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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: GODDESS
Genere: Romantico, Avventura, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Autore: vanialove galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/07/2007 11:43:07 (ultimo inserimento: 20/07/07)

vestiti sparsi disordinatamente a terra, un baule con un’acca ricamata sopra. Sotto le coperte, una ragazza: lo spettro di ciò che era sempre stata
 
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PAIN AND MEMORIES
- Capitolo 1° -

Allora sono tornata con una storia, questa volta ho scritto un bel po' di capitoli e so già come andrà a finire la storia. Quindi non vi preoccupate che la finirò tutta, questa votla non vi salvate. Il primo chappy però non è molto lungo vi avverto gli altri lo saranno di più non so di quanto ma di più comunque.
Questa storia parte dal 6° anno però la storia degli Horcrux è stata già scoperta e, mio malgrado, Silente è vivo perchè mi serve per spiegare alcune cose più avanti.


Disclaimer: appartiene tutto alla Rowl perchè se fosse tutto mio ora non sarei qui ma alle Maldive.

Vi lascio alla storia.

Baciotti Vania






When you're gone
The pieces of my heart are missing you
When you're gone
The face I came to know is missing too
When you're gone
The words I need to hear to always get me through the day
And make it okay
I miss you
(When you’re gone Avril Lavigne)



Una lettera aperta, una stanza rimasta al buio troppo a lungo. Nella penombra vestiti sparsi disordinatamente a terra, un baule con un’acca ricamata sopra. Sotto le coperte, una ragazza: lo spettro di ciò che era sempre stata.

Tutta colpa di quella lettera.


La porta si aprì lentamente facendo entrare uno spiraglio di luce che disturbò la ragazza sommersa dal piumino in una calda mattinata di inizio settembre.

Spuntò l’ombra di un uomo sulla quarantina, persona debole che non si sa e non si è mai saputo imporre su gli altri, che vive passivamente facendosi trasportare dalla marea, che ha perso l’adorata moglie e cresce una figlia non sua, che la vede piangere, smettere di mangiare, disperarsi, smettere di vivere e non fa nulla.

Vede il viso della figlia uscire lentamente da sotto le coperte e non le chiede niente le ricorda solo di prepararsi che fra breve sarebbero andati a prendere il treno.

Esce così com’è entrato.

La ragazza si alza, apre la finestra facendo entrare qualche raggio di sole da troppo tempo rimasto fuori dalla stanza illuminandola e mostrando montagne di libri e polvere tanta polvere.

Si guarda allo specchio e rimane stupita. Non riesce neanche a riconoscersi allo specchio.

Dimagrita in un modo incredibile, grandi occhiaie sotto gli ambrati occhi, spenti privi del luccichio che li ardeva, ma rimanendo comunque incredibile, non sembravano neanche umani. Erano di un colore unico ambrati tendenti al dorato, unico come la ragazza a cui appartenevano.

Il volto che li contornava era scarno bianco latteo, contornato da lunghi crini color del cioccolato fuso.

Dov’era finita la ragazza che era prima?

Accende la doccia e il contatto con l’acqua fredda e la risveglia del tutto. Le scende sul viso le bagna i lunghi capelli domandoli in apparenza, le bagna il gracile corpo, le gambe troppo magre per fare più di cento metri senza cedere.

La doccia la rigenera, ma le fa anche ricordare il motivo per cui si trova in quello stato, di chi è la causa di tutto ciò che aveva passato in quell’estate d’inferno.

Tutta colpa delle persone che più aveva amato nella sua vita, che all’ultimo el avevano voltato le spalle, l’avevano abbandonata.

Uscì dalla doccia e si coprì con l’asciugamano, ritornò nella sua stanza gocciolando a terra e prese in mano la lettera.

Proveniva da Harry e Ron, l’ultima che le avevano mandato: risaliva al 15 giugno. Non si erano più sentiti da allora, niente di niente. Eccolo il motivo per cui stava male, era scritto in quella lettera quelle poche righe avevano avuto il potere di farla cedere, di farla crollare definitivamente.

Avrebbero dovuto partire insieme loro tre per cercare gli Horcrux: il trio dei miracoli al completo. Invece andò storto qualcosa. Arrivò quella missiva la sera della partenza che l’avvertiva che lei non sarebbe partita con loro perché “non la volevano”.

Naturalmente non c’era scritto questo nella lettera, non avrebbero potuto scriverlo sarebbe stato troppo crudele.

Loro con le loro idee: ti vogliamo bene, non vogliamo che ti succeda qualcosa, preferiamo che studi e ti diplomi, in questa guerra non c’entri niente, non vogliamo preoccuparci di te in un’eventuale battaglia e durante la ricerca degli Horcrux. Loro con la loro idea di proteggerla tutte balle.

