"Chi diavolo sei?" fece altezzoso. " Mi chiamo Harry Potter." "Potter dici?!" "Si.Qualche problema?" "No anzi. Anch'io mi chiamo Potter,
Conclusa: Sì
Fanfiction pubblicata il 17/07/2007 23:31:32 - Ultimo inserimento 23/05/2009
ABCABCABCABC
HOGWARTS?
<b>Salve a tutti^^
Mi sono resa conto di come sia piaciuta l'idea di far incontrare padre e figlio, così ho deciso di riscrivere il tutto...
Spero vi piacciano le modifiche. Ho cercato di rendere il tutto il minimo più scorrevole e piacevole nella lettura.
Buona lettura, come al solito^_^
P.S. ovviamente sono graditi consigli e critiche. Sopratutto dai fan del genere.</b>
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“Hogwarts?”</center></u></i>
Harry! E' tardi muoviti!" un ragazzo alto e dinoccolato, dall'arruffata zazzera rossa, scomparì velocemente verso il corridoio, mentre il suo amico si affannava alla ricerca di un quaderno perduto.
"Uff...arrivo!”
Harry Potter, pur se ormai sedicenne, era piuttosto basso rispetto alla media di Hogwarts, anche se era cresciuto di circa un centimetro in relazione all’anno precedente; i capelli corvini, in disordine come di consueto, e i brillanti occhi verdi erano invece quelli di sempre.
Il ragazzo si scostò uno dei tanti ciuffi ribelli dalla fronte, sfiorando la sottile cicatrice a forma di saetta compagna di tante avventure, inforcò gli occhiali e uscì difilato diretto alla lezione di Trasfigurazione alla quale era in ritardo mostruoso già il secondo giorno di scuola. Come ogni anno, i due ragazzi frequentavano la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts; ormai entrambi erano al sesto anno anche se, come ripeteva malignamente il loro professore di pozioni, comunque ne sapevano così poco di magia da non differire dai comuni babbani.
Il ritratto della Signora Grassa, che delimitava l’ingresso alla sala Comune rosso - oro, era appena slittato nella sua posizione precedente, quando un lieve rumore attutito si diffuse per la stanza.
“E tutti questi vestiti da dove sbucano?”
Dall’ampio armadio a muro stipato in un angolo, scaturì una voce giovane, ma profonda, immediatamente interrotta da un'altra acuta e gracchiante:
“Mi stai calpestando, idiota!”
Una terza voce dal tono pacato intervenne, ben deciso ad estinguere il contrasto sul nascere:
“Ragazzi, vi sembra il momento? Credo vi siate accorti dell’improvvisa restrizione dell’armadio… vero?”
“Noo! Sul serio, Rem?” una quarta voce sarcastica si andò a sommare alle altre, per poi continuare in tono autoritario: “Pete! Non spingere!”
Le quattro voci proruppero in un grido comune, quando le sproporzionate ante dell’armadio si aprirono, scagliando quattro ragazzi, ad occhio e croce sedicenni, sul pavimento scuro della sala.
“Ecco. Va meglio, Rem?”
Un ragazzo dalla lunga chioma corvina, si rivolse ironicamente all’amico di nome Rem, che gli rispose col suo migliore sguardo angelico.
“Ma tu guarda che mi tocca sopportare! No, Rem non tentare di alzarti! Così mi calpesti!” Continuò il bruno, mentre l’altro tentava di sollevarsi, però senza risultato.
“Ma la pianti di latrare, Sirius? A volte sei proprio fastidioso.” Borbottò infastidito il ragazzo dalla voce autoritaria, di nome James, che invece era riuscito ad rizzarsi facilmente.
“Fastidioso?” Ripeté Sirius incredulo, “Ma se mi si è strappata la camicia!” continuò a lamentarsi, alzandosi a fronteggiare James.
Quest’ultimo, che lo sovrastava di un paio di centimetri, aveva scompigliati capelli scuri e splendenti occhi color nocciola.
“Ti ricordo che l’idea dell’armadio è stata tua.” Gli rispose l’altro serafico, ben lontano dal provare disperazione per uno strappo di un paio di millimetri.
“L’idea prevedeva che entrassimo da soli” ribatté Sirius a denti stretti, sottolineando soprattutto l’ultimo passaggio.
