli aveva detto che comprendeva il suo dolore, perché percepiva pienamente dentro di se che sarebbe stata una menzogna, nessuno poteva comprendere il legame che c’era tra i due, se non loro stessi reciprocamente. Erano rimasti li, in quella posizione per molto tempo, finché Roy constatò che sarebbe stato meglio tornare a casa. Il crepuscolo si stava ormai facendo spazio nel cielo di Central, e il freddo pungente della sera si faceva sentire. Piano si sfilò dall’abbraccio, come se il biondo potesse rompersi al minimo contatto. Quest’ultimo sentendo una parte di calore mancare alzò piano gli occhi perdendosi nelle iridi color pece del suo amato.
“torniamo a casa…”
Come un tacito accordo, si alzò e si fece condurre silenziosamente dal colonnello per le vie distrutte ma silenziose della città. Percorrevano le stradine in perfetto silenzio, senza scambiarsi una parola, evitando di calpestare i cocci lasciati dalle case distrutte dall’attacco. Finché Edward non entrò a contatto con la camicia di Roy, e senti del tessuto caldo avvolgergli dolcemente le spalle. L’unica visualizza che i suoi occhi offrivano era il tessuto candido della camicia del suo superiore. Era un gesto d’affetto il suo, ma c’era una motivazione più precisa di tale azione. In lontananza aveva scorto, nonostante il buio, una delle tante armatura che aveva causato il macello, uguale alla stessa che aveva ospitato Alphonse anni addietro. Non voleva che il ragazzo si turbasse ulteriormente, e cosi stringendolo dolcemente a se, procedette spedito verso casa.
Quando rincasarono Edward si sfilò lentamente dalla giacca di Roy e dopo essersi liberato della sua, appendendola all’ attaccapanni, si diresse verso il salotto, sotto lo sguardo attento di Roy. Arrivato nel grande soggiorno, puntò verso il divano, dove si sedette per poi accoccolarsi in un angolo tenendo stretto il cuscino e guardando dritto davanti a se, tutto con calma e religioso silenzio.
Negli anni addietro, prima della separazione, l’uomo aveva imparato a conoscere gli stati d’animo del più giovane, e sapeva perfettamente che ora dentro di lui c’era un vuoto che per il momento lui non poteva colmare, forse più avanti ma ora riteneva, e ne era fermamente convito, che Edward dovesse vedersela da solo. Per quanto il suo istinto gli dicesse di andare da lui e consolarlo, la sua parte razionale di imponeva saggiamente di aspettare, quando il ragazzo farebbe stato pronto sarebbe andato lui a cercarlo. Cosi percorse anch’egli il soggiorno, fermandosi ad accendere l’enorme camino, proprio davanti al divano, in modo che l’ambiente si riscaldasse e che l’altro non sentisse freddo.
Con un buonanotte, uscito lieve dalle labbra, si congedò andando in contro alle braccia di Morfeo, lasciando il ragazzo solo, con il suo conflitto interiore…

°§°

Da quel giorno le cose erano andate sempre in meglio, piano, lentamente. Per i primi giorni Edward aveva parlato poco, lavorando molto col suo nuovo lavoro d’ufficio, forse per distrarsi, chi lo sa…solo lui poteva saperlo. Roy aveva provato a dissuaderlo dicendogli che non doveva tornare immediatamente tornare al lavoro, che poteva fargli avere un permesso di qualche settimana, ma il biondo avere categoricamente rifiutato, rivolgendogli un sorriso. Piccolo, lieve, ma dolce e sincero, finalmente. Il primo da dopo quel giorno e il colonnello si era sentito incredibilmente felice, tanto da andare a abbracciare quella creatura che era il suo ragazzo. E Edward aveva semplicemente risposto, trasmettendo al suo compagno tutto il calore e la felicità possibile che in quel momento aveva in corpo e che sapeva, poter donare.
E cosi le cose alla fine si erano stabilizzate, Edward era tornato il ragazzo allegro e testardo di prima.
Tutti, soprattutto Roy, sapevano che nel profondo del suo cuore la ferita per la perdita di Alphonse non si era ancora rimarginata, però si era fatto forza pensando che non potendolo raggiungere, avrebbe almeno dovuto essere felice, altrimenti il gesto di Alphonse non sarebbe servito a niente e che forse quel filo invisibile che li legava non si era veramente spezzato, loro erano e restavano lo stesso binomio creatosi nella tenera età…

E cosi la sua dolce e agoniata vita col colonnello Mustang era finalmente cominciata. Tutto era perfetto. Condividevano la casa di quest’ultimo e stavano insieme ventiquattro ore al giorno, perfino al lavoro visto che l’ufficio di Edward era stato occasionalmente spostato accanto a quello di Roy. Tornavano a casa tutte le sere alle sette percorrendo a piedi la stradina ormai conosciuta a memoria, discutendo della giornata stressante appena lasciata alle spalle e progettando una squisita cenetta a due, preparata dal colonnello, il quale aveva stupido il più giovane col suo talento culinario. Le serate poi proseguivano a base di una buona lettura sul comodo sofà del soggiorno davanti allo scoppiettante camino. Dopo cena che poi andava diversamente visto e considerato che l’intento era quello di leggere, ma poi bastava uno sguardo perché i libri venissero abbandonati sul vasto tappeto e che le mani di entrambi volgessero ad una nuova causa, quale coccole e dolci effusioni. Molte volte accadeva che si addormentassero sul divano. Di solito era sempre Edward il primo a capitolare, un po’ per la stanchezza della giornata un po’ per le dolci coccole che il suo compagno gli donava. Ma sta di fatto che Roy dopo un po’ lo seguiva sempre in quella coltre calda che erano le braccia di Morfeo.

