- Capitolo 1° -
Dire che il suo profumo era opprimente sarebbe un eufemismo; dire che mi portava alla pazzia sarebbe, invece, un mero dato di fatto.
Aveva l’aroma pungente dell’acqua di mare, mischiato con la fragranza dolciastra della vaniglia: una miscela inimitabile, completamente differente da quella di chiunque altro. Se ad accompagnare l’odore di qualunque membro dell’Organizzazione c’era quel retrogusto quasi nauseante che rimarcava la costante presenza dell’oscurità, con Demyx era tutta un’altra storia: ogni suo passo, ogni sua risata, ogni sua parola lasciava dietro di sé la traccia di un qualcosa di talmente candido e intangibile al punto da essere quasi soffocante. Un qualcosa che richiamava incessantemente il profumo dell’innocenza; un qualcosa che non apparteneva neanche lontanamente al nostro mondo.
Ed era questo ciò che mi trascinava nel baratro dell’esasperazione: lui aveva qualche cosa che a me mancava. Non importava quanto disperatamente io cercassi di ottenerla, perché io non ero stato nient’altro che quello stupido ragazzino che aveva ceduto il suo stesso cuore a favore dell’oscurità e che adesso avrebbe dovuto fare i conti con quell’insopportabile odore di disperazione presente ovunque andassi.
Ma lui, lui no. E la cosa continuava a tormentarmi: perché, perché lui, in mezzo a quell’abisso di smarrimento e scetticismo, era in grado di vedere, di toccare quella luce che ci era stata negata?
Avevo scoperto io stesso la risposta, a mie spese. Perché quando mi ero proposto di dare una spiegazione a tutto, mi ero ritrovato immerso in quella distorta spirale di emozioni e sentimenti che, in realtà, nessuno di noi avrebbe dovuto essere in grado di provare.
Perché guardandolo negli occhi la prima volta, il mondo intero si era fermato per permettermi di annegare nel suo sguardo del colore dell’oceano.
Perché sentirlo mormorare il mio nome, con il suo respiro sul collo, era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Perché, per un attimo, avevo davvero creduto che potesse essere la mia luce.
Invece, quella notte, quando mi aveva abbracciato, in maniera quasi disperata, mi ero reso conto di aver trovato la risposta che tanto cercavo: nemmeno lui era capace di raggiungere la luce, e per questo si ostinava disperatamente a comportarsi come se ci fosse riuscito. E l’averlo realizzato era stata forse la cosa più angosciante: perché mi ero ritrovato a pensare che lui, più di chiunque altro, meritasse di riavere indietro tutto ciò che gli era stato tolto.
Perché per lui avrei dato la mia stessa vita, ma non sarebbe mai stato abbastanza, poiché quello di cui lui aveva bisogno era quel cuore che io non avrei mai potuto riottenere: e, ironia della sorte, avevo quasi ringraziato di non averne uno, perché, in caso contrario, temo mi si sarebbe spezzato nell’esatto momento in cui ero giunto a quella conclusione.
Note dell'Autrice (che non interessano a nessuno) : Per uno strano motivo, scrivere alle 6 di mattina risveglia tutto il mio lato drammatico... sarà il sonno, o sarò io che mi sento depressa?
Mistero...
Ad ogni modo, adoro in maniera assurda scrivere usando il p.o.v. di Zexy! Quindi perdonatemi se probabilmente è troppo OOC ed emo, ma mi diverto tantissimo. Prometto che migliorerò (nei miei sogni, almeno). XD *si inchina e si scusa*
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