“Cosicché poteste fare più danni?” interloquì Rem, puntando gli occhi color del miele su Sirius. Questi si girò verso l’amico con un pesante sospiro di sopportazione: “Rem, era una pozione del reparto proibito. Era ovvio che volessimo far danni!” esclamò quasi irritato che l’altro non avesse colto al volo le sue intenzioni, “Ormai dovresti conoscerci!”
Prima che James o Rem potessero controbattere, la vocina acuta di poc’anzi li richiamò verso il pavimento: “Ehm ragazzi? Mi spiace interrompervi, ma potrei avere una mano?”
Il quarto ragazzo, Peter, o pete per gli amici, aveva corti capelli biondicci, gli occhi di un pallido grigio - azzurro e l’aria smunta.
“Uff Pete, sei un caso disperato!” esclamò James irritato, prima di abbassarsi ad aiutarlo.
Pete era senz’altro il più imbranato tra i quattro, e gli altri dovevano spesso fermarsi a soccorrerlo.
Sirius proruppe in una risatina latrante: “Ah Pete! Mi fai sempre tornare il buon umore!”
Certo, chi conosceva bene Sirius, come loro, non doveva preoccuparsi molto di ciò che diceva. Il tono sprezzante, sempre pungente e sarcastico, era il suo modo di fare naturale. Peccato che lui non fosse immune come James, o pacato ma forte come Rem. Era troppo sensibile e poco rispettoso di se stesso; questo lo rendeva spesso bersaglio delle battutine sagaci di Sirius e tutto ciò lo feriva ancora di più.
Purtroppo era un tipo di sentimentalismo impossibile da evitare se si è amici dei Malandrini.
James, con la sua aria autoritaria e allo stesso tempo briosa, era l’idolo delle ragazze; inoltre era un asso del Quiddich e piuttosto bravo anche a scuola.
Remus era praticamente un genio; sempre col sorriso sulle labbra e una parola gentile per tutti. Non era molto incline agli scherzi, ma comunque fedele al carattere esuberante degli altri due.
Se James era l’idolo delle ragazze, Sirius lo batteva di lunga misura; ribelle, ironico e affascinante; ma nonostante ciò la sua aria da duro non era altro che una facciata per chiunque non appartenesse ala sua cerchia di amici.
Lui invece non solo era poco dotato dal punto di vista scolastico, ma anche dal punto di vista fisico, con i suoi 1.56 di altezza e il suo girovita non propriamente snello, non riusciva ad eguagliare i compagni.
Era come una mascotte. Per loro e per l’intera scuola.
“A quanto pare non ha funzionato…” bofonchiò James, dichiarando praticamente la cosa più ovvia e scontata che fosse successa fino ad allora.
“Eppure mi sembrava tutto in ordine…ti sei ricordato di aggiungere un pezzo di tentacolo di Mandragola dopo i tre giri antiorari?” chiese Sirius a James, in tono pratico.
“Certo! Cos’è non ti fidi?” ringhiò il moro, affrontandolo.
“Tze, Jam. Tu sei bravo in pozioni così come Mocciosus se la cava a Quiddich. Il che è tutto dire…”
“Felpato, amico mio, aggiungi un’altra parola e ti ci spedisco a calci dal tuo Mocciosus!” ribatté l’altro in falsetto.
“Ragazzi! Ma quanto siete rompiblle!” proruppe Rem con uno sbuffo accompagnato dalle braccia aperte e l’aria nervosa.
I due amici si zittirono, osservando di sottecchi il moro: Remus J. Lupin… che dice una cosa sconcia come “rompiballe?”
“Ehm...Rem qualcosa non va?”
“ E’ vero abbiamo sbagliato la pozione…ma non ci siamo feriti e per giunta non ci hanno visti…”
Entrambi i ragazzi intrapresero all’unisono il tentativo di calmare Rem, notoriamente il più pragmatico nel gruppo. Cioè se lui si fosse innervosito, sarebbe stato il caos. Di solito nelle situazioni più disperate, era lui quello che ti risolveva la situazione in un batter d’ali di boccino.
Un incendio appiccato da te, minaccia di divorare l’intero castello? No problem. E puff, Rem ti tira fuori un coniglio dal cilindro. Tipo un idrante invisibile a tutti, tranne a chi ha compiuto il misfatto.
Ovviamente QUELLO era un esempio di pura invenzione…
“Non so. Ho una strana sensazione.”
Ah! Il solito, caro, vecchio Rem. Sempre così LOQUACE E SICURO!