Avevano persino preso ad uscire il sabato sera con la squadra del colonnello. A primo impatto erano state alcune serate, ma poi, evidentemente ognuno ci aveva preso gusto, era diventata un’abitudine. Come un rito, una tradizione, e tutta la squadra al completo si godeva appieno quelle serate non tra colleghi ma tra semplici amici, soprattutto i due innamorati. Sembravano due ragazzini, da quanto si divertivano, i loro momenti preferiti? Quando con ogni sorta di scusa patetica, si defilavano in bagno o nel giardinetto del ristorante che li ospitava per scambiarsi qualche veloce, dolce bacio, perché per loro era come una droga, un desiderio che doveva essere saziato.

Sembrava tutto una dolce e melodiosa favola…
di quelle da vivere fino alla fine dei giorni….
No, la loro non era una favola, bensì il mondo reale, nudo, crudo e doloroso…
ma bello perché imperfetto…

“E si sa, le cose imperfette sono sempre le prime a colpire…”

°§°

Nell’aria si respirava un buon sapore, sapore di casa e amore. E a questi si mischiava una dolce fragranza di frutti rossi, bagnoschiuma che stava appoggiato nel bordo di quell’ampia vasca, nella quale erano immersi… Quella sera quando erano rincasati, Edward aveva rifiutato la cena, ed espresso invece il desiderio di fare un rilassante bagno insieme. Roy aveva notato una leggera incrinazione nel tono del Fullmetal ma poi aveva annuito, felice.
L’accogliente e ampio bagno era immerso nel silenzio, se non una goccia insistente che continuava a picchiettare sulla superficie trasparente, disegnando sull’acqua piccoli cerchi concentrici. Silenzio che durava
da quando Edward aveva pronunciato quelle fatale cinque parole:
“…il portale è ancora aperto…”
Roy l’aveva abbracciato da dietro mentre la testa del fullmetal aderiva come il resto del corpo al petto dell’ uomo. Poi erano rimasti in silenzio, poiché quel silenzio valeva più di mille.
“…vai, capisco perfettamente…”
Aveva poi risposto il colonnello, anche se dentro di lui si rifiutava di capitare, di accettare questa dolorosa realtà… che il più giovane gli aveva sbattuto in faccia troppo in fretta, maledettamente in fretta.
Alla fine Edward aveva proferito parola, sapeva di dovergli dare una spiegazione, glielo doveva. Traendo un profondo respiro disse:
“ non lo faccio perché devo, e neanche per farti soffrire…lo faccio per voglio…”
L’aria sembrò vibrare come la sua voce.
“…voglio tornare da Alphonse…mi dispiace”
Aveva concluso, non aspettandosi per forza una risposta, risposta che invece il Flame alchemist volle dare.
“ capisco Ed, so che non lo fai per farmi star male, lo percepisco dalla tua voce…è giusto che tu faccia quello che senti…non voglio che tu soffra per il mio egoismo di tenerti qui…quindi va..”
Edward si voltò dolcemente verso di lui, sul suo viso non c’erano tracce di lacrime…una felice tristezza si leggeva nei suoi occhi dorati, mentre si sporgeva per ricevere l’ultimo dono da Roy…

°§°

Erano in piedi, uno davanti all’altro, per darsi l’ultimo saluto. Era quasi l’alba ed erano soli in quella stradina sulla quale si trovava il cerchio che avrebbe portato definitivamente Edward dall’altra parte.
Aveva deciso cosi non voleva che ci fosse nessuno, tranne Roy a dirgli addio.
Rivolgendogli un dolce sorriso il più giovane si era silenziosamente voltato e con passo lento e controllato si era incamminato alla volta del cerchio ma Roy l’aveva fermato.
“…aspetta Ed, un’ultima cosa…”
Edward si era girato e ora lo fissava, in attesa.
“posso scattarti una foto?”
Chiese semplicemente il colonnello, osservando divertito l’espressione del biondo che era un misto tra dolcezza e perplessità. Annui poi con un cenno del capo. Cosi Roy fece scivolare fuori dalla borsa portata con se, una polaroid. Voleva un ricordo del suo amore, ma non avrebbe scritto niente sotto nella didascalia, perché voleva ricordarlo non solo in quel giorni ma in tutti gli altri avvenire.
Fu un attimo, e il viso di Edward venne impresso nella carta. Non gli aveva nemmeno chiesto di sorridere, tanto sapeva che lo avrebbe fatto lo stesso, testardo com’era.

“ I loro sguardi che si incrociavano…
Le loro bocche che si univano…
Per l’unica, ultima volta…”

L’ultima cosa che Roy percepì, fu il battito delle mani di Edward. All’ orizzonte ormai sorgeva il sole…

The end

°§°

Ringrazio da subito chi leggerà questa one-shot, e magari lo riterrà opportuno commenterà. Spero abbia soddisfatto almeno qualcuno di voi.

Questo mio scritto lo voglio dedicare a due persone che non ho ancora avuto il piacere di conoscere, ma che stimo molto, ovvero a :

elyxyz: ti stimo molto come scrittrice, e mi piace il tuo modo di narrare, ho letto le tue ultime produzioni e mi sono piaciute molto, in particolar modo It’s raining cats and dogs, Come una moglie tradita (Gelosia) e November Rain -non è un addio- , veramente sublime. Spero la mia ti sia piaciuta almeno un po’, lo so di non essere molto brava, ma sto migliorando.

Tao: le tue piccole shot, sono dolcissime e me le sono gustate proprio tutte, la mia preferita?? Fede. Semplice e maledettamente bella. Aspetto l’ultimo di Cenerentola. Spero la mia sia decente! ^ ^’

Recensite, criticate o consigliate!

Un Baciotto a tutti quelli che leggeranno. Ed92^^


 
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