Parole buttate al vento, parole patinate di preoccupazione ma che in realtà nascondevano solo un non ti vogliamo, non ci servi più, sei solo un peso per noi.

E questa non era solo una sua idea, perché li avrebbe anche potuti perdonare per averla lasciata a casa ma ciò che l’aveva fatta crollare definitivamente era stato ciò che era venuta a sapere pochi giorni dopo da una lettera anonima: con loro era partita anche Ginny, la piattola.

All’inizio non ci credette e mandò un gufo alla Signora Weasley che glielo confermò: la rosa era partita con loro.

Basta aveva ceduto da quel momento, aveva capito che lei non era importante e necessaria come pensava, per loro lei valeva meno di zero, non la ritenevano neanche alla loro altezza le avevano preferito Lenticchietta Weasley, era meno di zero, meno di zero.

E si preparava al suo sesto anno ad Hogwarts: sola.

Senza Harry e Ron da rimproverare, senza Ginny con cui parlare.

Sola.





I recognize the way you make me feel
It's hard to think that
You might not be real
I sense it now, the water's getting deep
I try to wash the pain away from me
Away from me



Il rumore del treno in sottofondo e un chiacchiericcio si levavano dal binario 9 e 3/4 della King Cross di Londra.

Una ragazza era salita sul treno scortata dal padre che le portava il baule diventato ora troppo pesante per il suo fisico debilitato.

Il signor John Granger scese dal treno e salutò la ragazza affacciata svogliatamente ad un finestrino:

-Ciao tesoro, fa buon viaggio-

-Se. Ciao John.- rientrò all’interno del treno sempre con quell’aria apatica stampata sul viso.

Camminava per il corridoio del mezzo distrattamente; ogni tanto voltava il viso, guardava all’interno degli scompartimenti cercando un posto a sedere ma ogni volta che ne trovava uno e chiedeva il permesso agli altri per sedersi erano tutti occupati.

Intanto si trascinava dietro il pesante baule e ogni tre o quattro minuti era costretta a fermarsi per riprendere fiato.

Mentre respirava a fatica arrivarono gli Slytherin comandati dal loro Principe in persona: Draco Malfoy; un ragazzo alto, capelli biondi che gli ricadevano sugli occhi color dell’argento fuso, spalle larghe e muscoli scolpiti, sedere da capogiro.

La squadrò dall’alto in basso e le si fermò di fronte, bloccandole ogni via di uscita:

-Ma chi abbiamo qui? Dove sono i tuoi compari…_ ma Malfoy non fece in tempo a finire la frase che Blaise Zabini si inchinò alla ragazza baciandole la fredda mano prima chiusa in un pugno e salutandola. Il ragazzo aveva capelli color nero inchiostro che gli ricadevano sugli che definire azzurri era un eufemismo blu, azzurro e viola insieme: ammalianti e intensi, unici e stupendi.

La strega era sconvolta, non sapeva cosa fare quando la voce di Pansy Parkinson la riportò alla realtà:

-Hei, mezzosangue! Ti è passato sopra un treno o quella è veramente la tua faccia? Certo che sei peggiorata dall’anno scorso già eri brutta ma ora…-

Hermione rimaneva impassibile stringeva i pugni e continua a sentire le sfrecciatine che le venivano rivolte, non aveva più la forza per combatterli, voleva solo tornarsene a casa, nel suo letto a piangersi addosso. Potevano dirle tutto quello che volevano ormai non le importava più niente.

Malfoy continuò avvicinandosi di più a lei – E Sfregiato e Lenticchia? Ti hanno scaricato? Non posso che dar loro ragione per la prima volta nella mia vita. Come si può sopportare una so-tutto-io sapientona come te, sempre a fianco? Mezzosangue per di più deve essere una cosa..- non riuscì a finire la frase che il moro gli parlò sopra – incantevole, fantastica sublime. Io pagherei per avere una so-tutto-io al mio fianco. Signorina Granger, la posso chiamare Hermione? Allora Hermione, che ne diresti di farmi compagnia nello scompartimento? Non ho voglia di condividere il mio spazio vitale con persone che dividono gli altri in base al sangue e non alla bellezza. Lo trovo inaccettabile.- detto questo raccolse il suo baule e quello della ragazza e si avviò verso uno scompartimento libero.

Alla ragazza intanto stava lentamente riaffiorando l’ombra di quello che viene chiamato sorriso, si avviò dietro il ragazzo felice.

Forse quell’anno non sarebbe stata del tutto sola.



'Cause you're everywhere to me
And when I close my eyes it's you I see
You're everything I know
That makes me believe
I'm not alone
I'm not alone

(Everywhere Michelle Branch)

 
Continua nel capitolo:


 
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