“E vuoi condividerla con noi, o dobbiamo leggerti il pensiero?” ironizzò James, osservandolo girarsi intorno smarrito.
Rem gli lanciò un’occhiata: “Non sarebbe male imparare la Legitmanzia. E’ nel programma di quest’anno.”
James scambiò un’occhiata sdegnosa con Sirius il quale indirizzò un “Pedante” al moro, prima di bloccarlo con la mole sottile e costringerlo a sputare l’osso: “Non so. Questa Sala...non ha lo stesso odore di prima…”
Inutile dire che l’affermazione distribuì non pochi minuti di silenzio sbigottito tra il gruppetto.
“Odore, Rem?”
“Si. E’ difficile da spiegare…”
Il lato, per così dire, lupesco di Remus saltava fuori di tanto in tanto in occasioni per lo più sensitive. Non intaccava la sua mente, né nell’intelligenza, né nel carattere, ma gli condizionava i sensi. Riconosceva gli esseri umani dall’odore, aveva un udito più sviluppato della media e anche la vista; Questa capacità gli permetteva di trattenersi dall’uccidere esseri umani durante la luna piena, anche se era difficile. Ovviamente non ne aveva mai fatto parola, se non con Silente il quale stava scrivendo un libro sugli effetti che la Licantropia aveva sull’uomo, in modo da poter giustificare le sue idee sulla non pericolosità di un contagiato, anche ai fini del lavoro.
“Ragazzi, è come se fosse un sesto senso. Mi sento estraneo qui, anche se sembra a tutti gli effetti la nostra sala Comune…”
Sirius stava per esibirsi in uno dei suoi soliti ghigni, mentre Peter già scuoteva la testa scettico, ma James li trafisse con un’occhiataccia, per poi cominciare: “Immagino sia difficile per te, controllare queste…sensazioni. Ma, Rem. Non temere, noi non ti consideriamo un mostro. Era ovvio che la Licantropia ti portasse qualche modifica…anche noi ci trasformiamo in animali e abbiamo i sensi acuiti, ma per te è diverso. E’ una cosa genetica…” disse tutto ad un fiato.
Sia i vari ghigni, che i borbottii sospettosi si interruppero alla vista di un Rem così dispiaciuto.
“Ma sei scemo? Noi considerarti un mostro? Ma guardati un po’intorno! James che non riesce a vestirsi come si deve neanche a pagarlo, Pete che neanche conosce l’uso delle posate e io che mi addormento ogni due per tre! Siamo piuttosto noi gli animali, mica tu!” proruppe Sirius, con la consueta finezza che lo caratterizzava.
James lo guardò inarcando le sopracciglia: “Che classe, Felp…”
Il bruno scrollò le spalle: “Non sono un sentimentalone come te…”
Rem sorrise. Era vero, James possedeva molto più tatto, mentre Sirius era rude nonostante le origini nobili, eppure le parole di entrambi avevano l’effetto di rincuorarlo allo stesso modo.
“E poi…” continuò Pete, ansioso di dimostrare la sua vicinanza, “E’ figo no? Cioè…” borbottò, arrossendo alla stregua del sole al tramonto, “…avere come dei sensi in più…”. Le parole gli morirono in gola, come fosse stato fulminato.
Remus sorrise: “Certo Codaliscia. E’vero, in realtà mi piace molto. Solo che a volte è così prepotente e strano…”
“Però dai, la palla di pelo che c’è in te ci azzecca a volte.” Esclamò Sirius con uno strano tono piatto, “Guarda un po’ qua…”
Il ragazzo, che nel frattempo si era allontanato, si avvicinò al terzetto esibendo un giornale che recava la data del 2007.
ciao, mi piace molto la tua ff e vorrei sapere dove la continuerai
Mi piace
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09/07/10 19:23 Karyon -Autore- Morea84 [ciao, mi piace molto la tua ff e...]
Chiedo perdono per il ritardo, ma ormai non entro più su fanfiction di manga.it. Le mie storie sartanno tutte pubblicate su EFP (a questo punto non credo sia spam sbagliato). Questa per ora non verrà pubblicata, ma non si sa mai. Nel caso, fateci un salto. Grazie per avermi seguito.
ciao.............la tua fanfic mi piace molto...............mi puoi dire il sito dove andrai avanti a scriverla????????????? sn impaziente di sapere cm finisce