torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: LA TEMPESTA
Genere: Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: chary galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/07/2007 22:31:23

Cosa si agita nella mente di Bellatrix Lestrange? Cos'è stato che l'ha resa pazza? La coscienza della follia è la cosa più dolorosa, per un folle.
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
LA TEMPESTA
- Capitolo 1° -

LA TEMPESTA

Un sommesso sibilo è il mio respiro.
Torrenti essiccati sono le mie lacrime
Un rauco sussurro è ciò che resta delle mie urla.
Avevo una voce forte, un tempo, una voce che non ha sempre detto cose piacevoli.
“Crucio” ordinò, una, due, tre, volte… cento volte! E cento volte ancora.
E mi piaceva vedere le persone contorcersi sul pavimento, preda del dolore e della paura, terrorizzati dal mio sguardo e dalla propria impotenza.
Non potevamo reagire.
E ora sono io quella che grida, quella che urla, quella che non la smetteva di piangere e di grattare le unghie contro il muro di pietra.
Ho avuto quello che mi meritavo, per aver difeso una causa che si è rivelata sbagliata?
Sono stata crudele, mostruosa, disumana.
Dalle mie labbra sono usciti torrenti d’odio, parole di dolore, risate piene di scherno e di una cieca ironia che era il mio modo per affrontare il mondo di fuori.
Ma queste labbra, queste labbra dannatamente screpolate, queste labbra che un tempo erano rosse e lisce, non hanno mai detto “ti amo”?
L’hanno fatto.
Ti amo.
Ti voglio bene.
Voglio restare per sempre con te.
Sono un’assassina, e forse questi muri grigi e questo gelo perenne sono tutto ciò che mi merito.
Ma sono ancora un essere umano? Forse ho smesso di esserlo.
E adesso ho solo voglia di piangere, ma le lacrime non sgorgano, no, non vogliono farlo, e si ribellano a me, si ribellano al mio cervello ed ai miei istinti.
Improvvisamente, qualcosa di rapido e caldo mi corre per la gola.
E la risata scoppia, mentre le tempie mi pulsano ed il cuore batte più forte di ogni cosa.
Immagini passate, presenti, future.
I suoi occhi di fiamma, il suo pallore… la luce verde dell’Anatema che Uccide… grida, parole convulse, gettate al vento… un pianto disperato, ed un ghigno di trionfo in quegli occhi sepolcrali. Urla. Tante urla.
Scuoto la testa. Sono io che urlo, una folle, una donna, una sorella ed una moglie, un’assassina feroce, una fedele servitrice di una oscura via. E sono raggomitolata sul pavimento, gli arti scossi da un tremito inesplicabile, impossibile da fermare, scosse rapide e spasmodiche.
Sangue.
Tanto sangue, intorno a me. Ed è doloroso sentire la mia stessa risata che riecheggia nei corridoi di una casa abitata solo da cadaveri. Un ghigno, un cenno di approvazione… e poi via, verso una nuova meta. L’odore del sangue che impregna i vestiti, il fetore della morte che ci aleggia attorno.
La preti della mia cella mi si stringono attorno, impressionanti, feroci, ossessionanti.
La testa mi gira, le immagini si confondono come in una tempesta capace di sconvolgere il tempo stesso. Un sordo pulsare minaccia di far implodere la mia testa.
Ragazzine che giocano.
Io in abito bianco.
Il marchio, scuro sulla mia pelle candida, come un macchia, un’imperfezione.
Un libro di Incantesimi.
Il lampo dell’Anatema che Uccide.
Urla di dolore.
Occhi di fiamma.
La tempesta si fa più vicina, voci, parole, balli, canti, invocazioni, grida spaventate e battute gettate al vento da degli spensierati diciassettenni.
Mi giro su un fianco, serrando le mani, e vomito.
Basta, datemi tregua, per favore, basta. Pagherò per i miei errori.
Pagherò… lo giuro…

Anni dopo, parecchi anni dopo, quando la tempesta era una compagna abituale ed il silenzio non appariva più tanto opprimente, il Lord Oscuro venne a liberarmi.
Ma ormai non ero più una persona, era unicamente un automa, un bambolotto che si stava rapidamente rompendo e che presto non avrebbe più funzionato.
Un bambolotto che muove le braccia ed apre la bocca, un bambolotto che canta e che sorride, ma che preso cadrà a terra una volta di troppo.
La tempesta ancora mi infuria nella testa, e dentro il cuore, davanti agli occhi non ho mai immagini reali, ma tutto ciò che vedo sono i miei stessi ricordi, dentro il mio cervello e fuori dalla mia concezione.
Cosa Azkaban mi abbia fatto, credo di saperlo.
Mi ha ridato, in un solo colpo, tutta la mia umanità, rendendomi conscia di tutte le mie debolezze, di tutti i miei fragili pensieri, di quanto sono stata crudele e di quanto sono stata spensierata.
Mi ha insegnato cosa significa oltrepassare il limite fra bene e male, ma non ero pronta ad imparare quella lezione.
Morirò.
Sì, di certo.
E se non sarà qualcuno ad uccidermi, presto morirò da sola, nella più assoluta solitudine, nell’ombra più nera, nella confusione più totale.
E allora ricordi e pensieri, convinzioni e presentimenti, presente e passato… allora convergeranno in un unico flusso, in un’unica agghiacciante immagine.
Sei venuta per me, per me, per Bellatrix Lestrange.
Sei venuta per me.
Sei tu, vero?
La mia donna con la falce.

FINE

 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: